Per colpire magistratura governo mette a rischio anche Pnrr
“L'emendamento approvato ieri sera in Commissione, che trasferisce alle Corti d'Appello la competenza sulla convalida dei trattenimenti dei migranti, rappresenta una decisione irragionevole e potenzialmente punitiva nei confronti della magistratura. Come rilevato dal presidente della Corte d'Appello di Milano, Giuseppe Ondei, questa scelta rischia di paralizzare centinaia di cause civili all'anno, aggravando ulteriormente i tempi di decisione senza alcun rafforzamento di risorse o organici. Attribuire ulteriori carichi di lavoro a corti già in sofferenza strutturale mina gli obiettivi di efficienza del sistema giustizia previsti dal PNRR e rischia di compromettere l'intero piano di riforma. Se l’obiettivo fosse quello di migliorare il funzionamento della giustizia, il risultato appare ben lontano. Al contrario, questa decisione sembra dettata da una volontà di rivalsa verso i giudici che hanno preso decisioni non gradite al governo. Chiediamo al Ministro della Giustizia di fornire immediatamente una relazione tecnica per spiegare la ratio di questo intervento e fugare il ragionevole dubbio che sia ispirato da un intento punitivo piuttosto che da una logica di efficienza e giustizia”. Così in una nota la responsabile giustizia del Pd, la deputata democratica, Debora Serracchiani.
Il Partito Democratico ha cercato di contrastare fino a tarda serata in Commissione Affari Costituzionali l’emendamento del governo che inserisce l’originario decreto paesi sicuri incardinato inizialmente al Senato, nel decreto flussi in fase di conversione alla Camera. Ancora una volta, la maggioranza, piegandosi alla Lega, chiude ogni spazio di confronto, perseguendo una crociata ideologica contro migranti, Ong e magistratura". Lo affermano i deputati del Partito Democratico in prima Commissione, che hanno criticato l’emendamento sia nel metodo che nel merito.
"Nel metodo – sottolineano– ci troviamo di fronte a un quadro schizofrenico, con decreti che vengono approvati, incardinati e poi trasformati in emendamenti, comprimendo i tempi di discussione e riducendo la possibilità di analizzarli adeguatamente, come hanno denunciato numerosi costituzionalisti. Ma ciò che più colpisce è il merito: la lista dei cosiddetti ‘Paesi sicuri’ è opaca, manca di trasparenza e ignora le evidenti violazioni dei diritti umani, minando le tutele che un Paese civile dovrebbe garantire".
"Questo è un provvedimento inefficace che non risolve nulla nella gestione dei flussi e serve solo a difendere inutilmente il progetto Albania, che sta sprecando le risorse dello Stato e su cui il Governo ha ingaggiato un incomprensibile braccio di ferro con la magistratura”.
"Il Partito Democratico – concludono– non si arrenderà e continuerà a difendere i diritti umani, proponendo politiche serie e sostenibili, contro la propaganda di chi alimenta paure e divisioni senza offrire soluzioni concrete, mentre sta generando enormi sprechi economici sui quali governo e maggioranza dovranno rendere conto", concludono
“Gli emendamenti presentati dalla relatrice di Fdi al decreto flussi sono gravissimi e, visti gli attacchi delle scorse ore, sembrano scritti su X da Musk”, così il capogruppo democratico nella commissione affari europei della camera, Piero De Luca commenta gli emendamenti presentati dalla deputata di Fdi Sarà Kelany e sottolinea come “mentre il governo decide di costituirsi in sede europea presso la Corte di giustizia per cercare di difendere la compatibilità con le norme europee dell'accordo Italia-Albania il partito della presidente Meloni interviene a gamba tesa sull’organizzazione della giustizia interna per esautorare di fatto i tribunali immigrazione dalle decisioni sulle convalide dei trattenimenti dei migranti”.
“L'ennesimo attacco della maggioranza alla magistratura e ai migranti ha un numero preciso, è il 16.4. E cioè il numero di uno dei dieci emendamenti presentati ieri sera al DL Flussi con cui il Governo vuole togliere alle sezioni specializzate in immigrazione dei Tribunali il compito di decidere sulla convalida dei trattenimenti dei richiedenti asilo disposti dai Questori, per passarlo alle Corti d’Appello. Un modo per vendicarsi nei confronti di chi non ha piegato la testa di fronte alle forzature volute della Presidente del Consiglio sui fallimentari Centri in Albania. Per farlo viene tolta la competenza a chi è più competente in materia. Una vera e propria assurdità. Che, tra l'altro, non farà che ingolfare ulteriormente le Corti d'Appello. Ma a quanto pare al limite non c'è mai fine. Perchè con questi emendamenti la maggioranza riesce anche a togliere il diritto all'accoglienza a molti migranti, copre con il segreto la fornitura di motovedette ad altre nazioni, rende ancora più facile la confisca delle Navi ONG che salvano le vite in mare e rende possibile l'espulsione di un migrante anche se è in attesa dell'esito del ricorso fatto davanti a un giudice. Tutte norme assurde, sia dal punto di vista umanitario che da quello del rispetto del diritto europeo e della Costituzione italiana”. Così in una nota il responsabile nazionale sicurezza del Pd, il deputato democratico, Matteo Mauri.
“Il governo Meloni, sul caso migranti in Albania, è alla deriva totale. E il ministro dell’Interno Piantedosi, per altro ex prefetto, è il suo Schettino! Ancora una volta lo stratagemma dei decreti legge per forzare la mano, come si è tentato di fare con il dl “Paesi sicuri” si schianta contro la legge e le norme, anche internazionali. Stavolta infatti – proprio mentre si sprecano soldi e risorse per i centri in Albania, ancora vuoti – è il tribunale di Catania che non ha convalidato il fermo di un clandestino di nazionalità egiziana, non ritenendo quel luogo un paese sicuro secondo quanto previsto anche dalle normative europee”. Così il segretario regionale del PD Sicilia e deputato alla Camera, Anthony Barbagallo.
Nordio stravolge princìpi fondanti dell'UE. Pensa ad Italexit?
“In attesa di leggere approfonditamente nel merito il testo del Decreto Legge approvato dal Governo ci permettiamo di ricordare al Ministro Nordio due concetti basilari e persino banali della nostra appartenenza all'UE, che però nella conferenza stampa di ieri sono stati clamorosamente stravolti e calpestati. Primo, un decreto legge è soggetto al pieno rispetto del diritto UE e delle pronunce della Corte di giustizia proprio come un decreto ministeriale. Secondo, i giudici nazionali sono tenuti a disapplicare non solo i decreti ministeriali ma anche e soprattutto le norme di legge se incompatibili con la disciplina europea. È un principio fondamentale del primato e dell'effetto diretto del diritto UE già affermato da decenni di giurisprudenza della Corte di giustizia, accolta anche dalla Corte costituzionale. È grave solo pensare che cambiando la fonte normativa nazionale sui Paesi sicuri cambi la natura degli obblighi europei per gli Stati membri e per i giudici. A meno che non pensi ad un'Italexit, il Governo non può derogare a questi princìpi e, se ne faccia una ragione, deve rispettare norme, regole e diritti europei” così in una nota il capogruppo democratico nella commissione politiche europee della Camera, Piero De Luca.
Tajani attacca il Presidente Sanchez sulle politiche migratorie senza avere argomenti.
Sanchez ha giustamente criticato la norma anti-Sim del ddl sicurezza. Cioè quella che impedisce agli stranieri a cui è stato rifiutata la protezione internazionale in Italia di poter acquistare una sim. Compresi quelli che non possono essere rimpatriati. Gli argomenti che usa il Presidente spagnolo sono umanitari e razionali.
Ma evidentemente lo slancio umanitario e la razionalità non sono i punti forti del Ministro Tajani. Che infatti - dal lontano Brasile - risponde al Premier spagnolo senza entrare nel merito ma usando il solito disco rotto della propaganda. Che si vanta di aver ridotto gli arrivi, che erano quasi raddoppiati nel loro primo anno di governo.
Invitiamo il Segretario di Forza Italia a riflettere sul fatto che c'è poco da vantarsi di leggi che fanno crescere in prigione i bambini, che mettono i minori stranieri in situazioni di promiscuità nei centri di accoglienza per adulti, che tolgono forme di protezione ai migranti o che limitano le libertà di espressione del dissenso.
Ma ci rendiamo conto che sarà stato richiamato al dovere da qualcuno. Come quando era stato costretto a venire in Aula alla Camera a illustrare l'accordo con l'Albania per i centri immigrazione, di cui sapeva poco e che era stato stretto dalla Presidente Meloni senza nemmeno avvisarlo.
La propaganda e la demagogia sono le caratteristiche principali di questo Governo. Che provano a esportare nel mondo sulla pelle dell'Italia.
Così in una nota l’on. Matteo Mauri, responsabile nazionale sicurezza del Pd.
“Non ci sorprende più la volontà del governo di negare la discussione politica in merito ad uno strumento fondamentale per la lotta contro la povertà come è il salario minimo. Il governo preferisce la lotta ai poveri, perché pensa che la povertà sia una colpa”. Lo dichiara il deputato dem Emiliano Fossi, intervenendo in Aula durante la discussione del ddl Lavoro.
“Così – continua il parlamentare - ci si scaglia contro le donne, i giovani e gli stranieri: per voi le donne non devono lavorare o svolgere solo lavori umili, i ragazzi è bene che stiano a casa per etichettarli 'fannulloni' e i migranti dovrebbero rimanere nel loro paese”. “Il Pd continuerà la sua battaglia di civiltà per il salario minimo qui in Aula e nelle piazze”, conclude Fossi.
"Ci opporremo con forza a questa ennesima norma del ddl sicurezza che comprime le libertà e attacca i diritti dei migranti” Così in una nota la capogruppo del Pd nella commissione affari costituzionali della Camera, Simona Bonafè che sottolinea come la “norma anti migranti sia stata approvata nel blitz notturno prima della pausa estiva”.
“Il Decreto Sicurezza che stiamo discutendo in questi giorni alla Camera - aggiunge - è un mix di propaganda e criminalizzazione del dissenso. Se la prendono con i minori, costretti in carceri con le madri, con le donne incinte, con gli studenti che protestano, con i migranti e persino con chi coltiva cannabis light, ma non fanno nulla per la prevenzione, per le forze dell’ordine. Sicurezza sì, ma solo nel nome: nella realtà è un pericoloso pasticcio liberticida”.
"Dopo la norma che manda in carcere le donne incinte o con figli neonati, scritta espressamente per punire le donne Rom, e quella che punisce con la detenzione fino a due anni chi manifestando fa un blocco stradale adesso il governo e la maggioranza vogliono impedire ai migranti di avere una Sim telefonica per poter comunicare con amici e parenti come facciamo tutte e tutti. Perché? Qual è l'obiettivo se non vessare e colpire le persone, specialmente le più fragili?". Se lo chiede l'ex presidente della Camera e deputata del Partito Democratico, Laura Boldrini, intervistata da Today.it.
Boldrini ha parlato dell’articolo 32 del Ddl Sicurezza, che prevede che i cittadini provenienti da Stati non appartenenti all’Unione Europea debbano presentare il permesso di soggiorno per acquistare del Sim card. “È l'ennesima norma discriminatoria contenuta del Ddl sicurezza - continua la parlamentare dem - che non ha niente a che fare con la sicurezza, ma molto con il profondo disprezzo che l'ultradestra prova nei confronti dei migranti, di chi esprime dissenso e di chiunque non rientri nei loro parametri di presunta normalità”.
"Ho firmato la proposta di legge per l'uso personale della cannabis di Meglio Legale. E l'ho fatto convintamente. Non per ideologia, ma per mera, semplice logica. Vi spiego il perché in tre semplici punti. Punto primo: le mafie con la cannabis guadagnano 6 miliardi l'anno. Se la legalizziamo, gli togliamo il terreno da sotto i piedi. E in più rendiamo sicuro un prodotto utilizzato da 6 milioni di consumatori che oggi - lasciato al malaffare - spesso sicuro non è. Punto secondo: dove la cannabis è legale, si crea lavoro. Negli Stati Uniti parliamo di centinaia di migliaia di posti. Farlo qui da noi sarebbe un toccasana per l'economia. Garantirebbe lavoro, crescita e sviluppo, soldi per le persone più fragili, per la prevenzione e nella lotta all'abuso di droghe. Punto terzo: il proibizionismo ha fallito. Impiega un numero spropositato di forze dell'ordine dietro piccoli spacciatori (spesso ragazzini o migranti in mano alle mafie), ingolfa tribunali, comporta costi esosi e non ha portato miglioramento alcuno alla lotta alle droghe. Queste sono le ottime ragioni per legalizzare la cannabis. Sono valide, forti, chiare e sinceramente inoppugnabili. E ti portano alla scelta più giusta: firmare per questa legge e portarla avanti". Così in un post su facebook Marco Furfaro. deputato e responsabile iniziative politiche del Partito Democratico, annuncia la firma alla proposta di legge popolare dell'associazione Meglio Legale sull'uso personale di cannabis.
“Siamo allibiti che dopo le tragedie di Brandizzo e Firenze non vi sia ancora una risposta organica e corale da parte del governo. Solo interventi spot e nessun decreto ad hoc che tenga insieme tutti gli elementi che compromettono la sicurezza nei cantieri”. Così la vicepresidente del Pd, la deputata Chiara Gribaudo è intervenuta questa mattina nel corso dell’informativa del ministro del Lavoro sui tragici fatti di Firenze stigmatizzando il grave ritardo con cui il governo ha informato il parlamento. “Non è possibile che sia fatta una richiesta di un'informativa urgente su un tema così drammatico il 16 febbraio e sia concessa oggi, che è il 21 marzo. Su questi temi serve un'attenzione maggiore da parte del governo e un continuo coinvolgimento del Parlamento. All’indomani della tragedia di Firenze – ha sottolineato Gribaudo – ci saremmo aspettati da parte del ministro Calderone e della Presidente del Consiglio una riflessione sulle norme modificate solo un anno fa dal governo per reintrodurre i subappalti a cascata, in nome di quella velocità di regolarizzazione dei lavori che sindacalisti e ispettori presenti sul posto il giorno stesso della tragedia hanno riscontrato sui cantieri. Inoltre- ha aggiunto la democratica - non è stato detto nulla su un aspetto che non è un dettaglio e cioè che quei lavoratori non erano lavoratori qualunque, quei lavoratori erano lavoratori migranti. C'è quindi il lecito sospetto che ci troviamo di fronte all'ennesimo caso di sfruttamento e caporalato. Nel merito delle norme sul lavoro contenute nel dl Pnrr – ha aggiunto Gribaudo - serve un cambio di passo, non sono solo le opposizioni a criticare le modalità con cui è stata introdotta la cosiddetta patente a punti e a chiedere una riflessione aggiuntiva: sono tante le voci che stanno criticando il sistema introdotto che non risolvere i problemi e rischia di ingarbugliare ancora di più il sistema”.
“Non solo l’accordo è sbagliato ma per finanziarsi toglie risorse a più capitoli di bilancio, tra cui proprio quelli di un settore centrale per lo sviluppo del Paese come la ricerca. Venti milioni tagliati ad università e ricerca a partire dal biennio 2024/2025 è una cifra spropositata ”. Lo dichiara Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione Cultura di Montecitorio, la quale aggiunge: “La spesa complessiva prevista dal citato accordo Italia Albania è di 653 milioni di euro per soli 5 anni e per al massimo 3mila migranti al mese. Una spesa folle per fare le stesse cose che si fanno normalmente in Italia a costi immensamente minori. Ma ancor più una conferma della considerazione- scarsa- che il Governo del Merito nutre per i settori legati alla ricerca e al sapere”.
“Sono diversi gli aspetti problematici e di illegittimità del Ddl sul protocollo Italia-Albania che ci portano a sollevare la questione pregiudiziale di merito. A partire dalle irragionevoli discriminazioni di trattamento che si produrranno tra le persone migranti che giungeranno in Italia e quelle trasportate nei centri albanesi: sia riguardo l’accoglienza, con la previsione di una detenzione generalizzata, che riguardo le garanzie fondamentali riconosciute dalle direttive europee. Occorre precisare che l’Italia ha l’obbligo di rispettare i vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali anche nelle proprie azioni extra territoriali. Analoghe considerazioni valgono sul trattamento delle persone vulnerabili, che in nessun caso possono essere inviate nei centri in Albania, e sulle modalità di selezione di minori e donne incinte a bordo delle navi italiane”.
Così Paolo Ciani, della Presidenza del Gruppo Pd-Idp e segretario di Demos, intervenendo nell’Aula della Camera sulla questione pregiudiziale di costituzionalità del Ddl sul protocollo Italia-Albania.
“Occorre ricordare - ha aggiunto - che se i dieci Cpr su suolo italiano sono costati 52 milioni di euro in quattro anni, la trasformazione di Shengjin, e soprattutto Gjader in enclave italiane ne costerà almeno cinque volte tanto per i prossimi cinque anni. Secondo i dati riportati dalla Ragioneria generale dello Stato, infatti, il protocollo sottoscritto da Italia e Albania vale 230 milioni di euro, cui vanno aggiunti altri 75 milioni per esportare e collegare il sistema giudiziario italiano con l’Albania, fino ad un conto totale che va ben oltre i 300 milioni di euro. Va in ultimo ricordato che in Albania al momento è stato presentato ricorso alla Corte costituzionale per la violazione della Costituzione albanese circa le procedure di stipula e i contenuti del protocollo stesso. L’approvazione della legge di autorizzazione alla ratifica - ha concluso - pertanto appare del tutto inopportuna, oltreché inutile finché la Corte costituzionale albanese non si pronuncerà sul ricorso”.
“La Commissione di questa notte alla Camera sull'Accordo con l'Albania è stata l'ennesima tappa dell'operazione di propaganda di Giorgia Meloni sul tema dell'immigrazione.
In particolare un tassello della competizione tra FdI e Lega a chi si supera più a destra.
Un accordo che non regge da nessun punto di vista. E che soprattutto è utile solo al Governo albanese e che crea un danno notevole alle tasche delle italiane e degli italiani. Oltre al fatto che non avrà nessun effetto sul numero degli sbarchi e sull'integrazione di chi ha diritto ad essere accolto in Italia.
Basti pensare che è prevista una spesa di 653 milioni di euro per soli 5 anni e per al massimo 3.000 migranti al mese. Una spesa folle per fare le stesse cose che si fanno normalmente in Italia a costi immensamente minori. Cioè in sintesi un Accordo per fare cose inutili e costosissime.
È per evitare questo scempio e per denunciare il mancato rispetto di fondamentali principi umanitari che abbiamo dato battaglia in Commissione, come PD e come opposizioni unite.
La relazione del Governo e della maggioranza è stata sempre la stessa: un muro di gomma.
Hanno dato parere contrario agli emendamenti che abbiamo presentato. Compresi quelli che provavano semplicemente ad inserire nel testo della Legge i principi su cui il Viceministro Cirielli è venuto ufficialmente a dare garanzie in Commissione.
Un atteggiamento assurdo e inaccettabile per un provvedimento su cui il Governo ha voluto prevedere una procedura accelerata, che ha contribuito a strozzare la discussione in Commissione, quando siamo in attesa della sentenza della Corte costituzionale albanese che potrebbe anche annullare tutto.
La propaganda in vista delle prossime elezioni Europee e l'ansia da prestazione della Presidente Meloni sta superando ogni limite e sta producendo danni che pagherà l'Italia”. Lo dichiara Matteo Mauri, deputato Pd e vicepresidente della commissione Affari Costituzionali di Montecitorio.
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