• 11/10/2018

“La questione del richiamo di personale dell’ausiliaria per esigenze della difesa o della P.a. è molto seria e non può essere liquidata in modo semplicistico”. Lo dichiara Alberto Pagani, capogruppo Pd in Commissione Difesa, che sul tema ha presentato un’interrogazione in Commissione Difesa.

“Con un atto formale inserito nella Gazzetta Ufficiale del 14 settembre – spiega -  il Ministero della Difesa ha pubblicato un elenco di migliaia di militari collocati nella posizione della ausiliaria per raggiunti limiti di età. La Ministra Trenta aveva precisato che tutte queste persone potranno essere impiegate in ogni settore della  P.a. allargata, a costo zero. Il richiamo di personale militare dall’ausiliaria per esigenze della Difesa o della Pubblica amministrazione è previsto dalle norme e rappresenta un istituto assolutamente condivisibile. Deve essere chiara, però, la differenza che comporta l’impiego di un militare per esigenze delle Forze armate rispetto a quello per tutt’altre esigenze. Nel rispondere alla nostra interrogazione la Difesa ha riconosciuto l’opportunità di garantire che ‘le funzioni e le qualifiche’ da attribuire a seguito del richiamo dovranno corrispondere alle competenze ed al grado posseduto dall’interessato.  Questo è un chiarimento utile che sgombra il campo dall’idea che il militare in ausiliaria risulterebbe a disposizione di tutti e per qualunque incombenza. Nella nostra interrogazione abbiamo indicato altre criticità: il lavoro svolto in un ambiente civile e per i fini civili, qualunque cosa accada, non può interessare il codice penale militare, mentre ai fini della sicurezza sul lavoro dovrà essere obbligatoria l’assicurazione Inail. Si profila inoltre una evidente contraddizione.  I militari in ausiliaria sono migliaia. Quelli di loro che saranno obbligati a lavorare per altri cinque anni ‘a costo zero’ come insiste il Ministero, alla fine di questo ulteriore percorso lavorativo avranno la stessa pensione dei loro colleghi non richiamati. Non sembra un esempio di equità sociale mentre rappresenta una evidente sottovalutazione del valore del lavoro”.

“Chi sta proponendo con insistenza il diritto dei lavoratori di andare in pensione con quota 100 dovrebbe tener presente che i militari in ausiliaria sono dei lavoratori che hanno perfettamente raggiunto proprio quella quota. Infatti, si va in ausiliaria a 60-61 anni dopo quaranta anni di servizio. In questo caso sarebbero gli unici a dover lavorare gratis per altri cinque anni”, conclude.

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