Il Governo ha paura delle critiche e comprime la libertà di rappresentanza
“La maggioranza di centrodestra, dopo mesi di stop nelle commissioni, approva il DL sicurezza che interviene pesantemente su materie sensibili, con norme pericolose per l’impatto che possono determinare nel nostro ordinamento giuridico, anche per le limitazioni che possono esplicare su talune libertà fondamentali, nel campo del diritto penale, del diritto dell’immigrazione e del diritto penitenziario.”
Con questa norma il centrodestra illude i cittadini che aumenterà la sicurezza grazie all’aumento delle pene di alcuni reati con aggravanti le più fantasiose e inapplicabili come quella per i reati effettuati nelle “vicinanze” delle stazioni, come fosse meno grave di un reato compiuto in un parco, che non avrà nessun effetto come non lo ha avuto l’aggravante dei reati nei confronti dei medici e dei sanitari di un anno fa, come dimostrano le cronache di questi giorni o quelle dei reati compiuti dai minori con l’effetto Caivano.
In realtà è solo un grande bluff, con la volontà di creare una illusione ottica, di minacciare pene più gravi inapplicabili e quindi inefficaci, per far passare invece le vere norme liberticide: quelle che impediscono le manifestazioni, che trasformano i blocchi stradali in reati penali, (pensate alle manifestazioni dei trattori in Lombardia o quelle dei pastori sardi sul prezzo del latte), che spingono verso le manifestazioni violente nelle carceri, rendendola uguale alla non violenza e rendono possibile l’incarcerazione di mamme con bambini.
Si è deciso infatti di fare una norma ad hoc per una situazione che riguarda una decina di detenute madri con figli minori di un anno o incinte, per stabilire che non è più obbligatorio bensì facoltativo, il rinvio dell’esecuzione della pena (art. 15), violando così il bene superiore del minore e il suo diritto a nascere e vivere fuori dal carcere.
Per non parlare della distruzione della filiera della Canapa indiana che sarà, per i suoi utilizzi industriali e farmaceutici, importata dai paesi della Ue, nel furore ideologico del tutto sconnesso dalla realtà: aziende che producevano materie prime senza thc trasformate in produttori di sostanze da dipendenza.
Insomma è il decreto manifesto (per noi incostituzionale) di un governo che teme il dissenso e comprime la libertà di critica e di rappresentanza.” Così il deputato sardo del PD Silvio Lai.
“L’approvazione della Camera dell’ordine del giorno che impegna il governo a rafforzare il sistema della probation minorile e delle misure alternative al carcere, potenziando gli Uffici di servizio sociale per minorenni, i Centri di prima accoglienza, le case e i centri di Comunità, i centri diurni polifunzionali, è certamente una buona notizia. Soprattutto perché favorisce l’ottimale svolgimento delle attività trattamentali, formative e rieducative dei detenuti. Purtroppo, però, ‘una rondine non fa primavera’. Anzi. Resta infatti il nostro giudizio fortemente critico sull’intero impianto del Decreto Carcere, e più in generale sulla deriva securitaria che è stata la linea guida dell’intera attività di governo dell’esecutivo Meloni in materia di giustizia. Un indirizzo che trova nel Decreto Caivano il suo massimo fallimento. Si tratta di scelte che, come testimoniano i report dell’Associazione Antigone, non danno risposte al disagio giovanile ma provocano solo un pericoloso aumento della popolazione carceraria minorile”.
Così la deputata democratica della commissione Giustizia e della commissione per l’Infanzia e l’adolescenza, Michela Di Biase.
Proprio mentre discutiamo in aula il DDL Nordio, un provvedimento chiamato dalla maggioranza “riforma della giustizia”, anche se si tratta di un intervento residuale e a costo zero, il dramma del sovraffollamento carcerario preme con la sua urgenza anche nella nostra città, Treviso.
Oggi l’Istituto Penitenziario per minori di Treviso finisce nel mirino della stampa nazionale per l’estrema situazione di sovraffollamento: a giorni i ragazzi detenuti saranno 26, in una struttura che è attrezzata per 12 persone.
Sono stata qualche mese fa, insieme al segretario regionale del PD Andrea Martella, in ispezione dentro al minorile di Treviso, e abbiamo potuto constatare con i nostri occhi la situazione denunciata: i detenuti dormono in 4 o 5 in celle con 2 o 3 posti letto, usano servizi sporchi, nella completa assenza di privacy, facendo la doccia nella turca in cui fanno i bisogni, soffrono il caldo in cella, in una situazione per cui il sovraffollamento compromette anche la qualità delle attività educative e ricreative e rende molto più difficile il lavoro della direzione e del personale penitenziario, che, nello sforzo quotidiano che va loro riconosciuto, denunciano un grande tema di carenza di organico.
Il problema non risiede evidentemente nel caso isolato dell’istituto minorile trevigiano: è palese come la situazione sia un effetto del decreto Caivano.
il VII Rapporto di Antigone sulla giustizia minorile e gli Istituti penali per minorenni ci dice che, all’inizio del 2024 erano circa 500 i detenuti nelle carceri minorili italiane: da oltre dieci anni che non si raggiungeva una simile cifra, e che gli ingressi negli IPM, Istituti penali minorili, sono in netto aumento; se sono stati 835 nel 2021, ne abbiamo avuti 1.143 nel 2023, la cifra più alta almeno negli ultimi quindici anni; inoltre i ragazzi in IPM in misura cautelare erano 340 nel gennaio 2024, mentre erano 243 un anno prima.
Gli istituti minorili diventano così, grazie al Governo, una vera e propria bomba sociale, che fa male innanzitutto ai ragazzi e al fine rieducativo che a maggior ragione negli istituti minorili dovrebbe essere la prima priorità.
La strategia securitaria della destra al Governo sta fallendo davanti ai nostri occhi.
“Non è questa la strada per una vera riforma della Giustizia e del sistema penale. Proponete un nuovo reato a settimana, avete superato ogni record in questo delirio panpenalista, e continuate ad ignorare i problemi che si ripetono ciclicamente nei penitenziari. Approvate nuovi reati senza interrogarvi sulla finalità della pena e con il Decreto Caivano il governo ha smantellato la giustizia minorile, inasprendo le pene e smantellando le pene alternative, e abbandonando a sé stessi i detenuti con disagio neuro psichiatrico. Nordio aveva annunciato un fantomatico Piano carceri, ma sembra aver fatto la fine del Piano Mattei. Con 50mila posti disponibili abbiamo oltre 60mila persone recluse, con un tasso di crescita del 120%. Dall’inizio dell’anno nelle carceri italiane si sono già registrati quattro suicidi. La situazione è drammatica. Per costruire un nuovo carcere servono 25 milioni di euro e tra i 5 e 10 anni di tempo e servirebbero 44 nuovi istituti. Ma allora di cosa parliamo? La detenzione in carcere, oggi, a queste condizioni, rischia di perdere la sua funzione rieducativa. Rischia di perdere umanità. Non possiamo continuare a girarci dall’altra parte”.
Così la deputata dem della commissione Giustizia, Michela Di Biase, intervenendo in Aula dopo le comunicazioni del Guardasigilli Carlo Nordio sullo stato della Giustizia.
“Il lavoro parlamentare - ha aggiunto - si è ridotto a qualche legge correttiva e ad una serie di proposte preoccupanti come il Ddl in discussione al Senato o come le scelte sulla prescrizione che rischiano al Paese di far perdere una parte delle risorse assegnate con il Pnrr. Si è scelta la direzione sbagliata. Si pensi all’abolizione dell’abuso d’ufficio, che rischia di aprire un nuovo conflitto tra il nostro Paese e l’Ue, o alle drammatiche scelte operate dal governo nella Finanziaria con tagli da un miliardo di euro sul triennio. C’è bisogno di attivarsi subito - ha concluso - poiché sul carcere è calato il silenzio e ci troviamo in una fase di trionfo del populismo penale”.
“I tragici fatti di Caivano hanno scosso le coscienze del Paese intero. La violenza perpetrata da un gruppo di ragazzi, la gran parte minori, ai danni di due bambine di 10 e 12 anni ci ha lasciati sgomenti, senza parole. Dobbiamo però constatare, con amarezza, che avete reagito costruendo un decreto sbilanciato, che richiama alla sicurezza, al carcere e alla repressione, omettendo colpevolmente di formulare una proposta in termini di riabilitazione e reinserimento sociale. Soprattutto, lo avete fatto replicando ancora una volta lo schema che già abbiamo visto troppe volte in questo primo anno di legislatura: questo è il 46esimo decreto legge approvato. Soffocate il confronto parlamentare, utilizzate impropriamente lo strumento della decretazione d’urgenza. Avete messo a segno il peggiore record nella storia della nostra Repubblica. L’annullamento del confronto democratico!”.
Lo ha detto la deputata democratica delle commissioni Giustizia e Infanzia e adolescenza, Michela Di Biase, intervenendo in Aula per annunciare il voto contrario del Gruppo al Dl Caivano.
“Questa legge - ha aggiunto - contrariamente a quanto recita nel titolo, si occupa solo della criminalità giovanile, senza tenere in considerazione ciò che serve sul fronte della povertà educativa e sul disagio dei più giovani. Aumentate la possibilità per i minori di custodia cautelare in carcere. Estendete la misura dell’ammonimento anche ai minori di 14 anni. Con i vostri emendamenti avete addirittura peggiorato il testo, riducendo il perimetro di applicazione dello strumento più efficace per recuperare i minori, ossia la messa alla prova. Avete invece colpevolmente bocciato tutti i nostri: risorse per la rigenerazione urbana delle periferie; investimenti sullo sport e sul servizio di assistenza psicologica nelle scuole; per colmare fenomeni di vulnerabilità sociale e ridurre l’abbandono scolastico. Volevamo si cambiasse paradigma, che oltre alla repressione ci si occupasse anche della cura. E’ da un anno - ha concluso - che per inseguire la logica della comunicazione rispondete con provvedimenti spot alle emergenze. Decreto Ong, decreto Rave, Cutro ed oggi Caivano la dicono lunga: in ognuna di queste leggi, per dirla con le parole del costituzionalista Staiano, alcuni capisaldi della civiltà giuridica in campo penale, presenti in Costituzione, sono stati spinti fuori dall’orizzonte”.
Dichiarazione di Marco Lacarra, deputato Pd
“Questo provvedimento non arriva lì dove dovrebbe arrivare: a colpire la povertà sociale, educativa, culturale ed economica, che è poi la vera radice del disagio giovanile. Non riesce a combattere il sentimento di solitudine e disperazione in cui tanti, tantissimi ragazzi, si sentono persi nelle nostre periferie. Ribadisce il rifiuto delle istituzioni ad essere presenti in certi territori, tra certe comunità. Caivano ha aperto una ferita che questo governo e questa maggioranza si sono ben guardati dal rimarginare. E allora quella ferita tornerà presto, e purtroppo, a sanguinare.” Così il deputato Pd Marco Lacarra, motivando il no alla fiducia al decreto Caivano a nome del suo gruppo.
“La delinquenza e la microcriminalità, l’abbandono scolastico, l’uso e l’abuso di alcool e sostanze stupefacenti, i fenomeni di autolesionismo, i suicidi - ha proseguito Lacarra- sono tutti sintomi sempre più evidenti di un male molto più profondo. Ecco, davanti a queste domande, davanti a tutti questi temi, questo ennesimo decreto-legge non dà alcuna risposta.” Per l’esponente Pd “ancora una volta lo Stato sarà, per i cittadini di Caivano e di tutte le altre Caivano d’Italia, uno Stato-Autorità, polizia, giudice e carceriere.
Perché ancora una volta lo Stato ha rinunciato ad essere scuola, assistenza sociale, aiuto familiare. Ha rinunciato ad essere lavoro, ad essere cultura, ad essere sport. Lo Stato ha rinunciato ad essere sostegno. Ad essere cioè presente come opportunità e non solo come tutore dell’ordine e della legge, come pure - ovviamente - deve essere. Ha rinunciato ad essere una alternativa vera alla Camorra, alla Ndrangheta, alla Mafia. Ad essere la strada dritta tra le tante storte che esistono. E sono queste le ragioni per le quali il Partito Democratico voterà contro la fiducia e contro questo decreto”.
“Il Decreto Caivano è l’ennesima occasione persa di una destra che riesce a fare solo propaganda sull’onda emotiva dell’opinione pubblica ma che rimane incapace di affrontare i problemi con l’obiettivo di risolverli. Qui è in gioco il futuro di moltissimi giovani, che provengono da situazioni e contesti difficili, che hanno quindi bisogno di un’alternativa ma che ricevono dal governo soltanto repressione. L’ordine pubblico è fondamentale ma senza progetti credibili di prevenzione e rieducazione lo Stato finisce per consegnare i ragazzi alla criminalità, nascondendo un problema che finirà per riproporsi ciclicamente. Nel decreto non ci sono infatti risorse per politiche del lavoro, per la cultura, per l’inclusione, per i presidi educativi, per i servizi sociali, per la rigenerazione urbana. Ci sono soltanto norme repressive, in palese contrasto con la nostra Costituzione, che precludono il futuro ad intere generazioni”. Così Simona Bonafè, vice presidente vicaria dei deputati Pd, intervenendo oggi in Aula nella discussione generale sul Decreto Caivano.
"Vedo inoltre che vi volete liberare del ministro Nordio, diteci se volete farlo diventare giudice della Corte costituzionale o se volete mandarlo in qualche Authority. Diteci se iniziate a considerare che l’attività sin qui svolta dal ministro non è all’altezza della storia e dei provvedimenti necessari". Lo ha detto la responsabile Giustizia del Pd Debora Serracchiani, nel suo intervento alla Camera durante la discussione delle pregiudiziali al Dl Caivano. Sul provvedimento, la parlamentare dem ha spiegato che "non solo salta la centralità del Parlamento, non solo avete deciso con decretazione d'urgenza senza nessuna condivisione parlamentare su temi così delicati come quelli della giustizia minorile, ma non mettete un euro sulla prevenzione, non un euro sull'educazione, né sull'istruzione ma c'è tanta, tanta repressione".
“Con il Dl Caivano il governo di centrodestra pensa di risolvere, alla sua maniera, una questione complessa che meriterebbe ben altro approccio. E invece in particolare per contrastare il degrado, il disagio giovanile e la criminalità che vede coinvolti anche minori, l’unica soluzione proposta è la repressione. Bisogna intervenire, invece, con il rafforzamento degli strumenti per la cura dei profili educativi dei giovani, ampliando e potenziando le politiche sociali. Intensificando e rendendo più efficace la lotta alla dispersione scolastica. Non bastano le retate e le dimostrazioni di forza a beneficio delle telecamere, un solo giorno”. Lo ha detto Anthony Barbagallo, capogruppo PD in commissione Trasporti, intervenendo durante i lavori della commissione di oggi in cui si e' discusso il Dl Caivano.
“Ben venga l’inasprimento delle pene contro la pirateria informatica e le limitazioni ai siti porno per i minori ma - aggiunge – siamo sempre lì: se a tutto ciò non si affiancano politiche di sostegno alle famiglie disagiate, se non si incrementano gli organici del corpo insegnante, se non si garantisce il tempo pieno facendo in modo che la scuola possa effettivamente essere un luogo aggregante e possa svolgere appieno il proprio ruolo, è chiaro che stiamo discutendo di un progetto vuoto che parla alla pancia della gente, ma che non affronta la questione con l’intento di risolverla”.
Investire in più cultura, più scuola, più assistenti sociali
“La politica deve dare un segnale forte sia dal punto di vista della sicurezza ma anche della cultura, quindi investire in educazione ed istruzione in maniera forte come per esempio nel caso di Caivano.
Attenzione ad immaginare che basti solo la repressione perché sarebbe un errore molto grave da parte del Governo. C’è bisogno di fare investimenti tanto la sicurezza quanto sull’istruzione. Molti più assistenti sociali molti più insegnanti insieme controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine. Dobbiamo cambiare questo territorio e dare la possibilità alle nuove generazioni di farlo in modo che non succedano più fatti gravi come quello di Caivano”. Lo ha detto Stefano Graziano, capogruppo PD in commissione difesa di Montecitorio ai microfoni di Radio Rai Uno.
“Così com’è il Dl Caivano è ancora troppo fumoso e demagogico; c’è bisogno di investire in tanti settori importanti e non solo la sicurezza. Quindi cultura, sociale, combattere il degrado. Solo così si migliorerà il territorio”, ha aggiunto Graziano.
“Il contrasto alla violenza giovanile dovrebbe passare per un investimento su educazione e formazione: il decreto ‘Caivano’ invece mette i giovani nelle mani dei questori”. Così la deputata del Partito Democratico Michela Di Biase, componente della commissione Giustizia, commentando le misure contenute nel decreto del governo Meloni. “Arresti facili, daspo, fino alla decisione di incarcerare i genitori: il decreto legge Caivano è la “summa” di una strategia repressiva che non guarda ai veri fattori scatenanti il disagio e la criminalità giovanile”.
“Non si tratta di un intervento legislativo strutturale – sottolinea la deputata Pd - ma di misure spot schiacciate nella direzione securitaria, che servono a costruire slogan ma non risolvono le fragilità alla base di questi fatti. E’ necessario invece rovesciare la prospettiva: la pena non è un deterrente a non commettere nuovi reati. Mettere mano al sistema penale richiederebbe come primo passo la differenziazione delle pene per i minori. Aggiungo, serve un investimento sull’educazione, sul contrasto al disagio giovanile, sull’inclusione sociale. Sono necessari investimenti sociali e culturali nelle periferie urbane. Serve – conclude Di Biase - la lotta alla dispersione scolastica, non attraverso l’arresto dei genitori ma con investimenti sulle scuole e sull’insegnamento”.