“Oltre che al debito buono, il Governo deve avere il coraggio di guardare al lavoro buono, che significa garantito, equamente retribuito, sicuro. La liberalizzazione del subappalto è una scelta inaccettabile che va invece in tutt’altra direzione. L'innalzamento del tetto dei subappalti agevola offerte ribassiste che ci riportano indietro di anni e soprattutto espone lavoratori e lavoratrici ad un sistema di ricatto perché le imprese saranno portate ad abbassare i costi e quindi a fare margine su materiali utilizzati, paghe dei lavoratori e investimenti in sicurezza, con una forte deresponsabilizzazione per le stazioni appaltanti. Inoltre l’appalto integrato finirebbe con indebolire sia la fase di progettazione sia soprattutto quella di controllo dell’esecuzione delle opere. Ciò che spaventa ancora di più di questa ipotesi è che ignora completamente il grido di allarme che magistratura, forze dell’ordine, analisti e Commissione Antimafia stanno lanciando sulle possibili infiltrazioni mafiose in imprese in difficoltà le quali potrebbero partecipare e vincere centinaia di appalti, non essendo vincolate a fare utile e potendo quindi ribassare al massimo i costi, insieme al fortissimo rischio di aggressione dei fondi europei da parte di imprese mafiose. Trovo pericoloso per il Paese e per i cittadini che in una situazione di allarme così forte si ipotizzi una misura in grado di spalancare l’accesso ai fondi del PNRR alla criminalità organizzata, colpendo gravemente anche i lavoratori proprio su diritti sicurezza. Così come altri colleghi che si sono espressi, auspico l’immediato dietrofront su questa norma pericolosa, discriminatoria e non risolutiva che ci farebbe perdere l’ennesima occasione di ricostruzione del Paese, cedendo alla facile tentazione della deroga continua come sistema di azione della politica”.
Così in una nota il deputato del Partito Democratico Paolo Lattanzio, Presidente del Comitato sulle infiltrazioni mafiose in epoca Covid in Commissione Antimafia.