Accordi con regioni non possono partire, si rassegni
“Il Ministro Calderoli in una intervista rilasciata al Messaggero Veneto, certifica il proprio isolamento politico dichiarando di voler andare avanti con l’autonomia anche in assenza dei pareri del suo Governo. Ma c’è di più. Afferma con una gravità senza precedenti di aver già pronti i decreti legislativi delegati sui Lep prima ancora che il Parlamento abbia votato una delega al Governo. Sappiamo che il Ministro ha qualche difficoltà con la nostra Costituzione, ma gli ricordiamo che la funzione legislativa è esercitata dal Parlamento che può delegarla al Governo solo previa determinazione dei principi e criteri direttivi, e solo per tempo limitato e oggetti definiti. Peccato che al momento nessuna delega sia stata sin qui votata, se non quella dichiarata incostituzionale dalla Corte con la sentenza del 2024.
Calderoli vorrebbe anche andare avanti sulle materie non-lep, e in particolare sulla protezione civile. Caro Ministro, anche in questo caso siamo costretti a ricordarle che sulle materie non-Lep la Corte è stata chiarissima: eventuali trasferimenti non potranno comunque riguardare funzioni che attengono a prestazioni concernenti i diritti civili e sociali. Si rassegni: gli accordi con le Regioni non possono partire e il suo disegno secessionistico non vedrà mai la luce” così una nota del deputato democratico, responsabile mezzogiorno del Pd, Marco Sarracino.
"Lo spettacolo indecoroso del dibattito sulle risoluzioni per il Consiglio europeo ha certificato la spaccatura enorme in maggioranza sui temi europei. La Premier è andata a Bruxelles senza un mandato a negoziare la costruzione della difesa europea e come arma di distrazione di massa ha deciso di sferrare un attacco vergognoso al Manifesto di Ventotene. Già qualche settimana fa, del resto, la maggioranza non era stata in grado di presentare una mozione comune sul Piano Draghi, perché divisi sul futuro dell'UE, sulla risposta ai dazi, e in generale sul rafforzamento dell'autonomia strategica del nostro continente. Oggi la conferma politica arriva dalle parole del sottosegretario Durigon che appaiono come un evidente commissariamento della Lega per il Ministro degli Esteri Tajani. La Premier Meloni prenda atto che non esiste più una maggioranza e ne tragga le conseguenze". Così in una nota il deputato dem Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione politiche europee alla camera.
"Le crepe interne alla maggioranza sui temi europei ed internazionali sono evidenti e l'attacco volgare e strumentale al Manifesto di Ventotene, simbolo di democrazia e libertà, serviva a coprire queste gravi divisioni. Si è trattato di un'arma di distrazione di massa per nascondere l'assenza di una visione comune sulle azioni da mettere in campo per il futuro dell'UE sulla difesa europea, sulla risposta ai dazi, e in generale sul rafforzamento dell'autonomia strategica del nostro continente. Per questo, la Premier che voleva fare da pontiere con gli USA si è ridotta ormai a portavoce di Trump a Bruxelles, complice del tentativo di indebolire e disgregare l'Europa. Meloni ha relegato ormai in una posizione di secondo piano l'Italia, rendendola del tutto ininfluente sui tavoli europei ed internazionali, come emerso chiaramente nelle ultime settimane. È questa l'idea di sovranismo che ha la destra?" Lo ha dichiarato l'On. Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione politiche europee alla camera, a margine del congresso nazionale del PSI a Napoli.
"Calderoli ci riprova con le riforme senza risorse e a danno del sud. Incurante delle indicazioni della Corte Costituzionale ed anche di quanto già segnalato da Svimez e Ufficio parlamentare di bilancio fa circolare una nuova proposta sull'Autonomia differenziata dove le principali novità sono la delega al governo per realizzarla con decreti attuativi per aggirare la sentenza dell’alta corte. E comunque non prevedendo oneri aggiuntivi per lo Stato, promette una riforma a costo zero incurante del fatto che servono risorse importanti per accorciare i divari tra Nord e Sud sulle materie delegate". Lo dichiara in una nota il deputato PD, Silvio Lai.
"Dividere l'Italia anche a costo di aumentare le diseguaglianze - continua il parlamentare dem - è ormai chiodo fisso della Lega e del Governo che durante questa legislatura hanno già dato prova della loro propensione. In realtà tentano con il ministro Calderoli l'ennesima iniziativa propagandistica in vista delle prossime elezioni regionali. Quelli che contano sono i voti anche a costo di inganni e promesse irrealizzabili non certo gli interessi degli italiani che stanno affrontando con fatica la crisi economica a cominciare dalle bollette energetiche e che ora dovranno fare i conti con i dazi di Trump che metteranno in ginocchio migliaia di imprese del nostro Paese con rischi grandi sul fronte occupazionale". "Ma si sa, per Caldoreli e Salvini, di Trump si può dire solo bene perché in sintonia con le derive nazionaliste e sovraniste, contro l'Europa, tanto care alla Lega", conclude Lai.
"Il Partito Democratico chiede una riforma chiara e decisa della Rai, affinché il servizio pubblico possa garantire autonomia e indipendenza, nel pieno rispetto del ruolo che deve svolgere per i cittadini italiani, i quali lo finanziano attraverso il canone". Lo dichiara il deputato Stefano Graziano, capogruppo Pd in commissione di Vigilanza Rai, intervistato sui canali social dei deputati dem.
"La nostra priorità – conclude Graziano - è assicurare un'informazione libera e indipendente, non condizionata da logiche politiche o di parte. Per questo, già la prossima settimana, arriverà in Aula una nostra mozione che chiede un cambiamento concreto. Inoltre, entro il mese di agosto, l'Italia dovrà adeguarsi al Regolamento europeo per la libertà dei media (European Media Freedom Act), che impone standard più elevati di autonomia e trasparenza per i servizi pubblici radiotelevisivi. Se il nostro Paese non si adeguerà, rischia una procedura di infrazione da parte dell'Unione Europea, con possibili ricadute economiche per i cittadini. La Rai deve essere davvero un servizio pubblico e non un megafono del governo di turno. Per questo, l'unica apertura possibile al dialogo è sulla riforma: senza un cambiamento strutturale, ogni altro discorso rischia di essere secondario".
“Il Governo Meloni infligge un colpo durissimo alla lotta contro la criminalità. Il limite di 45 giorni introdotto nel nostro ordinamento per le intercettazioni, peraltro anche per reati gravissimi come omicidio, sequestro di persona, violenza contro le donne, è una scelta politica che mette a rischio le indagini e l’individuazione degli autori di reati gravi e si spiega solo in ragione del pregiudizio della destra italiana verso la magistratura e verso il principio di autonomia e indipendenza che la sorreggono.
La maggioranza poteva correggere questa deriva, avrebbe potuto accogliere gli emendamenti che chiedevano di escludere l’omicidio e i reati del Codice Rosso dal limite alle intercettazioni. Ma ha scelto di bocciarli, dimostrando una grave irresponsabilità. In un Paese nel quale la destra non da’ risposte davanti a casi come quello di Paragon e’ davvero incredibile che le energie di governo e maggioranza siano dedicate a contrastare le intercettazioni regolari, che rispondono ai requisiti di legge e che sono autorizzate dalla magistratura”. Così il capogruppo democratico nella commissione giustizia della camera, Federico Gianassi.
"Anche per industria, energia, ecologia, sociale, innovazione" - L'Europa ha bisogno di "un Next generation Eu da 800 miliardi all'anno per l'autonomia strategica dell'Ue", un progetto che agisca "sul piano industriale, energetico, ecologico, sociale, di innovazione. E anche sulla difesa comune europea. Anche, e non solo. Perché rinunciare alle altre priorità sarebbe un errore imperdonabile". Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein parlando alla Camera.
“I dati Istat certificano la crescita delle diseguaglianze educative per gli studenti con disabilità in Italia. Aumenta la necessità di assistenti all’autonomia e alla comunicazione, soprattutto al sud, a cui lo Stato non è in grado di rispondere. L’Istat certifica l’aumento degli alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane e la crescita della domanda di assistenza che non è soddisfatta, sono dati allarmanti. Il 4,5 per cento degli studenti con disabilità non ha un assistente, un dato che cresce di un punto percentuale nelle regioni del Mezzogiorno. Non c’è bisogno di altro per chiedere al Governo un intervento urgente. Sto depositando un’interrogazione al Ministro dell’Istruzione e alla Ministra per le disabilità affinchè si attivi
“Siamo in una fase storica decisiva per l’Europa. L’Europa non nasce per 'fregare' come dichiarato da Trump ma per salvare un intero continente dopo la seconda guerra mondiale, dopo l'orrore della Shoah e delle leggi razziali. L'Europa non limita le libertà, l’Europa è presidio di libertà, diritti e democrazia. Oggi però la sua mission è a rischio, minacciata da nuove insidie. Il Piano elaborato dal presidente Draghi traccia un indirizzo a nostro avviso condivisibile per rilanciare l’Europa. Per colmare il divario nei confronti di Stati Uniti e Cina, per difendere il nostro modello di welfare, infatti bisogna rafforzare l’autonomia strategica dell’Europa, quale 'una sfida esistenziale'. Lo ha detto Piero De Luca, deputato e capogruppo PD in Commissione Politiche UE, a margine dell’audizione del Presidente Draghi al Senato sulla competitività europea.
“Se non avviamo il percorso di rilancio sulla scia da lei indicata - ha aggiunto il dem - il futuro dell’Unione è a rischio. Nell’agenda Trump c’è un pericolo per l’Europa. Dobbiamo garantire la competitività europea attraverso la capacità fiscale comune per finanziare beni pubblici europei e un grande piano di investimenti comuni europei da circa 800 miliardi di euro l’anno, con nuovo debito comune, come sperimentato con il Next Generation EU". "Oggi è in gioco il nostro futuro e l’esistenza stessa dell’Europa. Occorrono risposte straordinarie e inedite. È urgente iniziare ad agire come un solo Stato”, conclude De Luca.
"È inquietante che, in un contesto geopolitico così delicato, il governo Meloni non stia elaborando una strategia che permetta all'Europa di rafforzare la sua autonomia strategica sviluppando delle proprie infrastrutture satellitari, costruendo sistemi di sicurezza e difesa europee. La decisione nel DDL Spazio di aprire all'utilizzo di fondi pubblici italiani per rafforzare la capacità trasmissiva nazionale, attraverso investimenti rivolti ad attori stranieri non istituzionali come SpaceX appare insensata e miope, considerando le dichiarazioni di Elon Musk, che sollevano serie preoccupazioni sulla sicurezza europea”. Lo afferma il deputato democratico Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione Unione europea.
"Le affermazioni di Musk ‘se disattivo Starlink il fronte ucraino crolla’ e ‘dovremmo uscire dalla Nato, non ha senso che l'America paghi per la difesa dell’Europa’, evidenziano in modo chiaro i pericoli derivanti dalla dipendenza da un unico attore privato. È allarmante dunque che Giorgia Meloni non dica una parola per prendere le distanze da queste affermazioni inquietanti e soprattutto che il nostro governo abbia scelto di fare affidamento su Starlink senza perseguire invece una strategia autonoma di lungo periodo volta a sostenere la creazione di infrastrutture di sicurezza e difesa europee. È l'unica strada da percorrere se vogliamo garantire la nostra indipendenza e sovranità in futuro", ha concluso De Luca.
Fitto batta un colpo
Rafforzare l'autonomia strategica europea in tutti i settori strategici, costruendo finalmente una vera e propria difesa comune dell'UE è una sfida non più rinviabile. È l'unica strada possibile se vogliamo proteggere davvero gli interessi dei nostri cittadini e delle nostre comunità nei prossimi anni. Sarebbe un errore però dirottare i Fondi coesione, generalmente impegnati per le politiche di sviluppo territoriale del Mezzogiorno in Italia, negli investimenti volti a rafforzare la capacità di difesa. È stato positivo il lavoro svolto dal Partito Democratico, con la segretaria Schlein, a Bruxelles per opporsi a questa ipotesi. Per realizzare la difesa europea servono nuovi fondi e investimenti europei specifici, realizzati in particolare attraverso l'emissione di nuovi eurobond, come fatto per reagire alla crisi del Covid, volti a sostenere azioni congiunte dell'Unione e a mettere insieme gli impegni nazionali in programmi comuni in ricerca, industria, infrastrutture strategiche, sistemi, interoperabilità. Ci vuole lo stesso coraggio e la stessa rapidità di decisione avuta durante la pandemia. Il Commissario Fitto cosa ne pensa? Batta un colpo.” Così il capogruppo democratico in commissione affari europei della camera, Piero De Luca.
Il governo e la maggioranza non hanno dimostrato la necessaria autorevolezza né l’indispensabile indipendenza dai soggetti privati interessati alle attività spaziali. In teoria era un provvedimento semplice, si trattava di colmare un vuoto normativo come hanno già fatto altri undici Paesi europei. Non è questo provvedimento a far nascere l’economia dello spazio. Abbiamo da tempo un comparto spaziale nazionale composto da oltre 200 imprese; nel 2020 l’industria spaziale italiana ha generato entrate di circa 2 miliardi di euro, impiegando oltre 7.000 lavoratori nei principali poli industriali e, per quanto riguarda i brevetti, l’Italia è stata tra i primi dieci Paesi al mondo nel periodo 2016-2020.
Il tema era offrire un quadro normativo chiaro ed efficace, nella tutela dell’interesse nazionale. Il gruppo del Pd si è concentrato esattamente su questo con proposte emendative per scoraggiare l'ottenimento di certificazioni di attività spaziali in altri Stati a danno della space economy italiana. Abbiamo incalzato il governo a prendere atto che, nello scenario geopolitico che stiamo vivendo, è prioritario mettere in sicurezza l’autonomia e la sovranità digitale del nostro paese, prevedendo la priorità alle imprese e alle strategie nazionali ed europee e, solo in caso di comprovata impossibilità, attraverso il coinvolgimento di soggetti istituzionali di paesi appartenenti alla Nato. E qui si è appalesato il convitato di pietra, si è vista l’ombra lunga e nera di Musk. Sull’art 25 ha tuonato il suo portavoce in Italia, scagliandosi sulla piattaforma X contro le opposizioni e contro il Parlamento intero. Il Parlamento che tutti dovremmo difendere. Abbiamo atteso una parola chiara dal governo o dalla maggioranza, ma non è mai arrivata. Volete andare nello spazio e non sapete neanche perché siete qui.
Lo ha detto in Aula alla Camera Vinicio Peluffo, capogruppo Pd in commissione Attività Produttive.
“È sconcertante che la maggioranza non risponda rispetto ad un emendamento importante del collega Casu che voglio sottoscrivere, perché è chiaro che la maggioranza andando contro questo emendamento sta andando anche contro la sicurezza nazionale e contro l’Europa.
Invece di costruire una logica di sicurezza europea e di andare nella direzione di costruire un’autonomia strategica sulla sicurezza state di fatto consegnando il paese a Trump, facendo passare l’Italia dai confini nazionali ai confini delle multinazionali.
E quello che ha detto Stroppa nel suo tweet a Fdi ‘siete contro starlink, non chiamateci più’ dà proprio il segno che l’Italia e il governo italiano è sotto ricatto. E questo non lo permetteremo”. Lo ha detto in aula Stefano Graziano, capogruppo pd in commissione difesa di Montecitorio, intervenuto sul ddl Spazio.
Si creano, di fatto, le condizioni per orientare la scelta verso Elon Musk e Starlink.
“Non ripeterò quanto già detto sui rischi di affidare di fatto il monopolio delle telecomunicazioni a un operatore straniero. C’è però un altro tema che la maggioranza continua a ignorare: scegliere questa strada significa non affrontare il vero problema che segna oggi il divario tra Stati Uniti ed Europa, ovvero l’accessibilità allo spazio”. Lo ha dichiarato in Aula il deputato del Partito Democratico Claudio Michele Stefanazzi durante la discussione sul ddl Spazio.
“Lo scorso anno – ha sottolineato l’esponente dem - gli Stati Uniti hanno lanciato 100 satelliti in orbita, mentre le due aziende di punta europee, Ariane e Avio, ne hanno lanciati appena due. Questo dato dimostra quanto sia fondamentale sostenere con forza la tecnologia italiana ed europea, che rappresenta un’avanguardia strategica nel settore. Purtroppo, il provvedimento in discussione è un’occasione persa: invece di promuovere lo sviluppo e il lancio di satelliti con tecnologie alternative al monopolio americano, si sceglie una strada che penalizza la nostra industria e riduce le opportunità di crescita del settore”.
“Con questo provvedimento – ha concluso Stefanazzi - l’Italia e l’Europa non vengono valorizzate come dovrebbero e si creano, di fatto, le condizioni per orientare la scelta verso Elon Musk e Starlink, invece di investire in un comparto industriale strategico per la nostra autonomia tecnologica e competitività globale”.
“Preoccupante la decisione della maggioranza di non sostenere l’emendamento del PD, che chiedeva di adottare tutte le azioni necessarie per rafforzare la sicurezza nazionale attraverso investimenti strategici e strutturali anzitutto europei. Un'occasione mancata per consolidare la sovranità e l'autonomia strategica dell’UE. Dire no al rafforzamento dell’integrazione politica, di sicurezza e di difesa comune europea è un errore”. Così il capogruppo democratico in commissione affari europei della camera, Piero De Luca che aggiunge “la discussione alla Camera sta confermando l'assenza di una linea politica comune e seria della maggioranza, che è stata influenzata invece in modo preoccupante ed inquietante dal rappresentante italiano di SpaceX su un punto cruciale del DDL Spazio. Per il PD, invece, sono imprescindibili dei princìpi fondamentali: la creazione di una riserva di capacità trasmissiva nazionale, utilizzando in particolare satelliti gestiti da soggetti istituzionali italiani ed europei, limitando solo in caso di comprovata impossibilità il ricorso ad altri appartenenti all'Alleanza atlantica. Princìpi che dovrebbero essere scontati, ma che il governo ha ignorato, con il rischio concreto di consegnarsi ad attori stranieri non istituzionali proprio come SpaceX, compromettendo così sicurezza, autonomia e opportunità industriali strategiche”.