• 02/09/2020

Ho difficoltà a pensare che un qualsiasi deputato o parlamentare o anche membro del governo che abbia a cuore come abbiamo tutti la natura parlamentare della nostra democrazia (o perlomeno lo spero che siamo tutti, visto che un senatore aveva chiesto in realtà pieni poteri) possa essere soddisfatto di per sé dell’uso del voto di fiducia nell’ambito di una procedura di approvazione di un provvedimento. Sarei sordo e cieco se non comprendessi le naturali proteste che vengono dai banchi dell’opposizione per questo voto di fiducia su un decreto di proroga della situazione di emergenza di questo Paese e però sareste voi ciechi e sordi se non consideraste lo sforzo, doveroso, che pure nella situazione di emergenza che l’Italia e tutto il mondo hanno attraversato e attraversano, si è fatto in questo Parlamento per discutere e confrontarci e valutare le necessità del Paese e gli atti del governo. Addirittura introducendo l’obbligo di relazione del governo precedente o immediatamente successiva alla presentazione di decreti della presidenza del consiglio dei ministri”.

Così Emanuele Fiano, della Presidenza del Gruppo Pd alla Camera, intervenendo in Aula corso delle dichiarazioni per il voto di fiducia sull’approvazione del decreto proroga emergenza Covid.

“Come stabilito infatti da un emendamento del Pd approvato dall’Aula - ha detto il deputato dem - il presidente del Consiglio o un ministro da lui delegato dovrà illustrare preventivamente alle Camere il contenuto dei provvedimenti da adottare, al fine di tenere conto degli eventuali indirizzi dalle stesse formulati, e ove ciò non sia possibile, per ragioni di urgenza connesse alla natura delle misure da adottare, riferire successivamente alle Camere. L’obiettivo comune in questa nuova fase dell’epidemia, come ha spiegato Ceccanti, ‘non è tanto e non solo quello di parlamentarizzare i Dpcm, ma di farne il meno possibile per ricorrere allo strumento fisiologico dei decreti-legge. La procedura adottata per i Dpcm, modellata su quella della legge che riguarda il coinvolgimento del Parlamento sulle riunioni del Consiglio europeo, è in grado di rispondere all’esigenza di ripristinare un fisiologico rapporto tra Parlamento e Governo’”.

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