“Sono vicina ai giornalisti che saranno domani in piazza per chiedere la riforma della cassa di previdenza professionale, gravata dal carico eccessivo delle prestazioni pensionistiche a fronte di una platea di lavoratori attivi che si è andata sempre più assottigliando negli anni; e per sollecitare provvedimenti, non più procrastinabili, nella lotta contro il precariato che, nel settore dell’informazione, assume forme particolarmente odiose, con giornalisti pagati pochi euro ad articolo”.
Lo dichiara Rosa Maria Di Giorgi, capogruppo Pd in commissione Cultura alla Camera.
“A tal proposito - prosegue l'esponente dem - con i colleghi Pellicani, Sensi, Verini, Rotta, Piccoli Nardelli, Lattanzio, Rossi, Prestipino, Nitti e Orfini, abbiamo presentato in commissione Cultura una risoluzione per impegnare il governo ad anticipare l'attuazione della legge n. 58/2019 per l'allargamento della platea contributiva dell’Inpgi, e a promuovere un confronto volto a superare il precariato e l'applicazione di contratti giornalistici per quella vasta platea di giornalisti che svolge l'attività professionale inquadrata giuridicamente come prestazioni di lavoro autonomo, ma sempre a favore di aziende editoriali”.
“Nella risoluzione si chiede all'esecutivo anche di intervenire per l'abolizione del carcere per i cronisti, la proposta di legge giace in Senato dal giugno del 2020. E a intervenire in tempi rapidi per approvare la legge contro le querele bavaglio, divenute una vera emergenza democratica. Infine di dare immediata attuazione alla legge sull’equo compenso 233/ 2012, che fissa una soglia minima di pagamento”.
“La pandemia covid - conclude Di Giorgi - ha messo in luce tutte le debolezze del nostro sistema Paese. Per questo, con i fondi del Next Generation EU dobbiamo intervenire al fine di correggere le storture, rafforzando le nostre istituzioni e, attraverso queste, la tenuta delle nostre democrazie. Da questo punto di vista un ruolo centrale è svolto dall'informazione, perché un Paese civile ha bisogno di buona informazione, altrimenti sono le istituzioni stesse che vengono indebolite. In tal senso non è più rinviabile la piena attuazione dell’articolo 21 della Costituzione, che vuol dire creare finalmente le condizioni per una riforma radicale che tuteli maggiormente la libertà dell'informazione, in una stagione in cui la crisi del settore è drammatica”.