“Criticare le ragioni di necessità ed urgenza per un decreto come questo è come sparare sulla Croce Rossa. Già il preambolo del testo è davvero sconcertante. Capisco che M5s e Lega si siano abituati con l’autocertificazione sui vaccini, ma non si può autocertificare la necessità e urgenza. La prima è per una ragione generale. In questo caso il dato di fondo è che ci troviamo di fronte a una riserva di legge, stabilita dall’articolo 95, che è molto rigorosa. Inoltre, se si va a fare un intervento almeno questo deve essere ragionevole e ben meditato, e non per sofismi ma per un problema di imputazione della responsabilità. Se il legislatore, soprattutto con decreti, fa e disfa continuamente, il cittadino che non segue quotidianamente questo smontaggio e rimontaggio come fa a capire chi è il responsabile politico di quel settore? E soprattutto, poi, quando deve valutare le performance tra un governo e l’altro, per valutarle bene, la struttura deve essere un invariante, perché, se la struttura cambia, è difficile dare un giudizio di adeguatezza, efficacia ed efficienza ai governi che si succedono”.
Così il deputato Dem Stefano Ceccanti intervenendo nell’Aula di Montecitorio per illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità presentata dal Pd al dl riordino ministeri.
“Questo - ha aggiunto Stefano Ceccanti - è il primo governo della legislatura e fa un cosiddetto contratto in cui pretende di durare per cinque anni. Allora, se ci crede davvero, non ha bisogno di un decreto: può tranquillamente fare un disegno di legge e, con i tempi ragionevoli, vederselo approvato. Se, viceversa, fa una cosa del genere, forse non crede a se stesso, non crede cioè alla possibilità di durare una legislatura. Oppure vi è un’altra spiegazione: che vi siano degli eccessi di zelo. Queste innovazioni esplicite, infatti, avvengono dopo una surrettizia, quella per cui il presidente del Consiglio sbuca fuori alla fine come esecutore di un programma scritto da altri. È impossibile dunque capire volta per volta chi risponde alle varie policies, sempre che il ministro Salvini non si ritenga lui stesso depositario di tutte le policies dal Governo”.