A Roma il Presidente di un Municipio, vuole dedicare un Giardino ad Almirante. La figlia di Almirante ha dichiarato “Giorgio Almirante non è mai stato un gerarca fascista, ma Capo della segreteria politica della Repubblica sociale italiana. Si tratta, dunque, di un'inesattezza storica.
Collaborazionista dei fascisti, poi, non mi sembra che abbia mai collaborato.”
Gentile Signora le rinfresco la memoria, suo padre nel 1942 firmo questo articolo su “La difesa della razza” di cui era segretario di redazione dal 1938, l’anno in cui fu emanato il decreto che fece espellere i miei genitori da scuola, che fece licenziare i miei nonni lasciandoli disoccupati, così come migliaia di altri ebrei italiani, onesti servitori del regno, militari, medici, professori, insegnanti, imprenditori, artigiani, operai…fu l’anno in cui l’Antisemitismo divenne legge e suo padre redigeva la rivista vessillo di questa barbarie che poi fu il prologo della collaborazione con i nazisti per la loro deportazione.
Nel 1942 Giorgio Almirante firmò questo editoriale: “ razzismo - sciveva il futuro segretario del Msi - ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza. Il razzismo nostro deve essere quello del sangue, che scorre nelle mie vene, che io sento rifluire in me, e posso vedere, analizzare e confrontare col sangue degli altri. Il razzismo nostro deve essere quello della carne e dei muscoli; e dello spirito, sì, ma in quanto alberga in questi determinati corpi, i quali vivono in questo determinato Paese; non di uno spirito vagolante tra le ombre incerte d'una tradizione molteplice o di un universalismo fittizio e ingannatore». «Altrimenti - scriveva ancora Almirante - finiremo per fare il gioco dei meticci e degli ebrei; degli ebrei che, come hanno potuto in troppi casi cambiar nome e confondersi con noi, così potranno, ancor più facilmente e senza neppure il bisogno di pratiche dispendiose e laboriose, fingere un mutamento di spirito e dirsi più italiani di noi, e simulare di esserlo, e riuscire a passare per tali. Non c'è che un attestato col quale si possa imporre l'altolà al meticciato e all'ebraismo: l'attestato del sangue».
A lei pare che si possa dire che non abbia mai collaborato con il fascismo?
Suo padre non ha mai abiurato quest’ideologia di odio e di morte; secondo lei questo è un grande italiano?
Ha avuto molti anni in Parlamento, Giorgio Almirante, per pentirsi, per disconoscere le sue idee di allora, per scusarsi di essere stato un alfiere del fascismo e dell’ antisemitismo razziale, non lo ha fatto. Non ha voluto farlo.
Nessun giardino può essere dedicato a chi ha scelto di perseguitare e segregare cittadini italiani che avevamo la sola colpa di essere nati. Nessun giardino a chi scelse Salò, Mussolini e la collaborazione con i criminali occupanti nazisti, e non la battaglia per la libertà.
Nessuna tenerezza con chi dimentica la storia.
Lo scrive su Facebook Emanuele Fiano, della presidenza del Gruppo Pd alla Camera.