“Sul Decreto Sicurezza attendiamo di avere il testo approvato dal Cdm per fare le opportune valutazioni sul merito ma i proclami della destra in un paese come l’Italia dove si sono registrati nei primi nove mesi del 2025, 791 morti sul lavoro (con un aumento del 7 per cento rispetto allo stesso periodo del 2024 e con cifre molto superiori rispetto alla media europea) ci lasciano però perlomeno perplessi. Da quanto emerge dai media sarebbero state finalmente recepite alcune indicazioni del Pd delle associazioni sindacati come l’introduzione del badge digitale nei cantieri e l’aumento di personale preposto ai controlli. Rimarrebbero però escluse norme fondamentali per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro come lo stop ai subappalti selvaggi, la verifica della competenza della manodopera impiegata e l’istituzione di una Procura nazionale per i reati sul lavoro, capace di assicurare giustizia rapida e uniforme. Quello che appare certo è che le risorse, annunciate da mesi da Giorgia Meloni, slitteranno almeno al 2026. L’obiettivo del Partito Democratico sarà adesso quello di migliorare questo decreto in Parlamento”. Lo dichiara Emiliano Fossi, deputato dem in commissione Lavoro e segretario Pd della Toscana.
“Verrebbe da dire: al fatto di cronaca, il governo Meloni risponde con un decreto legge. È accaduto con il decreto Rave, poi con quello Caivano e con i mille decreti sicurezza. Oggi tocca al cosiddetto ‘decreto Maturità’ figlio dell’ennesima reazione a caldo, nata sull’onda delle proteste studentesche di questa estate”. Lo ha detto in Aula alla Camera, Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione Cultura, durante le dichiarazioni di voto finali al decreto per la riforma dell’esame di Stato del secondo ciclo di istruzione e con le norme per il regolare avvio dell’anno scolastico 2025/2026. “Quelle proteste, condivisibili o meno, lanciavano un allarme – spiega – sulla capacità del nostro sistema di valutare davvero il percorso di crescita degli studenti. Potevano essere l’occasione per aprire un dibattito serio e laico, coinvolgendo studenti, docenti, famiglie, sindacati, esperti. Invece si è preferito ricorrere ancora una volta al decreto legge”.
“La riforma del governo – aggiunge l’esponente dem – non rivede in profondità i meccanismi di valutazione, ma si limita a cambiare nome all’esame e a bocciare chi prova a protestare. Si riduce il numero dei commissari, non per finalità pedagogiche ma per risparmiare, e si torna a un modello di scuola trasmissivo, che rinuncia all’interdisciplinarità e alla costruzione di competenze trasversali. Si invoca l’ordine e la disciplina, ma si dimentica che la scuola non è una caserma o un carcere: è un luogo che deve attrarre, motivare, sostenere chi apprende”.
“Il governo – conclude Manzi - continua a svuotare la scuola di risorse e di visione. Mancano fondi veri, idee nuove e rispetto per chi ogni giorno tiene insieme studenti, docenti e famiglie. Dopo anni difficili, segnati dalla pandemia, servirebbero investimenti, partecipazione e fiducia. Invece arriva un decreto senz’anima, utile solo a titolare sui giornali. Ma il futuro del Paese nasce in quelle aule: alla scuola vanno dedicati tempo, passione e ascolto, non slogan e decreti d’urgenza”.
“Deve essere riconosciuto il valore dei tecnici della prevenzione: troppo spesso parliamo di sicurezza sul lavoro dimenticandoci di un altro aspetto altrettanto importante, quello della salute”.
Così Chiara Gribaudo, presidente della Commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, intervenendo al convegno ‘Giro d’Italia per la sicurezza sul lavoro’ tenutosi oggi al Senato.
“Si tratta di figure fondamentali e centrali per migliorare le condizioni di lavoro - ha proseguito la deputata - Ora siamo in attesa del Decreto Sicurezza sul Lavoro. Auspico che siano state accolte le misure su cui ci siamo battuti per tutto questo tempo: il badge elettronico nei cantieri e l’attenzione nei confronti dei famigliari delle vittime sono aspetti che spero vengano recepiti nel Decreto” ha concluso Gribaudo.
“Da giorni l’ufficio stampa del ministro Giuli è impegnato a diffondere comunicati per dimostrare presunto attivismo e capacità di spesa del ministero della Cultura. Peccato che tutte le iniziative sbandierate come nuove siano in realtà frutto di provvedimenti approvati nella precedente legislatura dal ministro Dario Franceschini” — così una nota della capogruppo del Pd nella Commissione Cultura della Camera, Irene Manzi, che sottolinea: “Oggi la fanfara di Giuli — pagata dai contribuenti — parla di un investimento di 300 milioni di euro per parchi e giardini storici. Peccato che si tratti esattamente delle risorse previste dal decreto firmato da Franceschini nell’aprile del 2022 (DM 161 del 13 aprile 2022). Due giorni fa, invece, era la volta degli investimenti per il superamento delle barriere architettoniche nei musei: anche in questo caso si tratta di interventi inseriti nel decreto a firma Franceschini del settembre 2022 (DM 331 del 6 settembre 2022). Per quanto tempo dobbiamo andare avanti con questa distorsione della realtà? La verità è che il ministero della cultura, con questa strategia comunicativa, tenta di ingannare l’opinione pubblica per coprire inattività e incapacità appropriandosi di risultati non suoi. Ma i dati sono sotto gli occhi di tutti: in questa legislatura non è stato fatto nulla di nuovo, se non tagli continui al Ministero della Cultura e a settori strategici che hanno subito pesanti riduzioni in tutte le manovre di bilancio, compresa quella appena depositata in Parlamento.”
Zone già sfruttate non devono ospitare nuovi impianti
“Il governo adotti subito il nuovo decreto sulle aree idonee, recependo i rilievi del Tar Lazio e definendo criteri tecnici chiari, omogenei e vincolanti. Occorre garantire una pianificazione condivisa e sostenibile, rafforzando il ruolo delle Regioni e degli enti locali e prevedendo adeguate misure di compensazione per i territori interessati. Ogni ulteriore ritardo rallenta la transizione energetica, crea tensioni con i territori interessati e mette a rischio investimenti fondamentali per lo sviluppo delle energie rinnovabili": è quanto dichiara Marco Simiani, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Ambiente, depositando una interrogazione parlamentare.
“E' comunque evidente come alcune zone, dove sono già presenti da anni centrali energetiche per lo sfruttamento di energie rinnovabili come appunto la provincia di Grosseto o l'Amiata per la geotermia, dovrebbero essere escluse a priori dalle aree idonee. In ogni caso servono regole certe e tempi rapidi per favorire la diffusione delle rinnovabili e assicurare coerenza nella pianificazione energetica nazionale. La transizione ecologica non può più attendere".
“Per questo invito i colleghi parlamentari di Fratelli d'Italia Simona Petrucci e Fabrizio Rossi a condividere questa impostazione e sollecitare il governo ad adeguare velocemente le norme per il bene dello sviluppo del nostro territorio“: conclude.
«Le condizioni in cui versano le donne incinte detenute nella Casa circondariale femminile di Rebibbia sono allarmanti e non più tollerabili». Lo dichiara la deputata Michela Di Biase (Pd), che ha presentato un’interrogazione al Ministro della Giustizia e al Ministro dopo la visita ispettiva effettuata presso l’istituto romano.
«Durante la visita – spiega Di Biase – ho potuto constatare personalmente la presenza di otto donne in stato di gravidanza, alcune affette da gravi patologie incompatibili con la detenzione, tra cui diabete gestazionale e tromboflebiti. In tre casi la situazione sanitaria è apparsa particolarmente critica. Si tratta di condizioni che mettono a rischio non solo la salute delle detenute, ma anche quella dei nascituri».
Nell’interrogazione si sottolinea inoltre la presenza di cinque madri con cinque bambini nella sezione Nido. «Le recenti modifiche introdotte dal cosiddetto decreto sicurezza hanno reso non obbligatorio il rinvio della pena e ristretto la possibilità di accedere a misure alternative alla detenzione, aggravando ulteriormente una realtà già fragile e drammatica. L’articolo 3 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza – prosegue Di Biase – impone di considerare l’interesse superiore del minore come criterio prioritario in ogni decisione che lo riguarda. È dovere dello Stato garantire che né le donne in gravidanza né i bambini trascorrano mesi o anni in un ambiente carcerario inadeguato, privo delle cure e dell’assistenza necessarie».
«Per questo – conclude la deputata dem – chiediamo al Ministro Nordio di disporre verifiche immediate sulle condizioni sanitarie e sociali delle detenute incinte e delle madri con bambini a Rebibbia e di adottare misure urgenti affinché siano garantiti il diritto alla salute, alla dignità e alla maternità, nel pieno rispetto dei principi costituzionali e delle convenzioni internazionali».
"È inaccettabile che una proroga trentennale della concessione ANAS possa essere disposta senza un chiaro fondamento giuridico e senza il necessario coinvolgimento della Commissione europea. Per essere efficace, tutelare i lavoratori e garantire lo sviluppo infrastrutturale del paese, ogni passaggio deve essere trasparente e corretto". Lo dichiarano in una nota congiunta i parlamentari Pd Antonio Misiani, Marco Simiani e Andrea Casu, che hanno presentato alla Camera ed al Senato un’interrogazione al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti sulla proroga al 2052 della convenzione tra ANAS e MIT. “La legge di bilancio 2025 - sottolieano gli esponenti dem - prevedeva che l’efficacia della proroga fosse subordinata alla notifica preventiva a Bruxelles, come stabilito peraltro dalla normativa vigente in materia. Il governo ha però poi eliminato questa garanzia con un emendamento al decreto-legge 73/2025, richiamando interlocuzioni informali con la Commissione europea mai rese pubbliche né documentate".
“Si tratta di un vero e proprio colpo di mano che mette a rischio la legittimità dell’intera operazione e apre nuovi fronti di incertezza, come evidenziato anche dalla Corte dei Conti, che ha più volte segnalato criticità sull’assenza di un titolo giuridico valido per la proroga. Con la nostra interrogazione chiediamo che il governo chiarisca se vi sia stata una posizione formale della Commissione europea e renda pubblica tutta la documentazione. Serve inoltre una verifica giuridica sullo status di ANAS per individuare una soluzione conforme al diritto europeo, che tuteli l’azienda e i suoi lavoratori. Trasparenza e legalità devono essere sempre garantiti, soprattutto quando si parla di infrastrutture strategiche per il paese", concludono i parlamentari Pd.
Presentata interrogazione a ministro dell'Ambiente
La deputata del Pd, Giovanna Iacono, ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica per segnalare una grave ingiustizia che colpisce la Provincia di Agrigento e i suoi cittadini. Il decreto dell’8 agosto 2025, che disciplina gli incentivi del Pnrr per l’acquisto di veicoli elettrici, prevede contributi maggiorati esclusivamente per i residenti nelle cosiddette ‘Functional Urban Area’ (Fua). Tuttavia, Agrigento - pur essendo capoluogo di provincia e pur possedendo le caratteristiche di un’area che necessita di un forte sostegno nella transizione ecologica - è stata inspiegabilmente esclusa da questo elenco. Questa esclusione rappresenta una penalizzazione evidente per gli agrigentini, che vivono in un territorio caratterizzato da redditi medi più bassi, infrastrutture carenti e un parco auto tra i più vecchi d’Italia. Proprio queste condizioni dovrebbero giustificare un intervento pubblico rafforzato, non un’ulteriore discriminazione.
Con l’interrogazione presentata, si chiede al governo di rivedere i criteri adottati o di introdurre misure correttive che consentano anche alla Provincia di Agrigento di accedere agli incentivi per la mobilità sostenibile previsti dal Pnrr. “La transizione ecologica non può essere un privilegio riservato solo ad alcune città - dichiara Giovanna Iacono - ma deve essere un processo realmente nazionale, equo e inclusivo, che non lasci indietro nessun territorio, a partire da quelli più fragili e svantaggiati”.
“La giustizia ha bisogno di investimenti negli uffici giudiziari per ridurre i tempi dei processi o nella digitalizzazione ma, di certo, non nell'ufficio del Gabinetto del ministro. Nordio viene in Aula e non risponde sul perché ha voluto introdurre nuovi incarichi che non portano benefici alla giustizia ma semmai alla sola Capo di Gabinetto, Giusi Bartolozzi”. Lo afferma il deputato e capogruppo Pd in Commissione Giustizia, Federico Gianassi, durante il Question time al ministro Nordio.
“Senza chiarimenti da parte dello stesso Nordio – continua l'esponente dem – non si capisce perché il Governo abbia adottato uno schema di decreto di riorganizzazione del Ministero della Giustizia, introducendo ben ulteriori venti unità presso gli uffici di diretta collaborazione con il Gabinetto del ministro e la figura del Capo della segreteria del Capo di gabinetto che vengono tolti all’ispettorato generale”. “Ma è così che vanno le cose con questo governo, si preferisce aggiungere incarichi e personale alla capo di gabinetto mentre alla situazione delle giustizia italiana non pensa nessuno”, conclude Gianassi.
“È un grave errore che il Governo sottragga risorse ai Comuni, destinate a servizi e sviluppo dei territori, per finanziare politiche sociali che dovrebbero essere garantite direttamente dallo Stato. Così si tradisce il principio di sussidiarietà e si scarica sui bilanci locali la responsabilità di sostenere ambiti fondamentali come la disabilità e l’assistenza”. Lo dichiara la vice capogruppo del Pd alla Camera, Simona Bonafè, commentando le anticipazioni sul decreto Anticipi che prevede di destinare parte del gettito della tassa di soggiorno al Fondo per l’inclusione delle persone con disabilità. “È incomprensibile – prosegue Bonafè – utilizzare la tassa di soggiorno per colmare carenze strutturali del Governo nella programmazione sociale. La decisione presa ieri in Cdm si traduce infatti in una grave riduzione delle risorse dei Comuni già in difficoltà, per compensare l’incapacità dell’esecutivo di trovare fondi nei ministeri competenti. È una scelta sbagliata anche sul piano della certezza delle risorse: le politiche per la disabilità non possono dipendere dall’andamento dei flussi turistici, naturalmente variabili. Servono fondi stabili, strutturali e garantiti, non misure tampone e improvvisate. Ci auguriamo un rapido ripensamento da parte del Governo” conclude Bonafè.
«La salute mentale è un tema di cui parliamo troppo poco e di cui la politica si occupa troppo poco. Milioni di italiani manifestano problemi di benessere psicofisico, ma è ancora un tabù parlarne. Così come ci sono oltre 3 milioni di persone in Italia, in gran parte adolescenti e giovani donne, che soffrono di disturbi del comportamento alimentare e che non vengono adeguatamente curati. Parliamo di 4mila morti all'anno, 10 morti al giorno. Servono misure immediate, per questo chiediamo al governo di intervenire immediatamente per sbloccare due provvedimenti. Primo: serve un impegno strutturale, con l'avvio dello psicologo di base - la cui legge è ferma in commissione da un anno, bloccata dal governo, nonostante sia stata approvata all'unanimità in commissione - e chiediamo al Ministro della Salute di rispettare la legge e fare il decreto attuativo che prevede l’inserimento dei disturbi alimentari nei Livelli Essenziali di Assistenza, come chiedono giustamente le associazioni che ogni giorno si occupano di salute mentale. La salute non può dipendere da dove si nasce o da quanto si guadagna: è un diritto universale che lo Stato deve garantire a tutte e a tutti». Lo ha detto Marco Furfaro, deputato e capogruppo Pd in commissione Affari Sociali, alla presentazione della campagna “Non sempre si vede”, un progetto di sensibilizzazione promosso da Animenta, Delya ETS, Comestai e Multi Italy dedicato alla salute mentale e disturbi del comportamento alimentare, che si terrà in otto centri commerciali italiani.
“Sulla natura e determinazione dell’indennizzo al concessionario uscente nelle procedure di gara per l’affidamento delle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali a finalità turistico-ricreative, come Pd avremmo voluto parole precise, assunzione di responsabilità e correttezza da parte del ministro Giorgetti. I rilievi fatti dal Consiglio di Stato evidenziano particolare gravità sullo schema del decreto ministeriale, carenze procedurali e sostanziali che coinvolgono direttamente il Ministero dell’Economia e delle Finanze”. Così in una nota Virginio Merola, deputato e capogruppo Pd in commissione Finanze.
“La risposta è stata come sempre vaga e scaricabarile: tutto è stato rimandato a un decreto al vaglio dell'Europa sulla materia degli indennizzi, come se il ministero non fosse mai responsabile di quanto succede. Ma del resto sappiamo bene che il governo si intasca vittorie non sue e trova sempre in qualcun altro il responsabile della sua incapacità”, conclude Merola.
“La proroga dell’attività del centro di chirurgia pediatrica di Taormina non risolve niente: si tratta di un provvedimento temporaneo che non affronta il problema alla radice. Questo reparto rappresenta un presidio di eccellenza e un punto di riferimento indispensabile per i bambini della Sicilia".
Lo dichiara Maria Stefania Marino, deputata del Partito Democratico, sulla risposta del Ministero della Salute alla sua interrogazione parlamentare.
“Tra luglio 2023 e marzo 2024 il centro ha effettuato 165 interventi, dimostrando l’esistenza di un bisogno reale e di un’utenza costante. Ridurre la questione a meri calcoli numerici previsti dal decreto Balduzzi significa ignorare la specificità del territorio e le difficoltà logistiche e viarie locali. Così facendo si rischia di discriminare i cittadini e di rendere sempre più lontano il diritto alla salute garantito dalla nostra Costituzione. La sanità deve restare vicina alle persone e non trasformarsi in un percorso a ostacoli per chi già affronta situazioni di grande fragilità. Per questo chiedo al governo e alla Regione Sicilia di andare oltre le proroghe e i provvedimenti tampone: serve un piano straordinario che mantenga e potenzi il centro di Taormina, rafforzando la rete pediatrica e affrontando finalmente la carenza cronica di personale sanitario nell’isola”: conclude.
“Contestiamo questo decreto sia nel metodo che nel merito. Avevamo chiesto un approccio diverso, con alcune proposte chiare, che la maggioranza ha però respinto: più risorse per le bonifiche e con continuità pluriennale; più strumenti per i comuni, che devono poter disporre di fondi per videosorveglianza, controlli e raccolta straordinaria; maggiori strumenti per l'educazione ambientale, a partire dalle scuole; più trasparenza nella gestione dei fondi, con la pubblicazione periodica dei dati sugli interventi e sulla spesa. Era necessaria l’istituzione di una cabina di regia nazionale che lavorasse insieme alla regione Campania, agli enti locali, alle associazioni e ai cittadini per evitare che la salute e la sicurezza ambientale fossero sacrificate ai tempi della burocrazia, all'assenza o alla ricerca di risorse che appaiono insufficienti, e invece nulla di tutto questo. Nel decreto ci sono solo inasprimenti di pene senza una adeguata corrispondenza con il rafforzamento delle politiche di prevenzione e di bonifica”.
Così il deputato democratico, Stefano Graziano, intervenendo in Aula per annunciare il voto contrario del Gruppo Pd al Dl Terra dei Fuochi.
“Ma non è tutto - ha aggiunto - perché nel corso dell'esame al Senato è stato introdotto un emendamento che nulla ha a che vedere con la Terra dei Fuochi: e cioè l'istituzione, presso la Presidenza del Consiglio, di un nuovo Dipartimento per il Sud, che dovrebbe acquisire le competenze e le prerogative della Struttura di missione per la zona economica speciale unica. Una scelta improvvisata, di cui non si era discusso prima, calata dall'alto, che cambia l'architettura e l'impianto organizzativo e istituzionale della Zes, senza alcun confronto, senza alcun dibattito preventivo, senza alcun ascolto dei territori, senza chiarezza sulle risorse e sugli obiettivi. Del resto - ha concluso - la grave vicenda dell’incendio di Teano e il voto contrario al nostro emendamento sono l’esempio che questa maggioranza è contro il Mezzogiorno”.
«La bocciatura da parte della maggioranza del mio ordine del giorno sul decreto Terra dei Fuochi rappresenta un fatto gravissimo e incomprensibile. Con la mia proposta chiedevamo una misura di buon senso: evitare la localizzazione di nuovi impianti di trattamento rifiuti in aree già sature, in particolare nei territori più martoriati come la Terra dei Fuochi. È inaccettabile che il Governo e la maggioranza abbiano respinto questa richiesta, scegliendo di aggravare ulteriormente un’emergenza sanitaria e ambientale che da anni mette a rischio la salute dei cittadini. Così facendo si tradisce lo spirito stesso del decreto Terra dei Fuochi, nato per bonificare e risanare, non per caricare ulteriormente quei territori di impianti. È evidente che questo esecutivo continua a voltare le spalle al Mezzogiorno, dimostrando totale disinteresse per la salute e l’ambiente dei cittadini campani. Continueremo a batterci perché i territori già devastati non vengano ulteriormente penalizzati. La difesa della salute pubblica e dell’ambiente non può e non deve essere piegata a logiche di convenienza politica o di gestione emergenziale».