“Dare un mandato pieno alla contrattazione collettiva per la definizione delle causali del contratto a termine, consapevoli che la complessità del sistema produttivo, la variabilità degli assetti organizzativi, la diversità dei contesti territoriali, non possono essere adeguatamente governati dalla presunzione di un legislatore che si ritiene onnisciente e che pertanto si rifiuta di dialogare e di consegnare spazi e luoghi di autonoma regolazione alle parti sociali. Peraltro, l’introduzione di formule legislative non univoche sul piano interpretativo non può che generare una ipertrofia del controllo giurisprudenziale con conseguente incremento del costo dell’incertezza e dell’eventuale contenzioso giudiziario per le aziende e per i lavoratori. Al fondo di questo decreto c’è una visione e della società e delle relazioni di lavoro che non possiamo condividere: dove loro dicono sanzioni contro la flessibilità, noi diciamo promozione dell’occupazione; dove loro dicono legge, noi diciamo contratto, consapevoli che la complessità del mercato richiede tanta tanta capacità di pazienza costruttiva e non le semplicistiche soluzioni di Di Maio”.
Così il deputato Dem Antonio Viscomi, componente della commissione Lavoro, commentando il decreto Dignità in discussione alla Camera.