• 07/06/2019

“La risposta del governo alle ripetute manganellate e ai calci dei poliziotti in tenuta antisommossa nei confronti del cronista di ‘Repubblica’ Stefano Origone, lo scorso 23 maggio a Genova, è grave e inaccettabile. Pur rinnovando l’immutata stima per le forze dell’ordine, un episodio così inquietante non può essere sottovalutato come un mero incidente - come affermato dal sottosegretario Gaetti - dovuto al fatto che il giornalista, che seguiva il presidio antifascista convocato per contestare il comizio di Casapound, non era riconoscibile perché senza telecamera. Cosa vuol dire il governo, che allora si possono picchiare liberamente i cittadini non riconoscibili come giornalisti? La verità è che oggi il governo ha perso alla Camera l’occasione per chiedere scusa del suo assordante silenzio; per augurare la pronta guarigione di Origone, che ha due dita rotte a una mano, una costola incrinata e contusioni ed ecchimosi sulla testa e su tutto il corpo; per prendere le distanze da un’organizzazione politica come Casapound, i cui principi non devono trovare ospitalità nella nostra democrazia. Attendevamo parole di condanna netta che invece non sono giunte, lasciando purtroppo emergere quel grande filo conduttore che unisce questa maggioranza Lega-M5s nel porre ostacoli al libero e democratico dispiegamento dell’informazione, come dimostrano i tagli all’editoria e il blocco al proseguimento delle trasmissioni di Radio Radicale”.

Così Raffaella Paita, replicando nell’Aula di Montecitorio alla risposta del governo all’interpellanza urgente del Pd, di cui è prima firmataria, sui recenti fatti di Genova.