Le notizie delle ultime settimane sulla chiusura e i tagli di personale di diversi consultori pubblici sono allarmanti. I consultori, da nord a sud, sono una conquista delle donne e sono un presidio di medicina territoriale fondamentale soprattutto per le fasce giovani e per quelle più deboli della popolazione femminile.
I consultori sono, spessissimo, il primo approccio delle ragazze con la salute sessuale e riproduttiva in un'ottica interdisciplinare che passa dall’assistenza psicologica a quella sociale. Per quasi 50 anni, queste strutture sono state un punto di riferimento fondamentale per intere generazioni di donne. Ma la loro attività è ogni giorno più compromessa, a partire dal fatto che sempre più personale sanitario si appella all'obiezione di coscienza. Una situazione che impedisce spesso perfino di avere informazioni sull'interruzione volontaria di gravidanza e sulla contraccezione d'emergenza, costringendo le donne a spostarsi in altre regioni o ricorrere alle strutture private per potere abortire.
La chiusura di alcuni presidi e la riduzione del personale in altri non fanno che peggiorare una situazione già difficile in cui spesso chi vi opera lavora in condizioni inadeguate. Per questo l’Intergruppo della Camera per le donne i diritti e le pari opportunità, coordinato da Laura Boldrini, ha presentato un'interrogazione al ministro della Salute Orazio Schillaci e alla ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella in cui chiede di garantire il rifinanziamento, il potenziamento e la riqualificazione dell’intera rete nazionale dei consultori pubblici, anche attraverso l’assunzione di personale con differenti competenze per assicurare la piena funzionalità di queste strutture a vantaggio delle donne, nella piena applicazione dalla legge 405 del 1975.