“Era febbraio 2024 quando il parlamento ha licenziato il protocollo con l'Albania per la realizzazione dei centri. Dopo poco più di un anno il governo presenta un nuovo decreto che modifica radicalmente l'accordo precedente. Il governo ammette di avere fallito e che il modello presentato dalla Presidente del Consiglio come il sistema che ci avrebbe copiato tutta l'Europa è stato un enorme flop: un modello di spreco di risorse. Il Pd è stato facilmente profeta di quello che sarebbe successo: un progetto che non serviva a nulla se non alla propaganda del governo, pagata a caro prezzo dai contribuenti italiani”. Lo ha dichiarato la deputata Pd, Simona Bonafè nella dichiarazione di voto alla fiducia posta dal governo sul cosiddetto Dl Albania.
“I numeri – sottolinea l'esponente dem - non sono piegabili alla narrazione quotidiana del falso successo del governo: anche nella versione originaria i centri avrebbero potuto trattenere al massimo il 2% dei migranti che arrivano in Italia. Invece di ammettere il fallimento, il governo prima si accanisce contro i giudici, poi facendo il gioco delle tre carte, crea una lista dei 'Paesi sicuri' e infine, sposta le competenze della convalida dei trattenimenti alla corti d'appello, distorcendo il sistema giudiziario”.
“Con questo decreto, in Albania arriveranno migranti trasferiti dai Cpr italiani in attesa di essere espulsi. Ma dov’è l’ effetto deterrenza? Parlavate di lotta contro i trafficanti di esseri umani per tutto il globo terracqueo e l'unico criminale che è stato trovato in Italia, Almasri, è stato riportato a casa con gli onori di Stato. I tanti soldi spesi per un fallimento annunciato, andavano spesi per la sanità pubblica e per abbattere le liste d'attesa e per fare vere politiche di cooperazione con i Paesi dai quali i migranti partono”, conclude Bonafè.
“L'8 e 9 giugno si vota per il referendum sul lavoro e sulla cittadinanza. La vittoria del sì significherebbe creare una società della convivenza nella quale si cresce insieme e si diventa italiani in uno Stato che cresce e forma coesione sociale. Sulla cittadinanza il quesito è semplice: si vota sì se si vuole passare da 10 a 5 gli anni necessari per poter richiedere la cittadinanza italiana a persone che vivono in Italia, studiano, lavorano e crescono i propri figli in Italia”. Così la deputata PD Ouidad Bakkali in una nota sui prossimi referendum dell'8 e 9 giugno.
“Bisogna ricordare – continua l'esponente dem - che al tempo necessario per ottenere la cittadinanza italiana vanno purtroppo aggiunti spesso ulteriori 4 anni di lavorazione delle pratiche burocratiche, quindi si tratta di lasso di tempo che da 14 si ridurrebbe a 9 anni. L'impatto del voto è enorme per la semplificazione della vita di queste persone e delle loro famiglie: non dimentichiamo che sono i nostri compagni di classe, di sport e vicini di casa”, conclude Bakkali.“L'8 e 9 giugno si vota per il referendum sul lavoro e sulla cittadinanza. La vittoria del sì significherebbe creare una società della convivenza nella quale si cresce insieme e si diventa italiani in uno Stato che cresce e forma coesione sociale. Sulla cittadinanza il quesito è semplice: si vota sì se si vuole passare da 10 a 5 gli anni necessari per poter richiedere la cittadinanza italiana a persone che vivono in Italia, studiano, lavorano e crescono i propri figli in Italia”. Così la deputata PD Ouidad Bakkali in una nota sui prossimi referendum dell'8 e 9 giugno.
“Bisogna ricordare – continua l'esponente dem - che al tempo necessario per ottenere la cittadinanza italiana vanno purtroppo aggiunti spesso ulteriori 4 anni di lavorazione delle pratiche burocratiche, quindi si tratta di lasso di tempo che da 14 si ridurrebbe a 9 anni. L'impatto del voto è enorme per la semplificazione della vita di queste persone e delle loro famiglie: non dimentichiamo che sono i nostri compagni di classe, di sport e vicini di casa”, conclude Bakkali.
“Il presidente del Senato La Russa, ha dichiarato che farà propaganda perché la gente resti a casa al Referendum. Non era mai accaduto che la seconda carica dello Stato facesse un appello di questo tipo. Nel giorno tra l’altro in cui piangiamo la morte di Aldo Moro e di Peppino Impastato, due martiri della democrazia. Siamo di fronte a un atteggiamento che non esito a definire eversivo”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“L’Europa è una conquista storica di pace, diritti e libertà fondamentali. Un patrimonio da tutelare e da rafforzare, soprattutto in un momento in cui le sfide internazionali richiedono risposte comuni e una visione condivisa. Andare avanti e consolidare il percorso europeo significa investire su giovani, lavoro, ambiente, sanità, innovazione, sicurezza. Significa credere nella forza dell’integrazione e nel valore della democrazia. L’Europa unita è la nostra casa comune, il nostro futuro”. Lo ha detto Piero De Luca, deputato Pd e capogruppo in commissione politiche europee, in occasione della Giornata dell’Europa, celebrata con un incontro -sul senso e l'importanza di un’Unione forte, coesa, solidale, sicura e sempre più vicina ai cittadini- che si è tenuto con tante studentesse e studenti del Liceo Scientifico “F.Severi” di Salerno.
Con Fontana, Ceretti e Milani
Oggi, giovedì 8 maggio alle ore 17.30, presso la Sala del Refettorio della Camera dei deputati, si terrà il convegno “Parole della giustizia: vittime”, promosso dalla deputata del Partito Democratico Michela Di Biase. L’incontro si aprirà con l’indirizzo di saluto del Presidente della Camera, Lorenzo Fontana. A seguire, un dialogo tra il professor Adolfo Ceretti e Manlio Milani, presidente della Casa della Memoria della Strage di Piazza della Loggia. L’iniziativa si inserisce nel ciclo di incontri dedicati ai temi della giustizia, della memoria e del riconoscimento delle vittime, con l’obiettivo di approfondire il significato delle parole e dei percorsi che accompagnano il diritto e la società nella costruzione della verità e della responsabilità.
Sarà possibile seguire l’evento anche online a questo link: https://webtv.camera.it/evento/27993
"FIDUCIOSI SULLA LIBERAZIONE DEGLI ALTRI NOSTRI CONNAZIONALI"
La scarcerazione di Alfredo Schiavo, detenuto in Venezuela da oltre cinque anni, è una bellissima notizia.
Grazie all'importante lavoro della nostra Ambasciata e della Comunità di Sant'Egidio, come anche di esponenti del governo venezuelano come il governatore Rafael La Cava (che la Commissione esteri della Camera ha invitato per un confronto sulla situazione del Paese sudamericano e i rapporti con l'Italia), per avere reso possibile questo risultato che fa ben sperare per il futuro.
Adesso aspettiamo la liberazione di Alberto Trentini, Americo De Grazia, Biagio Pilieri e degli altri cittadini italiani ancora reclusi nelle carceri venezuelane. Il governo non smetta di adoperarsi e di percorrere tutte le strade possibili per riportare a casa i nostri connazionali.
Così il deputato del Pd Fabio Porta.
Con Fontana, Ceretti e Milani
Giovedì 8 maggio alle ore 17.30, presso la Sala del Refettorio della Camera dei deputati, si terrà il convegno “Parole della giustizia: vittime”, promosso dalla deputata del Partito Democratico Michela Di Biase. L’incontro si aprirà con l’indirizzo di saluto del Presidente della Camera, Lorenzo Fontana. A seguire, un dialogo tra il professor Adolfo Ceretti e Manlio Milani, presidente della Casa della Memoria della Strage di Piazza della Loggia. L’iniziativa si inserisce nel ciclo di incontri dedicati ai temi della giustizia, della memoria e del riconoscimento delle vittime, con l’obiettivo di approfondire il significato delle parole e dei percorsi che accompagnano il diritto e la società nella costruzione della verità e della responsabilità.
Sarà possibile seguire l’evento anche online a questo link:
https://webtv.camera.it/evento/27993
“Auspico che venga smentita la notizia secondo cui i vertici di Fratelli d’Italia avrebbero indicato a deputati e senatori la linea dell’astensione sul voto referendario dell’8 e 9 giugno. Che il principale partito di governo inviti le persone a non votare e a restare a casa è un fatto gravissimo. Il segnale di una profonda cultura antidemocratica che ha paura di misurarsi con la libertà di scelta dei cittadini su quesiti importanti su lavoro e cittadinanza che avrebbero il merito di restituire diritti a milioni di persone in carne ed ossa”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Proprio oggi, nella Giornata Mondiale per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro, un operaio è morto in una cava di marmo a Carrara. La tragedia si va a sommare agli altri 138 incidenti mortali avvenuti in soli due mesi nel 2025 e alle 1090 vittime del 2024. Numeri spaventosi, come lo sono i ricordi di Brandizzo, Casteldaccia, Suviana, Firenze: tra la fine del 2023 e il 2024 si sono registrate quattro grandi stragi sul lavoro, accompagnate purtroppo da un continuo aumento giornaliero degli infortuni mortali e invalidanti”. Così Chiara Gribaudo, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia.
“Tutto questo non può rimanere in silenzio. Perché in molti casi si muore sul lavoro per mancanza di investimenti minimi, per l'assenza di presidi, per carenza di cultura della sicurezza e troppo spesso a causa del sistema di appalti e subappalti a cascata la cui incidenza di eventi gravi dovrebbe essere indagata dal Governo, come era stato promesso la scorsa estate approvando un ordine del giorno a mia prima firma - prosegue Gribaudo - Gli incidenti, non mortali, sono stati 89.556: un numero spaventoso, il segnale chiarissimo di un enorme problema di sicurezza in molti cantieri, nei terreni agricoli, nell’industria. Facciamo in modo che questa Giornata non resti l’ennesima data vuota”.
“Il Governo deve ascoltare le proposte che arrivano dalle parti sociali e dagli organismi di competenza costituzionali. Servono nuove proposte, che non mancano e che sono condivise dalle rappresentanze sindacali, come emerso dagli ultimi Stati Generali. Serve agire immediatamente. Solo così la politica può rispondere, concretamente, alle famiglie delle vittime e onorare la memoria di chi è andato a lavorare e non è mai più tornato a casa” conclude Gribaudo.
"La morte di un lavoratore in cava a Carrara ci colpisce e ci addolora nel profondo. Esprimo la mia vicinanza sincera alla famiglia, ai colleghi, a tutta la comunità e chiedo che venga fatta piena luce su quanto è successo, senza zone d’ombra. Purtroppo, l’Italia sta normalizzando l’idea di uscire di casa per lavorare e non farvi più ritorno. Lo dicono i dati delle morti sul lavoro, anche di questo 2025, che è già tragico. Siamo di fronte a bollettini di guerra e a drammi che si ripetono continuamente. Drammi che lacerano spezzano vite, lacerano famiglie e comunità, lasciando solo rabbia e dolore immensi. Sul lavoro e sulla sicurezza dobbiamo fare di più. È un dovere morale, umano, prima che politico. L’alternativa è infatti irricevibile: prendere semplicemente atto di questi bollettini di guerra e ripetere sempre le stesse parole, di cui le famiglie non se ne fanno niente: servono interventi concreti, risorse vere, controlli seri. La sicurezza deve essere una priorità, non un adempimento burocratico”.
Così il deputato dem, Marco Furfaro, della segreteria nazionale del Partito Democratico.
“Quella di Meloni è stata una strategia fallimentare: voleva essere ponte tra Europa e Stati Uniti su dazi e guerra in Ucraina ma non ha portato a casa alcun risultato, neanche la possibilità che un vertice si svolga a Roma”. Lo ha detto Chiara Braga, Capogruppo PD alla Camera dei Deputati questa mattina a Sky Tg24.
“Le scelte del governo hanno infatti isolato l’Italia come dimostra l’esclusione dal confronto con i leader di Francia e Germania - ha sottolineato Braga - È il frutto di un atteggiamento ambiguo di chi non si è schierato in modo chiaro per non dispiacere all’alleato americano e per i problemi interni alla propria maggioranza. Questo pregiudica anche un ruolo attivo per iniziative di pace e per richiamare gli stessi Stati Uniti a una maggiore responsabilità” ha aggiunto.
“Papa Francesco ha lasciato un’impronta con la potenza di alcuni messaggi e con cambiamenti profondi: il primato della pace e del dialogo rappresenta uno dei lasciti più importanti. Così come l’apertura verso gli ultimi che ha difeso fino alla fine. Messaggi che possono trovare continuità anche nella Chiesa del futuro e essere fonte di ispirazione per chi ha ruoli di governo” ha concluso la capogruppo del PD.
"Domani festeggerò l'80esimo anniversario della Liberazione a Grosseto e Orbetello. La mattina alle 9.45 sarò a Grosseto per partecipare al corteo organizzato da Anpi che partirà dal Bastione della Rimembranza. Intorno alle 13 mi sposterò ad Orbetello da dove, poco fa, è arrivata la notizia che il Comune ha negato il suolo pubblico all'Anpi per le iniziative che ha previsto e per le quali aveva, per altro, già pagato le spese. Un diniego senza una motivazione ufficiale che ha tutto il sapore di una precisa quanto inaccettabile scelta politica. Del resto, stiamo parlando dello stesso sindaco Casamenti che intende intitolare un parco a Italo Balbo, squadrista violento e fascista della prima ora che organizzò la marcia su Roma. Avevo già in programma di partecipare alle iniziative di Orbetello e adesso lo farò con ancora più convinzione. Porterò la mia solidarietà e il mio sostegno ad Anpi e alle cittadine e ai cittadini di Orbetello che conoscono il valore del 25 Aprile e della Liberazione. E' evidente che questa giornata non può essere di sola memoria, ma di resistenza. Ottant'anni fa come oggi. Non ci lasceremo certo intimidire: ci vediamo in piazza". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo
"Che questa maggioranza, questo governo, queste presidenze delle Camere non abbiano particolarmente a cuore il 25 aprile è cosa nota.
Ma l'80esimo anniversario meritava una celebrazione importante, solenne, che non passasse inosservata. Dieci anni fa, in occasione del 70esimo, da Presidente della Camera invitai i partigiani e le partigiane a Montecitorio dove molti di loro non erano mai stati e dove, invece, dovevano sentirsi non ospiti ma padroni di casa.
Insieme a loro c'erano parlamentari, il presidente del Senato, il presidente del consiglio, i ministri e anche il presidente Mattarella che era stato eletto poche settimane prima. Alla fine dei lavori nell’emiciclo si levarono spontaneamente anche le note di "Bella ciao". Ci fu la diretta televisiva e tante persone da casa seguirono l’evento e omaggiarono la Liberazione.
Per l'80esimo anniversario, invece, una celebrazione in tono minore. Un atto dovuto, non sentito, non partecipato.
Ricordare quando l'Italia si liberò dal nazifascismo aprendo la strada alla repubblica democratica che è oggi, celebrare le donne e gli uomini che furono protagonisti di quella lotta di liberazione dovrebbe renderci orgogliosi di essere italiani. Questo dovrebbe voler dire essere patrioti, non tentare di riscrivere la storia e cancellarne le fondamenta". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
Braga: resistenza e 25 aprile sono le radici della nostra democrazia
Da Ventotene a Casa Cervi, da Sydney a Madrid, passando per le piazze, le scuole e i luoghi simbolo della Resistenza in tutta Italia: sono numerose le iniziative organizzate, e a cui parteciperanno le deputate e i deputati del gruppo parlamentare del Partito Democratico, per celebrare l’80° anniversario della Liberazione.
Un impegno diffuso, che si unisce alla campagna social lanciata dal gruppo in occasione di questa ricorrenza, costruita attorno a parole chiave che rappresentano il senso profondo del 25 aprile: pace, futuro, libertà, democrazia, riscatto.
«Il 25 aprile è la radice della nostra democrazia. È memoria viva e impegno per il futuro. Il gruppo del Partito Democratico sarà presente ovunque per testimoniare l’attualità dei valori della Resistenza», dichiara la capogruppo alla Camera Chiara Braga.
Domani mattina, sui canali social del gruppo, sarà pubblicato un video corale che raccoglie i racconti dei deputati e delle deputate sul significato del 25 aprile oggi: uno sguardo personale e collettivo che unisce generazioni, territori e visioni.
Il Partito Democratico ha scelto di accompagnare queste celebrazioni anche con un gesto concreto: nella legge di bilancio, il gruppo ha destinato 700 mila euro per l’ottantesimo anniversario della Liberazione. Ma, a oggi, il Governo non ha ancora reso operativo il fondo previsto, come ha ricordato anche il deputato Andrea De Maria, che ha sollecitato con un’interpellanza un intervento immediato da parte della Presidenza del Consiglio.
Il Partito Democratico, oggi come sempre, sta dalla parte giusta della storia, a difesa della democrazia, della Costituzione e della memoria. 25aprile è radici, futuro, valori, libertà, memoria, pace. È coraggio, è impegno. È Italia. Viva la Liberazione.
Ecco le principali iniziative a cui parteciperanno le deputate e i deputati del Pd
“Da un governo che ambisce a giocare un ruolo mondiale ci saremmo aspettati ben altro che un Documento programmatico vago, frammentato e senza prospettiva. Lo affermano l’Ufficio parlamentare di bilancio e la Corte dei Conti: il Dfp è insufficiente e privo di dati chiave. È l’ennesima occasione mancata”.
Così Silvia Roggiani, deputata del Partito Democratico, intervenendo in Aula per annunciare il voto contrario del Gruppo al Dfp.
“Avete interrotto - ha aggiunto - una prassi virtuosa che dal 1988 consentiva al Parlamento di svolgere la sua funzione. Nessun vincolo europeo ve lo impediva: è stata una scelta politica, che rivela la vostra totale assenza di visione. Nel documento mancano risposte sui dazi americani, che già colpiscono l’export italiano, e sul Pnrr, unica leva di crescita che ormai è a rischio. Non c’è nulla su Industria 5.0. Il governo ignora le imprese e taglia fondi a sanità e comuni. E mentre gli altri paesi europei investono, la destra scarica i costi su famiglie, lavoratori e pensionati. Il diritto alla casa e alla salute sono negati. In un’Italia che invecchia, il governo sottofinanzia la sanità mentre le persone restano senza medico di base o attendono mesi per un esame. Questo Dfp - conclude Roggiani - non è all’altezza del nostro Paese”.