“Il gruppo del Partito democratico in Commissione bicamerale di inchiesta sul femminicidio e violenza di genere ha scritto una lettera alla presidente della Commissione Martina Semenzato, per chiedere l’audizione urgente dei ministri Valditara e Roccella, per riferire sulla cancellazione dei percorsi di educazione antiviolenza nelle scuole dopo l’approvazione dell’emendamento della Lega alla Camera.
“Questa modifica normativa - si legge nel testo della lettera - qualora fosse confermata nel voto assembleare della Camera, introdurrebbe un gravissimo ostacolo ai percorsi educativi che rappresentano il principale strumento di contrasto al fenomeno della violenza contro le donne e ai femminicidi”.
Ecco il testo della lettera inviato dalla Capogruppo democratica in Commissione Femminicidio, Sara Ferrari.
“Egregia Presidente,
in considerazione di quanto accaduto nei giorni scorsi in commissione istruzione alla Camera dei Deputati, con l’approvazione di un emendamento della deputata Latini al ddl Valditara, con il quale si introduce di fatto il divieto di svolgere “attività didattiche e progettuali, nonché ogni altra eventuale attività aventi ad oggetto temi attinenti all’ambito della sessualità” non solo nella scuola primaria ma anche nella secondaria di primo grado, sono a chiederla a nome del gruppo del Partito Demicratico una convocazione plenaria della commissione con una audizione urgente del ministro Valditara e della ministra Roccella. Questa modifica normativa, qualora fosse confermata nel voto assembleare della Camera, introdurrebbe un gravissimo ostacolo ai percorsi educativi che rappresentano il principale strumento di contrasto al fenomeno della violenza contro le donne e ai femminicidi. Nelle numerosissime audizioni che la Commissione Femminicidio ha potuto compiere in questi due anni di lavoro, infatti ci è sempre stata rappresentata, da qualsiasi associazione, da soggetti pubblici e privati, dalle categorie economiche, da singoli specialisti e specialiste e professionisti che a vario titolo hanno a che fare col fenomeno della violenza maschile sulle donne, la necessità di promuovere e rendere strutturale all’interno dei luoghi formativi ed educativi, in primis nella scuola, l’educazione all’affettività e alla sessualità, alle relazioni corrette e rispettose, alla parità, al superamento degli stereotipi di genere, ai pregiudizi, alle discriminazioni, come azione primaria di contrasto a questa terribile piaga sociale.
La responsabilità pubblica che ci siamo assunte e assunti nel partecipare e condividere spesso all’unanimità il lavoro di questa commissione, richiede oggi che non ignoriamo quanto grave possa essere il danno che deriverebbe a studenti e studentesse se non solo non dessimo seguito a quella richiesta di promozione di educazione, ma addirittura venisse frenato quello che oggi a macchia di leopardo viene fatto nelle scuole del nostro Paese su base volontaria. Riteniamo dunque indispensabile e urgente che il ministro all’istruzione e la ministra alle pari opportunità riferiscano alla commissione di indagine su femminicidio e violenza, come intendano agire per scongiurare il rischio di questo danno non solo per le giovani generazioni, ma anche per garantire l’efficacia delle azioni di prevenzione, fondamentali per il contrasto alla violenza e il cui studio e ricerca rappresentano parte essenziale del mandato della nostra commissione”.
“Siamo davanti a un colpo di mano che indebolisce la lotta allo sfruttamento del lavoro. Con l’emendamento dei senatori di FdI, Amidei e Ancorotti, al Ddl 1484 l’azienda committente nel settore della moda può farsi certificare la regolarità della filiera che attiva con le sue commesse, liberandosi così da ogni responsabilità rispetto al comportamento di appaltatori e subappaltatori. In sostanza, puoi vendere le scarpe a 500 euro mentre l’azienda a cui hai appaltato il lavoro paga gli operai due euro e mezzo, ma nessuno potrà controllarti: la parola del soggetto certificatore toglie la parola al controllo di legalità. Viene spazzata via la responsabilità sociale e civile del committente. Un passo indietro voluto da una destra che non ha interesse né a tutelare la qualità del lavoro, né a preservare le imprese che non scelgono la strada della concorrenza sleale”.
Così la deputata Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro del Pd, e Arturo Scotto, capogruppo Dem in commissione Lavoro alla Camera.
“Il disegno di legge Schlein per il rilancio delle aree interne finalmente mette al centro la grande questione della Pubblica Amministrazione, della sua modernizzazione e del suo rafforzamento. Anche in termini di personale. Sono anni che ci battiamo per un piano straordinario di assunzioni nel pubblico impiego per garantire servizi essenziali e welfare per i cittadini, a partire dalle aree più svantaggiate. Chiediamo che questa proposta venga subito discussa in Parlamento“.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
Presentazione ddl per una nuova regolamentazione del part-time
Oggi, martedì 15 luglio, alle ore 11.00, presso la Sala Berlinguer della Camera dei Deputati, si terrà una conferenza stampa per presentare il nuovo disegno di legge sulla regolamentazione del lavoro part-time che il Pd ha depositato al Senato a prima firma Susanna Camusso.
Interverranno la segretaria del Pd Elly Schlein, la capogruppo dem a Montecitorio, Chiara Braga, la senatrice Susanna Camusso, e la responsabile nazionale Lavoro del Pd, Maria Cecilia Guerra.
Il disegno di legge punta a superare il part-time involontario, che colpisce soprattutto le donne, trasformandolo in una scelta libera, tutelata e reversibile. Un passo concreto per contrastare la precarietà e garantire pari opportunità nel mondo del lavoro.
“Il part-time - scrivono le Democratiche - è prevalentemente una storia di donne: la nostra proposta vuole far sì che il part-time, a partire da quello involontario, non sia una trappola di sfruttamento e mortificazione del lavoro delle donne”.
Martedì 15 luglio, ore 11
Sala Berlinguer
Via degli Uffici del Vicario, 21
Roma
Info e accrediti stampa: pd.ufficiostampa@camera.it
Presentazione ddl per una nuova regolamentazione del part-time
Domani, martedì 15 luglio, alle ore 11.00, presso la Sala Berlinguer della Camera dei Deputati, si terrà una conferenza stampa per presentare il nuovo disegno di legge sulla regolamentazione del lavoro part-time che il Pd ha depositato al Senato a prima firma Susanna Camusso.
Interverranno la segretaria del Pd Elly Schlein, la capogruppo dem a Montecitorio, Chiara Braga, la senatrice Susanna Camusso, e la responsabile nazionale Lavoro del Pd, Maria Cecilia Guerra.
Il disegno di legge punta a superare il part-time involontario, che colpisce soprattutto le donne, trasformandolo in una scelta libera, tutelata e reversibile. Un passo concreto per contrastare la precarietà e garantire pari opportunità nel mondo del lavoro.
“Il part-time - scrivono le Democratiche - è prevalentemente una storia di donne: la nostra proposta vuole far sì che il part-time, a partire da quello involontario, non sia una trappola di sfruttamento e mortificazione del lavoro delle donne”.
"Una battaglia del Pd diventa legge: tutele per lavoratrici e lavoratori colpiti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche. Posto di lavoro garantito e permessi per curarsi. Oggi il Senato approva all'unanimità la mia proposta. Dalla parte giusta". Lo scrive su X la deputata Debora Serracchiani, dopo la definitiva approvazione al Senato del ddl sulla conservazione del posto di lavoro per malati oncologici", già approvato dalla Camera.
“Abbiamo depositato un disegno di legge che rende strutturali gli ammortizzatori sociali per i lavoratori che operano nei cantieri piuttosto che in agricoltura o in altri settori e sono esposti a temperature estreme. Non ci troviamo più davanti a una emergenza come spesso viene descritta, ma davanti a cambiamenti climatici che stanno trasformando il modo di lavorare e che mettono a rischio la salute e la sicurezza di migliaia di operai e braccianti. Ad oggi il governo non ha ancora emesso nessun provvedimento come - seppur in maniera tardiva - fu fatto negli scorsi anni. Serve un intervento che duri nel tempo e che non sia affidato a emendamenti fatti in extremis e magari fuori tempo massimo. Qui stanno morendo i lavoratori per il caldo e non si può risparmiare sulla vita delle persone”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
"Non è più rinviabile il riconoscimento dei comuni montani insulari all'interno dei provvedimenti normativi dello Stato. Si tratta di territori che vivono una duplice condizione di svantaggio: da un lato, la montagna con tutte le sue fragilità e difficoltà; dall’altro, l’insularità, che acuisce l’isolamento e rende più onerosa ogni attività, dalla scuola alla sanità, dal lavoro ai trasporti": è quanto dichiara la deputata PD Maria Stefania Marino, commentando il suo emendamento al disegno di legge sulla Montagna in discussione a Montecitorio. La proposta prevede che all'interno della classificazione delle zone montane, siano
individuati e distinti ulteriori criteri che definiscono le zone montane costituite dai comuni montani insulari.
"La Costituzione riconosce il diritto delle isole a misure speciali. È ora che questo principio venga finalmente attuato nei fatti, anche attraverso il pieno riconoscimento dei comuni montani insulari nei criteri legislativi. È una battaglia di giustizia territoriale, non solo una correzione tecnica. Mi appello in particolare ai colleghi della maggioranza eletti nelle isole: è tempo di superare le appartenenze politiche per dare risposte concrete a comunità che, troppo spesso, si sentono abbandonate. Una montagna su un’isola resta montagna, ma con sfide ancora più complesse. E lo Stato ha il dovere di riconoscerle e affrontarle": conclude.
“L’intelligenza artificiale è una sfida cruciale per il futuro del nostro Paese. Proprio per questo non può essere affidata a una gestione spezzettata tra agenzie governative: serve un'autorità indipendente, dotata di competenze, visione e autonomia”, così Andrea Casu, deputato del Partito Democratico e vicepresidente della commissione Trasporti.
“Abbiamo provato in Parlamento a correggere gli errori del governo – prosegue l’esponente dem - ottenendo alcuni risultati: un ruolo prioritario per la collaborazione con soggetti italiani ed europei per l’Agenzia per la Cybersicurezza, il principio del riconoscimento della necessità del sostegno pubblico alle micro piccole e medie imprese e del fatto che non possano essere introdotti nuovi oneri rispetto alle scelte comunitarie. Ma tutto questo non basta. L’esecutivo continua a ignorare i nodi fondamentali: nessuna risorsa stanziata, nessuna norma per tutelare il diritto d’autore contro il saccheggio delle opere di artisti e creativi per l’addestramento dell’IA, nessun investimento per potenziare la formazione per docenti e studenti, nessuna protezione concreta dei dati strategici e sensibili della pubblica amministrazione”.
“Abbiamo proposto – conclude Casu - di usare l'IA per la sicurezza sul lavoro, per prevenire incidenti e salvare vite. Ma ci siamo scontrati con un governo incapace di scegliere di inviare un segnale forte ai nuovi oligarchi digitali per la difesa del futuro dell’Italia e dell’Europa. La battaglia ora prosegue in Senato perché l’interesse nazionale e la sicurezza non si tutelano solo a parole, ma con leggi serie, investimenti mirati e scelte coraggiose. Il Partito Democratico è pronto a continuare questa sfida in Parlamento e nel Paese”.
Testo migliorato ma mancano ancora aspetti fondamentali a partire dalla tutela del lavoro
“Grazie alle pressanti richieste delle opposizioni il Ddl Intelligenza artificiale in discussione oggi in Aula è un testo che presenta miglioramenti e margini di intervento: il governo su nostra insistenza ha soppresso il comma 2 dell’articolo 6, che conteneva un generico obbligo di collocazione su server italiani senza però accogliere la nostra richiesta di qualificare e garantire adeguatamente la sicurezza dei dati strategici. Durante l’esame nelle Commissioni X e XI alla Camera sono stati inoltre approvati importanti emendamenti come quello a firma Ascani che prevede che per le azioni che l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale deve necessariamente portare avanti per lo sviluppo dell'intelligenza artificiale sia data priorità a soggetti italiani ed europei. Una scelta strategica se vogliamo costruire un'effettiva sovranità digitale ed essere protagonisti di questa partita. Soddisfazione anche per l’approvazione degli emendamenti Casu e Peluffo: il primo richiama il ruolo dello Stato a sostegno del tessuto produttivo nazionale, con particolare riferimento alle piccole e medie imprese che non possono essere lasciate sole a fronteggiare una sfida epocale; mentre il secondo stabilisce che non devono essere previsti obblighi ulteriori rispetto a quanto già stabilito a livello europeo, un principio questo indispensabile per evitare di appesantire la corsa allo sviluppo. Restano ancora aperti nodi cruciali come quello relativo alla sicurezza dei dati strategici, alla necessità di un'autorità unica e indipendente per l'intelligenza artificiale, al diritto d'autore. E soprattutto la questione della tutela del lavoro e dei lavoratori, assente nel provvedimento su cui dovremmo ancora confrontarci per governare questa rivoluzione e garantire che nessuno la subisca", così la vicepresidente della Camera, la democratica Anna Ascani insieme ai deputati del Pd delle commissioni Trasporti e Attività produttive della Camera Ouidad Bakkali, Anthony Barbagallo, Andrea Casu, Paola De Micheli, Christian Di Sanzo, Valentina Ghio, Andrea Gnassi, Roberto Morassut, Alberto Pandolfo e Vinicio Peluffo.
“Il provvedimento del governo sull'IA è nato vecchio sebbene volesse anticipare il regolamento europeo sulla materia. L'iter parlamentare è stato così lento e ora l'Italia si trova nella condizione di inseguire gli altri Paesi europei ridotta al ruolo di spettatrice. Non possiamo permettere che il nostro sapere e i nostri dati finiscano sotto il controllo di potenze straniere. Il caso Paragon è un monito di quanto sia pericoloso affidarsi ciecamente a infrastrutture esterne. Mancano inoltre le risorse: un miliardo di euro non sono sufficienti e la vicina Francia, con i suoi 100 mld a disposizione, sono un chiaro segnale di quanto il governo Meloni dia un segnale di sfiducia sulle potenzialità nazionali”. Lo dice il deputato Pd, Alberto Pandolfo, intervenendo in Aula sulla discussione del Ddl sull'Intelligenza artificiale.
“Le nuove tecnologie – continua l'esponente dem - devono essere strumento al servizio dell'uomo per aprire gli orizzonti promuovendo sempre uguaglianza. La IA è una sfida epocale, una vera rivoluzione che plasma il presente e futuro in modo inesorabile. Ma è assolutamente chiaro che questo strumento deve rimanere solo nelle mani dell'uomo, antropocentrico e soprattutto responsabile: la IA deve garantire i diritti e le libertà fondamentali in modo trasparente e senza discriminazioni”. “Invece questo provvedimento è carente di garanzie per la tutela del mondo del lavoro: un errore strategico e imperdonabile quello di escludere gli emendamenti del Pd che coinvolgevano le parti sociali nell'Osservatorio per l'IA perché sappiamo che l'IA, se non governata, rischia di ampliare le diseguaglianze”, conclude Pandolfo.
“Se la maggioranza avesse ascoltato interamente le critiche del Partito Democratico al Senato l’emendamento del Governo 6.2 non sarebbe stato necessario. Purtroppo l’intervento effettuato non è sufficiente: perché la soppressione tout court del riferimento ai server nazionali è comunque un errore perché non qualifica e garantisce in alcun modo la sicurezza dei dati strategici. Tra i passi avanti compiuti durante il lavoro in commissione sottolineiamo l’importanza degli emendamenti del Partito Democratico che hanno indicato un criterio di priorità per la collaborazione con soggetti italiani ed europei per le sfide che ACN è chiamata ad affrontare, hanno sancito il fatto che la normativa nazionale non possa introdurre ulteriori obblighi rispetto alle norme comunitarie e sottolineato il ruolo che deve avere lo Stato nel sostenere le micro, piccole e medie imprese che non possono essere lasciate sole nell’affrontare questa rivoluzione”. Lo dice il deputato Pd, Andrea Casu, segretario d'Aula e relatore di minoranza del disegno di legge in materia di intelligenza artificiale.
“Restano però tutte le nostre critiche sulla governance: indipendentemente da chi siede a Palazzo Chigi l’intelligenza artificiale non può essere gestita da un'agenzia governativa deve essere governata da un’autorità indipendente e lo spezzatino di poteri previsto da questo testo rischia di creare solo ulteriore confusione. Il nodo cruciale – sottolinea infine l'esponente dem - rimane la tutela verso il futuro del lavoro, e questa è la principale carenza di questo testo: il lavoro, i sindacati, la sicurezza sul lavoro. L’intelligenza artificiale non può e non deve servire a sostituire il lavoro, ma a realizzare pienamente la nostra Costituzione. Quindi l’importanza della formazione: della formazione nel lavoro, per il lavoro, e della formazione nella scuola”. “Se vogliamo tutelare i diritti fondamentali, non possiamo dimenticare il diritto d’autore. L’Italia è seduta su una pentola d’oro di dati, dati che vengono costantemente depredati e che dobbiamo dotarci di strumenti più adeguati per difendere”, conclude Casu.
“Con il CdM di ieri il Governo dichiara ufficialmente guerra alla Corte Costituzionale, aprendo un altro gravissimo conflitto tra poteri dello Stato. Nella stesura del DDL delega sui Livelli Essenziali delle Prestazioni, il Ministro Calderoli ha soltanto fatto finta di ascoltare i richiami della Consulta e seguirne le indicazioni. Al contrario, ha presentato un testo che ricalca ostinatamente i profili di incostituzionalità che erano stati rilevati con la sentenza di dicembre. È chiaro, ormai, che Calderoli e la Lega stanno combattendo una battaglia personale contro gli interessi della Repubblica e le istituzioni preposte a garantirne l’unità, nel colpevole silenzio degli alleati di Governo, nazionalisti soltanto nei simboli di partito.”
Così Claudio Stefanazzi, deputato del Partito Democratico, componente della Commissione Finanze a Montecitorio.
“Il testo presentato dal Governo non fa altro che aggirare le censure della Corte, soprattutto su due aspetti cardine: in primis, dettando principi e criteri direttivi oltremodo generici, incapaci di orientare le decisioni su standard che riguardano diritti di primaria importanza per i cittadini; in secondo luogo, mancando ancora una volta di indicare le coperture necessarie per permettere agli enti territoriali di garantire con effettività ed efficacia i servizi e le prestazioni legate ai nuovi LEP. Nei prossimi mesi, e ben prima che la Corte possa intervenire nuovamente, vedremo certamente altre forzature. Perché, occorre ricordarlo, il problema non è soltanto nei criteri e nelle risorse, ma anche nella Commissione tecnica per i fabbisogni standard che svolgerà tutto il lavoro a monte. Una Commissione che soffre di un insopportabile conflitto di interessi, a partire dalla sua Presidente, per anni stretta collaboratrice di Zaia alla Regione Veneto e parte integrante della delegazione che trattò le intese per l’autonomia.”
“Come si può avere un minimo di fiducia verso una classe dirigente che da due anni cerca esplicitamente di dividere il Paese in due? Anche in questo caso e come avvenuto per l’autonomia continueremo a dare battaglia in tutte le sedi, dai tribunali alle piazze. Perché la Repubblica - conclude Stefanazzi - è e deve restare una e indivisibile.”
“La ministra Bernini chiede, senza alcuna vergogna, di avere i numeri, come se non conoscesse le condizioni di lavoro di chi si occupa della ricerca e non solo in Italia. Si parla di 40mila precari a livello nazionale e di oltre 4mila solo in Piemonte: dopo anni di tagli queste persone chiedono al Governo di venire ascoltate e in cambio ricevono parole vuote e canzonatorie”.
Così Chiara Gribaudo, vicepresidente nazionale del Partito Democratico, sullo sciopero indetto oggi, 12 maggio, in tutta Italia da parte dei precari e delle precarie dell’università.“La ministra non comprende cosa vogliono? Che si smetta di distruggere con continui tagli dei fondi e dei finanziamenti una delle offerte didattiche più prestigiose e stimate nel mondo, permettendo a chi ci lavora di continuare a garantire nelle accademie di tutta Italia la formazione che gli studenti e le studentesse meritano - prosegue la deputata dem - Il Ddl 1240 firmato dalla ministra Bernini e dal Governo Meloni non fa altro che rendere il perenne precariato l’unica prospettiva di continuità all’interno delle università, dando a questa condizione un carattere istituzionale e consentendo di fatto agli atenei di non assumere mai i precari e le precarie”.
“Oggi queste persone scioperano con una dignità che dovrebbe essere d’esempio per tutta la politica. Quello che ci viene chiesto è semplice: diritti e tutele per chi svolge un ruolo così importante in una democrazia” conclude Gribaudo.
Stupisce che la Lega proponga un ddl sui salari dopo due anni e mezzo di governo. Soprattutto perché non fanno i conti con la realtà. I salari sono bassi perché il governo è stato fermo in questi mesi, non ha aiutato a firmare i contratti e quando li ha imposti come nel pubblico impiego ha spaccato il sindacato e riconosciuto solo un terzo del potere d’acquisto perduto dai lavoratori. Rispondano invece alla nostra domanda: perché non sostengono il salario minimo che alzerebbe gli stipendi di tre milioni e mezzo di lavoratori e darebbe nell’immediato una scossa alla domanda interna. Siamo stanchi della propaganda di governo: vogliamo fatti concreti.
Così Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera.
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