“Fare luce su quali siano state le eventuali ‘falle’ nel sistema di protezione di cui beneficiava Marcello Bruzzese, il fratello del pentito di ‘ndrangheta Girolamo, ucciso a Natale in un agguato di stampa evidentemente mafioso nel centro storico di Pesaro”. Lo chiede Alessia Morani, della presidenza del gruppo Pd alla Camera, con un’interrogazione al ministro dell’Interno.
“Secondo le prime ricostruzioni – continua - attorno alle 18.30, i killer, con i volti coperti, lo hanno atteso nei pressi di casa sua, hanno aspettato che la sua auto rallentasse per entrare in garage, poi gli hanno sparato decine di colpi con una o due pistole automatiche calibro 9. Bruzzese è morto nell'abitacolo dell'auto, mentre gli assassini si sono dileguati a piedi lungo le strette vie del centro storico di Pesaro, città non scelta ma dove viveva con la sua famiglia da 3 anni perché sottoposto al programma di protezione dei testimoni di giustizia, sotto il diretto controllo del Ministero dell’Interno. il sistema di protezione italiano è stato, fin ad oggi, uno dei più efficaci a livello internazionale. Nel meccanismo che avrebbe dovuto proteggere Marcello Bruzzese dalla 'ndrangheta qualcosa potrebbe non aver funzionato, come ipotizza il Procuratore Nazionale antimafia Cafiero De Raho, che, in un'intervista al Fatto Quotidiano a due giorni dall'agguato, ha sottolineato che ‘le modalità dell'omicidio fanno pensare a una vera e propria esecuzione di stampo mafioso, programmata e portata a segno da un gruppo di killer. I familiari dei collaboratori sono trasferiti in località lontane per impedire che siano colpiti. Qui l'informazione sul luogo di residenza è giunta ai killer che hanno avuto tempo e modo di programmare l'omicidio. Qualcosa potrebbe non aver funzionato’. Non appare infatti ancora chiaro come sia stato possibile che i sicari siano venuti a conoscenza del luogo di residenza di Marcello Bruzzese, che dalla Calabria si era trasferito nella cittadina marchigiana, senza cambiare identità. L’omicidio, di Marcello Bruzzese, fratello di un pentito di mafia, rappresenta dunque un fatto di straordinaria gravità!”.
“E’ importante anche conoscere quanti siano stati i casi di omicidio verificatisi nell’ambito del sistema di protezione dei collaboratori di giustizia dall’entrata in vigore della normativa che li riguarda fino a oggi e quale sia con esattezza l’orario in cui il Ministro è stato informato dell’omicidio di Pesaro, con quale modalità tale informazione gli sia stata data e esattamente da chi, quale sia stato l’orario in cui ha invece ricevuto l’informazione scritta”, conclude.