Abbiamo presentato oggi, insieme ai colleghi dell’ufficio di Presidenza del Gruppo Pd e al capogruppo Pd della prima commissione Migliore, oltre a decine di colleghi democratici, una proposta di legge per l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della diffusione delle fake news attraverso la Rete.
Internet ha rivoluzionato il modo in cui comunichiamo e ci informiamo, lanciando una sfida alle democrazie liberali. Se da un lato infatti la ricchezza della Rete ha rappresentato un fattore di democratizzazione e ha rafforzato la trasparenza della politica, oggi però le occasioni di maggiore partecipazione alla vita sociale e politica sono seriamente minacciate dalle fake news e dai “discorsi d’odio” (hate speech) che si diffondono online.
Le “bufale” non sono certamente una novità nel mondo dell’informazione, la novità è rappresentata dalle caratteristiche proprie della Rete. In primo luogo, in un sistema decentralizzato l’assenza dei meccanismi di controllo e di responsabilità che sono legalmente previsti per gli editori, accentua la facilità di produrre fake news. La dinamica dei social network favorisce poi la possibilità che, una volta create, si propaghino rapidamente grazie ai like e alla condivisione. In terzo luogo, in un sistema in cui esistono pochi filtri all’ingresso, se una menzogna, per la logica dell’algoritmo con cui essi operano, viene rilanciata e posta in evidenza sullo schermo può raggiungere milioni di persone. Inoltre, la natura stessa della relazione in cui vive il singolo utente con la rete, lo porta ad accogliere senza spirito critico e a credere per vere le notizie coerenti con i suoi pregiudizi. Infine, c’è la perdita di fiducia nei media tradizionali e la polarizzazione crescente del pubblico che porta a creare gruppi chiusi animati da sentimenti negativi nei confronti di tutti gli altri.
In questo quadro quello che realmente deve preoccupare tutti, senza distinzioni di parte, sono le falsità costruite ad arte da gruppi organizzati, dietro i quali c’è il sospetto che possano muoversi anche governi stranieri. Notizie create e diffuse con l’obiettivo di modificare l’agenda pubblica, manipolando l’informazione e la libera formazione dell’opinione pubblica, facendo ricorso all’utilizzo di tecnologie sofisticate, come l’uso di account coordinati o gestiti da robot (bot) che funzionano in base ad algoritmi. Dalle elezioni presidenziali Usa alla consultazione referendaria per la Brexit, è cresciuto l’utilizzo nelle campagne elettorali di profili finti, algoritmi e programmi automatizzati, (botnet, reti di bot), utilizzati per diffondere notizie false o minacciare gli avversari politici. Le fake news sono lo strumento più efficace per gonfiare emergenze vere o false, con preciso scopo politico, come avviene in innumerevoli occasioni specie legate ai fenomeni dell’immigrazione o della criminalità comune. Strettissima è la relazione tra la disinformazione online, hate speech e tutte quelle forme di espressione che diffondono, incitano, giustificano l’odio razziale, la xenofobia, l’antisemitismo sempre più diffuse sulla Rete. Per queste ragioni riteniamo urgente l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulle fake news perché la minaccia al diritto all’informazione è un pericolo reale che corrono oggi tutte le democrazie liberali. Dunque niente voglia di censura, molta voglia di difesa della libertà sulla rete.
Lo afferma Emanuele Fiano, della presidenza del Gruppo Pd della Camera e responsabile nazionale Sicurezza del Pd.