“Le decisioni assunte dal Consiglio Nazionale delle Ricerche per l’assunzione di 1500 persone è uno dei risultati di una politica di rilancio che ha richiesto un’approfondita riflessione in Parlamento e un coraggioso investimento da parte del Governo, prima Renzi e poi Gentiloni”.
Lo dichiara in una nota la deputata Pd, Rosa Maria Di Giorgi.
“Solo per citare le cose fatte nel 2017 per la ricerca scientifica italiana è bene ricordare i 400 milioni di euro stanziati per il finanziamento dei Progetti di Rilevante interesse Nazionale (PRIN) per università e ricerca – una cifra che non si vedeva da anni - , i 57 milioni di euro dedicati a un piano straordinario di stabilizzazione del personale precario negli enti di ricerca, le 1600 nuove assunzioni di giovani ricercatori nelle Università e negli Enti, lo sblocco immediato di 140 milioni di euro 2016-2017 erogati a gennaio di questo anno agli enti di ricerca e le ingenti risorse per il reclutamento nella ricerca sanitaria destinate agli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e Zooprofilattici (50 milioni per il 2019, 70 milioni per il 2020 e 90 milioni annui a decorrere dal 2021).
Le semplificazioni introdotte con la riforma Madia consentono agli enti di programmare responsabilmente le loro assunzioni, al Governo di verificare i piani e monitorare gli andamenti, nonché di programmare, a sua volta, i necessari investimenti.
Ognuno faccia la sua parte. Ho molto apprezzato il coraggio del presidente Inguscio e del Cda del Cnr nel definire nella giornata di ieri i termini della stabilizzazione.
Mi auguro che il Governo giallo verde, che oggi a chiacchiere si fa paladino dei precari della ricerca, metta in campo - a partire dalla prossima finanziaria - un programma di investimenti nel medio periodo (almeno decennale) per il reclutamento nelle università e negli enti che consenta di assicurare le risorse necessarie, cosa che noi abbiamo fatto.
Con le chiacchiere si fa poco. Ora il Governo ha la responsabilità di investire e utilizzare gli strumenti a sua disposizione. Per evitare che il precariato si riformi serve continuità con le politiche adottate nella scorsa legislatura, nonché programmazione e risorse certe.
Staremo a vedere”.