• 10/07/2018

A Bologna esempio virtuoso per tutele dei diritti. Si faccia chiarezza sul caso di Andrea Ramponi

“Il ministro Di Maio aveva indicato nella soluzione delle questioni legate alla cosiddetta Gig economy, e in particolare ai Riders, il primo atto effettivo del suo operato, ma, a parte parole e incontri, siamo a un nulla di fatto”.

Lo dichiarano nell’Aula della Camera Andrea De Maria, della presidenza del Gruppo del Partito Democratico, e Gianluca Benamati, primo firmatario dell’interpellanza al  ministro del Lavoro.

“È necessario regolamentare presto il settore della cosiddetta gig economy, in cui vi sono oltre 550 mila lavoratori che rappresentano il 2,5 per cento degli occupati in Italia. Il settore continua a crescere e – spiega De Maria - i lavoratori sono sempre meno tutelati, senza un inquadramento chiaro e adeguato alla tipologia di mansioni eseguite. Fondamentale la garanzia dei diritti sindacali, per questo voglio sottolineare qui quanto accaduto ad Andrea Ramponi a Bologna, disconnesso da una piattaforma dopo la sua iscrizione alla Uil. Su quanto accaduto  va fatta chiarezza ed ho presentato una specifica interrogazione.

“ Occorre una politica di tutele, e – sottolineano  - proprio su questa base nascono le iniziative territoriali, da cui il governo dovrebbe trarre lezione. A Bologna in particolare è stata sottoscritta dal Comune, dalle rappresentanze sindacali e da alcune piattaforme operanti nel settore, la «Carta dei diritti fondamentali del lavoro digitale nel contesto urbano», che individua standard minimi di tutela per i lavoratori. E la Regione Lazio ha messo in campo una importante iniziativa legislativa. Ma è necessario che il sistema di tutele sia garantito a livello nazionale”.

“È essenziale che ci sia attenzione a un compenso equo, ai diritti di informazione, a coperture assicurative e previdenziali, al rispetto della privacy e al divieto di controllo fuori dall’orario di lavoro, alla trasparenza nei contratti. Il tema deve essere inserito in un quadro normativo nazionale, ma evidentemente la soluzione non sta nel Decreto Dignità, sbandierato da Di Maio, che – conclude Benamati - non solo non ha risolto il problema dei riders, ma non risolverà neppure quello del precariato. È il momento che il governo esca dai Tweet e dagli annunci e passi ai fatti”.

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