“Nell’attuale esecutivo siedono componenti di quel governo Berlusconi, che si è reso protagonista del taglio di 8 miliardi di risorse all'istruzione e di 133mila cattedre. Proprio per questo vigileremo e saremo molto attenti e propositivi, perché questo non accada. Il Pnrr ci ha confermato, ancora una volta, l'importanza e la necessità di investimenti qualificati e ingenti nel settore dell'istruzione, soprattutto stabili e assicurati nella prospettiva. Tassi d’uscita dal sistema di istruzione, livelli di dispersione scolastica e povertà educativa ed economica nel nostro Paese ci impongono un impegno e una riflessione seria e devono essere i temi centrali nell'agenda politica di questo Governo. Il ministro Valditara recentemente ha parlato di una scuola dove si devono affermare i concetti di patria e di autorevolezza. Noi pensiamo che si debba prima ancora impegnarsi per una scuola attenta verso tutta la comunità scolastica, capace di valorizzare i docenti e, per questo, riteniamo che sia ormai improrogabile il rinnovo del contratto di lavoro con risorse significative ulteriori, aggiuntive e adeguate, perché pensiamo e crediamo in una scuola che dia opportunità agli studenti. Opportunità che si legano allo sviluppo e potenziamento del sistema 0/6, per la piena gratuità dei trasporti, per gli interventi di edilizia scolastica, per le mense e per il tempo pieno. Solo se la scuola diventa realmente inclusiva, capace di affrontare il nodo delle diseguaglianze e dei divari territoriali, potendo garantire a tutti non solo uguali condizioni di partenza, ma interventi costanti durante tutto il percorso scolastico, sarà in grado di attuare la sua missione e la sua funzione di servizio pubblico. Solo in questo modo la scuola si fa strumento per l'emancipazione e la crescita del singolo e per lo sviluppo della società. Una scuola nazionale e non regionalizzata, attenzione. Nella nostra risoluzione, presentata ieri in Aula, avevamo fatto una proposta al governo e posto un impegno ben preciso, quello di reinvestire le risorse liberate dalla riduzione della spesa in istruzione conseguente al calo demografico, proprio in questo settore, nel settore della scuola, a beneficio dei giovani e delle future generazioni”.
Lo ha dichiarato nel suo intervento in discussione generale, la capogruppo dem in VII Commissione e responsabile Scuola del Pd, Irene Manzi.
"La lettera inviata a studenti e studentesse dal ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, per celebrare il Giorno della Libertà, ovvero la caduta del Muro di Berlino, indica chiaramente l'approccio fortemente ideologico con cui intende assolvere al suo ruolo. Celebrare la storica caduta del Muro di Berlino solo in chiave anticomunista, con una lettura volutamente forzata e per nulla sobria, è ciò che di più sbagliato possa fare un ministro dell'Istruzione. Del resto, questa è la destra che non celebra e giudica divisiva la Festa del 25 aprile. Il ministro, invece di fare propaganda politica, dovrebbe occuparsi di istruzione, del rinnovo del contratto dei docenti, del potenziamento dell'offerta formativa, dell'edilizia scolastica. Questo uso spregiudicato e ideologico della storia non diventi uno strumento per distogliere l’attenzione dei più giovani dai problemi del mondo dell’istruzione e della formazione". Così in una nota la deputata dem Irene Manzi, responsabile scuola del Partito Democratico.
Dichiarazione di Irene Manzi, deputata Pd
La nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2022 del governo rappresenta per noi Democratici un segnale di forte preoccupazione, in particolare per la scuola italiana. Come gruppo del Partito Democratico siamo stupefatti per la mancanza di qualsiasi intervento nel nostro sistema scolastico. La scuola non viene nemmeno citata, semplicemente non c’è. E sicuramente non si tratta di una svista o di una dimenticanza. Temiamo che sia invece frutto di una precisa volontà politica. Ed è una colpa grave. La scuola italiana ha necessità e urgenza di profonde iniezioni di risorse per adeguarla e ammodernarla. Risorse che dovrebbero finanziare innanzitutto il rinnovo del contratto di lavoro per migliaia di insegnanti e favorire un settore primario che è quello da 0 a 6 anni. Nella nostra risoluzione al Nadef presentata alla Camera, suggeriamo al governo che le risorse liberate dalla riduzione della spesa per l’istruzione conseguente al calo demografico siano reinvestite nel medesimo settore a beneficio dei giovani e delle future generazioni. La scuola non può essere lasciata a se stessa. Invitiamo il governo a ripensare alle proprie strategie e a prevedere nella nuova manovra di bilancio risorse adeguate per migliorare un servizio vitale come quello scolastico.
Ci preoccupano molto le misure presentate dal governo nella Nadef perché sono inadeguate e parziali rispetto alle emergenze e ai problemi strutturali del nostro Paese. Innanzitutto, l'esecutivo non indica nessuna misura specifica rispetto al caro energia a sostegno dei soggetti più colpiti dall’attuale andamento dei prezzi, limitandosi a rinviare ad un prossimo provvedimento la valutazione di nuovi interventi per imprese e famiglie. Solo la proposta di una flat tax che, per come configurata, rischia solo di aumentare l'evasione. Manca poi totalmente un'idea di Paese per il futuro. Per quanto riguarda il lavoro, la Nota del governo evidenzia che la perdita di slancio dell’economia nel 2023 potrebbe portare a un’inversione di tendenza nel mercato del lavoro senza, però, indicare nemmeno una misura concreta a favore dell'occupazione e dei salari. Sul fronte della spesa pubblica, ci preoccupa fortemente il dato della spesa sanitaria che diminuirà in rapporto al PIL negli anni 2023 (6,6%) e 2024 (6,2%), nonostante il nostro sistema sanitario sia ancora duramente impegnato nella lotta al Covid. Per di più non sono previsti interventi in materia di scuola, pensioni e incentivi per gli investimenti privati. Sul PNRR, il governo, pur non citando il tema nella Nadef, ha in più occasioni manifestato l'intenzione di richiedere all’Europa un adeguamento del Piano, rischiando in questo modo di compromettere il raggiungimento degli obiettivi e delle scadenze previste e il versamento delle rate che spettano al nostro Paese.
Lo afferma Piero De Luca, vicecapogruppo del Pd alla Camera.
“Bene il richiamo del presidente di Confindustria Bonomi alla necessità di un piano economico decennale per il Sud fatto di risorse per ricerca, innovazione, impresa, scuola e università. Per mettere a terra il Pnrr, il governo istituisca una cabina di regia sul modello Cassa per Mezzogiorno che, ricordo, fu in grado di colmare le distanze nel Paese, e soprattutto, ridurre le differenze tra aree interne e spazio urbano che, in quegli anni, cresceva in modo significativo. E’ del tutto evidente, tuttavia, che questo modello di governance, e quanto auspicato dal Presidente Bonomi, siano in completa antitesi con il progetto di autonomia differenziata che ha in mente il ministro Calderoli. Un progetto che aumenterebbe le disuguaglianze invece di ridurle, accrescendo enormemente i divari territoriali. I diritti di perequazione e solidarietà previsti dalla legge 42 del 2009 sono già ignorati, se andasse in porto il progetto del governo, sarebbero cancellati; verrebbe messa una pietra tombale sul futuro del Mezzogiorno. Mi auguro che in Parlamento si faccia una battaglia seria per salvaguardare l'interesse nazionale e il Sud e che l'opposizione, a partire dal Pd, trovi una compattezza nuova per tutelare i diritti dei cittadini e delle imprese del Meridione. L’Italia potrò tornare a crescere, solo se crescerà il Sud. Il presidente Bonomi lo ha capito, il governo no”.
Lo dichiara il deputato irpino del Pd, eletto all’estero, Toni Ricciardi.
“Abbiamo presentato una proposta di legge che interviene per normare l’utilizzo delle palestre scolastiche per attività sportive in orario extracurricolare. In realtà una norma in tal senso già esiste; il Miur indica che le palestre scolastiche devono essere concesse in orario extracurricolare alle società che operano sul territorio, ma nei fatti, in tantissime parti del Paese, questa norma viene disattesa in virtù dell’autonomia che i dirigenti scolastici esercitano, non secondo la norma prevista dal Miur. Questo genera degli scompensi clamorosi fra comuni anche limitrofi di uno stesso territorio e si viene a creare una situazione paradossale per cui palestre di scuole a 2 km di distanza vengono concesse o meno, in modo arbitrario. L’obiettivo della nostra proposta di legge è proprio quello di regolamentare questa situazione istituendo una legge quadro, partendo dal presupposto che i proprietari delle palestre scolastiche non sono i dirigenti scolastici ma i Comuni, e le Province per quanto riguarda le scuole superiori. Noi vogliamo che questa legge valga per tutta l’Italia e quindi dobbiamo, invertendo il principio, fare in modo che i dirigenti scolastici vengano svincolati da responsabilità individuali, in modo che Comuni e Province possano liberamente concedere le palestre alle associazioni che svolgono attività sportive in orario extracurricolare, anche quando la scuola è chiusa, o nei mesi estivi, in modo da creare una situazione più omogenea su tutto il territorio nazionale dando a ragazzi e associazioni sportive le stesse possibilità”. Lo dichiara Mauro Berruto, deputato dem e responsabile Sport della segreteria nazionale del Pd.
“Autonomia, no a fughe in avanti del governo che rompano unità nazionale.
Apprendiamo da notizie di stampa di incontri informali organizzati dal Ministro Calderoli su una fantomatica proposta di autonomia differenziata che starebbe predisponendo, di cui non si hanno notizie precise.
Il tema dell'autonomia va affrontato con coraggio, ma nell'ambito dei limiti costituzionali, pronti ad affrontare fino in fondo, anche al Sud, la sfida dell'efficienza amministrativa. I limiti entro i quali ragionare e innovare sono però chiari: il superamento del criterio della spesa storica; la definizione preventiva dei livelli essenziali di prestazioni e dei fabbisogni standard uguali per tutti i cittadini italiani; principio costituzionale di solidarietà e perequazione; carattere nazionale di scuola, salute e fiscalità.
La discussione è aperta, ma consigliamo a Calderoli di evitare fughe in avanti dannose per il Mezzogiorno. Faremo muro rispetto a proposte che rompano la coesione e l'unità nazionale”. Lo dichiara il vice capogruppo democratico alla Camera Piero De Luca.
“In sede di esame del DL Aiuti ter -in materia di istruzione tecnica e professionale- abbiamo presentato due emendamenti; con il primo vogliamo sostenere e ampliare l’offerta formativa erogata dai Centri provinciali di istruzione per gli adulti (CPIA) e, per questo, chiediamo che sia istituito uno specifico fondo con una dotazione di 40 milioni euro annui a decorrere dall’anno 2023.
Già nel nostro programma elettorale avevamo evidenziato la necessità di potenziare l’istruzione degli adulti e l’apprendimento permanente, l’emendamento presentato vuole sollecitare una specifica attenzione verso i CPIA rispetto ai quali vorremo avviare un lavoro complessivo in vista della presentazione di una proposta di legge tematica di riforma e valorizzazione della funzione svolta dai centri deputati all’educazione degli adulti .
Con il secondo emendamento vogliamo garantire l’effettiva attuazione delle riforme degli istituti tecnici e professionali, come previsto dal PNRR, con il finanziamento di uno specifico fondo con una dotazione di 15 milioni euro per l’anno 2022 e di 100 milioni annui a decorrere dall’anno 2023.
Per noi è sempre stato fondamentale il potenziamento dell’istruzione tecnica e professionale che può determinare un forte avvicinamento tra il mondo dell’istruzione a quello del lavoro. Vale la pena ricordare, in questo senso, la carenza di personale specializzato e la difficoltà delle imprese nella ricerca di personale tecnico qualificato. Per questo, riteniamo che sia necessario investire le risorse necessarie per garantire che innovazione, costruzione di reti territoriali, rafforzamento del raccordo tra scuola e mondo del lavoro e delle professioni, potenziamento dell’attività laboratoriale, non rimangano solo sulla carta”. Così in una nota le deputate del Pd, componenti della commissione speciale, Irene Manzi -anche responsabile scuola Pd— e Ilenia Malavasi e la responsabile istruzione, università e ricerca Manuela Ghizzoni
“Bene Enrico Letta sul merito: nessun pregiudizio contro, ma è una parola vuota se non si combattono prima le disuguaglianze. Vogliamo una scuola giusta e inclusiva che non lasci indietro nessuno”.
Lo scrive in un tweet Irene Manzi, deputata e responsabile Scuola del Pd.
“Di scuola e di merito abbiamo detto. Non abbiamo detto invece di cultura. E c’è un perché. Purtroppo nel discorso della Presidente del Consiglio il tema non è emerso. Il nostro Paese attraversa una pericolosa fase di declino culturale. La parte della cittadinanza che non legge, non visita musei, non va a teatro, non ascolta musica è sempre più rilevante. La cultura rischia di essere un ambiente per pochi che l’hanno respirata in famiglia. Una parete di vetro che aumenta, invece che ridurre le disuguaglianze.
C’è un enorme lavoro da fare, in alleanza con i tanti capaci creatori di cultura del Paese. E partendo dal nostro straordinario Patrimonio Culturale che va fruito e deve diventare patrimonio di tutti. Chi vanta umili origini e un percorso di emancipazione e mobilità sociale dovrebbe avere più a cuore la funzione della cultura e la necessità di investimenti ingenti in questa direzione. Per questo stiamo lavorando ad un nostro pacchetto di proposte che presenteremo a breve”.
Lo scrive in un post su Facebook, Irene Manzi, deputata del Pd.
"Sono due giorni che rifletto sulla nuova denominazione del Ministero all'Istruzione e del merito. "Merito" nel senso di premiare chi merita? Io sono per la meritocrazia, certo. Ma tra le cose più importanti che ho appreso e sulle quali ho lavorato per dieci anni, confrontandomi quotidianamente con dirigenti, insegnanti, studenti e famiglie, c'è il fatto che tutti devono avere l'occasione di dimostrare il proprio merito, ma perché questo sia possibile servono pari condizioni di partenza, per dare a tutti la possibilità di emergere e valorizzare i propri talenti.
Per questo penso che non sia giusto e non si possa accostare in questo modo la parola "merito" a quella "istruzione", perché rischiamo di cancellare anni di legislazione scolastica innovativa in tema di inclusione e non c'è nulla di più sbagliato del voler far parti uguali tra disuguali, come diceva Don Milani. Le eccellenze non vanno isolate, ma messe a frutto dell'intero gruppo classe perché dentro è la diversità che cresce la comunità. La scuola non deve essere competizione, ma formazione e crescita collettiva, dove anche gli ultimi, quelli con maggiore fragilità, devono trovare piena accoglienza e sostegno.
Prima di dare nomi che rischiano di dare secondo me una idea sbagliata di scuola, dobbiamo forse riflettere su cosa sia la qualità scolastica, come si ottiene, come possiamo favorirla.
Mi pare, invece, che dietro questa parola ci sia uno schema strumentale, opportunistico e populista, che nulla ha a che fare con la qualità complessiva del sistema e la reale volontà di migliorarlo. La scuola è il luogo dove la Costituzione garantisce il diritto all'istruzione, consentendo ai capaci e ai meritevoli, anche privi di mezzi, di raggiungere i più alti gradi degli studi. La scuola deve accompagnare chi parte da condizioni di disuguaglianza, deve accogliere e includere senza ignorare che il rendimento scolastico degli studenti dipende significativamente dalle condizioni della famiglia di provenienza. Su questo la nostra Costituzione è già chiara, quando all'articolo 3 dice "è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana". La grande sfida è questa. La scuola che assolve al suo ruolo costituzionale è emancipazione e riscatto per il singolo e crescita e sviluppo per l'intera società". Lo scrive in un post su Facebook la deputata del Pd, Ilenia Malavasi.
“La scelta di aggiungere alla definizione del Ministero dell’Istruzione la parola merito ha aperto una rosa di prese di posizione e, soprattutto, di controdeduzioni. Le seconde devo dire abbastanza superficiali e discutibili perché partono dall’errata contrapposizione tra chi sarebbe favorevole al merito e chi no. Ma non è questo in discussione”. Lo dichiara in un’intervista a La Tecnica a Scuola, Irene Manzi, responsabile Pd scuola e deputata.
“A che serve il nome di un Ministero? La risposta è che il nome deve far comprendere quale obiettivo si persegue, ad esempio -prosegue la deputata dem. Credo che aggiungere quella parola sia stato fatto per marcare una posizione che peraltro è nota. Ed è, da sempre, una battaglia politica della destra. Quella di volere una scuola che “finalmente valorizzi quelli bravi” invece di quella della sinistra sessantottina che vorrebbe il “sei” politico ed un generale livellamento al ribasso. Ma questa è solo un leggenda metropolitana -dice Manzi- che si autoalimenta e che diventa oggi un forzoso orpello propagandistico nella testata del Ministero. Un orpello che, nei fatti, potrà rivelarsi inutile, o, al contrario, dannoso. Per noi la scuola è quella che aveva in testa don Milani. Diversa per ciascuno per produrre uguaglianza. E quindi concentrata sul ridurre le disparità alla nascita, sull’aiutare chi ha più bisogno di aiuto. Per contrastare le diseguaglianze e le disparità territoriali e non solo. Si tratta di priorità. E come la destra fa il suo nello sventolare le bandiere (anche se sarebbe preferibile con atti di indirizzo e di governo più che con cambi di denominazione) a noi spetta il compito di dire che la pensiamo diversamente e che proponiamo altro. E di essere credibili e coinvolgenti nel farlo”. Così conclude la deputata e responsabile scuola del Pd.
“Dinanzi a una destra distinta e distante dai nostri valori, il ruolo del Partito Democratico deve essere quello di combattere realizzando l’opposizione in Parlamento e, soprattutto, nella società. L’Italia che ha in mente il Pd è un’Italia con meno diseguaglianze sociali, in cui il punto centrale è il lavoro, i suoi diritti e la lotta allo sfruttamento. Non è un caso che una delle nostre prime proposte presentate, che ho firmato anch’io, riguarda il salario minimo. Se hai uno stipendio di 850 euro al mese, c’è qualcosa che non va. Occorre superare i contratti di lavoro eticamente inaccettabili. Purtroppo in questa campagna elettorale non siamo stati ritenuti credibili. Scontiamo ancora quanto fatto nel passato, dal jobs act alla buona scuola, fino alla cosiddetta rottamazione. Noi siamo cambiati molto in questi anni, ma non abbiamo avuto il tempo sufficiente per dimostrarlo. Oggi è necessario un patto generazionale che dia forza, a prescindere dall’età anagrafica, a chi è in grado di svolgere una seria battaglia politica e su questa capacità compiere la selezione dei gruppi dirigenti: con messaggi chiari, netti e radicali”.
Così il deputato del Partito Democratico, Marco Sarracino, intervistato da Radio Immagina.
“Come evidenziato dall’analisi dell’Ires CGIL sui dati ISTAT, nelle Marche i posti disponibili in asili nido, micro-nidi o sezioni primavera sono davvero troppo pochi e tra i più costosi in Italia. Solo il 28,4% dei bambini marchigiani è incluso nel circuito dei nidi e le famiglie partecipano alla spesa complessiva con il 20,8% della compartecipazione. Ed è molto grave, in questo quadro di estrema fragilità dei servizi per l’infanzia, che la spesa media per utente continui a diminuire con un conseguente aumento di quella delle famiglie”.
Lo scrive in un post su Facebook la deputata marchigiana del Pd, Irene Manzi.
“Il Pd, consapevole della necessità di intervenire con forza sulle politiche per l’infanzia e la scuola, ha proposto nidi gratuiti per nuclei familiari a basso Isee, oltre al potenziamento e gratuità della scuola dell'infanzia nel sistema integrato, disciplinato dal decreto legislativo 65 del 2017. Vorremmo sapere cosa intende fare la destra che si appresta a governare. Quali proposte ha per potenziare i servizi?”
“Perché mi pare evidente - prosegue Manzi - che l’attuale governo dovrà impegnarsi per aumentare le risorse destinate alla scuola. Tutte le bambine e i bambini devono avere pari opportunità di futuro: investire sul sistema educativo integrato da zero a sei anni è una leva efficace contro la povertà educativa, la diseguaglianza sociale, per promuovere lo sviluppo della persona e favorire l’occupazione femminile. Grazie alle risorse stanziate dal Pnrr per i nidi e le scuole dell'infanzia (nelle Marche 63 interventi finanziati a favore dei nidi e 6 per i poli dell’infanzia per un importo di quasi 88 milioni di euro) possiamo intervenire per colmare i divari ma serve un impegno concreto da parte dei territori che devono mostrare maggiore e migliore capacità di spesa ed è necessario che la destra non metta a rischio le risorse europee. Assicurare il diritto all'istruzione per tutte le bambine e i bambini, su tutto il territorio nazionale, è un elemento fondamentale per sostenere le famiglie con azioni concrete”.
“Paola Egonu è un’italiana che sabato, con la nostra nazionale, ha vinto la medaglia di bronzo nel campionato mondiale di pallavolo, sport a diffusione planetaria dove l’Italia domina la scena da decenni. Al termine della finale ha confessato in lacrime di voler lasciare la nazionale poiché in troppi continuano a chiederle: perché sei italiana? Paola Egonu è una ragazza coraggiosa, un punto di riferimento per tanti giovani del nostro Paese, per il suo talento ma anche perché non ha avuto paura di parlare del suo orientamento sessuale o di razzismo”.
Lo dichiara Mauro Berruto, deputato del Partito democratico, intervenendo in Aula.
“Paola è una ragazza forte, reagirà; ma le sue lacrime sono le lacrime di tutte le Paole che non hanno il talento e la visibilità di Paola, ma che hanno la sua stessa dignità e devono avere i suoi stessi diritti. Le lacrime di Paola sono le lacrime di tutte quelle Paola o di quei Paolo che vanno a scuola con i nostri figli, ma non possono essere cittadini italiani. Sono le lacrime di tutte le Paola o i Paolo che vogliono sentirsi liberi di amare chi desiderano. Qualcuno le ha definite ‘schifezze’, noi li chiamiamo diritti”,
“La pallavolo ha insegnato, a me, tutto. Oggi insegna al Paese che la ‘la bellezza delle differenze’ citata dal Presidente Fontana nel discorso di insediamento non può essere retorica, dichiarazione a cui non si dà seguito o, peggio, imbiancatura di sepolcri.
Quelle lacrime - conclude Berruto - riguardano noi. E ci inchiodano alle nostre responsabilità, alla nostra necessità di essere, da questa Aula, esempi viventi. Di incarnare in questo Parlamento l’immagine di un Paese moderno e civile!”.