“Roma è una città di 1300 chilometri quadrati di superfice amministrata, con 8000 km di rete stradale, per una buona parte ancora di proprietà privata. È la più grande città europea come superfice territoriale. Ha quasi tre milioni di abitanti – esclusi turisti, pendolari e ‘invisibili’ – la metà dell’intera Regione Lazio. Se ragioniamo in termini di Città Metropolitana questa dimensione sale portando Roma a quattro milioni e mezzo di abitanti e a 5500 chilometri quadrati di superficie, la metà del Lazio. Chi ha amministrato Roma sa bene cosa significa questa enorme scala quantitativa che si accompagna ad una morfologia territoriale sparsa e a bassa densità insediativa”. Così il deputato Roberto Morassut in una nota.
“È necessario - continua Morassut - un approccio alla politica dei rifiuti che contempli un forte sviluppo dell’economia circolare e della raccolta differenziata con un impianto di valorizzazione energetica che integri quanto già esiste, ad esempio, a San Vittore. Su questo tema deve lavorare il centro sinistra, il ‘campo largo’, trovando un punto di sintesi tra le diverse visioni esistenti, con uno spirito concreto, consapevole della particolarità del ‘caso romano’ e senza approcci pregiudiziali di nessun tipo e da nessuna parte.
Roma deve chiudere il ciclo dei rifiuti, rendersi autonoma, realizzare un sistema di impianti finalmente pubblici che faccia crescere la differenziata e l’economia circolare e copra la inevitabile quota di rifiuti non trattata con un impianto di valorizzazione energetica adeguato e dimensionato nella misura giusta.
Serve uno studio attuariale che renda più chiaro quante tonnellate questo impianto può realmente distruggere quando questo impianto sarà realizzato, in presenza di una contemporanea realizzazione di impianti di economia circolare la cui evoluzione tecnologica è certo crescerà nei prossimi anni”.
“Poiché la realizzazione di impianti per i rifiuti va affrontata dialogando con la popolazione e spiegando di cosa effettivamente parliamo - conclude il deputato dem - occorre costruire un grande patto sociale sul risanamento ambientale di Roma che metta sul piatto anche il risanamento dei territori feriti da tante discariche abusive di materiali tossici (a Ponte Galeria, nel quadrante Prenestino e Casilino, principalmente), collaborando con autorità nazionali e con la Protezione Civile”.