“Abbiamo appreso con grande tristezza della morte di Paola Motta, giornalista preparata, esperta e sempre cortese. Alla famiglia e alla redazione di Sky, la vicinanza dei deputati Pd” così una nota del gruppo parlamentare del Pd della Camera.
“Gli effetti dei dazi imposti da Trump si fanno già sentire: tutte le borse europee, Milano inclusa, hanno chiuso in calo. Ma mentre gli altri Paesi si muovono con determinazione, il governo Meloni resta immobile, prigioniero della scelta irresponsabile di non disturbare il manovratore d’oltreoceano. Proprio ora, più che mai, servirebbe un approccio unitario in sede europea per affrontare questa sfida. È un’emergenza economica reale e il governo italiano ha il dovere di agire subito per promuovere una risposta coordinata e incisiva. Ma Meloni non può permetterselo, perché di fatto è commissariata dai suoi alleati”. Così in una nota il capogruppo democratico nella Commissione Bilancio della Camera, Ubaldo Pagano.
“Figuriamoci se non ci aspettavamo la ciambella assolutoria di Salvini di fronte alla sentenza del Tribunale francese per Marine Le Pen condannata, insieme ad altri europarlamentari del suo schieramento, per appropriazione indebita di soldi pubblici. Salvini deve aver giudicato 2,9 milioni di euro poca cosa visto che la Lega Nord, il suo partito prima del maquillage nominale, ne aveva fatti sparire 49 di milioni contrattando poi la restituzione pluriennale con lo Stato. Salvini pensa che gli interessi di parte vengano prima delle regole e che la giustizia non possa intralciare tali interessi. Un modo bizzarro di intendere la democrazia e un problema in più per il governo Meloni, dopo quello sui dazi e la politica estera. E la Meloni cosa dice?”.
Così il segretario di Presidenza della Camera e deputato democratico, Stefano Vaccari.
“I dati Istat confermano una realtà sempre più insostenibile per le famiglie italiane: l’inflazione continua a erodere il potere d’acquisto, con un aggravio medio fino a 900 euro annui per un nucleo con due figli, come stimato dal Codacons. A fronte di questo scenario allarmante, i partiti di Governo sono impegnati a litigare, incapaci di mettere in campo misure efficaci per sterilizzare gli effetti dell’aumento dei costi sui salari. Il tutto alla vigilia degli effetti della scelta scellerata di Trump di avviare una guerra economica fondata sui dazi”.
Così il capogruppo democratico nella commissione e bilancio della camera, Ubaldo Pagano, che aggiunge: “Mentre in tutta Europa i governi adottano strategie per tutelare il reddito reale dei cittadini, in Italia gli stipendi continuano a ridursi in termini di potere d’acquisto a ritmi superiori rispetto agli altri Paesi UE. L’esecutivo, invece di affrontare questa emergenza con politiche concrete, è impegnato in continue beghe interne, ignorando le reali urgenze degli italiani. Il Codacons ribadisce la necessità di interventi strutturali per contenere il caro-vita e proteggere i consumatori dai rincari, a partire da un adeguato adeguamento salariale e da misure di calmierazione dei prezzi sui beni di prima necessità”, conclude Pagano.
"Ormai parlare di “frizioni” in maggioranza significa minimizzare. Da giorni è uno scontro continuo a mezzo stampa, social e tv tra Lega e Forza Italia, con la prima che per recuperare qualche consenso sta cercando di cannibalizzare l’alleato, attaccandolo continuamente e delegittimando i suoi stessi Ministri, e con Meloni e Fdi che in profondo imbarazzo non riescono a fare nessuna sintesi. In un Paese nel quale la povertà è in crescita, i salari si abbassano e le tensioni geopolitiche rischiano di travolgerci e scaricarci addosso dazi che metteranno in ginocchio decine di migliaia di imprese, i tre partiti di governo passano le giornate ad azzuffarsi e mantengono tre posizioni diametralmente opposte su pressappoco qualunque tema.
Così non si va avanti. Questa armata brancaleone fa male all’Italia e agli italiani".
Lo dichiara Marco Furfaro, deputato e membro della segreteria nazionale del Partito Democratico.
Commissione europea, Ucraina, riarmo, dazi: temi che scuotono il mondo e sui quali il governo Meloni non ha una linea. O meglio ne ha due, a volte tre. Sono divisi su tutto e la premier non riesce a fare sintesi attratta com’è dalla sirena di Trump. E così continuano a litigare senza occuparsi dei problemi dalle liste d’attesa alle bollette. Il paese non può pagare il prezzo della loro inadeguatezza.
Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
Dopo Urso e Lollobrigida ora anche Tajani segnala la necessità che la trattativa sui dazi con Trump, senza genuflessioni, sia condotta dall'Unione Europea. Come PD lo diciamo da tempo anche attraverso iniziative specifiche attività parlamentari ma la presidente Meloni ha scelto la strada dell'equidistanza. Una posizione sbagliata che indebolisce l'Europa, che di contro occorre sempre più unire e rafforzare, e non da risposte alle imprese italiane che chiedono di essere tutelate da Bruxelles come ha ribadito Orsini, presidente di Confindustria.
Dazi sopra al 20% significano oltre 7 miliardi in meno per la nostra economia, 60mila posti di lavoro azzerati e meno 0,2% di PIL.
Per Meloni gli interessi dei sovranisti contano più dei cittadini italiani ed europei che Trump ha definito parassiti.
O forse Meloni tiene di più al rapporto con Salvini che ritiene il Tycoon un faro luminare. Di certo per Meloni gli italiani vengono dopo.
Cosi Stefano Vaccari, capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera.
La nostra posizione in politica estera è chiara e fuori dai fumogeni della demagogia, la più forte e coerente: noi vogliamo un’Europa più unita che, anche nel campo della sicurezza, compia un coraggioso passo in avanti verso la difesa comune adeguato al tempo che viviamo.
Esattamente l'opposto della resa o lo sciogliete le righe.
Chi crea caos è chi, come il Governo Meloni, boicotta ogni giorno l'unità europea. Come sui dazi, ad esempio, contro le imprese e il lavoro o sulla sicurezza, danneggiando l'Italia e i suoi interessi.
Chi crea caos è il Governo Trump, le sue politiche e le sue scelte contro l'Europa e i nostri interessi.
A questa sfida si deve rispondere insieme, uniti, come europei. L'opposto di quello che sta facendo il Governo Meloni, diviso nella sua maggioranza e che divide gli europei.
Così in una nota, i capigruppo Pd di Camera e Senato, Chiara Braga e Francesco Boccia, e il capo delegazione Pd al Parlamento Europeo, Nicola Zingaretti.
Mentre da tutto il mondo sindacale e delle imprese sale la giusta preoccupazione per gli effetti dei dazi voluti dall’amministrazione Trump, la presidente del Consiglio è l’unica a negare anche la realtà.
Sono paradossali le dichiarazioni degli esponenti della maggioranza e del governo che cercano di sminuire la drammaticità del momento.
Ed è ancora più ridicolo l’inseguire il favore di Trump da parte della Meloni. E’ il momento di tutelare sul serio gli interessi nazionali, facendosi promotori di una risposta determinata e coesa a livello europeo.
Oggi si difende l’industria italiana se si è protagonisti a livello europeo e non accondiscendenti con un’amministrazione americana che colpisce gli interessi italiani.
Così Vinicio Peluffo, capogruppo Pd in commissione Attività produttive della Camera.
“C’è un limite al ridicolo. Ci saremmo aspettati di tutto, tranne che la Presidente del Consiglio si recasse al congresso di un partito di opposizione per attaccare, non solo le opposizioni, ma anche la segretaria del PD, Elly Schlein. Un episodio che evidenzia la totale assenza di visione politica e che punta solo spostare l’attenzione dalle profonde divisioni della maggioranza e che ignora le sfide urgenti che l'Italia deve affrontare nel contesto internazionale. Invece di usare questa occasione per chiarire la posizione del governo italiano sulla politica estera e sulla gestione dei dazi, Meloni continua a eludere il dibattito e a ignorare i segnali di allarme lanciati dal mondo industriale, che denuncia i pericoli legati ai dazi. Queste scelte potrebbero avere effetti devastanti su settori vitali dell’economia italiana, compromettendo l’occupazione e l’export, in particolare per il Made in Italy.
Ma su questo Meloni tace", ha dichiarato Ubaldo Pagano, capogruppo democratico nella Commissione Bilancio della Camera.
"A proposito di dazi, è paradossale che la paladina dell’interesse della nazione si allei con chi vuole bastonare l’export italiano. Il vero infantilismo è negare la realtà, l’Italia con questa posizione è nella terra di nessuno tra UE e USA". Lo scrive su X il deputato Enzo Amendola, capogruppo Pd in commissione Esteri.
"Glielo abbiamo chiesto in aula, da che parte stesse tra gli Usa e l’Ue. E la premier Meloni ha risposto che stava dalla parte dell'Italia. Oggi sul Financial Times svela il suo vero volto di subalterna a Trump e Vance. Non era infantile chiederglielo: era in imbarazzo lei a rispondere.
Dire che ha ragione Vance nei suoi giudizi sprezzanti sull'Europa significa andare contro gli interessi dell'Italia la cui forza è proprio stare nell’Ue.
Meloni davvero pensa che l'Europa sia parassita degli Usa? Cosa vuole fare? Trasformarci in una colonia di Trump? Subire i dazi senza rispondere mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro e interi settori produttivi italiani? È questo il suo patriottismo?". Lo dichiara Laura Boldrini deputata PD e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“Mentre la Commissione Europea si prepara a reagire contro i dazi imposti da Trump, la presidente del Consiglio italiano invita alla calma e frena ogni iniziativa di difesa dell’economia europea. Giorgia Meloni sembra prigioniera di una sindrome di Stoccolma politica, incapace di distinguere tra chi attacca e chi si difende.
È grave che di fronte a una minaccia concreta per le nostre imprese, il governo italiano scelga l'immobilismo, mettendo a rischio interi settori del Made in Italy, proprio quelli di cui si vanta ogni giorno. Gli imprenditori che esportano all'estero sanno bene che non reagire significa subire danni pesantissimi.
Noi siamo molto preoccupati: serve un'Europa forte e compatta per difendere il nostro tessuto economico. La strategia dell’immobilismo non è un'opzione” così una nota del capogruppo democratico nella commissione Bilancio della Camera, Ubaldo Pagano.
"Tutti le chiedevano da giorni di scegliere tra Europa e Trump e finalmente Giorgia Meloni ha scelto, gettando la maschera. Nell'intervista al Financial Times la premier ha detto di essere 'd'accordo con J. D. Vance': il vicepresidente Usa che ha dato degli 'scrocconi' agli europei, che ha cercato di bullizzare Zelensky nella stanza Ovale, che visita la Groenlandia oggetto delle esplicite mire trumpiane, che insieme a Trump impone pesantissimi dazi alle nostre aziende. Giorgia Meloni dice di essere 'patriota', adesso abbiamo capito per quale patria tifa". Lo scrive sui social la vicepresidente dei deputati Pd Simona Bonafè.
L’atteggiamento di Meloni non è all’altezza della gravità della situazione innescata da Trump e rivendicare, come ha fatto in Parlamento, l’equidistanza tra il presidente Usa e l’Europa attesta che la presidente del consiglio ha più a cuore il rapporto con l’alleato sovranista rispetto agli interessi del paese. Sui dazi finora non abbiamo ascoltato nessuna presa significativa di distanza, forse preoccupata di non rompere definitivamente con Salvini e la Lega. L’Italia della destra guarda con fastidio a una Unione europea forte e unita. Cosa che è invece la premessa, come indicano anche le forze produttive del Paese. La sottovalutazione è la conseguenza di un atteggiamento arrendevole nei confronti di Trump e delle sue politiche sovraniste e separatiste. A Trump interessa governare gli equilibri mondiali per affermare i grandi interessi. Sta succedendo anche nei conflitti in atto, in Ucraina e a Gaza. L’idea predominante non è la pace duratura ma come con altri oligarchi ci si divide i bottini di guerra”.
Così Stefano Vaccari, segretario di Presidenza della Camera e capogruppo Pd in commissione Agricoltura, intervistato dal quotidiano “il manifesto”.