"Chiarire l’evidente ed enorme criticità che riguarda i terminal portuali rispetto alla prevista proroga delle concessioni, provvedendo tempestivamente con atti interpretativi a tutela dell’attuale disciplina specifica in capo alle Autorità di Sistema Portuale". Lo chiede Raffaella Paita, capogruppo Pd in Commissione Trasporti alla Camera, con un'interrogazione al ministro delle Infrastrutture.
"La legge di Bilancio 2018 - spiega - prevede una serie di disposizioni concernenti la gestione del demanio marittimo. In particolare, che i termini e le modalità per la generale revisione del sistema delle concessioni demaniali marittime sono fissati 'con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e del Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, di concerto con il Ministro dell'Economia, sentiti il Ministro dello Sviluppo economico, il Ministro per gli Affari europei, il Ministro dell'Ambiente, il Ministro per gli Affari regionali e la Conferenza delle regioni e delle province autonome'. Tra le misure introdotte la più rilevante riguarda l’estensione della durata delle concessioni dei beni demaniali marittimi di 15 anni a valere dalla data di entrata in vigore della richiamata legge. A tal proposito si evidenzia come suddetta norma possa bloccare i terminal portuali. Si fa presente che la Regione Liguria, con propria circolare, ha esplicitato che la proroga scatterebbe in automatico indipendentemente dal fatto che si tratti di attività turistico ricreative o di attività portuali e servizi pubblici, seppure contestualmente non possono essere rilasciate concessioni né ampliamenti su aree al momento libere. Questo tipo di interpretazione rischia pertanto di bloccare investimenti importanti in Liguria. Secondo l’attuale normativa le Autorità di Sistema Portuale possano disciplinare in modo differente le concessioni nei territori delle proprie circoscrizioni".
"Le modalità adottate dal legislatore con la Legge di Bilancio 2018 e l’assenza a oggi di disposizioni interpretative e applicative rischia di generare un corto circuito istituzionale con conseguenze economiche pesanti", conclude.