• 06/09/2018

Presentata oggi alla Camera la proposta di legge per la riforma della disciplina della professione forense, a prima firma di Chiara Gribaudo: il testo modifica l’articolo 19 della legge 247/2012, disciplinando i casi di compatibilità della professione con il rapporto di lavoro subordinato, ed era già stato depositato nella parte finale della scorsa legislatura.

 

“Abolire l’incompatibilità fra lavoro subordinato e professione forense va incontro alla necessità di tanti giovani avvocati che lavorano negli studi legali come autonomi, ma che di fatto sono in tutto e per tutto lavoratori dipendenti e come tali devono essere riconosciuti e tutelati. Noi vogliamo stimolare il lavoro autonomo di qualità, come abbiamo fatto con la legge 81/2017, ma questi sono casi in cui l’indipendenza nasconde in realtà forme di sfruttamento, che impediscono qualsiasi accrescimento professionale e si traducono in un blocco dell’ascensore sociale. Anche qui si vengono a configurare situazioni di povertà e di estrema disuguaglianza, che la politica deve assolutamente contrastare”: dichiara Chiara Gribaudo, responsabile Lavoro e professioni del PD, durante la conferenza stampa di questa mattina.

Prosegue Cosimo Matteucci, della Mobilitazione Generale degli avvocati: “Il 35% degli avvocati oggi percepisce meno di 10.000 € lordi l’anno. Questa è stata la prima proposta per il riconoscimento di diritti e garanzie a lavoratori che non ne hanno mai avute, grazie alla quale già nella scorsa legislatura abbiamo potuto aprire una breccia nel mondo dell’avvocatura, finora restio a riconoscere la necessità di consentire la subordinazione all’interno degli studi legali”.

“Il testo è stato scritto attraverso il dialogo e il confronto con tante associazioni forensi - continua Cristian Perniciano, della Consulta delle Professioni CGIL - Sappiamo che rimangono punti di vista diversi, ma l’obiettivo era e rimane aprire una discussione. In vista del prossimo Congresso Nazionale Forense a Catania, l’auspicio è che il mondo dell’avvocatura sia in grado di elaborare e condividere una soluzione a questo problema, perché gli avvocati che lavorano in studi di altri avvocati abbiano diritto ad un compenso dignitoso, anche al fine di rendere sostenibile il pagamento della previdenza obbligatoria, diritti legati alla propria attività, garanzie in caso di malattia e maternità, preavviso in caso di rescissione, indennizzo della monocommittenza”.

“È una proposta aperta, che vuole distinguere i veri rapporti fra lavoratori autonomi, genuini e proficui, da quelli che a tutti gli effetti sono rapporti di lavoro subordinati. Il nostro prossimo impegno sarà chiedere quanto prima la calendarizzazione di questo testo in commissione, perché si avvii la discussione parlamentare. Così come è stato per la legge 81/2017, il confronto è punto di partenza per tutelare i diritti dei lavoratori", conclude Gribaudo.