“Ripristinare l'uso della zattera di altura per la navigazione oltre le 12 miglia e l'obbligo di dotazione dello strumento di salvataggio in tutte le imbarcazioni, garantendo standard di sicurezza elevati per salvare vite umane”: è quanto chiede il capogruppo Pd in Commissione Ambiente Marco Simiani al Ministro Matteo Salvini, con una interrogazione sottoscritta anche dai deputati Dem Andrea Casu, Valentina Ghio, Anthony Barbagallo, Ouidad Bakkali e Claudio Stefanazzi.
“Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, con proprio decreto, ha infatti modificato il Codice della Nautica rendendo più difficoltose e rischiose le procedure di emergenza e soccorso in caso di naufragio. Le imbarcazioni non dovranno infatti più dotarsi obbligatoriamente di strumenti spesso indispensabili per assicurare l’incolumità dei passeggeri. Si tratta di una scelta incomprensibile che non garantisce la sicurezza in mare e penalizza molte imprese del paese, ed in particolare della provincia di Grosseto, che da anni producono le zattere, vanto del Made in Italy per innovazione e sicurezza nautica. Chiediamo al governo di modificare questa norma assurda”: conclude Marco Simiani.
Dichiarazione di Laura Boldrini deputata PD e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo
Tagli, tagli e solo tagli. Una mannaia si sta abbattendo sulla cooperazione internazionale e sulla presenza dell’Italia nel mondo. Questo prevede la nuova legge di bilancio che abbiamo esaminato oggi in Commissione esteri. Da una parte il governo Meloni racconta di questo fantasmagorico "Piano Mattei" che dovrebbe portare investimenti in alcuni paesi africani per favorirne lo sviluppo, dall'altra è proprio con la nuova manovra che si tagliano drasticamente i finanziamenti alla Cooperazione allo sviluppo che vede decurtati i fondi di ben 32,2 milioni per il 2025 e di 34,6 miliardi sia per il 2026 sia per il 2027. Un danno enorme per le politiche di cooperazione e per la politica estera del nostro Paese.
E non è tutto. Il governo dei patrioti taglia anche i fondi per i servizi destinati agli italiani all'estero togliendo alle strutture diplomatiche ben 8,2 miliardi nel 2025, 7,2 nel 2026 e 7,3 nel 2027.
E anche il settore della internazionalizzazione e promozione del made in Italy all'estero, quindi delle imprese italiane che operano sui mercai stranieri, non gode di buona salute. I tagli previsti sono di 15,8 milioni per il 2025, 15,9 miliardi nel 2026 e 8,4 nel 2027.
L'ennesima contraddizione e l'ennesimo tradimento delle promesse di un governo inadeguato.
“La vittoria netta di Trump, che ha ottenuto per la prima volta dopo molti anni anche la maggioranza del voto popolare, ci deve interrogare. Le persone che avvertono paura e incertezza, bisogno di protezione o sicurezza si rifugiano a destra, ascoltando le sirene propagandistiche di chi soffia sul fuoco delle tensioni. Purtroppo, questo successo non rappresenta una buona notizia per l'Italia e per l'Europa: i dazi annunciati impatteranno sul made in Italy, i passi indietro annunciati sugli impegni ambientali mettono a rischio il contrasto al cambiamento climatico, l'annunciato rallentamento negli investimenti Nato rischia di lasciarci più soli a difendere la pace e la sicurezza. In questo contesto, sarà vitale rafforzare del processo di integrazione europea. È tempo che l'Europa batta un colpo, con un salto di qualità nella propria azione politica. Dobbiamo raccogliere la sfida, già emersa con la pandemia e il conflitto in Ucraina, di rafforzare le politiche comuni e rilanciare il processo di integrazione in settori strategici, per una maggiore solidarietà e competitività interna, ma anche per consolidare la forza, l'autorevolezza e l'autonomia strategica dell'UE a livello internazionale". Così Piero De Luca, capogruppo del Pd in commissione politiche europee a Montecitorio.
“Convocare subito un tavolo di crisi che coinvolga l'azienda Bystronic Automation Technology e i sindacati al fine di trovare soluzioni volte a salvaguardare i livelli occupazionali”. Lo chiedono i deputati del Partito Democratico Roggiani, Scotto, Braga, Cuperlo, Evi, Forattini, Girelli, Guerini, Mauri, Peluffo, Quartapelle, in una interrogazione rivolta al Ministro dell'Industria e del Made in Italy sulla recente chiusura dei due stabilimenti dell’azienda a San Giuliano Milanese e a Fizzonasco, che ha comportato il licenziamento di 150 lavoratori.
"Bystronic Automation Technology - proseguono i deputati firmatari dell'interrogazione - ha avviato senza preavviso una procedura di cessazione delle attività nei propri stabilimenti italiani, motivando la chiusura con una presunta riorganizzazione a livello mondiale nonostante non si tratti di un'azienda in crisi. Lo testimonia il dato recente sull’aumento delle assunzioni e sull'assenza di ammortizzatori sociali”.
I deputati PD chiedono chiarimenti al Ministro sulle “iniziative che si intendono intraprendere per affrontare questa preoccupante situazione che ha gravi ripercussioni sulle famiglie dei lavoratori coinvolti”
“Perché in tutti questi mesi l'attuale governo, a differenza del precedente, non si è mai occupato della Gkn o varato alcuna norma per disincentivare le localizzazioni selvagge? Il Ministro Urso sapeva che la proprietà, mentre gli operai reclamavano gli stipendi, ha ceduto la sede impedendo di fatto ogni possibilità di riconversione produttiva?": è quanto chiede il deputato Dem e segretario PD della Toscana Emiliano Fossi, intervenendo oggi martedì 22 ottobre, nell’Aula di Montecitorio chiedendo una informativa urgente del ministro delle Imprese e del Made in Italy sulla vertenza degli operai dell’ex Gkn di Campi Bisenzio.
“Ormai è palese che con questa destra le multinazionali siano sempre tutelate ed i diritti dei lavoratori completamente dimenticati. Le crisi industriali della Toscana aumentano giorno dopo giorno, da Beko a Jsw, senza che il governo intervenga per salvaguardare i livelli occupazionali. In questo contesto le uniche risorse e le sole iniziative legislative le sta mettendo in campo la Regione ma è chiaro a tutti che servono interventi e fondi di carattere nazionale”: conclude Emiliano Fossi.
Interrogazione Dem su ritardi e burocrazia, Ministro contestato ad Assolombarda
I deputati del Partito Democratico hanno presentato un'interrogazione al Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, riguardo al Piano Transizione 5.0, che, a causa dell’inefficienza del governo, si sta trasformando in un grande flop. L'interrogazione è firmata dal capogruppo democratico in Commissione Attività Produttive della Camera, Vinicio Peluffo, e dai dem, Paola De Micheli, Cristian Di Sanzo e Andrea Gnassi.
Nel testo, i democratici riconoscono l’importanza di un “Piano che mette a disposizione delle imprese, nel biennio 2024-2025, 12,7 miliardi di euro per sostenere la transizione del sistema produttivo verso un modello di produzione più efficiente, sostenibile e basato su fonti rinnovabili”. Tuttavia, denunciano “decreti attuativi tardivi e sbagliati e la complessità delle procedure di accesso stanno bloccando risorse molto attese e investimenti decisivi per il nostro Paese come evidenziato oggi nel corso dell’incontro con Assolombarda, dove il Ministro Urso è stato pubblicamente contestato su questo tema. La responsabilità di questo flop è tutta politica – concludono i democratici – e ricade sul Ministro Urso, a cui abbiamo chiesto oggi, per l’ennesima volta, di rendere pubblici i necessari correttivi che il governo intende mettere in campo per consentire alle imprese di accedere ai fondi e accelerare la transizione del sistema produttivo nazionale.
“Purtroppo Matteo Salvini ne ha combinata un’altra delle sue: con il nuovo decreto ministeriale pubblicato nei giorni scorsi ha modificato il Codice della nautica rendendo più pericolose e rischiose le procedure di emergenza e soccorso in caso di naufragio. Le imbarcazioni, anche navigando oltre le 12 miglia marine, non dovranno infatti più dotarsi delle zattere di altura per il salvataggio, fino ad oggi obbligatorie. Si tratta di strumenti spesso indispensabili per salvare le vite umane in pochi e concitati momenti e che sono dotate di dispositivi di allarme e di sicurezza che consentono di potere rimanere in mare aperto ed essere individuate con maggiore precisione dai soccorsi. Questa scelta incomprensibile e dalle conseguenze imprevedibili mette anche a rischio molte imprese del paese, ed in particolare della provincia di Grosseto, che da anni producono le zattere, vanto del Made in Italy per innovazione e sicurezza nautica. Questo decreto va cambiato: l’Italia è da sempre in prima linea per la sicurezza in mare e per la tutela della vita e una riduzione così drastica degli standard di sicurezza è inaccettabile. Su questa vicenda presenterò una interrogazione parlamentare”: è quanto dichiara il capogruppo Pd in Commissione Ambiente di Montecitorio Marco Simiani sui contenuti del Decreto Ministeriale sul Regolamento di modifica del codice della nautica da diporto.
“Ci siamo riuniti per un evento eccezionale: la visita del veliero più bello del mondo a Darwin, in Australia, è un simbolo di orgoglio e identità per gli italiani all'estero. Per gli italiani che vivono in Australia, la presenza dell'Amerigo Vespucci rappresenta un momento di grande significato che valorizza e celebra la nostra identità. Ho partecipato a tutte le iniziative per rappresentare gli Italiani e per accogliere e sventolare la mia bandiera con passione e soddisfazione. È stata un'opportunità per condividere la bellezza della cultura italiana con gli australiani, creando un legame più profondo tra le due nazioni. Gli italiani in Australia spesso portano con sé non solo le loro tradizioni, ma anche speranze e aspirazioni. L'Amerigo Vespucci è diventato un simbolo di avventura, scoperta e integrazione. Rappresenta il sogno di esplorare nuovi orizzonti, mantenendo vivo il legame con la propria cultura d'origine e nonostante la distanza, le nostre origini e la nostra cultura continuano a navigare con noi, ovunque andiamo. È fondamentale continuare a lavorare insieme per promuovere il Made in Italy, per valorizzare le nostre tradizioni e per garantire che le future generazioni continuino a sentirsi parte integrante della nostra ricca eredità culturale. Io continuerò a costruire ponti e a mantenere vive le nostre tradizioni e ad essere accanto alla mia comunità, gli italiani all'estero. Noi italiani abbiamo vissuto con emozione questo momento. Insieme, possiamo garantire che la nostra cultura e il nostro patrimonio rimangano forti e vibranti, ovunque ci troviamo nel mondo. Unico neo di questo viaggio bellissimo, è la mia amarezza per il fatto che il Vespucci non abbia potuto visitare le altre città dell’Australia, per questa volta, a differenza del primo tour mondiale di 20 anni fa quando visitò le città australiane di Sydney, Melbourne, Adelaide e Perth, fare altrettanto per la gioia delle nostre comunità in Australia. D’altronde la rotta allora fu diversa, la Vespucci arrivava dal sud e venne in Australia dopo aver visitato la Nuova Zelanda. Questa volta ha toccato altre città, come Tokyo e Manila che non aveva visitato la prima volta. Ma l’impegno è di portare la Vespucci per le celebrazioni dei suoi Cento Anni, nel 2031, e nel suo terzo tour mondiale, in tutte le città australiane permettendo così agli Italiani di vedere e visitare il veliero più bello del mondo, che è anche il loro. Le comunità italiane in Australia, che non hanno potuto raggiungere Darwin questa volta, meritano di poter essere salutati nelle loro città, e farò di tutto perchè questo accada”. Così Nicola Care deputato eletto all’estero, componente della commissione difesa.
“Con questo governo le multinazionali, da Stellantis a Beko solo per fare alcuni esempi significativi, possono fare quello che vogliono: bloccano la produzione, mettono lavoratori in cassa integrazione, riducono in ginocchio la filiera e penalizzano l’economia di interi territori. Per questi motivi avevamo chiesto di inasprire le norme sulle delocalizzazioni selvagge e stanziare risorse a sostegno delle cooperative di lavoratori per la riqualificazione produttiva delle imprese dismesse. Abbiamo ricevuto soltanto no, da una destra che promette a parole di tutelare il Made in Italy e le nostre imprese, ma che alla prova dei fatti è incapace di qualsiasi iniziativa concreta”: è quanto dichiara il deputato Pd Emiliano Fossi sul suo ordine del giorno al Collegato Lavoro respinto oggi, martedì 8 ottobre, dall’Aula di Montecitorio.
“Dopo 3 mesi dall'approvazione dell'Autonomia differenziata non c'è stata alcuna semplificazione ma con le richieste delle regioni targate Lega si registra una moltiplicazione e un surplus delle procedure burocratiche delle intese. In particolar modo assistiamo a un vero spacchettamento della voce politica estera-export. Alla faccia della razionalizzazione della spesa e della costituzione del ministero del Made in Italy!”. Così il deputato dem Toni Ricciardi, vicepresidente del Gruppo Pd, intervenendo in Aula nella discussione generale sulla definizione dei LEP.
“Cosa sta facendo Cassese – continua il parlamentare - sull'Autonomia differenziata? Da analista che ha recuperato il principio dei cento uomini d'acciaio di Guido Dorso lo ha trasformato nel recupero dei cento uomini di plastica del governo Meloni. Sta rispolverando la teoria di Montesquieu sui climi per definire i LEP! Allora perché non provare con l'eugenetica, Darwin, o il fardello dell'uomo delle vallate del Nord che colonizza e si fa carico dell'arretratezza del Sud?” “Sugli aspetti socio-demografici è chiaro che il governo vuole tornare alle gabbie salariali, alla giungla retributiva e far saltare i sindacati” conclude Ricciardi.
“Nonostante i proclami del governo Meloni sull'export, la realtà del settore tessile e' ben diversa con un calo significativo della produzione del comparto moda di quasi il 10% per i primi sei mesi del 2024. L'incontro con il tavolo del distretto tessile pratese ci consegna un quadro drammatico sul quale e' necessario che l'azione del governo sia piu' rapida possibile”. Cosi' dichiarano i Deputati Christian Di Sanzo e Marco Furfaro del Partito Democratico. “Da parte nostra, abbiamo manifestato pieno appoggio e ampia disponibilita' a recepire nei provvedimenti legislativi le misure che servono per aiutare il settore a Prato. Avevamo già presentato emendamenti e odg per un fondo di 10 milioni per Prato nel DL energia e nel ddl Made in Italy, proprio come fatto al tempo del governo Draghi, emendamenti e odg bocciati dalla maggioranza. In aggiunta le scarse risorse (15 milioni per la valorizzazione di filiera e 10 per la transizione verde per il 2024 per tutto il comparto a livello nazionale) approvate nel ddl Made in Italy aspettano ancora i decreti attuativi, nonostante il ddl sia stato approvato a dicembre 2023; siamo a fine 2024 e ancora non abbiamo visto un euro nel distretto - come al solito il governo approva, ma non eroga i fondi che promette. Oltre a un fondo straordinario per il distretto tessile pratese, vi sono problemi urgenti a partire dalla deroga degli F24 che e' stata esclusa dal decreto omnibus ed e' fondamentale recuperarla nel decreto concorrenza in discussione alla Camera; cosi' come la cassa integrazione in deroga attraverso la destinazione dei residui. Il distretto tessile pratese c'e' e merita la giusta visibilita' e riconoscimento a Roma, per risolvere questioni come il riconoscimento di distretto energivoro e la sua valorizzazione - per questo il nostro impegno non manchera' come in passato”.
“In questo disegno di legge non c’è nulla sulla sicurezza, ma solo aumento delle pene, propaganda e norme pericolose. Ci sono purtroppo provvedimenti liberticidi per reprimere il dissenso, come quelli sui blocchi stradali e sulla resistenza passiva non violenta; inumani, come quello sul carcere per le donne con bambini; e anche contro l’interesse nazionale, come quello contro la canapa industriale che ammazza un importante settore del Made in Italy. Questo disegno di legge non contiene l’unica scelta che sarebbe andata nella giusta direzione: quella di dare più risorse alla polizia e agli enti locali. Infatti, non solo non è previsto neanche un soldo in più per i comuni per promuovere la sicurezza urbana, ma la maggioranza ha anche bocciato tutti i nostri emendamenti per nuove e straordinarie assunzioni di personale di polizia, per il rinnovo del contratto fermo da due anni e per il pagamento degli straordinari arretrati. Invece si alzano le pene e si inventano nuovi reati, in nome di uno sfrenato e pericoloso ideologico panpenalismo. Una legge pessima per quello che c’è e per quello che manca. Uno scempio che non voteremo”.
Così il deputato democratico Matteo Mauri, responsabile Sicurezza del Pd ed ex viceministro dell’Interno, intervenendo in Aula per annunciare il voto contrario del Gruppo al Ddl Sicurezza.
“Sono soddisfatta che il sottosegretario Bitonci abbia ammesso, a differenza della maggioranza, la crisi del comparto moda, il settore trainante del Made in Italy. Siamo preoccupati soprattutto per le difficoltà che riscontrano le piccole e medie imprese in una crisi che questo governo ha evidentemente sottovalutato pensando fosse una situazione congiunturale e non strutturale”. Lo dichiara la vicepresidente del Gruppo Pd, Simona Bonafè nell'interrogazione a Bitonci sulla mancata convocazione degli Enti locali al tavolo interministeriale del settore della moda e sulle iniziative di contrasto alla crisi del comparto.
“Solo nella Regione Toscana, dove si producono i principali marchi italiani e stranieri - continua Bonafé - in media chiudono due aziende a settimana con gravissime ripercussioni sull'occupazione. Al momento ho ascoltato solo dei tanti impegni presi ma di nessuna misura concreta realizzata dal governo”. “Non si può più usare il futuro ma solo il presente a partire da una moratoria dei pagamenti contributivi ed erariali per le aziende del settore che non hanno mai ricevuto sostegni specifici” ha concluso Bonafé.
La norma contenuta nell'articolo 18 del provvedimento in esame è puramente demagogica. Con il pretesto di maggiore rigore sull'utilizzo di sostanze stupefacenti, in realtà il Governo fa tutt'altro. Vieta la produzione e commercializzazione di prodotti utilizzati in numerosi settori industriali ed agricoli. Migliaia di aziende italiane che danno lavoro a tantissime persone, giovani in particolare, saranno distrutte, messe fuori legge da una norma incomprensibile. Peraltro oltre al danno rischia di aggiungersi la beffa, perché la giurisprudenza europea ha già vietato questo tipo di normative nazionali che impediscono la vendita dei prodotti in oggetto derivanti dalla canapa realizzati da imprese europee. Potremmo trovarci di fronte al paradosso di poter avere in Italia prodotti europei ma non più quelli italiani. Altro che tutela del Made in Italy.
“Fermatevi, tornate indietro. Se non volete ascoltare noi abbiate l’accortezza di ascoltare le associazioni di settore e le organizzazioni agricole che vi chiedono di non introdurre il divieto di produzione e di commercializzazione della cannabis light che ha consentito di avviare una importante filiera economica con un fatturato annuo di oltre 500 milioni di euro e decine di migliaia di posti di lavoro, soprattutto giovani imprenditori. Chiediamo al governo stralciare la norma che ha introdotto il divieto per favorire un ulteriore approfondimento e poter valutare con le parti sociali. Rimuovete il furore ideologico che ha animato la vostra folle scelta, non potete affossare un comparto produttivo di eccellenza, parte integrante del Made in Italy. Da domani con il vostro emendamento il mercato oggi legale sarà occupato dalla malavita organizzata con ben altre finalità. Continuate a voltare le spalle agli interessi del Paese”.
Lo ha dichiarato in Aula, durante la discussione del Ddl Sicurezza, Stefano Vaccari, capogruppo Pd in Commissione Agricoltura e Segretario di Presidenza della Camera.