• 12/04/2019

“Quale sostegno alla famiglia da un governo che cancella i bonus baby sitter? La maggioranza si riempie la bocca della parola famiglia, ma quando si passa dalle parole ai fatti non si trova nulla”.

Lo dichiara Alessia Rotta, vicepresidente vicaria dei deputati del Partito Democratico, rivolgendosi in Aula al sottosegretario al Lavoro Durigon, chiamato a rispondere a un’interpellanza presentata insieme ai deputati Gribaudo, Carnevali, Pezzopane, Rotta, Viscomi, Fiano, Morani, De Maria e Quartapelle

“Tra le ragioni che sono alla base della bassa natalità c’è una carenza di efficaci politiche per la famiglia, per la previdenza, per il lavoro e per il welfare . Un dato che rischia di aggravarsi con la decisione di non riproporre anche per gli anni a venire il bonus baby sitter, che è stato uno strumento – spiega la deputata Dem - che ha consentito a migliaia di lavoratrici madri di richiedere voucher per l'acquisto di servizi per l'infanzia. Così si crea un percorso a ostacoli per il rientro al lavoro delle lavoratrici madri dopo la nascita del figlio. Le donne lo dicono, lo testimoniano i dati: dal 2011 sono 140 donne tra i 29 e i 44 anni che hanno lasciato il lavoro per motivi riconducibili alla mancanza di supporti per la genitorialità. Nel nostro Paese – sottolinea - il 27 per cento delle donne lascia il lavoro dopo la nascita del primo figlio e nel 90 per cento dei casi la motivazione dell'abbandono è legata alla necessità di potersi dedicare alla cura dei figli”.

“Questo governo non solo non mette in campo nulla, ma cancella gli strumenti che funzionavano. L'incongruenza delle scelte è ancor più eclatante dopo iniziative, come quella di Verona, avrebbero dovuto avere al centro le politiche per la famiglia e che, invece, hanno avuto esclusivamente un approccio ideologico e retrogrado. Nessun sostegno per le donne lavoratrici, nulla per la maternità, niente per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, ma – conclude Rotta - solo un’idea della famiglia distorta in cui la donna viene utilizzata come strumento di welfare. Niente oltre la propaganda”