"Oltre 500mila firme di cittadini e cittadine raccolte da diverse ONG come Medici Senza Frontiere, Emergency e Oxfam insieme agli appelli Fermatevi! e #StopCrimesInPalestine sottoposte con un'accorata lettera inviata il 25 novembre alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni per chiederle di ascoltare le voci della società civile che richiedono di fare di più per giungere alla fine del massacro a Gaza.
Ma Meloni non risponde. Non si degna di ricevere chi rappresenta queste organizzazioni e lavora sul campo, e neanche di replicare alla mail. Un muro impenetrabile di indifferenza.
Un muro davanti a quasi 45mila morti a Gaza, davanti a oltre 343 operatori e operatrici umanitari e 191 giornalisti uccisi, davanti a un processo di annessione di Gaza Nord e della Cisgiordania che sembra inarrestabile. Un muro davanti ai mandati di arresto emessi dalla Corte penale internazionale nei confronti di Netanyahu, Gallant e al leader di Hamas, Deif che non si sa se è ancora vivo. Meloni tace anche su questo mentre i suoi vice, Salvini e Tajani, fanno dichiarazioni che si contraddicono tra loro. E domani, una delegazione di 32 persone, composta da 20 colleghi parlamentari dell’intergruppo per la pace tra Israele e Palestina, europarlamentari, oltre a rappresentanti delle Associazioni che lavorano in Medio Oriente sarà proprio alla Corte penale internazionale per esprimere vicinanza e apprezzamento per il lavoro di tutela del diritto internazionale che fanno i giudici dell'Aja, attività fondamentale se non vogliamo cadere nella barbarie.
Diritto internazionale continuamente violato e messo in pericolo nell’ultimo anno dai bombardamenti indiscriminati del governo israeliano a Gaza, in Libano e in Siria e dal divieto di accesso dei convogli umanitari nella Striscia.
Di fronte a tutto ciò la presidente del consiglio non ha preso posizione, non ha espresso parole di cordoglio per le vittime né di condanna verso le atrocità commesse, proprio per non disturbare l'alleato Benjamin Netanyahu.
Qual è la posizione dell'Italia su tutto questo? Cosa intende fare il governo oltre a preoccuparsi di impedire che arrivino profughi dalla Siria?". Lo dichiara Laura Boldrini deputata PD e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
"Nella Giornata mondiale per i diritti umani, istituita nel giorno in cui nel 1948 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ho voluto citare nell'aula di Montecitorio donne e uomini che in ogni parte del mondo si sono strenuamente battuti per l’affermazione dei diritti umani e per la pace, che ai diritti umani è strettamente legata.
Da Rosa Parks a Martin Luther King, da Nelson Mandela a Vaclav Havel, dal Mahatma Gandhi a Emmeline Pankhurst leader nel Regno Unito del movimento per il voto alle donne, fino a due persone che ci tengo a citare in questi giorni nei quali in Medio Oriente scorre copioso il sangue di persone innocenti: i premi Nobel Yasser Arafat e Yztak Rabin, che hanno dimostrato coraggio, perché per fare la pace ci vuole coraggio.
Le guerre che ci circondano comprimono i diritti umani che subiscono restrizioni e violazioni. Ma questo succede anche in paesi dove non c'è la guerra, come dimostra la feroce apartheid di genere che colpisce le donne in Afghanistan. E anche nei paesi del cosiddetto Occidente, dove si diffondono le democrature, sistemi di democrazia zoppa, si infrangono quotidianamente i diritti umani, come succede alle persone LGBTQIA+ perfino in alcuni stati dell’Ue.
Dobbiamo fare di più. A partire dalla creazione di quell'autorità indipendente per la promozione e la tutela dei diritti umani che l'Italia si è impegnata a istituire nel 1993 e che ancora manca.
Come diceva Immanuel Kant, "la violazione del diritto avvenuta in un punto della terra è avvertita in tutti i punti”. Dobbiamo guardare in faccia le ingiustizie e dobbiamo saper dire “mi riguarda, ci riguarda”, senza sconti e senza doppi standard". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“La preoccupazione, Ministro, è di tutti gli italiani. Già la scorsa settimana le avevamo chiesto di riferire in Parlamento, alla Camera aspettiamo risposte alle nostra interrogazione sulla Siria. L’Italia non può restare a guardare inerte un Medio Oriente che si avvita nel caos” così sui social il responsabile nazionale Esteri del Pd, Peppe Provenzano, replica al ministro degli Esteri, Tajani.
“La tregua in Libano, per quanto fragile, rappresenta un primo spiraglio. Ma l’incendio in Medio Oriente sta tuttora divampando. Gaza è un inferno dove ci sono solo macerie, fame e morte. E anche in Cisgiordania il disegno è un’annessione di fatto. Sono stati commessi crimini di guerra e contro l’umanità, in questi mesi. E ci sono dei responsabili: Hamas per il 7 ottobre, Netanyahu per quello che è avvenuto dopo. È quanto ha stabilito anche la Corte penale internazionale, coi suoi mandati di arresto. Ma vedo nelle parole del ministro Tajani una sottile delegittimazione. E da ministro di un Paese come l’Italia non può permetterselo. La Corte si occupa di responsabilità penali, non dà, né può farlo, giudizi politici su uno Stato e un’organizzazione terroristica. Lei contesta una presunta equivalenza nel giudizio. Ma l’unica equivalenza di cui si deve occupare la Corte è quella tra le vittime innocenti, quelle israeliane del 7 ottobre, e le decine migliaia di civili palestinesi di questi mesi”. Così il deputato dem Peppe Provenzano in replica al ministro Tajani durante il question time.
“Poi c’è la politica, certo”, continua il Responsabile Esteri del Pd. “La politica su Gaza è mancata, se quei crimini sono stati commessi è anche per l’impotenza della comunità internazionale nel fermare il massacro. Oggi deve provare a fare tutto quello che è possibile fare per far cessare il fuoco, liberare gli ostaggi, salvare le vite, riaffermare la legalità internazionale. Una sola cosa non può fare, negare la giustizia. Perché questa sarebbe la più grave delle complicità”, conclude Provenzano.
"Attacco inaccettabile contro il contingente UNIFIL: colpire le forze delle Nazioni Unite equivale a colpire la comunità internazionale. Ogni aggressione contro chi lavora per la pace è un'offesa al mondo intero. È necessario agire con fermezza per garantire sicurezza e responsabilità." Così il capogruppo democratico nella commissione difesa nella camera, Stefano Graziano.
"Le elettrici e gli elettori statunitensi hanno scelto Trump in maniera netta, nonostante abbia istigato alla rivolta contro le istituzioni democratiche del suo Paese e nonostante il forte impegno di Kamala Harris, subentrata nella corsa presidenziale solo a pochi mesi dal voto, mentre l'avversario preparava la sua corsa da anni.
Hanno vinto Trump e la sua narrazione feroce contro migranti, donne, persone LGBTQIA+ perché, probabilmente, dall'altra parte non ci sono state proposte, oltre che narrazione, altrettanto convincenti ma di segno diametralmente opposto. Trump ha parlato alla pancia delle persone, alle loro paure, ponendosi come l'uomo forte in grado di risolvere ogni problema come per magia.
Negli Usa, come già accaduto in diversi Paesi europei, l'ultradestra raccoglie strumentalmente il consenso dei ceti popolari e del mondo del lavoro, mentre i progressisti non appaiono più come un punto di riferimento per la tutela dei diritti sociali. Battaglie come il salario minimo, la sanità davvero accessibile per tutte e tutti, la scuola pubblica diventano quindi cruciali e ineludibili ovunque.
Ma Trump ha vinto anche per le sue posizioni sulle guerre in Ucraina e in Medio Oriente, alimentando l'illusione che lui porterà la pace. In realtà, i suoi stretti rapporti con Putin e con Netanyahu ci dicono chiaramente l’esatto contrario.
Questo risultato ci preoccupa. Ci preoccupa anche sul piano economico. Trump ha indicato l'Europa come un nemico e la sua politica sui dazi rischia di essere una catastrofe per l'economia europea che non è abbastanza coesa e forte per contrastarlo. Bisogna lavorare perché, di fronte a questo nuovo scenario, l'Ue trovi gli strumenti per rafforzarsi". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
"In tanti anni di lavoro nelle agenzie dell'Onu non mi era mai capitato di partecipare ad un'iniziativa intitolata "Salviamo l'Onu". Un'iniziativa necessaria perché mai come oggi l'Onu rischia di naufragare e è proprio in Medio Oriente che questo potrebbe accadere. Lì, dove l'esercito israeliano spara sul contingente Unifil, dove il capo del governo israeliano Netanyahu definisce l'Onu una "palude antisemita" e il suo segretario generale "persona non grata" e dove il parlamento israeliano sta per approvare un pacchetto di leggi che dichiarerà "organizzazione terroristica" l'Unrwa, la spina dorsale del sostegno di milioni di rifugiati palestinesi. Mai nessuno Stato si era spinto così oltre.
Davanti a fatti così gravi il mondo tace o balbetta, e neanche questo era mai accaduto.
In medio Oriente l'Onu rischia di morire. E questo potrebbe accadere a causa del disimpegno degli Stati che la compongono. E' un veleno che si insinua nella politica mondiale, il veleno del sovranismo che combatte tutto ciò che è multilaterale e sovranazionale. Abbattere l’Onu è la nuova crociata del sovranismo per il quale bastano le “singole nazioni” a risolvere i problemi.
Conosciamo i limiti dell'Onu i suoi problemi interni ma sappiamo anche che buona parte della sua inefficacia dipende dai governi che non vogliono cedere sovranità e che danno la precedenza agli interessi economici legati alla guerra.
Nonostante i suoi limiti, l'Onu è l'unica sede dove i popoli possono confrontarsi, dove c'è una prospettiva aperta di pace, di promozione dei diritti umani e di sviluppo sociale. Per questo è indispensabile rinnovarla e difenderla. Salviamo l'Onu immaginando un sistema migliore per non cedere alla barbarie.
Grazie alla fondazione Perugiassisi, al Centro di Ateneo per i diritti umani "Antonio Papisca" e all'Università di Padova per avere voluto questo appuntamento nel giorno in cui celebriamo la nascita della Nazioni Unite, un giorno in cui è giusto testimoniare la nostra solidarietà e rilanciare l’impegno per l’affermazione della pace". Lo ha dichiarato Laura Boldrini, deputata Pd e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo, intervenendo alla conferenza "Salviamo l'Onu" che si è svolta oggi a Roma, organizzata dalla fondazione Perugiassisi, dal Centro di Ateneo per i diritti umani "Antonio Papisca" e dall'Università di Padova.
“Abbiamo chiesto un atto concreto del governo per il riconoscimento dello Stato di Palestina come hanno fatto altri paesi europei. E nel ribadire la condanna dei crimini commessi dal governo d’Israele a Gaza e in Libano, chiediamo il blocco totale della fornitura delle armi. Bisogna andare oltre gli impegni generici della Premier Meloni” lo ha detto questa mattina Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati, intervenendo a Radio Anch’io.
“Serve una reazione molto più forte che l’Italia può garantire anche grazie alla storia di relazioni diplomatiche che ci lega al Medio Oriente – ha proseguito Braga – Chiedere il riconoscimento della Palestina significa rafforzare gli attori alternativi oggi indeboliti, come l’Autorità Nazionale Palestinese e gli organismi internazionali che agiscono nella regione, per costruire condizioni di pace messi sotto attacco da Netanyahu”.
Quanto alla nomina del Ministro Fitto nella Commissione Europea, Braga ha chiarito che “ascolteremo tutti i commissari e poi valuteremo a differenza di quanto fece la Meloni nel 2019 quando chiamò in piazza gli italiani contro la nomina di Gentiloni. Sappiamo già da oggi che con la nomina di Fitto perdiamo un portafoglio molto consistente, che priva l’Italia di investimenti comuni che del resto Meloni in Europa contrasta. Certo, Fitto non si presenta con un buon biglietto da visita perché, a differenza di quanto afferma la Premier, l’Italia non è il paese più virtuoso sui fondi del Pnrr di cui al momento risultano utilizzati solo 10 miliardi di euro su 40. E comunque non accettiamo lezioni da chi ha nella sua maggioranza forze che hanno già votato contro la Von der Layen e che si apprestano a farlo contro la Commissione” ha concluso la capogruppo del Pd.
Il prossimo Consiglio è chiamato a prendere decisioni fondamentali in un momento di grande tensione internazionale. Si occuperà anzitutto della situazione in Medio Oriente. L’attacco israeliano contro le basi Unifil è un atto inaccettabile, una grave violazione del diritto internazionale umanitario. Ciò che sta accadendo a Gaza è un massacro intollerabile che va oltre il legittimo esercizio della difesa. È ora di lavorare per un immediato cessate il fuoco, la liberazione incondizionata degli ostaggi, e il rilancio del processo di pace, sostenendo gli appelli all’embargo di armi a Israele e adoperandosi anche per il riconoscimento dello Stato di Palestina. Vi chiediamo di confermare in Consiglio gli impegni presi finora per sostenere l’Ucraina con tutte le forme di assistenza necessarie. È fondamentale però che l'Europa avvii anche uno sforzo negoziale maggiore per una soluzione diplomatica di pace, una pace giusta e sicura. Un altro tema centrale sarà la gestione dei flussi migratori. Dopo anni di slogan tra “porti chiusi” e “blocchi navali”, avete dovuto fare i conti con la realtà di un fenomeno epocale che richiede soluzioni strutturali. Se vuole fare passi avanti presidente Meloni, lavori a Bruxelles non a Tirana, le soluzioni si ottengono in Europa e con l’Europa. Il Consiglio discuterà poi di competitività e governance economica. Tanto del lavoro da fare è indicato nei report di Enrico Letta e Mario Draghi, che ringraziamo per il loro straordinario contributo. Perché noi tra le idee di Letta e Draghi o quelle di Orban e Le Pen, non abbiamo dubbi su quale scegliere per il bene dei nostri cittadini e il futuro dell’Europa. Abbiamo bisogno di più Europa, non di meno Europa Presidente per difendere gli interessi dei nostri cittadini. Questo è il percorso che vi invitiamo ad intraprendere a partire dal prossimo Consiglio.
Così il capogruppo Pd in commissione Politiche europee Piero De Luca, intervenendo in Aula sulle comunicazioni della premier Meloni in vista del Consiglio Ue.
“Chi passa i confini di uno Stato indipendente è sempre un invasore. Netanyahu, che è un leader guerrafondaio e di estrema destra, sta isolando Israele dalla Comunità Internazionale. Bisogna essere molto accorti a non trasformare la condanna a Netanyahu in una spinta antisemtita. Occorre distinguere tra questo governo e lo Stato e il popolo di Israele. Così come tra il popolo palestinese e i terroristi di Hamas”. Così il deputato Roberto Morassut, intervenuto durante la trasmissione ‘Il sabato di RaiNews’ in onda su RaiNews24.
Sparare sull’Onu è gravissimo. Per quanto in difficoltà, le organizzazioni internazionali sono luogo di incontro e di dialogo. UNIFIL è una iniziativa concreta delle nazioni per sostenere la pace. Per fermare le armi abbiamo bisogno di questo non di provocazioni. Israele si fermi, non può attaccare quei paesi di cui chiede solidarietà. Il governo italiano difenda la nostra tradizione pacifista e la nostra storia diplomatica in Medio Oriente.
Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati
"Da oggi l'appello #StopCrimesInPalestine, che ha già raggiunto le 40mila firme, esce dai confini italiani e diventa europeo - lo dichiarano i promotori Massimo Amato, storico ed economista, Laura Boldrini, deputata, e Gianni Giovannetti, giornalista.
"Grazie alla collaborazione di Change.org, che lo ospita fin dal suo lancio - annunciano -, il testo sarà oggi diffuso anche in Francia dove la società civile è molto sensibile al tema della pace e dell'autodeterminazione del popolo palestinese".
"Inviato da subito alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e della Commissione europea Ursula von der Leyen, presto l'appello sarà diffuso in altri paesi dell'Ue - dichiarano ancora i promotori - per coinvolgere sempre più persone e fare pressione presso le istituzioni europee affinché intervengano con atti concreti per fermare Netanyahu e il suo governo di ultradestra che stanno infiammando l'intero Medio Oriente" concludono.
“Come componenti Pd della commissione di vigilanza sulla rai vogliamo esprimere la nostra solidarietà alla troupe del Tg3 aggredita in Libano ed esprimere il nostro dispiacere per l’autista rimasto vittima di questo feroce attacco. La nostra solidarietà va anche a tutti i giornalisti che ogni giorno lavorano in territori difficili cercando di portare la verità delle notizie, la verità dei fatti. Non dobbiamo permettere a nessuno di calpestare la democrazia e la libertà dell’informazione”. Così in una nota i componenti PD della commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai.
"Oggi sarò in Sinagoga a Bologna per l'anniversario del 7 ottobre. Per manifestare tutta la mia solidarietà alla Comunità Ebraica. Per continuare a chiedere il rilascio degli ostaggi. Per condannare la barbarie di Hamas. Per chiedere che cessino le azioni militari e che si riaprono in Medio Oriente le prospettive di un negoziato e tornino le ragioni della Pace".
Così Andrea De Maria, deputato PD.
"Un anno dopo il feroce attacco terroristico compiuto da Hamas contro cittadine e cittadini israeliani innocenti che sconvolse il mondo intero e non solo Israele, il nostro pensiero va alle famiglie delle vittime di quel giorno e agli ostaggi ancora nelle mani di Hamas. Niente può giustificare l'uccisione di donne, bambini, persone inermi, né le violenze e le torture inflitte dai miliziani. Le immagini delle ragazze sanguinanti trascinate sui pick-up, dei feriti e dei corpi senza vita rimarranno per sempre impressi nella nostra mente. Il 7 ottobre scorso tutti abbiamo affermato il diritto di Israele a difendersi. Quello che è seguito a quella mattina ha presto acquisito però il senso della vendetta e non della difesa con conseguenze diventate devastanti per l’intero Medio Oriente. La reazione indiscriminata del governo israeliano ai danni della popolazione civile di Gaza e della Cisgiordania e l’allargamento delle azioni militari al Libano e a territori di altri paesi hanno totalmente destabilizzato l’intera regione con rischi enormi dalla portata non prevedibile. Oggi più che mai, nell’anniversario della strage commessa da Hamas, bisogna ribadire la necessità di far tacere le armi, giungere ad un cessate il fuoco, liberare gli ostaggi e mettere in atto un piano che conduca all’autodeterminazione del popolo palestinese. Solo così si potranno ottenere quelle necessarie condizioni di sicurezza per consentire a israeliani e palestinesi di vivere in una prospettiva di pace". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
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