“L'etimologia del termine valutazione vuol dire anche dare valore. Il sistema di valutazione, introdotto nel 2020 dopo un grande lavoro complessivo che aveva coinvolto il mondo della scuola, le famiglie, gli studenti e i docenti, voleva proprio dare valore a un ‘progresso’, a favorire soprattutto un percorso di crescita degli studenti e di consapevolezza di quelle che potevano essere le difficoltà che incontravano con l'obiettivo di comprenderle e superarle. Di colpo, con un tratto di penna e senza aver avviato alcun monitoraggio, si torna indietro come se non fosse accaduto niente e soprattutto senza passare attraverso un confronto preventivo, un'analisi attenta dei risultati raggiunti con quel sistema innovativo e frutto del lavoro di pedagogisti, educatori, insegnanti, accademici. Ecco perché riteniamo che, con altrettanto analogo colpo di penna, si dovrebbe tornare indietro rispetto a questa controriforma che fa male alla scuola, ma soprattutto, alla crescita dei bambini. La propaganda a scuola non serve a nulla. Bisognerebbe avere più cura del lavoro straordinario di chi se ne occupa con professionalità”. Lo ha detto in Aula alla Camera la deputata dem Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione Cultura, durante l’esame del ddl voto in condotta.