• 07/07/2022
“Il Piano Casa era già un equivoco nella sua stessa definizione, già dalla sua nascita nel 2009. A parole doveva essere una legge che avrebbe dovuto creare le condizioni per rilanciare l’edilizia pubblica attraverso una politica di incentivi. Grazie agli incentivi ai privati del 30% di volumetria, doveva lasciare alla comunità delle parti pubbliche che dovevano essere dedicate all’edilizia sociale. Questo a parole. E come principio può anche andare bene. Ma il bilancio del piano casa si è rivelato del tutto fallimentare, una legge scempio perché non c’è stato alcun rilancio dell’edilizia pubblica, di cui l’Italia ha un gran bisogno in realtà”. Così il vicepresidente del gruppo Pd alla Camera, Roberto Morassut, intervistato da Roma Today.
 
“Le leggi regionali che si sono susseguite - continua Morassut - sono andate sul solco di questo esempio, cioè sull’idea che semplicemente concedendo degli incentivi, poi gli incentivi magicamente avrebbero prodotto un risultato sociale in termini di edilizia abitativa e in termini di ritorni pubblici. Questo non è stato. L’incrocio con l’interesse privato può anche andare bene, non va demonizzata; ma tutto deve essere all’interno di una politica organica e definitiva a livello pubblico. Gli incentivi invece sono arrivati a curare sostanzialemente gli interessi della parte privata”. 
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