La violenta e lunga crisi che ha colpito anche il nostro Paese ha mostrato il volto di nuove e inedite forme di indigenza. Il diritto al cibo è riconosciuto fin dal 1948, nella Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo; la proposta di legge, arrivata oggi in Aula, è una delle eredità di EXPO 2015 e intende dare finalmente esecutività a questo diritto.
L’obiettivo principale è quello di favorire il recupero e provare a raddoppiare la donazione delle eccedenze, rafforzando l’impegno già avviato con la Legge di Stabilità 2016. Il provvedimento definisce per la prima volta nell’ordinamento italiano i termini di “eccedenza alimentare” e di “spreco alimentare”, fa maggiore chiarezza tra il termine minimo di conservazione e la data di scadenza, e punta a rendere la donazione meno onerosa, nel rispetto delle norme igienico-sanitarie e della tracciabilità.
E’ consentita la raccolta dei prodotti agricoli che rimangono in campo e la loro cessione a titolo gratuito; si dice in modo chiaro che il pane potrà essere donato nell’arco delle 24 ore dalla produzione; e per ridurre gli sprechi alimentari nel settore della ristorazione, è permesso ai clienti l’asporto dei propri avanzi, con la “family bag”.
Non esiste solo la povertà alimentare, infatti, la proposta di legge apre alla cessione anche dei medicinali non utilizzati, correttamente conservati e non scaduti, con alcune dovute limitazioni. Questa proposta di iniziativa parlamentare riconosce le buone pratiche già diffuse sul territorio nazionale, grazie alla legge “del buon Samaritano” del 2003, e armonizza il quadro normativo al fine di indirizzare efficacemente la donazione. L’Italia non era fanalino di coda in Europa, ma con questa legge facciamo un ulteriore passo in avanti.
Lo afferma, intervenendo in Aula, Maria Chiara Gadda deputata del Partito Democratico e relatrice del provvedimento.