"Attacco inaccettabile contro il contingente UNIFIL: colpire le forze delle Nazioni Unite equivale a colpire la comunità internazionale. Ogni aggressione contro chi lavora per la pace è un'offesa al mondo intero. È necessario agire con fermezza per garantire sicurezza e responsabilità." Così il capogruppo democratico nella commissione difesa nella camera, Stefano Graziano.
"Le elettrici e gli elettori statunitensi hanno scelto Trump in maniera netta, nonostante abbia istigato alla rivolta contro le istituzioni democratiche del suo Paese e nonostante il forte impegno di Kamala Harris, subentrata nella corsa presidenziale solo a pochi mesi dal voto, mentre l'avversario preparava la sua corsa da anni.
Hanno vinto Trump e la sua narrazione feroce contro migranti, donne, persone LGBTQIA+ perché, probabilmente, dall'altra parte non ci sono state proposte, oltre che narrazione, altrettanto convincenti ma di segno diametralmente opposto. Trump ha parlato alla pancia delle persone, alle loro paure, ponendosi come l'uomo forte in grado di risolvere ogni problema come per magia.
Negli Usa, come già accaduto in diversi Paesi europei, l'ultradestra raccoglie strumentalmente il consenso dei ceti popolari e del mondo del lavoro, mentre i progressisti non appaiono più come un punto di riferimento per la tutela dei diritti sociali. Battaglie come il salario minimo, la sanità davvero accessibile per tutte e tutti, la scuola pubblica diventano quindi cruciali e ineludibili ovunque.
Ma Trump ha vinto anche per le sue posizioni sulle guerre in Ucraina e in Medio Oriente, alimentando l'illusione che lui porterà la pace. In realtà, i suoi stretti rapporti con Putin e con Netanyahu ci dicono chiaramente l’esatto contrario.
Questo risultato ci preoccupa. Ci preoccupa anche sul piano economico. Trump ha indicato l'Europa come un nemico e la sua politica sui dazi rischia di essere una catastrofe per l'economia europea che non è abbastanza coesa e forte per contrastarlo. Bisogna lavorare perché, di fronte a questo nuovo scenario, l'Ue trovi gli strumenti per rafforzarsi". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
"In tanti anni di lavoro nelle agenzie dell'Onu non mi era mai capitato di partecipare ad un'iniziativa intitolata "Salviamo l'Onu". Un'iniziativa necessaria perché mai come oggi l'Onu rischia di naufragare e è proprio in Medio Oriente che questo potrebbe accadere. Lì, dove l'esercito israeliano spara sul contingente Unifil, dove il capo del governo israeliano Netanyahu definisce l'Onu una "palude antisemita" e il suo segretario generale "persona non grata" e dove il parlamento israeliano sta per approvare un pacchetto di leggi che dichiarerà "organizzazione terroristica" l'Unrwa, la spina dorsale del sostegno di milioni di rifugiati palestinesi. Mai nessuno Stato si era spinto così oltre.
Davanti a fatti così gravi il mondo tace o balbetta, e neanche questo era mai accaduto.
In medio Oriente l'Onu rischia di morire. E questo potrebbe accadere a causa del disimpegno degli Stati che la compongono. E' un veleno che si insinua nella politica mondiale, il veleno del sovranismo che combatte tutto ciò che è multilaterale e sovranazionale. Abbattere l’Onu è la nuova crociata del sovranismo per il quale bastano le “singole nazioni” a risolvere i problemi.
Conosciamo i limiti dell'Onu i suoi problemi interni ma sappiamo anche che buona parte della sua inefficacia dipende dai governi che non vogliono cedere sovranità e che danno la precedenza agli interessi economici legati alla guerra.
Nonostante i suoi limiti, l'Onu è l'unica sede dove i popoli possono confrontarsi, dove c'è una prospettiva aperta di pace, di promozione dei diritti umani e di sviluppo sociale. Per questo è indispensabile rinnovarla e difenderla. Salviamo l'Onu immaginando un sistema migliore per non cedere alla barbarie.
Grazie alla fondazione Perugiassisi, al Centro di Ateneo per i diritti umani "Antonio Papisca" e all'Università di Padova per avere voluto questo appuntamento nel giorno in cui celebriamo la nascita della Nazioni Unite, un giorno in cui è giusto testimoniare la nostra solidarietà e rilanciare l’impegno per l’affermazione della pace". Lo ha dichiarato Laura Boldrini, deputata Pd e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo, intervenendo alla conferenza "Salviamo l'Onu" che si è svolta oggi a Roma, organizzata dalla fondazione Perugiassisi, dal Centro di Ateneo per i diritti umani "Antonio Papisca" e dall'Università di Padova.
“Abbiamo chiesto un atto concreto del governo per il riconoscimento dello Stato di Palestina come hanno fatto altri paesi europei. E nel ribadire la condanna dei crimini commessi dal governo d’Israele a Gaza e in Libano, chiediamo il blocco totale della fornitura delle armi. Bisogna andare oltre gli impegni generici della Premier Meloni” lo ha detto questa mattina Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati, intervenendo a Radio Anch’io.
“Serve una reazione molto più forte che l’Italia può garantire anche grazie alla storia di relazioni diplomatiche che ci lega al Medio Oriente – ha proseguito Braga – Chiedere il riconoscimento della Palestina significa rafforzare gli attori alternativi oggi indeboliti, come l’Autorità Nazionale Palestinese e gli organismi internazionali che agiscono nella regione, per costruire condizioni di pace messi sotto attacco da Netanyahu”.
Quanto alla nomina del Ministro Fitto nella Commissione Europea, Braga ha chiarito che “ascolteremo tutti i commissari e poi valuteremo a differenza di quanto fece la Meloni nel 2019 quando chiamò in piazza gli italiani contro la nomina di Gentiloni. Sappiamo già da oggi che con la nomina di Fitto perdiamo un portafoglio molto consistente, che priva l’Italia di investimenti comuni che del resto Meloni in Europa contrasta. Certo, Fitto non si presenta con un buon biglietto da visita perché, a differenza di quanto afferma la Premier, l’Italia non è il paese più virtuoso sui fondi del Pnrr di cui al momento risultano utilizzati solo 10 miliardi di euro su 40. E comunque non accettiamo lezioni da chi ha nella sua maggioranza forze che hanno già votato contro la Von der Layen e che si apprestano a farlo contro la Commissione” ha concluso la capogruppo del Pd.
Il prossimo Consiglio è chiamato a prendere decisioni fondamentali in un momento di grande tensione internazionale. Si occuperà anzitutto della situazione in Medio Oriente. L’attacco israeliano contro le basi Unifil è un atto inaccettabile, una grave violazione del diritto internazionale umanitario. Ciò che sta accadendo a Gaza è un massacro intollerabile che va oltre il legittimo esercizio della difesa. È ora di lavorare per un immediato cessate il fuoco, la liberazione incondizionata degli ostaggi, e il rilancio del processo di pace, sostenendo gli appelli all’embargo di armi a Israele e adoperandosi anche per il riconoscimento dello Stato di Palestina. Vi chiediamo di confermare in Consiglio gli impegni presi finora per sostenere l’Ucraina con tutte le forme di assistenza necessarie. È fondamentale però che l'Europa avvii anche uno sforzo negoziale maggiore per una soluzione diplomatica di pace, una pace giusta e sicura. Un altro tema centrale sarà la gestione dei flussi migratori. Dopo anni di slogan tra “porti chiusi” e “blocchi navali”, avete dovuto fare i conti con la realtà di un fenomeno epocale che richiede soluzioni strutturali. Se vuole fare passi avanti presidente Meloni, lavori a Bruxelles non a Tirana, le soluzioni si ottengono in Europa e con l’Europa. Il Consiglio discuterà poi di competitività e governance economica. Tanto del lavoro da fare è indicato nei report di Enrico Letta e Mario Draghi, che ringraziamo per il loro straordinario contributo. Perché noi tra le idee di Letta e Draghi o quelle di Orban e Le Pen, non abbiamo dubbi su quale scegliere per il bene dei nostri cittadini e il futuro dell’Europa. Abbiamo bisogno di più Europa, non di meno Europa Presidente per difendere gli interessi dei nostri cittadini. Questo è il percorso che vi invitiamo ad intraprendere a partire dal prossimo Consiglio.
Così il capogruppo Pd in commissione Politiche europee Piero De Luca, intervenendo in Aula sulle comunicazioni della premier Meloni in vista del Consiglio Ue.
“Chi passa i confini di uno Stato indipendente è sempre un invasore. Netanyahu, che è un leader guerrafondaio e di estrema destra, sta isolando Israele dalla Comunità Internazionale. Bisogna essere molto accorti a non trasformare la condanna a Netanyahu in una spinta antisemtita. Occorre distinguere tra questo governo e lo Stato e il popolo di Israele. Così come tra il popolo palestinese e i terroristi di Hamas”. Così il deputato Roberto Morassut, intervenuto durante la trasmissione ‘Il sabato di RaiNews’ in onda su RaiNews24.
Sparare sull’Onu è gravissimo. Per quanto in difficoltà, le organizzazioni internazionali sono luogo di incontro e di dialogo. UNIFIL è una iniziativa concreta delle nazioni per sostenere la pace. Per fermare le armi abbiamo bisogno di questo non di provocazioni. Israele si fermi, non può attaccare quei paesi di cui chiede solidarietà. Il governo italiano difenda la nostra tradizione pacifista e la nostra storia diplomatica in Medio Oriente.
Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati
"Da oggi l'appello #StopCrimesInPalestine, che ha già raggiunto le 40mila firme, esce dai confini italiani e diventa europeo - lo dichiarano i promotori Massimo Amato, storico ed economista, Laura Boldrini, deputata, e Gianni Giovannetti, giornalista.
"Grazie alla collaborazione di Change.org, che lo ospita fin dal suo lancio - annunciano -, il testo sarà oggi diffuso anche in Francia dove la società civile è molto sensibile al tema della pace e dell'autodeterminazione del popolo palestinese".
"Inviato da subito alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e della Commissione europea Ursula von der Leyen, presto l'appello sarà diffuso in altri paesi dell'Ue - dichiarano ancora i promotori - per coinvolgere sempre più persone e fare pressione presso le istituzioni europee affinché intervengano con atti concreti per fermare Netanyahu e il suo governo di ultradestra che stanno infiammando l'intero Medio Oriente" concludono.
“Come componenti Pd della commissione di vigilanza sulla rai vogliamo esprimere la nostra solidarietà alla troupe del Tg3 aggredita in Libano ed esprimere il nostro dispiacere per l’autista rimasto vittima di questo feroce attacco. La nostra solidarietà va anche a tutti i giornalisti che ogni giorno lavorano in territori difficili cercando di portare la verità delle notizie, la verità dei fatti. Non dobbiamo permettere a nessuno di calpestare la democrazia e la libertà dell’informazione”. Così in una nota i componenti PD della commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai.
"Oggi sarò in Sinagoga a Bologna per l'anniversario del 7 ottobre. Per manifestare tutta la mia solidarietà alla Comunità Ebraica. Per continuare a chiedere il rilascio degli ostaggi. Per condannare la barbarie di Hamas. Per chiedere che cessino le azioni militari e che si riaprono in Medio Oriente le prospettive di un negoziato e tornino le ragioni della Pace".
Così Andrea De Maria, deputato PD.
"Un anno dopo il feroce attacco terroristico compiuto da Hamas contro cittadine e cittadini israeliani innocenti che sconvolse il mondo intero e non solo Israele, il nostro pensiero va alle famiglie delle vittime di quel giorno e agli ostaggi ancora nelle mani di Hamas. Niente può giustificare l'uccisione di donne, bambini, persone inermi, né le violenze e le torture inflitte dai miliziani. Le immagini delle ragazze sanguinanti trascinate sui pick-up, dei feriti e dei corpi senza vita rimarranno per sempre impressi nella nostra mente. Il 7 ottobre scorso tutti abbiamo affermato il diritto di Israele a difendersi. Quello che è seguito a quella mattina ha presto acquisito però il senso della vendetta e non della difesa con conseguenze diventate devastanti per l’intero Medio Oriente. La reazione indiscriminata del governo israeliano ai danni della popolazione civile di Gaza e della Cisgiordania e l’allargamento delle azioni militari al Libano e a territori di altri paesi hanno totalmente destabilizzato l’intera regione con rischi enormi dalla portata non prevedibile. Oggi più che mai, nell’anniversario della strage commessa da Hamas, bisogna ribadire la necessità di far tacere le armi, giungere ad un cessate il fuoco, liberare gli ostaggi e mettere in atto un piano che conduca all’autodeterminazione del popolo palestinese. Solo così si potranno ottenere quelle necessarie condizioni di sicurezza per consentire a israeliani e palestinesi di vivere in una prospettiva di pace". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
Un anno fa la strage di 1200 persone uccise in poche ore da Hamas ha sconvolto il popolo israeliano e il mondo intero. Un anno dopo il ricordo si somma all’angoscia per un conflitto che ha provocato un numero inaccettabile di vittime anche nel popolo palestinese e sta dilagando in tutto il Medio Oriente. Liberare gli ostaggi, fermare l’aggressione di Gaza e in Libano, combattere i rigurgiti di antisemitismo. Israele non è Netanyahu e la Palestina non è Hamas. Per troppo tempo abbiamo lasciato al proprio destino una terra difficile sperando che l’inerzia giovasse alla convivenza. Non è stato così. Ora è il tempo della diplomazia proprio perché tutto sembra perduto. Perché la soluzione di due popoli e due stati è l’unica che può vincere e dare un futuro ai bambini israeliani e a quelli palestinesi. L’Italia deve impegnarsi di più per un protagonismo dell’Europa che sappia far valere la ragione sulle armi, lo sforzo per la pace sulla ineluttabilità della guerra.
Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati
"Vogliamo ringraziare di cuore le 30mila persone, a cui si è unito anche Patrick Zaki, che in appena una settimana hanno già sottoscritto su Change.org l'appello #StopCrimesInPalestine che va nella direzione della pace, del rispetto dei diritti e dell’umanità.
È grazie a tutti coloro che sono sensibili a quanto accade nel mondo e vogliono agire, che le cose possono cambiare". Lo dichiarano il prof. Massimo Amato, storico ed economista, Laura Boldrini, deputata ed ex Presidente della Camera dei deputati, e Gianni Giovannetti, giornalista promotori dell'appello.
"Dato il tragico evolvere della situazione in Medio Oriente - sottolineano -, abbiamo inserito nel testo una esplicita menzione agli eventi del Libano, anch’essi strettamente legati ai massacri di Gaza, all’occupazione pluridecennale della Palestina e al mancato diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione".
Già nel giorno del suo lancio, giovedì 26 settembre scorso, l'appello è stato inviato alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per chiedere di passare dalle parole ad azioni concrete: stop all'invio di armi a Netanyahu che le usa contro i civili, sanzioni per il premier israeliano e i suoi ministri e sospensione dell'accordo di associazione Ue-Israele che si basa sui diritti umani.
La pagina dell'appello viene, inoltre, costantemente aggiornata con testimonianze provenienti da Gaza per far capire come si vive in quei luoghi.
"Affinché l’attenzione sul tema rimanga alta chiediamo a tutte e tutti di aiutarci a diffondere l'appello - concludono i promotori- perché più si estende, più si rafforza e più sarà possibile raggiungere l'obbiettivo".
"Come è stato possibile mandare in onda una puntata chiaramente registrata in un momento così delicato dal punto di vista del contenuto trattato dal format? E se non intenda, altresì, accertarne le responsabilità, avendo esposto il servizio pubblico radiotelevisivo a una pessima figura e dimostrando una scarsa attenzione alla qualità dell'informazione, come contestato dal CDR." Così i componenti democratici della commissione bicamerale di vigilanza Rai, in un’interrogazione depositata oggi, chiedono al nuovo amministratore delegato della Rai, Gianpaolo Rossi, di chiarire le ragioni per cui la trasmissione condotta da Annalisa Chirico, registrata il 2 ottobre, sia stata mandata in onda nel pieno della guerra in Medio Oriente, al culmine dell'escalation tra Israele e Iran. “La messa in onda – sottolineano - ha creato confusione tra gli ascoltatori, poiché il dialogo tra la conduttrice e gli ospiti è risultato completamente decontestualizzato rispetto agli eventi attuali, disorientando coloro che avevano ascoltato le notizie del GR e gli aggiornamenti durante la trasmissione “Radio Anch’io”. Si tratta di una brutta pagina che ha giustamente suscitato proteste, non solo da parte del CDR, ma anche da ascoltatori che hanno segnalato l’accaduto".
“Il governo deve svegliarsi dal torpore e dall'inerzia di queste settimane e assumersi la responsabilità di intraprendere iniziative diplomatiche per fermare il conflitto in Medio Oriente. Solo oggi Meloni ha convocato i leader dei G7 dopo che da diversi giorni insistevamo su questa esigenza. Manca l’Europa, dall’orizzonte delle possibili azioni di pace. Siamo difronte ad azioni e reazioni senza misura e calcolo delle conseguenze: ci avviamo verso una guerra grande a cui non vogliamo rassegnarci e abbiamo il dover di condannare ogni atto che porta verso questa direzione”. Così il deputato Giuseppe Provenzano, responsabile Esteri Pd, intervenendo in replica al question time al ministro Ciriani sull'escalation del conflitto in Medio Oriente.
“Pesano le vostre omissioni di condanna sulle responsabilità del governo israeliano” continua Provenzano. “Come condanniamo i missili iraniani su Tel Aviv e i razzi lanciati da Hezbollah, con fermezza dobbiamo condannare le continue violazioni del diritto internazionale da parte di Israele, le migliaia di morti a Gaza, i bombardamenti e l’invasione di terra del Libano”. “Mancano queste parole e mancano azioni concrete, non ultima la garanzia di piena sicurezza delle nostro contingente impegnato nella missione Unifil e di tutti gli operatori umanitari che rischiano di restare soli in Libano”, conclude Provenzano.