22/05/2024 - 18:59

"L'Italia prenda esempio da Spagna, Norvegia e Irlanda e riconosca lo Stato di Palestina: è urgente e necessario. Nel 2015 il Parlamento ha approvato una mozione con la quale si chiedeva che la Palestina fosse riconosciuta come Stato dal governo italiano. Questo è il momento giusto per dare seguito a quel voto: se non ora, quando?
Meloni e Tajani non possono continuare a parlare di "due popoli e due stati" se poi non agiscono di conseguenza sia nelle decisioni che vanno prese in campo nazionale sia nei consessi internazionali. L'astensione all'Assemblea generale dell'Onu, qualche giorno fa, quando si è votato per ammettere la Palestina come membro effettivo, non va nella direzione di "due popoli e due stati".
Lavorare per la pace in Medio Oriente significa dare sostanza a quello che, altrimenti, rimane solo uno slogan vuoto. Né è possibile aspettare che Israele riconosca lo Stato di Palestina. Netanyahu, senza una forte pressione internazionale, non lo farà mai, come dimostrano le reazioni sia al voto dell'Onu sia alla decisione di Spagna, Norvegia e Irlanda.
Senza uno Stato di Palestina non ci possono essere pace e sicurezza né per gli israeliani né per i palestinesi". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata PD e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.

24/04/2024 - 17:04

"Il governo si rifiuta non solo di ripristinare i fondi all'Unrwa, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi, ma persino di dare spiegazioni: scena muta. Oggi in commissione Esteri, il governo ha dato parere negativo ad un emendamento del Pd che chiedeva proprio di ripristinare i fondi all'agenzia dell'Onu per i profughi palestinesi. Tanto più che sia l'Ue sia paesi come Francia, Canada, Spagna, Belgio, Norvegia, Irlanda, Svezia e da oggi anche la Germania, hanno ripreso a inviare i fondi e, in alcuni casi, non hanno mai smesso.
Una posizione incomprensibile, soprattutto all'indomani della pubblicazione del rapporto, frutto di un'indagine indipendente guidata dall’ex ministra degli esteri francese Catherine Colonna, che mette nero su bianco che non ci sono prove di collusione tra i dipendenti di Unrwa e Hamas. Un'indagine che smentisce quanto dichiarato in aula dal vice ministro degli Esteri Cirielli secondo cui "Israele ha presentato tutta una serie di prove dettagliate". Cirielli e il nostro governo hanno informazioni che nessun altro ha? In virtù di cosa? E perché non le hanno condivise con chi ha svolto le indagini? Oppure dobbiamo immaginare che Cirielli abbia mentito in Parlamento? Ma non è tutto: nessuna motivazione è stata data anche sulla decisione di sospendere tutti i progetti delle ONG italiane che operano a Gaza e di escludere la Striscia dai bandi dell'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo sviluppo. E nessuna argomentazione neanche sul rinnovo di altre missioni italiane all'estero, a partire dal Niger dove non c'è più nessun contingente straniero se non il nostro.
Questo governo vuole smantellare la cooperazione internazionale, soprattutto in Medio Oriente e a Gaza: una scelta scellerata, soprattutto perché arriva nel momento più drammatico per la popolazione palestinese stremata dall'offensiva di Israele e per il quale il programma "Food for Gaza" voluto dal ministro Tajani è del tutto insufficiente e inefficace". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo a margine della seduta odierna della Commissione Esteri.

18/04/2024 - 11:00

"Le armi nucleari oggi in possesso di diversi Stati del mondo, alcune delle quali presenti sul territorio italiano nelle basi di Aviano e Ghedi, sarebbero in grado di distruggere una città come Roma in pochi secondi, uccidendo tutta la popolazione, radendo al suolo case, monumenti, scuole e carbonizzando alberi e parchi.
Uno scenario drammatico quello che il prof. Ira Helfand, che con la campagna Ican per il disarmo nucleare, ha ottenuto il premio Nobel per la pace nel 2017, ci ha delineato oggi durante un'audizione alle commissioni Esteri e Difesa della Camera. Drammatico e realistico in un momento in cui la guerra è considerata una opzione accettabile per risolvere le controversie tra Stati, mentre conflitti infiammano i confini d'Europa, il Medio Oriente e altre aree del pianeta coinvolgendo potenze nucleari.
Il rischio di una guerra nucleare è, purtroppo, concreto. La deterrenza ha fallito, non ha impedito che si accendessero nuovi conflitti nel mondo.
E sebbene la Commissione Esteri abbia approvato all'unanimità una risoluzione a mia prima firma che impegnava l'Italia a inviare un osservatore al secondo meeting degli Stati Parte del trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari, non solo questo non è accaduto, ma il tema del disarmo nucleare non è all'ordine del giorno nell’agenda del governo.
Un atteggiamento irresponsabile che deve cambiare: il mondo è in fiamme, dobbiamo spegnere l'incendio e riportare la pace, non girarci dall'altra parte.
Una guerra nucleare sarebbe l'estinzione del genere umano e la distruzione del Pianeta". Lo dichiara Laura Boldrini deputata PD e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel Mondo.

16/04/2024 - 17:15

“Le tensioni internazionali e in particolare quelle che riguardano il Mar Rosso, a cinque mesi dai primi attacchi ai mercantili, colpiscono pesantemente il traffico commerciale navale: il porto di Genova, primo porto italiano per l’export, al termine della prima settimana di aprile vedeva i suoi volumi in uscita in calo del 60% e Ravenna, terzo porto italiano per l’import, al termine della prima settimana di aprile vedeva i suoi traffici in volume in calo del 76%.
Servono azioni immediate da parte del Governo perché le ripercussioni per i porti italiani sono elevate e i sistemi portuali oggi sono al centro di una catena logistica complessa che punta a governare il cammino delle merci e gli effetti si manifestano su tutta la catena del valore, oltre che sugli utenti finali. Così le deputate PD alla Camera nell'interrogazione presentata in Commissione Trasporti insieme ai colleghi Orlando, Barbagallo, Casu, Morassut, Serracchiani, Simiani

Il Ministro Salvini faccia sapere come intende procedere rispetto alla necessità di monitoraggio, controllo, individuazione di scenari alternativi, strategie condivise a livello europeo e sostegno alla circolazione delle merci e prevenzione degli impatti economici sulla filiera e anche sugli utenti finali.”, concludono Ghio e Bakkali.

15/04/2024 - 21:28

“Noi abbiamo condannato l'attacco dell’Iran a Israele ma ora l’impegno della comunità internazionale deve essere tutto teso a evitare un’ulteriore escalation, far cessare il fuoco e costruire la pace in Medio Oriente” così il responsabile Esteri del Partito democratico  Peppe Provenzano, che nel corso del suo intervento al senato durante le audizioni dei ministri Tajani e Crosetto ha offerto una disponibilità alla collaborazione sulla crisi in Medio Oriente ma chiedendo al Governo degli impegni. “Serve una voce forte e unitaria dell’Italia in Europa per impedire l’allargamento della guerra su scala regionale. L’appello al cessate il fuoco immediato a Gaza del G7 stavolta non può cadere nel vuoto, nella smaccata indifferenza del Governo Netanyahu. La deterrenza è importante ma non basta, serve la politica. E su un impegno più forte e concreto per la soluzione politica della guerra in Medio Oriente, ricercando la massima condivisione in Parlamento, noi ci siamo stati e ci siamo”.

15/04/2024 - 16:47

"Superata la preoccupazione della notte in cui anche i cieli di Amman, in Giordania, sono stati solcati da missili e droni iraniani che vedevamo passare sulle nostre teste con le loro scie luminose e i boati dei sistemi di difesa che li intercettavano e li fermavano, bisogna fare i conti con la realtà locale.
La Giordania ha avuto un ruolo chiave, durante l'attacco dell'Iran verso Israele, ma qui vivono tantissimi palestinesi. Si stima che circa la metà della popolazione giordana sia composta da palestinesi. Il re Abdullah ha, fin da subito, chiesto che si evitasse la carneficina a Gaza e che la soluzione, dopo l'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre e la risposta di Israele sulla Striscia, dovesse arrivare presto e che bisognava togliersi dalla testa l'idea di cacciare 2 milioni e 200mila palestinesi fuori da Gaza verso chissà dove. C'è una linea rossa e l'opinione pubblica, in Giordania, è molto attenta e dissente da quello che Netanyahu sta facendo a Gaza. Purtroppo, dopo l'attacco di Israele al consolato iraniano a Damasco, era prevedibile che l'Iran rispondesse. Ma avere annunciato l'attacco con 72 ore d'anticipo significa aver voluto fare soprattutto una prova di forza. Ora, però, tutto questo deve finire. Non è accettabile che sia l'inizio di un'escalation che andrebbe fuori controllo e coinvolgerebbe tutto il Medio Oriente. Bisogna concentrarsi sul cessate il fuoco a Gaza, perché è da lì che tutto parte". Così oggi Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo, intervenuta a L'Aria che tira in collegamento da Amman.

25/03/2024 - 17:07

“Una luce nel buio l'approvazione da parte dell'ONU del cessate il fuoco a Gaza.
Adesso si fermino le armi per ristabilire l'arrivo degli aiuti, rilasciare gli ostaggi e impostare il percorso per una pace duratura. Netanyahu rispetti le decisioni della comunità internazionale” così la vicepresidente del gruppo del Pd alla Camera, Valentina Ghio.

08/03/2024 - 17:16

Domani, 9 marzo, l'on. Laura Boldrini parteciperà alla manifestazione nazionale indetta dalla Coalizione Assisi pace giusta che si terrà a Roma per chiedere, tra le altre cose, il cessate il fuoco a Gaza e la liberazione degli ostaggi, la fine dell'occupazione dei territori della Cisgiordania e il riconoscimento dello Stato di Palestina.
"Quello che abbiamo visto, con i nostri occhi, al valico di Rafah rafforza la convinzione che non c'è più un attimo da perdere - spiega Boldrini -. Il cessate il fuoco deve essere immediato, così come l'ingresso massiccio di aiuti alla popolazione di Gaza, la liberazione degli ostaggi e l'avvio di una conferenza internazionale per la pace in Medio Oriente. Ogni iniziativa che promuova tutto questo va sostenuta. Per questa ragione domani parteciperò alla manifestazione di Roma".

07/03/2024 - 17:03

“Al termine del nostro viaggio, abbiamo deciso di scrivere, prima di lasciare Il Cairo, una lettera alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Una lettera firmata dai parlamentari delle tre forze politiche che si sono recate a Rafah (Pd, Avs, M5S) ma anche da tutte le ong che hanno organizzato la visita e gli accademici che erano presenti. Si chiede di dare seguito al voto del Parlamento sul cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, sulla ripresa dei negoziati per la nascita di uno Stato palestinese, per un ruolo più attivo dell’Italia negli aiuti umanitari”. Così il democratico Arturo Scotto, nel suo ultimo post del diario di viaggio dal confine di guerra che può essere letto integralmente a questo link: https://compagnoilmondo.it/diario-dal-confine-di-guerra-lettera-a-meloni....

06/03/2024 - 16:33

Vaglio sicurezza Israele sta impedendo corretto arrivo aiuti umanitari

“Lasciamo Rafah e torniamo ad Al Arish a visitare il centro logistico della Mezzaluna rossa. Qui si stoccano le merci che non hanno passato il vaglio di sicurezza di Israele. Visitiamo un paio di capannoni e vediamo la quantità di aiuti che sono arrivati da tutto il mondo. Arabia Saudita, Kuwait, Germania, Francia, Australia, Indonesia oltre a ong come Oxfam. Sconcerta che tra i beni bloccati siano quelli salvavita. Respinti anestetici, incubatrici per bambini, bombole di ossigeno, generatori, toilette chimiche, refrigeratori, depuratori d’acqua. E poi le ambulanze: ne autorizzano sette a settimana, mentre lì ne sono parcheggiate sedici, si lamenta Ahmed che ci accompagna nei depositi per conto della Mezzaluna”. È la denuncia del deputato democratico, Arturo Scotto, che sta tenendo un diario del viaggio in Egitto e a Rafah della delegazione di parlamentari, giornalisti e rappresentanti delle principali Ong italiane che operano a Gaza.

A questo link il testo integrale del diario di viaggio: https://compagnoilmondo.it/diario-dal-confine-di-guerra-armi-di-sopravvi...

05/03/2024 - 15:35

“La comunità internazionale intervenga per un cessate il fuoco immediato e per far entrare a Gaza tutti gli aiuti necessari. A rischio altri 85mila morti nei prossimi mesi”

“Siamo arrivati al valico di Rafah per dire con le nostre voci e i nostri corpi che la comunità internazionale si deve attivare per un cessate il fuoco immediato e duraturo. Non c’è più tempo da perdere la popolazione civile di Gaza sta morendo e se non si fermano le bombe il rischio sono altri 85mila morti nei prossimi sei mesi. La catastrofe umanitaria è arrivata a proporzioni inaudite: 6000 bambini orfani e persone che muoiono per denutrizione e disidratazione, oltre che per mancanza di medicinali ed epidemie”, così la deputata e vicepresidente PD alla Camera Valentina Ghio dal Valico di Rafah dove si trova con una delegazione di altri 13 parlamentari dell’opposizione e diverse associazioni per una missione umanitaria.
“La comunità internazionale – prosegue Ghio -  deve intervenire per fermare l'arbitraria decisione delle autorità di rigettare molti degli aiuti che arrivano. Durante il viaggio verso Rafah abbiamo visto 1500 camion carichi fermi da un mese o anche due. Una scena inaudita. Nel centro di stoccaggio della Mezzaluna Rossa egiziana abbiamo visto le merci rigettate dai controlli israeliani per generiche ragioni di sicurezza. C’erano incubatrici per bambini; sussidi per disabili e anziani; cassette mediche; generatori, tutto rigettato, anche il cioccolato per i bambini, perché considerato bene non di prima necessità. Il blocco di questo materiale, in molti casi salvavita è inaccettabile e la comunità internazionale non può non intervenire”.
“Siamo qui – conclude la vicecapogruppo PD alla Camera -  per chiedere con forza che i governi, a partire dal nostro, intervengano per far entrate a Gaza tutte le merci necessarie per ragioni umanitarie, e si attivino per un cessate il fuoco che fermi questa immane catastrofe”.

05/03/2024 - 14:08

Il Partito democratico ha votato a favore della missione difensiva Aspides nel Mar Rosso, a garanzia della libertà e della sicurezza della navigazione, e di quelle che prevedono interventi aggiuntivi in Ucraina e in Medio Oriente. Ma non possiamo rimanere indifferenti al grido di disperazione che viene dalla striscia di Gaza e dal confine con l’Egitto. Proprio in queste ore una delegazione di parlamentari tra cui molti esponenti del Pd, ci racconta di una strage silenziosa dovuta alla mancanza di medicinali e di generi alimentari. Per questo nella nostra risoluzione avevamo chiesto che nella missione Levante ci fosse il ripristino dei fondi per le Ong italiane che operano in Palestina e in Israele, così come i contributi all'Unrwa per consentire agli operatori di pace di aiutare concretamente la popolazione sui territori, garantendo l'accesso illimitato alle cure. Colpisce la reazione di chiusura del governo soprattutto alla luce delle parole del ministro Tajani che a proposito della situazione a Gaza aveva parlato di “catastrofe umanitaria” e si è invece presentato in Aula con pochi fondi e molti tagli alla presenza attiva dell’Italia in quell’area.

Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati

05/03/2024 - 11:00

La risoluzione presentata dal Gruppo del partito democratico autorizza la partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali Aspides in Mar Rosso, Levante in Medioriente e il proseguimento della missione civile dell'Ue in Ucraina e impegna il governo “a farsi promotore di una azione diplomatica volta a favorire la consegna del materiale di natura umanitaria anche attraverso la creazione di corridoi marittimi verso porti nella Striscia di Gaza e a sostenere un’azione diplomatica, nel quadro di un forte impegno europeo per la de-escalation nel Medio Oriente, il cessate-il-fuoco a Gaza e la pace nell’intera regione”.

Ecco il testo integrale della risoluzione del Pd

La Camera,
premesso che,
con l’entrata in vigore della legge 21 luglio 2016, n. 145, recante disposizioni concernenti la partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali, l’Italia si è dotata di uno strumento normativo che ha innovato il procedimento di deliberazione delle missioni internazionali, pur restando nelle funzioni del Parlamento il fondamentale potere di «autorizzare» nuove missioni internazionali o la loro proroga ai sensi dell’articolo 2, comma 2; la legge ha trasferito al Governo, nella fase di programmazione e istruttoria, la scelta delle missioni internazionali da avviare o da prorogare, ma la fase decisionale è rimasta nella disponibilità esclusiva delle Camere che possono negare l’autorizzazione;

l'impegno internazionale che l'Italia profonde ricorrendo alla leva delle missioni militari e degli interventi di natura civile negli scenari di crisi costituisce la necessaria risposta a persistenti minacce di carattere transnazionale ed asimmetrico – il terrorismo, la radicalizzazione, l'insicurezza cibernetica, i traffici illeciti – e a fenomeni di instabilità potenzialmente pericolosi per la pace e la sicurezza della regione euromediterranea;

nell’anno in corso, il quadro geopolitico internazionale oltre ad essere condizionato dal protrarsi dell’invasione Russa dell’Ucraina, che ha riportato un conflitto di natura “tradizionale” in Europa, ha visto aggiungersi lo scoppio della crisi mediorientale a seguito dell’attacco terroristico condotto da Hamas con l’uccisione di oltre 1.200 civili, il perpetrarsi di stupri e torture e, infine, il rapimento di più di 200 cittadini israeliani e stranieri, anche europei, condotti a Gaza come ostaggi;

a seguito degli attacchi terroristici il Premier israeliano Netanyahu ha annunciato un assedio totale della Striscia di Gaza, autorizzando la più grande mobilitazione militare del Paese dalla guerra dello Yom Kippur del 1973, prima nel Nord e successivamente nel Sud della Striscia che ha già comportato l’uccisione di oltre 30mila persone, di cui il 70% minori e donne;

il Medio Oriente si trova a vivere una profonda instabilità politica e militare, con azioni e provocazioni che stanno determinando un'escalation regionale, a partire dagli scontri al confine tra Israele e Libano, dalla Siria; e dagli attacchi nel Mar Rosso da parte dei ribelli yemeniti Houti sostenuti dall'Iran;

al quadro già drammatico e in un’area tradizionalmente caratterizzata da elevata instabilità e volatilità, occorre aggiungere gli attacchi subiti dalle navi mercantili in navigazione nel Mar Rosso da parte di un gruppo armato di ribelli yemeniti filo-iraniano, gli Houthi, che ha trasformato lo stretto di Bab al Mandeb in una tratta a grande rischio per i numerosi attacchi condotti contro navi e mercantili in transito nel Mar Rosso e che sono stati condannati, lo scorso gennaio, dalla risoluzione 2722 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu (con 11 voti a favore e 4 astensioni di Russia, Cina, Algeria e Mozambico). Il Consiglio ha chiesto l’immediata cessazione degli attacchi, poiché stanno ostacolando il commercio globale “e minano i diritti e le libertà di navigazione, nonché la pace e la sicurezza regionale”; ribadendo il diritto degli Stati membri, in conformità con il diritto internazionale, di difendere le proprie navi dagli attacchi, compresi quelli che minano i diritti e le libertà di navigazione;

il perdurante e massiccio blocco della libera navigazione sulla rotta di Suez costituisce un attacco sostanziale agli interessi commerciali strategici e alla sicurezza dell'Unione europea e danneggia in modo sostanziale il nostro Paese e gli altri Paesi del Mediterraneo;

difatti, attraverso il Canale di Suez si calcola che passi il 16% delle importazioni italiane. Confartigianato ha stimato che il rischio di attacchi da parte dei ribelli Houthi dello Yemen alle navi che attraversano lo Stretto di Bab el-Mandeb è costato, nel trimestre che va da novembre 2023 a gennaio 2024, 8,8 miliardi di euro in termini di perdite suddivise tra 3,3 miliardi, cioè 35 milioni al giorno, per mancate o ritardate esportazioni, e 5,5 miliardi, vale a dire 60 milioni al giorno, per l’impossibilità di approvvigionarsi di prodotti manifatturieri;

il Consiglio Affari Esteri della UE ha varato ufficialmente in data 19 gennaio 2024 l’operazione EuNavFor Aspides sulla base della proposta formulata da Italia, Francia e Germania al fine di proteggere il traffico mercantile in tutta l’area, da Hormuz a Bab el-Mandeb e fino a Suez;

la missione europea Aspides è pianificata per operare un anno salvo ulteriori estensioni e si coordinerà con l’operazione navale europea Eunavfor Atalanta attiva in funzione anti-pirateria nel Golfo di Aden e Oceano Indiano;

Aspides è configurata come una missione difensiva che prevede l’uso delle armi al solo fine di protezione del traffico mercantile e per intercettare eventuali droni, missili e barchini esplosivi diretti contro le navi;

il quartier generale dell’operazione è situato a Larissa, in Grecia, il comando operativo è affidato al commodoro greco Vasilios Griparis mentre il comando delle forze in mare è assegnato al contrammiraglio Stefano Costantino, imbarcato sul cacciatorpediniere Caio Duilio;

considerando che,

la missione Levante invece è volta ad assicurare la protezione delle forze schierate, in particolare UNIFIL e MIBIL, e sostenere l’evacuazione di contingenti, le NEO di connazionali e di Paesi like minded e la fornitura di aiuti umanitari compreso lo schieramento di una capacità sanitaria. L’area geografica dell’Operazione è la seguente; Israele, Cisgiordania e Striscia di Gaza, Libano, Egitto, Giordania, Cipro, EAU, Qatar e regione del Mediterraneo Orientale;

purtroppo, la situazione umanitaria all’interno della Striscia è al collasso. L’OMS ha definito la striscia di Gaza una zona di morte. Secondo il World Food Programme, nel nord della striscia 1 bambino ogni 6 sotto i due anni soffre la fame. Dal 7 ottobre a Gaza sono entrati circa 10mila camion con aiuti umanitari. Più o meno la quantità che prima della guerra entrava ogni mese. Nelle ultime settimane il numero di convogli che hanno attraversato i valichi di Rafah e Karem Shalom è diminuito. A gennaio è stato negato l’accesso al 56% delle consegne, rispetto al 14% del periodo da ottobre a dicembre;

dunque ribadiamo il nostro appello al governo affinché sostenga ogni iniziativa volta a chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza, in linea con le richieste avanzate dalle Nazioni Unite, al fine di perseguire la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani e di tutelare l’incolumità della popolazione civile di Gaza, garantendo altresì la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all’interno della Striscia- così come già approvato dalla mozione 1/00233 presentata dal Partito Democratico poche settimane fa;
continuiamo ad affermare con forza, soprattutto dinanzi all’avvio di una missione navale europea, che si è registrata fin qui una scarsa assertività e un colpevole ritardo nell’iniziativa diplomatica dell’Unione europea, anche di semplice coordinamento con i tentativi di dialogo promossi dai Paesi arabi, le cui interlocuzioni principali stanno avvenendo con l’Amministrazione americana, come testimoniano le reiterate missioni nella regione del Segretario di Stato Anthony Blinken; 
dopo anni di inerzia, la comunità internazionale e l’Unione europea devono recuperare un ruolo attivo nella risoluzione della crisi in Medio Oriente, seguendo le indicazioni del suo Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, sostenendo le componenti più avanzate delle società israeliana e palestinese, nella ripresa del processo di pace e della soluzione politica dei “due popoli, due Stati”, anche rafforzando le iniziative di dialogo coi paesi terzi dell’area o da essi promosse;
nell’esaminare tale missione Levante, sollecitiamo, inoltre, nuovamente il governo a ripristinare i fondi per le Ong italiane che operano in Palestina e in Israele, così come i contributi nell’anno in corso all’UNRWA (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East), per consentire agli operatori di pace di aiutare concretamente la popolazione sui territori, garantendo altresì l’accesso illimitato alle cure- anche alla luce dello sblocco da parte della Commissione europea di una prima tranche da 50 milioni- di euro degli 82 previsti per il 2024- all'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), dopo che, a fine gennaio, aveva sospeso il suo sostegno all’agenzia in seguito alle accuse riguardo il coinvolgimento di 12 membri del personale negli attacchi di Hamas di ottobre scorso;

l’Italia ha, difatti, una lunghissima tradizione di presenza attiva in Palestina, in West Bank come a Gaza, di organizzazioni della cooperazione allo sviluppo, ma la loro attività rischia oggi di arrestarsi a causa dei tagli del Governo italiano: nel 2021, vi erano destinati 15 milioni per i progetti di sviluppo e 5,2 milioni per l’emergenza umanitaria; nel 2022, rispettivamente, 16,3 milioni e 3,6; nel 2023, invece, solo 11 milioni esclusivamente destinati all’emergenza umanitaria, con il conseguente congelamento di dieci progetti a Gaza e in West Bank, proprio nel momento in cui sarebbero stati più necessari;

auspichiamo dunque che il governo preveda ulteriori risorse finanziare, già all’interno della missione stessa, per sostenere l’implementazione degli aiuti umanitari a Gaza, anche attraverso le organizzazioni internazionali a partire da World Food Programme (WFP) e UNRWA, sia recuperando le somme attribuite ad attività di cooperazione e sviluppo per il Medio Oriente per l’anno 2023  e non spese a causa della difficoltà ad operare nel contesto regionale a seguito del conflitto a Gaza,  sia implementando ulteriormente le somme stanziate per le attività di cooperazione civile-militare e per la partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza;
considerando, altresì, che,
il Partito Democratico ha chiesto al Governo, anche con la mozione 1/00233 approvata lo scorso 13 febbraio, l’impegno a sostenere, all'interno di una cornice europea, con un mandato difensivo definito, a protezione della libertà di navigazione e in dialogo con altri attori regionali, le iniziative volte a garantire la sicurezza marittima nel Mar Rosso, così come sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), nel quadro di un forte impegno europeo per la de-escalation regionale e la pace in Medio Oriente;
chiediamo all’Europa un’iniziativa politica più incisiva che, oltre alle missioni previste, attivi tutti i canali diplomatici con l’obiettivo di celebrare – come proposto nelle conclusioni del Consiglio europeo del 27 ottobre 2023 – una Conferenza internazionale di pace che ponga fine al conflitto in Medio Oriente e di promuovere, in tutte le sedi multilaterali, una missione internazionale di interposizione a Gaza, che coinvolga i paesi arabi, sotto l’egida delle Nazioni Unite;

propongono all’Assemblea di autorizzare per il periodo 1° gennaio - 31 dicembre 2024 la partecipazione dell’Italia alle seguenti tre nuove missioni, di cui alla Deliberazione del Consiglio dei ministri del 26 febbraio 2024 (Doc. XXV, n. 2), di seguito riportate:

EUROPA
Partecipazione di personale di magistratura alla missione civile dell’Unione europea denominata EUAM Ukraine (European Union Advisory Mission) in Ucraina (scheda n. 34-bis/2024);

ASIA
Dispositivo militare per il contributo nazionale in esito al conflitto Israele-Hamas – Operazione Levante (scheda n. 13-bis/2024), impegnando il Governo a farsi promotore di una azione diplomatica volta a favorire la consegna del materiale di natura umanitaria anche attraverso la creazione di corridoi marittimi verso porti nella Striscia di Gaza;
Proroga dell’impiego di un dispositivo multidominio in iniziative in presenza, sorveglianza e sicurezza nell’area del Mar Rosso e Oceano Indiano nord-occidentale (scheda 26-bis/2024), impegnando il Governo a sostenere una azione diplomatica, nel quadro di un forte impegno europeo per la de-escalation nel Medio Oriente, il cessate-il-fuoco a Gaza e la pace nell’intera regione.

04/03/2024 - 15:13

“Nella striscia di Gaza la situazione è drammatica. Chiediamo al governo di potenziare immediatamente gli aiuti umanitari”. Così la democratica Lia Quartapelle a termine dei lavori delle commissioni parlamentari che hanno esaminato le deliberazioni del Cdm sulla partecipazione italiana alle missioni. “Le parole di Tajani – aggiunge - non trovano purtroppo conferma negli atti ufficiali del governo che, in parlamento, ha posizioni molto più timide rispetto a quelle dal ministro. Chiediamo azioni concrete per favorire gli aiuti, e su questo, siamo molto delusi dalla bocciatura di un nostro emendamento per il ripristino dei fondi per le Ong italiane che operano in Palestina e in Israele e dei contributi all’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente. Senza questi fondi e senza il ruolo dell’UNRWA è veramente difficile consentire agli operatori di pace di aiutare la popolazione sui territori e garantire l’accesso illimitato alle cure”

04/03/2024 - 14:04

UNRWA è la spina dorsale dell'assistenza sanitaria nella Striscia: sospendere fondi è una decisione miope.
È ciò che è emerso nel corso della seconda mattinata di incontri della delegazione dei parlamentari italiani, impegnati nella missione a Rafah, con le agenzie delle Nazioni Unite.
"Il 15,6% dei bambini a Gaza è sotto il livello minimo di nutrizione. Prima era dell’1%. La stima è che a Rafah ora ci sia un bagno ogni 600 persone, le epidemia sono in aumento e senza un cessate il fuoco le proiezioni parlano di ulteriori 85mila morti in 6 mesi per infezioni o malattie. 1500 camion di aiuti umanitari sono bloccati al valico" ha riferito Richard Brennan, responsabile regionale a Gaza per l’OMS.
Questo perché - conferma la Mezzaluna Rossa egiziana - "i camion di aiuti umanitari subiscono quattro tipo di controlli che durano complessivamente 30 giorni e se anche un solo articolo non viene accettato dalle forze israeliane, tutto il carico è rifiutato e resta inutilizzato nei magazzini.
Il capo di UNRWA in Egitto, Sahar Al-Jobury ha sottolineato che UNRWA lavora sulla base di un mandato internazionale e sta cercando di eseguire il proprio incarico, ma con i fondi sospesi il personale non riesce a lavorare e subisce anche restrizioni nei movimenti.
Bisogna confermare i fondi a UNRWA, aprire tutti i valichi, togliere l'assedio alla striscia e cessare il fuoco.
Come ribadito da Amani Salah,  responsabile Affari umanitari di OCHA, Gaza è la chiave della stabilità della regione. È necessario fermare il massacro e lavorare al domani di questa area. La violenza rischia di generare nuove ondate di estremismo.
La pace si costruisce solo con la pace.
La delegazione farà oggi tappa ad Al Arish per poi raggiungere il valico di Rafah domani.

*Così i parlamentari della delegazione Stefania Ascari, Carmela Auriemma, Angelo Bonelli, Ouidad Bakkali
Laura Boldrini, Dario Carotenuto, Sara Ferrari, Nicola Fratoianni, Valentina Ghio, Francesco Mari, Andrea Orlando, Rachele Scarpa, Arturo Scotto, Alessandro Zan*

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