“Anche dopo le tre manifestazioni promosse dai sindacati che si sono svolte a Latina per chiedere un netto cambio di marcia sulla lotta al caporalato, dovremo essere tutti convinti che lo sfruttamento sul lavoro è un male assoluto. Ma così non è! Lei ministro potrebbe esercitare le norme già attive come la legge 199/2016 che serve a respingere l'assalto dei carnefici dello sfruttamento nei campi. Dovrebbe convocare il tavolo con i sindacati visto che l'ultima volta risale nel dicembre 2022”. Così il deputato dem Stefano Vaccari, Capogruppo in Commissione Agricoltura, intervenendo nella replica del question time al ministro Lollobrigida sulle iniziative e le strategie di contrasto al caporalato.
“Serve essere concreti e andare aldilà delle urla di dolore del giorno dopo. Servono fatti e comportamenti coerenti con la gravità della situazione: oltre all'abolizione della Bossi-Fini, occorre adottare il durc di congruità così come avviene già nell'edilizia anche nel mondo agricolo. E insisteremo affinché si possa cambiare nonostante questo miglioramento non sia previsto nel Dl che a breve saremo chiamati a votare”.
“È il riciclo di una norma che era già prevista nel disegno di legge collegato al decreto primo maggio che doveva essere approvato un anno e mezzo fa, quindi sicuramente una norma molto tardiva. Noi siamo d'accordo che l'incrocio delle banche dati sia utile per contrastare la piaga del caporalato in agricoltura, ma non basta. La nostra proposta è quella di costruire un Durc di congruità, così come è stato fatto in edilizia cioè uno strumento che metta in relazione il tipo di coltura che viene fatto con la manodopera che è necessaria. Ci si deve arrivare anche in base alle esperienze già maturate con i vari indici di coerenza sperimentati in diversi contesti nazionale e regionali. Se non c’è congruenza non ci deve essere l’abilitazione per poter ottenere finanziamenti pubblici sia europei che nazionali, e questo deve diventare in prospettiva un titolo abilitativo per poter trasformare e commercializzare i propri rodotti. Va costruito come è stato fatto in edilizia in accordo con le parti sociali”. Lo ha detto Maria Cecilia Guerra deputata Pd e responsabile nazionale Lavoro intervenendo alla conferenza stampa del Pd di presentazione del pacchetto di emendamenti al Dl agricoltura.
Ministro Lollobrigida perché non è andato a Latina?
“Un decreto che mette una pezza, ma non risolve la piaga del caporalato. Per farlo occorrono controlli più significativi, incrociare davvero le banche dati, colpire la parte illegale della filiera agricola, per esempio sono ancora poche o pochissime le aziende che aderiscono alla rete agricola di qualità; e allo stesso tempo colpire il lavoro irregolare e nero. Dobbiamo dunque superare la legge Bossi Fini e scegliere di intervenire sulla qualità del lavoro lavoro produttivo. Il ministro Lollobrigida anziché fare proclami retorici poteva recarsi a Latina, incontrare la famiglia del lavoratore ammazzato e mandare un segnale a tutta la comunità italiana: non si può sfruttare il lavoro”. Lo ha detto Arturo Scotto capogruppo pd in commissione lavoro di Montecitorio intervenendo alla conferenza stampa di presentazione del pacchetto di misure emendative del Partito Democratico al Dl agricoltura.
Oggi, conferenza stampa con Braga, Guerra, Scotto, Simiani e Vaccari
Mercoledì 10 luglio alle ore 12 presso la Sala Berlinguer della Camera dei Deputati si terrà una conferenza stampa del Gruppo parlamentare del Pd in cui sarà presentato il pacchetto di modifiche dem al decreto agricoltura all’esame di Montecitorio. Parteciperanno la presidente delle deputate e dei deputati democratici, Chiara Braga, i capogruppo in commissione Agricoltura, Ambiente e Lavoro, Stefano Vaccari, Marco Simiani e Arturo Scotto, e la responsabile economia del Pd, Maria Cecilia Guerra. “Il governo sta trascurando un settore strategico con interventi ‘alla giornata’: chiediamo strategie di medio e lungo periodo lontane da mancette senza senso che durano lo spazio di una notte. Il nostro pacchetto di emendamenti serve a migliorare il decreto e a dare risposte concrete a partire dal tema del caporalato che continua ad essere una vera emergenza nazionale a cui il governo non sta dando risposte”. “E poi le gravi criticità del settore - sottolinea Vaccari – dalla crisi idrica, alla peste suina, al giusto prezzo del cibo e alle emergenze conseguenza dei mutamenti climatici”.
Per l’ingresso della stampa da Via Uffici del Vicario 21 è necessario inviare un accredito all’indirizzo pd.ufficiostampa@camera.it
“Respinti, con parere contrario del ministro Abodi e voto della maggioranza, tutti i nostri emendamenti al dl sport. Respinta la richiesta di un vero sistema democratico elettorale per le federazioni con l’abolizione del medievale meccanismo delle deleghe, con equilibrio di genere e generazionale nelle figure apicali dei consigli federali e limite dei tre mandati, dove il Ministro Abodi riesce palesemente a smentire le sue stesse parole, essendosi espresso sugli stessi temi ripetutamente. Respinto il richiamo alla incredibile principio di incoerenza che prolunga il limite dei mandati ai presidenti federali, ma non agli organismi nazionali e regionali del Coni, una norma che riesce contemporaneamente ad e contra personam. Respinto l’emendamento abrogativo della commissione di controllo dei bilanci del calcio di nomina politica, con il conseguente clamoroso rischi di conflitto di interesse. Respinti anche gli emendamenti “tecnici” sul lavoro sportivo a favore della soluzione di criticità emerse con pensionati con quota100, terzo settore e direttori di gara. Appare evidente che con questo governo non esiste la possibilità di confronto su nessun tema, l’unico pensiero è per il calcio, tutte le altre discipline sono quotidianamente tradite. Ne prendiamo atto e continuiamo testardamente nel nostro lavoro, di denuncia e di racconto di tutto ciò che clamorosamente vediamo succedere, ogni giorno, nelle aule di questo Parlamento, svilito di ogni sua funzione” così il deputato democratico, responsabile nazionale sport del Pd, Mauro Berruto.
Proprio mentre discutiamo in aula il DDL Nordio, un provvedimento chiamato dalla maggioranza “riforma della giustizia”, anche se si tratta di un intervento residuale e a costo zero, il dramma del sovraffollamento carcerario preme con la sua urgenza anche nella nostra città, Treviso.
Oggi l’Istituto Penitenziario per minori di Treviso finisce nel mirino della stampa nazionale per l’estrema situazione di sovraffollamento: a giorni i ragazzi detenuti saranno 26, in una struttura che è attrezzata per 12 persone.
Sono stata qualche mese fa, insieme al segretario regionale del PD Andrea Martella, in ispezione dentro al minorile di Treviso, e abbiamo potuto constatare con i nostri occhi la situazione denunciata: i detenuti dormono in 4 o 5 in celle con 2 o 3 posti letto, usano servizi sporchi, nella completa assenza di privacy, facendo la doccia nella turca in cui fanno i bisogni, soffrono il caldo in cella, in una situazione per cui il sovraffollamento compromette anche la qualità delle attività educative e ricreative e rende molto più difficile il lavoro della direzione e del personale penitenziario, che, nello sforzo quotidiano che va loro riconosciuto, denunciano un grande tema di carenza di organico.
Il problema non risiede evidentemente nel caso isolato dell’istituto minorile trevigiano: è palese come la situazione sia un effetto del decreto Caivano.
il VII Rapporto di Antigone sulla giustizia minorile e gli Istituti penali per minorenni ci dice che, all’inizio del 2024 erano circa 500 i detenuti nelle carceri minorili italiane: da oltre dieci anni che non si raggiungeva una simile cifra, e che gli ingressi negli IPM, Istituti penali minorili, sono in netto aumento; se sono stati 835 nel 2021, ne abbiamo avuti 1.143 nel 2023, la cifra più alta almeno negli ultimi quindici anni; inoltre i ragazzi in IPM in misura cautelare erano 340 nel gennaio 2024, mentre erano 243 un anno prima.
Gli istituti minorili diventano così, grazie al Governo, una vera e propria bomba sociale, che fa male innanzitutto ai ragazzi e al fine rieducativo che a maggior ragione negli istituti minorili dovrebbe essere la prima priorità.
La strategia securitaria della destra al Governo sta fallendo davanti ai nostri occhi.
Domani conferenza stampa con Braga, Guerra, Scotto, Simiani e Vaccari
Mercoledì 10 luglio alle ore 12 presso la Sala Berlinguer della Camera dei Deputati si terrà una conferenza stampa del Gruppo parlamentare del Pd in cui sarà presentato il pacchetto di modifiche dem al decreto agricoltura all’esame di Montecitorio. Parteciperanno la presidente delle deputate e dei deputati democratici, Chiara Braga, i capogruppo in commissione Agricoltura, Ambiente e Lavoro, Stefano Vaccari, Marco Simiani e Arturo Scotto, e la responsabile economia del Pd, Maria Cecilia Guerra. “Il governo sta trascurando un settore strategico con interventi ‘alla giornata’: chiediamo strategie di medio e lungo periodo lontane da mancette senza senso che durano lo spazio di una notte. Il nostro pacchetto di emendamenti serve a migliorare il decreto e a dare risposte concrete a partire dal tema del caporalato che continua ad essere una vera emergenza nazionale a cui il governo non sta dando risposte”. “E poi le gravi criticità del settore - sottolinea Vaccari – dalla crisi idrica, alla peste suina, al giusto prezzo del cibo e alle emergenze conseguenza dei mutamenti climatici”.
Per l’ingresso della stampa da Via Uffici del Vicario 21 è necessario inviare un accredito all’indirizzo pd.ufficiostampa@camera.it entro le ore 19 di oggi.
“Siamo soddisfatti che il governo abbia accolto il nostro odg, sebbene con riformulazione, con cui abbiamo chiesto di assumere ulteriori iniziative finalizzate a contrastare il lavoro nero e incentivare la sicurezza nei luoghi di lavoro, consentendo alle imprese che fanno investimenti specifici per prevenire incidenti di recuperare una quota di tali investimenti”. Lo dichiarano i deputati dem Marco Simiani, Capogruppo in Commissione Ambiente alla Camera, Arturo Scotto, Capogruppo in Commissione Lavoro e Emiliano Fossi dopo l'approvazione dell'odg Pd durante la discussione in Aula sulle disposizioni sulle politiche di coesione .
“Crediamo che per ridurre le morti sul lavoro – hanno continuato – oltre all'aumento dei controlli sulla sicurezza, occorre sostenere anche le imprese con una detassazione dei costi materiali e immateriali per adeguare e migliorare ogni intervento in tema di sicurezza”.
Approvare mia Pdl su svolgimento formazione
“L’ennesimo incidente sul lavoro, l’ennesima morte, questa volta nella mia provincia. A Canicattì. Un giovanissimo operaio di soli 21 anni ha perso la vita perché travolto da un carrello elevatore che stava manovrando. In una provincia, la mia, in cui i giovani vanno via per cercare un futuro migliore è un dolore dover constatare che chi prova a restare debba morire di lavoro. In attesa che le autorità competenti chiariscano quanto avvenuto, non possiamo che continuare a chiedere che si faccia il possibile per evitare altre tragedie come questa. Solo nel primo trimestre del 2024 sono stati registrati già 191 decessi per incidenti sul lavoro. Un bollettino di morte, che purtroppo è destinato a crescere. Tante volte abbiamo chiesto al Governo nazionale di dare attenzione alla prevenzione, potenziando le attività di formazione e vigilanza. Tutte le istituzioni devono sentirsi coinvolte in una battaglia comune sui temi della salute e sicurezza sul lavoro. È evidente che è necessario capire cosa non va e cosa va cambiato nell’attuale normativa. Il mio impegno, come componente della Commissione parlamentare di inchiesta sulla salute e la sicurezza sul lavoro, va in questa direzione. Ho depositato a febbraio una PdL che si propone di modificare il decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, rispetto all’accreditamento dei soggetti che erogano la formazione a distanza dei lavoratori e, quindi, rispetto alla certezza dell’erogazione e dello svolgimento della formazione. Oggi la mia vicinanza e il mio cordoglio va alla famiglia e a tutta la comunità di Canicattì”.
Così la deputata democratica della Commissione parlamentare di inchiesta sulla salute e la sicurezza sul lavoro, Giovanna Iacono.
“Con questo emendamento chiediamo di salvaguardare l’interesse nazionale nelle richieste di funzioni da parte delle regioni. L’autonomia infatti deve rispettare la solidarietà e l’interesse nazionale, altrimenti non è autonomia ma secessione. Oggi, lo ha certificato lo stesso ministro Calderoli, sappiamo che non ci sono risorse per i Lep, cioè del principale strumento redistributivo, di eguaglianza e di pari opportunità per i servizi e le prestazioni dei cittadini. Il sogno anacronistico del federalismo della prima Lega, in assenza di qualsiasi fondo perequativo, diventa così un incubo. Così si spacca l’Italia in 20 corporazioni istituzionali. Si fa male al Nord e non solo al Sud, escludendo di fatto i comuni e le città metropolitane, e si affida ai soli esecutivi regionali e di governo l’esito delle cosiddette trattative”.
Così il capogruppo Pd in commissione Finanze, Virginio Merola, intervenendo in Aula alla Camera sul Ddl Autonomia.
“In realtà - aggiunge - lo scambio denunciato tra autonomia differenziata e premierato rientra nella logica politica di questa maggioranza: frammentare, consolidare corporazioni, affidare alla decisione del premier eletto l’equilibrio e l’accoglimento delle richieste, nella logica del ‘divide et impera’, come già stiamo sperimentando con la riforma fiscale di questo governo, che contrappone lavoro autonomo a lavoro dipendente. Si aggravano le condizioni del Sud, ma anche di quelle del Nord, perché queste hanno bisogno di stare in Europa per crescere e investire. Hanno bisogno di uno Stato capace di cedere sovranità all’Europa, non di creare un nazionalismo e regionalismo corporativo. Oggi - conclude - la priorità è un Italia unita nel sostenere il federalismo europeo, e voi invece rendete istituzionale e sistematico un miope egoismo che condanna al declino il nostro Paese, che produrrà meno democrazia e più diseguaglianze”.
“Siamo sconcertati, ancora una volta il governo dimostra totale inerzia rispetto a quello che sta accadendo nelle carceri italiane, dove dall’inizio dell’anno siamo al 43esimo suicidio. La convocazione d’urgenza della commissione Giustizia della Camera per discutere del primo ddl Nordio, approvato esattamente un anno fa e che consideravamo ormai abbandonato dalla stessa maggioranza, è emblematica del fatto che il governo non è in grado di definire le priorità e affrontare le vere emergenze del paese. Mentre nelle carceri italiane si sta consumando una tragedia vera - che è fatta di suicidi, sovraffollamento fuori controllo, carenza di personale, presidi medici insufficienti – il governo continua a percorrere la strada sicuritaria che non tiene minimamente conto delle esigenze della giustizia italiana e che, anzi, è responsabile del peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro all’interno degli istituti penitenziari italiani” così la responsabile giustizia del Pd, la deputata dem, Debora Serracchiani, è intervenuta alla camera nel corso dell’esame del Ddl Nordio che modifica il codice penale, il codice di procedura penale, l'ordinamento giudiziario e il codice dell'ordinamento militare.
Pd presenta interrogazione su organizzazione sicurezza G7
“I fondi stanziati dal governo in tutta fretta nel Cdm di due giorni fa per il G7 sono del tutto insufficienti per garantire condizioni di lavoro e di vita dignitose alle Forze dell'Ordine che devono garantire la sicurezza dell'evento. Lo denuncia il responsabile sicurezza del Pd, ex viceministro dell'Interno, Matteo Mauri, che attacca il Governo per la modalità con cui sta gestendo l'organizzazione della sicurezza del prossimo G7. “Le condizioni fatiscenti della nave che avrebbe dovuto ospitare le forze dell’ordine dimostrano la scarsa attenzione con cui il governo tratta le forze dell’ordine. E non è certo lo scaricabarile del ministro Piantedosi, che ha provato a incolpare il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, a salvare la faccia al governo. Siamo davanti a una figuraccia di livello planetario con la polizia che sequestra la nave che avrebbe dovuto ospitare gli agenti impegnati al G7 perché “versava in pessime condizioni igienico sanitarie, con alloggi sporchi e danneggiati, servizi igienici inutilizzabili, docce fatiscenti, cabine allagate”. E da quanto apprendiamo – aggiunge Mauri - anche la nuova nave che è stata individuata presenta molti problemi visto che si tratta di una di quelle precedentemente scartate. In ogni caso – sottolinea Mauri – è grave che a pochi giorni dall’inizio del G7 vi siano ancora problemi organizzativi così profondi nell’organizzazione della sicurezza di un appuntamento istituzionale così importante. I fondi sono insufficienti, la logistica inadeguata, cos’altro poteva andare peggio? Questa è la gestione Meloni-Piantedosi: si riempiono la bocca di parole a sostegno delle forze dell’ordine ma poi, per il G7 come anche per la sicurezza ordinaria, i fondi non ci sono mai.
E questo è evidente anche nel ddl in discussione alla Camera sulla Sicurezza.
Abbiamo presentato un'interrogazione parlamentare a riguardo per conoscere i dettagli della gestione dell’organizzazione della sicurezza del G7”.
Sostenere, promuovere e regolamentare la coltivazione e la lavorazione del bambù in Italia, per contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale in agricoltura, sviluppare colture alternative a quelle da rotazione e valorizzare nuovi campi di applicazione del Made in Italy. Questa la finalità del progetto di legge presentato dalla deputata dem Antonella Forattini, componente della commissione Agricoltura, e inserito in una strategia di sviluppo sostenibile che prende le mosse dalla provincia di Mantova. Alla presenza dell’assessora alle attività produttive del Comune di Borgo Mantovano (MN), Daniela Besutti, e del presidente dell’Associazione Italiana Bambù, Lorenzo Bar, il progetto è stato illustrato in conferenza stampa nel Palazzo Ducale di Revere (MN), in un territorio che ospita uno dei maggiori bambuseti della provincia mantovana, esteso 15 ettari. Si stima che in Italia gli ettari coltivati siano circa 2000, dal Piemonte alla Sicilia, ma manca un censimento ufficiale. Nel territorio mantovano sono coltivati circa 20 ettari. Appartenente alla famiglia delle graminacee, la stessa del grano e del riso, il bambù si presta a molteplici utilizzi, come materiale da costruzione e per la produzione di alimenti, carta, tessuti, e rappresenta un’alternativa sostenibile al consumo di legname. La sua produzione si caratterizza per un basso fabbisogno energetico, non necessita di pesticidi né di fertilizzanti chimici, migliora la qualità dei suoli e cresce con successo in aree degradate e dismesse, contribuendo alla bonifica e al miglioramento ambientale. Possiede inoltre straordinarie proprietà ecologiche: una piantagione ha una capacità di assorbimento di CO2 sedici volte maggiore di una foresta di conifere e un potenziale di stoccaggio due volte superiore al legno. “Per le caratteristiche climatiche e per la presenza diffusa di piccole e medie strutture agricole o di impresa, l’Italia è favorita in ambito europeo per lo sviluppo di una filiera completa del bambù” spiega Antonella Forattini “incentivare la filiera del bambù significa dare vita un nuovo modello di economia circolare, favorire la creazione di posti di lavoro e aprire nuovi settori di mercato in cui la qualità del Made in Italy trovi espressione”.
“Siamo stanchi di essere presi in giro dal governo e, in particolare, dalla ministra del Lavoro. Sono più di due mesi che il governo non è in grado esprimere i pareri agli emendamenti sul Dl Lavoro. Il collegato è stato presentato nel mese di novembre e messo poi su un binario morto, nonostante mesi di audizioni e l’apertura del termine degli emendamenti. Dentro questo disegno di legge ci sono anche misure molto gravi e pericolose come la liberalizzazione del lavoro somministrato e il superamento del divieto delle dimissioni in bianco. La ministra Calderone ha risposto alle nostre obiezioni dicendo che stava lavorando a esaminare gli emendamenti. Evidentemente se l’è presa molto con comoda. In realtà il problema è politico e non tecnico. Oggi scopriamo invece che il Dl non è più calendarizzato, almeno fino alla pausa estiva. Significa che il governo ha deciso di abbandonarlo. Se è così, ce lo venga a dire direttamente la ministra in Commissione. E abbia il buonsenso di ritirarlo. Il Parlamento non è un passacarte. Soprattutto di una ministra nei fatti sfiduciata dalla propria maggioranza per manifesta incapacità politica”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“È un segnale positivo che il Senato oggi abbia avviato l'iter della proposta di legge bipartisan volta a regolare l'uso sicuro e consapevole dei social media e di Internet per bambini e ragazzi. Questo è un tema di estrema urgenza e rappresenta una priorità fondamentale per le famiglie. Auspichiamo che la convergenza tra maggioranza e opposizione possa condurci rapidamente e in maniera efficace all'adozione di una legge nazionale. Ringrazio a riguardo la senatrice Malpezzi, seconda firmataria della proposta al Senato, che è al lavoro per raggiungere un accordo solido e condiviso per proteggere i minori dai rischi del mondo digitale. Inoltre, questo tema dovrà essere affrontato con la massima urgenza anche nella prossima legislatura del Parlamento Europeo. La natura stessa di Internet richiede una cooperazione a livello europeo per garantire che le misure di sicurezza siano coerenti e applicabili in tutti i Paesi membri, offrendo una protezione omogenea a tutti i giovani cittadini dell'Unione”. Così in una nota la deputata democratica, Marianna Madia, che ha promosso la legge bipartisan.