“Il Reddito di Cittadinanza è una misura di politica attiva e di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all'esclusione sociale. Gli attacchi a questa misura da parte del governo di centrodestra sono sempre più aggressivi e insistenti ed a farne le spese per primi sono migliaia di giovani tra cui i cosiddetti “care leavers” ovvero i ragazzi e le ragazze che, divenuti maggiorenni, escono dalle strutture che li hanno presi in carico e provano un faticoso percorso di autonomia.
In un messaggio dell'Inps, del 14 ottobre 2022, si legge che “in esito alle verifiche centralizzate svolte dalla Direzione Centrale Antifrode d’intesa con la Direzione scrivente, è emerso uno specifico rischio di frode in relazione alle dichiarazioni contenute in DSU da parte di soggetti maggiorenni, di età inferiore ai 26 anni, ai fini del riconoscimento del Rdc come nuclei monocomponenti”. In più in base alla legge 26/2019, “il figlio maggiorenne non convivente con i genitori fa parte del nucleo familiare dei genitori quando è di età inferiore a 26 anni, è nella condizione di essere a loro carico a fini IRPEF, non è coniugato e non ha figli”. Sulla base di questa norma, afferma l'Inps, “in presenza delle condizioni indicate” è impossibile, per il richiedente del Rdc, costituire un nucleo familiare a sé. Eppure, “è stato individuato un insieme di percettori RdC che hanno dichiarato un nucleo familiare monocomponente e di trovarsi quindi nelle seguenti condizioni: essere maggiorenni, di età inferiore ai 26 anni; non essere conviventi con i propri genitori; non essere coniugati; non avere figli”. Ma sulla base delle informazioni fornite al sistema ISEE da Agenzia delle Entrate, “risulta che i medesimi percettori non dispongono di un reddito familiare superiore ai 4.000 euro (per i soggetti maggiorenni di età inferiore ai 24 anni), o superiore ai 2.840,51 euro (per i soggetti tra i 24 e i 26 anni)”.
Di fatto, in presenza di queste condizioni, non si ha diritto al dispositivo di Reddito di cittadinanza. Tanto che l'Inps ha ordinato che “si procederà a partire dalla rata del mese corrente a sospendere a livello centrale l’erogazione della prestazione. Questo è inaccettabile per ragazzi che hanno vissuto anche per molti anni in casa famiglia. Parliamo di ragazzi di 18 anni, che per legge devono uscire dalle strutture e si ritrovano soli e senza un supporto. Sono giovani che andrebbero sostenuti e accompagnati in questo percorso e invece sono proprio loro, ingiustamente, i primi colpiti da questo provvedimento. Abbiamo presentato un’interrogazione al governo affinché metta da parte il livore classista contro il reddito di cittadinanza e intervenga subito per restituire a questi ragazzi quello che è semplicemente un loro diritto. Il diritto ad un futuro senza condizioni”.
Lo dichiarano in una nota Paolo Ciani, segretario di commissione in Affari sociali e Marco Furfaro, capogruppo PD in commissione Affari sociali.