Delle due l’una. O hanno vinto i suoi colonnelli della destra tutta e solo politica (ministri vice sottosegretari che hanno imposto la linea di attacco totale all Emilia Romagna, con l’obiettivo del caos sociale da cavalcare per le elezioni l’anno prossimo; o la presidente Meloni è sempre stata d’accordo con loro e con questa linea, mascherando gli intenti con pacche sul petto e stivali nell acqua. Non è arrivato un euro, non c è un’azione di ricostruzione strutturata in essere. Neanche l’oltre 1 miliardo non speso per ammortizzatori sociali e sostegno all export del primo decreto emergenza, (evidentemente scritto male), neanche quello è stato ridestinato a famiglie e imprese. A 4 mesi siamo al 100% di indennizzi zero, se si escludono i 3,5 mila euro gestiti da regione e protezione civile. La favola dell’Underdog di una persona venuta dal basso, vicina alla gente contro i poteri forti finisce con la letterina di ferragosto. Sì, perché con questa, Meloni in realtà si svela e si rivela una gelida e cinica ultrà della politica, che usa il
potere forte da presidente del consiglio per un attacco politico all'Emilia Romagna. Allora Presidente Meloni se vuole smentire quello che ormai è evidente, prenda un impegno: dopo questa letterina venga qua sui territori colpiti, venga e dimostri che è ancora la Presidente del consiglio di tutti gli italiani e non una ultras di un partito.
Venga presidente Meloni e prenda l’impegno di fare un giro con gli emiliano romagnoli tra frane, strade distrutte, tra gli italiani che in questa terra hanno perso casa, impresa e lavoro. Venga e ci dica se ha stime diverse dei danni da quelle di circa 9 miliardi, dimostri con gli stivali sulle frane, o nelle case disabitate e colpite che va tutto bene e le cose stanno procedendo. Un buon amministratore, verifica sul campo e raccoglie proposte. Esattamente come per il credito d’imposta, strumento che il governo non ha voluto usare per permettere di detrarre dalle tasse tutte le spese sostenute per i danni. O come la sburocratizzazione delle procedure e il coinvolgimento degli attori locali per l’avvio di opere e cantieri prima dell‘autunno che può portare di nuovo enormi problemi.
Lo dichiara il deputato democratico, Andrea Gnassi.
“Non bastano i suoi pretoriani ora è la presidente Meloni che tenta di ribaltare la realtà sui mancati aiuti alle zone alluvionate della Romagna. La musica è sempre la stessa. Annunciare l'erogazione di cifre che però non sono mai arrivate in Romagna. I soldi, ove mai vi fossero, e cominciamo a dubitarne visto che il governo ricorrerà vergognosamente anche alle lotterie per fare cassa e trovarne altri, sono a Palazzo Chigi e il commissario Figliuolo, tantomeno il sub commissario Bonaccini, non hanno ancora ricevuto comunicazioni per poter cominciare a distruibire le risorse necessarie per la ricostruzione. Che poi la presidente Meloni si permetta di richiamare il presidente Bonaccini ad occuparsi di più del ruolo a lui assegnato assume il valore della burletta ferragostana. Anzi se vuole davvero imparare qualcosa la presidente Meloni dovrebbe studiare di più le carte legate alla ricostruzione post sisma 2012 per avere finalmente cognizione di come si dovrebbe operare bene e con celerità, come riconosciuto anche dal Presidente Mattarella, anziché lasciarsi andare a sciocche polemiche. Un consiglio non richiesto alla Meloni: anziché scrivere lettere tiri fuori con urgenza i soldi per famiglie ed imprese. Noi continueremo a chiederli tutti i giorni, senza alcuna remora”.
Lo dichiara il deputato Pd Stefano Vaccari, Segretario di Presidenza della Camera.
“I cittadini dell'Emilia Romagna meritano risposte vere da Giorgia Meloni. Invece di rivendicare risultati che evidentemente non ci sono, incontri subito la Regione e i sindaci. E finalmente il governo faccia la sua parte per la ricostruzione e per sostenere cittadini e imprese”.
Lo ha scritto su Twitter, Andrea De Maria deputato Pd.
"Il vice ministro Bignami è evidentemente sotto stress. Il governo, in particolar modo sulle infrastrutture, non ne sta azzeccando una: spreca decine di milioni di euro per assumere dirigenti per il ponte sullo Stretto, litiga con l'Ue per i costi dei biglietti aerei, non interviene sul sistema ferroviario nazionale in tilt da settimane, ma continua a fare decreti vuoti senza intervenire per risolvere i problemi reali dei cittadini e degli utenti, se la prende con il Pd per i continui ritardi dei risarcimenti per le alluvioni. Il ministro Salvini ha finalmente un degno sostituto”.
Lo dichiara Marco Simiani, capogruppo Pd in commissione Ambiente alla Camera.
“In 15 anni di amministratore con governi di ogni colore politico mai viste un'assenza e un'arroganza nei confronti delle popolazioni colpite da una calamità naturale come quelle mostrate oggi dal governo Meloni verso l’Emilia Romagna. Che vergogna”.
Lo scrive su Twitter il deputato del Partito Democratico, Nicola Zingaretti.
“Le dichiarazioni di oggi del viceministro Bignami sull’alluvione in Emilia Romagna sono inaccettabili. Polemiche inutili e infondate che non riescono a nascondere le gravi inadempienze nell'azione del governo. Serve il contrario. Servono serietà e coesione istituzionale”.
Lo ha scritto su Twitter Andrea De Maria, deputato Pd.
“Perché il viceministro Bignami anziché blaterare su tutto non impara a leggere l’italiano e lo va a spiegare alle imprese agricole che hanno fatto presente la situazione di abbandono nella quale vivono? Perché invece di scaricare la responsabilità sulla regione che per fortuna insieme ai sindaci e ai comuni è intervenuta con proprie somme, non si prende le sue di responsabilità come governo che dopo le passerelle dei primi giorni e le sue telefonate ai sindaci amici di partito si è perso nella foschia estiva? Perché non spiega perché non vogliono riallocare le risorse non spese finora sugli ammortizzatori sociali stanziati oltre i fabbisogni reali? Come gli abbiamo spiegato in Parlamento durante l’approvazione del decreto alluvione scrivere che metti dei soldi se non costruisci la modalità più efficace per erogarli non significa distribuirli subito. E siccome lui e la maggioranza non hanno voluto ascoltare nessuna delle nostre proposte frutto delle esperienze già fatte in casi di emergenza come questo il risultato è l’annuncite sui soldi e la nullità sulle erogazioni. Quanto alle competenze non accettiamo certo lezioni da chi durante il sisma 2012 nel modenese faceva passerella tra le tendopoli e i Centri operativi comunali con i camerati di partito senza muovere un dito”.
Così il capogruppo Pd in commissione Agricoltura alla Camera, Stefano Vaccari.
“Dal governo solo chiacchiere. Gli impegni presi per la Romagna, a cominciare dai risarcimenti al 100% per famiglie ed imprese, rimangono solo nell'album delle buone intenzioni e sono lettera morta nei decreti del governo, compreso l'ultimo prima della chiusura estiva. Da Regione, provincie e comuni arrivano proposte serie per come candenzare gli interventi ed impegnare le risorse ma, nonostante la disponibilità del commissario Figliuolo, dalla Meloni e dai suoi ministri si fanno orecchie da mercante. Così non va bene. Hanno fatto bene gli amministratori locali a chiedere un urgente incontro alla presidente Meloni. Non si presenteranno con il cappello in mano. Loro stanno già lavorando sul territorio per fronteggiare emergenze e consentire la ripartenza. Chiedono di avere al fianco le istituzioni nazionali perché finora non hanno avvertito la giusta e concreta collaborazione e chiedono di avere le risorse necessarie per riavviare le attività e tornare nelle proprie abitazioni per ridare un senso alla vita di tutti i giorni. Girarsi dall'altra parte sarebbe un oltraggio insopportabile”.
Lo dichiara Stefano Vaccari, deputato Pd, Segretario di Presidenza della Camera.
“Altro che underdog, la presidente Meloni è invece una doubledog. Da un lato vuole apparire venuta dal basso e con un profilo istituzionale e in ascolto delle persone; in realtà, vive di politica da sempre al punto da non staccarsi da una matrice culturale che persino nega la strage neofascista di Bologna e di fatto fa zero sulla tragedia dell’alluvione. Anzi, la usa contro l’Emilia Romagna. Ciò che accade in questi giorni è clamorosamente evidente. Sull’alluvione si sono lasciati andare 4 mesi senza un'azione che sia una sulla ricostruzione. Meloni deve chiarire chi è e cosa vuole essere: è la presidente di un esecutivo che governa nell’interesse di tutti gli italiani, in particolare quelli colpiti, o la capa di una ben precisa fazione politica? Ad oggi non c’è un euro, né un atto, in favore di famiglie e imprese. Almeno si sblocchi e si consenta di utilizzare il primo miliardo di euro previsto per azioni rimaste incompiute (ammortizzatori sociali, imprese) del primo decreto emergenza. Se non avverrà con un provvedimento entro qualche giorno, creare il caos sociale per speculare in vista delle elezioni del 2024 non è più un'ipotesi, ma nei fatti diventa una realtà”.
Lo dichiara il deputato democratico della commissione Attività produttive, Andrea Gnassi.
“È finito il tempo delle parole. Ascoltate il Parlamento, accantonate la propaganda e mettetevi alla stanga. Dal Pnrr dipende il futuro dell’Italia e dell’intera Europa. È in gioco il nostro destino. Oggi il ministro doveva venire qui e chiedere anzitutto scusa: per i danni prodotti con i ritardi accumulati; per le criticità finanziarie create al Paese, come rileva l’Fmi; per le tensioni scaricate su comuni e imprese a causa dei tagli; agli italiani per il rischio di far saltare l’attuazione del Piano e perdere un’occasione storica per il Paese. A questo caos avete aggiunto gravi errori che hanno paralizzato l’Italia. Presi dalla vostra ossessione per l’accentramento dei poteri e per lo smantellamento dei controlli esterni, avete perso più tempo a centralizzare la gestione delle risorse che ad accelerarne la spesa”.
Così Piero De Luca, della presidenza del Gruppo Pd alla Camera con delega al Pnrr, intervenendo in Aula in replica alle comunicazioni del ministro Fitto.
“Ad oggi - ha aggiunto - la terza rata non è stata erogata. La dead line della quarta era il 30 giugno ed è stata completamente bucata, e come abbiamo appreso solo dalla stampa ben 17 obiettivi su 27 sono ancora in alto mare. Non ci permettiamo di chiedervi a che punto siamo sulla quinta rata. Avete tagliato interventi per 16 miliardi di euro, di cui 13 destinati agli enti locali, per progetti di gestione dei rischi alluvione, riduzione del dissesto idrogeologico, mobilità sostenibile, valorizzazione del territorio e rigenerazione urbana. Ma vi rendete conto del danno enorme provocato? Le vostre proposte fanno saltare più di 500 strutture sanitarie, case e ospedali di comunità, già finanziate per rafforzare la rete territoriale. Questa è la realtà, al di là della vostra propaganda. Ed è bene chiarire che non ci sono fattori esterni. La responsabilità - ha concluso - è nella vostra drammatica incapacità e inadeguatezza”.
"Con un tempismo perfetto, con il paese in ginocchio a causa dei cambiamenti climatici e smentendo clamorosamente gli annunci della Premier Meloni su un nuovo piano idrogeologico, il Ministro Fitto ammette che sono uscite dal Pnrr misure per 16 miliardi di euro, dall'efficientamento energetico dei comuni fino al dissesto idrogeologico, dall'idrogeno alla gestione del rischio alluvione. Magari non sono negazionisti ma sicuramente irresponsabili ed incapaci": è quanto dichiara Simona Bonafè, vice presidente vicaria dei Deputati Pd.
“La transizione ecologica sarà un bagno di sangue”, ha ripetuto la destra in questi anni. Ecco, Ministro, il bagno di sangue c’è già, ed è il frutto della mancata e tardiva transizione e lotta alla crisi climatica. Abbiamo apprezzato le sue parole contro il negazionismo, sulla “tropicalizzazione”. Meglio tardi che mai. Ma non deve dirlo a noi, lo dica ai suoi colleghi di partito e di governo. Alla Premier che solo qualche settimana fa diceva che la sua priorità era “fermare il fanatismo ultraecologista”. Oggi è lo stesso Ministro dell’Ambiente Pichetto a metterne in dubbio l’origine antropica dei cambiamenti climatici. Siete semplicemente imbarazzanti. Dovremmo riconoscerci tutti nelle parole del Presidente Mattarella, che ieri ha lanciato l’allarme all’Europa sull’emergenza climatica con la Presidente della Grecia perché il Mediterraneo è l’hot spot della crisi climatica. Non una volta la Presidente Meloni ha posto la questione. Ma cosa parlate a fare di Mediterraneo se non parlate di questo? È questa la minaccia alla nostra vita quotidiana.
Cosa ha fatto fin qui per aiutare la Sicilia, i comuni colpiti? Lo stato di emergenza lo abbiamo chiesto noi, ma non basta. Perché si tratta di far fronte a fenomeni sempre più violenti ma sempre più ordinari: si tratta di predisporre un grande piano strutturale di prevenzione e di messa in sicurezza del territorio, di mitigazione e di adattamento al mutamento climatico. Servono investimenti, nuove infrastrutture sostenibili. E proprio mentre lei in quest’Aula ci chiede unità, in un’altra stanza del governo stanno saltando tra i 16 e i 19 miliardi del PNRR destinati proprio alla gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico. Una scelta non solo dannosa, ma pericolosa. Avete capito, non tutti, che il problema del cambiamento climatico esiste. Ma quando capirete che siete in ritardo? Siete il governo e dovete dare risposte ora.
Così Peppe Provenzano, della segreteria nazionale del Pd, intervenendo alla Camera durante l’informativa del ministro Musumeci.
“Ogni evento calamitoso si porta dietro un’alluvione di parole, di piani, di commissari, di programmi. Sempre più spesso, purtroppo. Il ministro Musumeci ha ben rispettato questa tradizione con un intervento che si può definire ‘Fiumi di parole’, per ricordare una bella canzone di qualche anno fa. Purtroppo, però, i fiumi veri che esondano non si fermano con le parole. La fragilità italiana si affronta spendendo i tanti soldi non spesi applicando le procedure accelerate che esistono ma non sono applicate perché non ci sono le necessarie competenze nei Comuni, nelle Province e nelle Autorità di distretto: geologi, ingegneri idraulici, geografi. Competenze che oggi si contano con il lumicino”. Così in una nota il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut.
“Servono unità operative decentrate - continua l’ex Sottosegretario all’Ambiente - che agiscano per la prevenzione e l’adattamento in modo ordinario e non in concomitanza con gli eventi. Purtroppo il sistema degli enti locali italiani è estremamente frammentato e non può reggere la potenza degli eventi naturali. Se questo Paese vuole sopravvivere nel confronto implacabile con la natura, occorre accorpare comuni, province e regioni. E si deve iniziare a farlo nelle politiche sul dissesto idrogeologico. Ma la politica preferisce ancora ‘Fiumi di parole’ che travolgono tutto”.
Dichiarazione deputati Pd della commissione Agricoltura
L’inadeguatezza del decreto alluvione, sia dal punto di vista organizzativo e strategico che delle risorse impegnate, trova conferma nelle misure previste per il comparto agricolo che non ha bisogno soltanto di aiuti finanziari immediati per fronteggiare l’emergenza in atto , legata soprattutto ai terreni completamente allagati, ma anche alla necessità di riavviare l’attività ricostruendo le basi per tornare a produrre nel giro di pochissimi anni. Alle proposte emendative del gruppo Pd in commissione agricoltura, respinte in gran parte dalla maggioranza di destra, si sono aggiunti alcuni ordini del giorno, a firma dei deputati Stefano Vaccari, Antonella Forattini, Stefania Marino e Andrea Rossi, accolti con riformulazione e come raccomandazione dal governo e poi votati dall’Aula.
In particolare è stato chiesto al governo di estendere le misure adottate per le imprese agricole colpite dall’alluvione di maggio anche a quelle interessate dalle gelate verificatesi in emilia romagna ad aprile. Così come è stato sollecitato il governo ad adottare ulteriori iniziative normative volte a sospendere i contributi consortili e finanziarie con opere d’urgenza atte a prevenire il rischio di ulteriori rotture ed esondazioni, soddisfando al contempo le richieste di approvigionamento irriguo. Infine è stato chiesto al governo di prevedere risorse aggiuntive finalizzate a compensare le imprese del settore pesca e dell’acquacoltura, settore duramente colpito e inspiegabilmente dimenticate dal Governo bocciando ogni proposta anche in Commissione.
Dichiarazione di Ouidad Bakkali, deputata Pd
“A distanza di 84 giorni dalla alluvione che ha devastato l’Emilia Romagna e alcune aree di Marche e Toscana questo governo chiede la fiducia su un provvedimento che noi valutiamo ancora inadeguato.” Così la deputata Pd Ouidad Bakkali in dichiarazione di voto sulla fiducia al decreto alluvione . “Il governo – ha proseguito Bakkali- ha messo in atto azioni e posture inadeguate, scomposte e inopportune: penso al colpevole ritardo nella nomina del Commissario costata tante dichiarazioni sguaiate in risposta alla richiesta dei territori e delle parti sociali di fare presto e di tenere insieme emergenza e ricostruzione, nominando il Presidente della Regione Bonaccini.” Per Bakkali, “dopo le posture e le azioni messe in campo con due decreti che nella loro somma risultano ampiamente insufficienti sul piano delle risorse, si è giunti finalmente alla nomina del Commissario Figliuolo al quale auguriamo buon lavoro e di cui apprezziamo le capacità e lo spirito di sacrificio, ma la dotazione a sua disposizione per fronteggiare i bisogni – ha rimarcato Bakkali - è molto lontana dalla quantificazione dei 9 miliardi che è stata fatta. Poche risorse, spalmate su un triennio, a fronte di un mandato che scade tra meno di un anno. Perché – è l’osservazione della deputata Dem- 1,8 miliardi di euro non sono sufficienti per finanziare i quasi 6mila interventi prioritari e mezzo milione di euro è già stato speso per le urgenze, esponendo -peraltro- i già fragili bilanci degli enti locali. Per i danni ai privati, tra famiglie e imprese si superano i 4 miliardi e ad oggi sono stati stanziati solo 120 milioni di euro a fronte di quasi 7000 persone stimate ancora fuori casa. E poi parliamo di 15mila aziende colpite, 7000 delle quali nel comparto agricolo. Queste sono le dimensioni – ha concluso Bakkali- questo lo scarto enorme tra quello di cui c’è bisogno e quello che realmente questo Governo mette a disposizione: ovvero, come confermato dal Commissario in audizione, poco più di 2 miliardi e 600 milioni complessivi, un terzo di quanto realmente necessario. Non può esserci dunque fiducia se le basi della premessa sono le azioni e le condotte viste fin qui.”