“Il programma europeo “ Fit for 55” e la sua ambiziosa idea di base di ridurre le emissioni di CO2 nel 2030 del 55 % rispetto al 1990 azzerandole nel 2050 è una proposta che va senza dubbio nella direzione giusta. Una sfida che il mondo ha di fronte e, come indicano le recenti catastrofi naturali in Germania e Belgio, deve vincere. Detto questo, però, il tema su cui la politica e il dibattito pubblico dovrebbero orientarsi è il modo con cui questi obiettivi si coglieranno. Gia’ Roberto Cingolani ha messo in luce come per l’auto lo stop alla vendita dei motori termici nel 2035, con un’orizzonte temporale di soli 14 anni per una completa riconversione, possa essere probabilmente troppo ravvicinata. Ma anche altri settori, dalla siderurgia, alla ceramica, al vetro, alla carta e alla chimica vivono in pieno la complessità di questa prova. Una sfida che dobbiamo affrontare e superare, ma in modo che i costi sociali ed economico-produttivi siano sostenibili.
Bene quindi un fondo di assistenza per combattere gli effetti sociali della transizione ma perché questo non si riduca a una compassionevole assistenza dobbiamo preservare il nostro tessuto produttivo e l’occupazione. Allora serve anche qui, e soprattutto qui, un fondo per la transizione tecnologica dei settori produttivi accompagnato da una visione chiara del futuro industriale dell’Europa. Una politica comunitaria che aiuti ed orienti e che permetta di centrare gli obiettivi ambiziosi di “Fit for 55””. Lo scrive sulla sua pagina facebook Gianluca Benamati, capogruppo Pd in commissione Attività produttive di Montecitorio.