Mef non è in grado di quantificare impatti economici, immediato stop esame parlamentare
“Il ddl autonomia è incostituzionale perché viola l’articolo 81 della Costituzione che assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del bilancio dello Stato” così il parere negativo della commissione Bilancio della Camera presentato dal gruppo parlamentare del Pd alla vigilia della discussione in aula del provvedimento governativo promosso dal ministro Calderoli. “Il Mef ha chiaramente detto che non è in grado di quantificare gli impatti economici dell’autonomia differenziata – sottolineano i democratici – e questo sarebbe sufficiente a interrompere immediatamente l’esame del provvedimento. Ma i partiti di maggioranza non si fidano più di loro stessi e vanno avanti a colpi di strappi e forzature regolamentari che impediscono al parlamento di modificare un provvedimento che stravolge l’assetto delle istituzioni democratiche senza tener conto dell’incremento e delle duplicazioni dei costi che non vengono né quantificati né coperti”. Il parere firmato dai componenti democratici della V commissione di Montecitorio – Ubaldo Pagano, Maria Cecilia Guerra, Silvio Lai, Claudio Mancini e Silvia Roggiani – stigmatizza in particolare: la confusione e l’incertezza sulla determinazione dei Lep e sulle modalità e tempistiche di trasferimento delle funzioni alle regioni; l’incapacità del governo di quantificare i profili finanziari e di coordinamento della finanza pubblica; il mancato coinvolgimento del parlamento nella valutazione dei decreti attuativi; l’aderenza del percorso di autonomia differenziata con gli obiettivi del Pnrr che considera, quali milestone da conseguire a partire dal 2026, l’attuazione del federalismo fiscale regionale e provinciale; la partecipazione delle regioni alla politica fiscale nazionale e alle riforme conseguenti al processo di modifica del quadro della governance economica avviato dalle istituzioni dell’Unione europea; il meccanismo di aggiornamento della compartecipazione al finanziamento delle funzioni devolute; le modalità di ripartizione e attribuzione di personale, strutture e risorse finanziarie, a partire dalla scuola, con il concreto rischio di determinare diseconomie di scala e di scopo, e duplicazioni di costo. Per tutte queste ragioni, il Gruppo del partito democratico della Camera esprime parere negativo al provvedimento del governo e chiede la soppressione, ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione, degli articoli dal primo all’ultimo del testo.
Governo Meloni dimentica i lavoratori
“Va ascoltata la piazza di Cgil e Uil che oggi a Roma ha manifestato per la sicurezza sui luoghi di lavoro. Il Governo continua a non avvertire il senso di un’emergenza che cresce soprattutto nei settori dove il lavoro è più precario e intermittente. Chiediamo di rivedere le misure ancora troppo parziali che sono state introdotte con il decreto Pnrr. Quelle scelte andranno riviste perché saranno inefficaci già nel breve periodo. Non è possibile che in cima alle priorità del Governo Meloni non ci sia mai il lavoro”. Lo dichiara Arturo Scotto capo gruppo pd in commissione lavoro di Montecitorio.
Quello sul Pnrr è l’ennesimo decreto omnibus del Governo, fatto di norme ad personam, bandierine elettorali per gli amici degli amici e tanta propaganda. La destra ha bocciato molti degli emendamenti Pd a sostegno dei comuni che contenevano le richieste che i sindaci, compresi quelli di centrodestra, per poter realizzare gli interventi del PNRR. Invece che ascoltare i comuni, la maggioranza moltiplica i commissariamenti, incluso quello per i beni confiscati, scelta che tutte le associazioni che si occupano di legalità hanno bocciato durante le Audizioni.
Il Governo prima scrive nel Def che il PNRR è l’unica leva di crescita per l’Italia e poi, senza pudore, taglia investimenti fondamentali, tra cui 5 miliardi dal Fondo Sviluppo e coesione, che non saranno rifinanziati. Il Pnrr si dovrebbe rivolgere ai giovani ma il Piano della destra definanzia la rigenerazione urbana, lo sviluppo del 5G, la lotta al dissesto idrogeologico. Ma soprattutto, nell’Italia in cui 4,5 milioni di persone rinunciano a curarsi, la maggioranza decide di tagliare sulla sanità, portando il servizio sanitario pubblico al 6.2 per cento del Pil ed eliminando 1.2 miliardi di risorse per la sicurezza degli ospedali.
Questo provvedimento racconta di un governo che spreca le promesse di futuro che il Next Gen Eu ci aveva consegnato per l’Italia di oggi e di domani”.
Così la deputata Pd Silvia Roggiani, intervenendo in Aula per dichiarare il voto contrario del Partito Democratico al Dl Pnrr.
Finanziati progetti ingiusti e onerosi come Italia Albania e via libera ad associazioni anti-abortiste nei consultori norma oscena
"L'attuazione del Pnrr è indispensabile nel nostro Paese, come risulta persino da quel simulacro di Def che ci avete presentato, ma noi a questo provvedimento sconclusionato e pasticciato voteremo no.
Questo Pnrr è una rimodulazione dei finanziamenti, operata con un gioco complesso di finanziamenti e definanziamenti che a volte è un gioco delle tre carte in cui gli stessi fondi emigrano da una voce all'altra, ma spesso la somma non fa il totale. Assistiamo ad un taglio complessivo delle risorse che riguardano gli investimenti pubblici, con uno spostamento verso quelli privati e un forte appoggiarsi per i finanziamenti al fondo di sviluppo e coesione. Sono 5 miliardi sottratti al fsc - si legge 'presi in prestito' - e andranno a finanziare dei progetti che erano stati precedentemente definanziati. Ma la nostra richiesta di trasparenza e chiarezza sulla destinazione di questi fondi è stata bocciata. Siamo fermi alla relazione del giugno 2022. Totale mancanza di trasparenza di questo Governo. C'è un taglio molto forte alla sanità, di 1 miliardo e 200 milioni, tolti dai fondi per ospedali sicuri. E infatti tutte le regioni anche quelle di centrodestra hanno protestato e minacciato di rivolgersi alla corte costituzionale.
Il capitolo sicurezza sul lavoro è stato infilato dentro questo decreto Pnrr, nonostante avessimo chiesto un provvedimento ad hoc. Avete cercato di sopprimere la nostra proposta sul salario minimo, perché avevate paura ad affrontarlo ora sotto le elezioni, ma poi avete dovuto approvare il nostro emendamento che obbliga alla applicazione dei contratti più rappresentativi nella catena degli appalti.
Avete realizzato la patente a punti in un modo così pasticciato, in una notte, che ci avete poi chiesto una delega in bianco, per riscriverla con un decreto del ministero che deciderà cose essenziali come il recupero dei punti persi della patente.
Ci sono poi alcune chicche come l'accordo Italia-Albania, molto oneroso, che portate a 65 milioni dai 39 che erano per portare qualche migliaia di immigrati da un'altra parte per dire che siete i più bravi di tutti. E l'introduzione nei consultori familiari delle associazioni anti-abortiste, una norma irricevibile e oscena. E viene riproposta con la solita sfacciata arroganza maschile secondo cui le donne non sono capaci di decidere, di scegliere, di autodeterminazione nemmeno su una scelta così dolorosa come l'aborto. Ma questa norma potrebbe portare ad una eterogenesi dei fini perché c'è scritto che queste associazioni potranno essere coinvolte ma senza oneri per la finanza pubblica, voglio vedere come faranno le regioni come per esempio il Piemonte a contribuire come fanno adesso a far andare queste associazioni nei consultori e negli ospedali". Lo ha detto in Aula la deputata del Pd, Maria Cecilia Guerra, dichiarando il voto contrario del Pd al decreto Pnrr.
“Le fibrillazioni fra Fitto e Giorgetti sullo slittamento del Pnrr mettono a rischio il rispetto dei tempi per il pnrr compromettendo la realizzazione degli investimenti e degli interventi nel Paese. Sul Pnrr il governo è in ritardo, come dimostra la lettera che il ministro Giorgetti ha inviato all’Ue per richiedere lo slittamento dei tempi, e il Parlamento non è adeguatamente informato, mancano le schede tecniche e oggi si vota l’ennesima fiducia per evitare il dibattito nel merito su un provvedimento che contiene un po’ di tutto ma leva fondi a settori importanti come la sanità. Anche l’Ue ha respinto la richiesta di proroga. La maggioranza cerca di evitare il dibattito politico sul Pnrr che però è a rischio per l'incapacità ma anche per la confusione della maggioranza e del Governo come confermano le ultime mosse di Giorgetti”. Lo dichiara Piero De Luca della presidenza del gruppo Pd alla Camera e capogruppo in commissione Politiche Ue di Montecitorio.
"La destra continua a mostrare la sua natura nostalgica e la sua visione oscurantista e patriarcale, cercando in ogni modo di erodere i diritti delle donne. L’emendamento al ddl sul Pnrr sul coinvolgimento delle associazioni pro-life nei servizi di consultorio rappresenta l’ennesimo attacco della maggioranza e un affronto diretto alla dignità e all'autonomia delle donne. È vergognoso che mentre altri paesi progrediscono nella protezione dei diritti di genere, l'Italia faccia passi indietro. A pochi giorni dal voto del Parlamento europeo di includere il diritto all'aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell'UE, la destra italiana continua a dimostrare un atteggiamento retrogrado e discriminatorio nei confronti delle donne, ignorando i progressi della società moderna e soprattutto le necessità delle donne.
Invece di continuare a porre ostacoli, la maggioranza dovrebbe piuttosto considerare di incrementare i finanziamenti per i consultori pubblici, per garantire servizi adeguati e dignitosi che ancora mancano in troppe regioni.
Il Pd contrasterà con la massima determinazione dentro e fuori il Parlamento ogni tentativo della destra di mettere in discussione il diritto sacrosanto delle donne di decidere sulla propria salute e sul proprio futuro”.
Così la deputata Silvia Roggiani, della presidenza del gruppo PD alla Camera.
“La maggioranza ha voluto cambiare gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza quando i progetti erano ormai in fase di attuazione e ha voluto modificare la governance, accentrando tutto nelle mani del plenipotenziario ministro Fitto per brama di potere e dirigismo centralista generando burocrazia e togliendo fondi all'economia reale”.
Lo ha detto in Aula alla Camera, il deputato dem Claudio Mancini, componente della commissione Bilancio, nel
corso della discussione generale al dl Pnrr.
“Oggi - ha continuato l'esponente Pd - il governo si illude di poter affrontare i ritardi con i commissariamenti, ma con questo decreto certifica il suo fallimento sul Pnrr".
"Mentre con la scusa del Pnrr il
Governo aumenta le strutture di diretta collaborazione politica dei ministeri e dei commissari, taglia 1,2 miliardi alla sanità, nonostante anche le regioni a guida centrodestra avessero chiesto un impegno diretto. Torna la storica ricetta della destra sul tema: ticket più alti per la sanità pubblica, accreditamenti più ricchi per quella privata. In questo decreto - ha concluso Mancini - non vediamo un’idea, non vediamo uno slancio per il bene comune, ma solo ottusità burocratica e brama di ulteriore occupazione del potere".
“La nostra battaglia in commissione Bilancio, dove si sta discutendo il Dl Pnrr quater, ha permesso l’accantonamento dell’emendamento della maggioranza di destra che riduceva da 10 crediti a 2 l’inabilità temporanea e da 15 a 8 crediti l’inabilità permanente per l’azienda che violava le norme sulla prevenzione degli infortuni rispetto al testo presentato 40 giorni fa. Un tragico gioco delle tabelle dei crediti sulla pelle dei lavoratori. Come sempre la lotta di classe si fa sui numeri”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“E’ molto importante l’approvazione in commissione Bilancio dell’emendamento proposto dal Pd al Dl Pnrr quater che introduce la parità di trattamento economico e normativo nella catena degli appalti. Si aggancia questa novità al contratto collettivo comparativamente più rappresentativo sul piano nazionale: significa chiudere con i contratti pirata sui cantieri. Il governo è stato costretto a riconoscere che la battaglia che da anni facciamo come Pd e come organizzazioni sindacali e’ giusta. Un passo in avanti per contrastare il dumping salariale e le condizioni di sicurezza nei cantieri”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
Obbligatorio corrispondere stesso trattamento economico e normativo
In commissione Bilancio alla Camera è stato approvato l’emendamento al Dl Pnrr quater del Partito Democratico, il 29.19, che stabilisce che “al personale impiegato nell’appalto di opere o servizi e nel subappalto è corrisposto un trattamento economico e normativo complessivamente non inferiore a quello previsto dal contratto collettivo nazionale e territoriale stipulato dalle associazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, applicato nel settore e per la zona strettamente connessi con l’attività oggetto dell’appalto e del subappalto”.
Bocciato il nostro pacchetto di emendamenti
“Bocciando il nostro pacchetto di emendamenti sulla sanità al Dl Pnrr quater, la maggioranza di destra si è assunta la responsabilità piena di bloccare la riqualificazione antisismica e tecnologica di tutto il nostro patrimonio ospedaliero. Viene confermato il taglio da un miliardo e 200 milioni previsti per i progetti ‘Ospedale sicuro’ contenuti nel Piano nazionale complementare, nonostante tutte le Regioni, sia quelle governate dal centrosinistra che quelle governate dal centrodestra, siano sul piede di guerra contro questa drammatica sforbiciata alle risorse già stanziate. Il governo si ostina a dire che non si tratta di un taglio, ma solo di un diverso finanziamento. Ma non è vero. Lo hanno spiegato bene tutti i presidenti di Regione, anche quelli del centrodestra, oltre all'Ufficio Parlamentare di Bilancio e, soprattutto, i documenti dello stesso governo. Nonostante la bocciatura della Corte dei Conti e le critiche della stessa Forza Italia, la maggioranza ed il governo hanno invece votato contro i nostri emendamenti. Un taglio che peggiora il già gravissimo sotto finanziamento della sanità di cui il governo si è reso responsabile ignorando le liste d’attesa che impediscono le cure, le enormi carenze di personale e la riduzione delle risorse causate dall’inflazione”.Così i deputati democratici della commissione Bilancio della Camera, Ubaldo Pagano, Maria Cecilia Guerra e Silvia Roggiani.
“Anche se ripetuta mille volte, una bugia non diventa verità. Il ministro Schillaci, invece, continua testardamente a mentire agli italiani, forse nella speranza che qualcuno prima o poi abbocchi”.
Così Ubaldo Pagano, Capogruppo PD in Commissione Bilancio a Montecitorio, in riferimento alle dichiarazioni del ministro alla Salute sulle “risorse più alte in assoluto” stanziate per la sanità dal governo Meloni.
“Che la sanità abbia subito dei definanziamenti - aggiunge Pagano - è cosa più che certa, tanto che persino il presidente Fedriga (non proprio un esponente del centrosinistra) promette battaglia sul ripristino del miliardo e 200 milioni tagliati con il Dl Pnrr. Ma anche prima dei giochi di magia di Fitto, l’ammontare di risorse programmate per il comparto sanitario risultava pericolosamente inferiore a quello assicurato nel triennio precedente. Continuare a parlare di numeri in termini assoluti non ha alcun senso dopo un biennio in cui l’inflazione ha sfiorato la doppia cifra. I numeri a cui bisogna guardare sono quelli in rapporto al Pil ed è lo stesso Governo ad aver ammesso nella scorsa Nadef un décalage di risorse alla sanità pubblica. Numeri che - conclude - speriamo non calino ulteriormente con il Def di quest’anno”.
“Non ci sono più alibi. Anche i presidenti delle regioni di centro destra sono uniti nella battaglia a difesa del ssn. Diciamo stop ai tagli e chiediamo che il Governo prenda un impegno formale per discutere da subito per finanziare la sanità pubblica”. Lo dichiara Marco Furfaro, capogruppo Pd in commissione Affari sociali di Montecitorio e responsabile iniziative politiche del partito.
Presentato pacchetto emendamenti Pd
"Il provvedimento del Governo soprattutto nella parte che riguarda la sicurezza e il lavoro è confuso, tardivo, parziale. Serve un provvedimento ad hoc e un grande piano per la prevenzione. Per questo abbiamo presentato un pacchetto di 51 emendamenti solo sui primi 3 articoli del decreto che riguardano il lavoro e la sicurezza". Lo dichiara il capogruppo Pd in commissione Lavoro di Montecitorio, Arturo Scotto, che spiega alcuni punti salienti delle proposte emendative del Pd al dl Pnrr: "Il primo tema che poniamo con un emendamento a prima firma Elly Schlein riguarda l'estensione delle regole sulla sicurezza e la salute dai cantieri pubblici a quelli privati. Chiediamo di rivedere l'ipotesi della patente a punti che il governo chiama 'a crediti', vogliamo che venga estesa non solo al settore edilizio ma a tutti i cantieri. La patente a punti deve essere una cosa efficace che funzioni perché cosi come l’hanno congegnata fa acqua da tutte le parti, basta un corso di formazione per eliminare tutte le penalizzazioni. E ancora - prosegue Scotto - chiediamo parità di trattamento economico e normativo per tutti i lavoratori lungo la catena degli appalti, quindi evitare di tagliare per esempio la formazione come nel caso di Firenze. Per questo auspichiamo che venga modificata la normativa sui subappalti a cascata. Ed infine dobbiamo unificare le banche dati Inps, Inail e altre", conclude Scotto.
“Siamo allibiti che dopo le tragedie di Brandizzo e Firenze non vi sia ancora una risposta organica e corale da parte del governo. Solo interventi spot e nessun decreto ad hoc che tenga insieme tutti gli elementi che compromettono la sicurezza nei cantieri”. Così la vicepresidente del Pd, la deputata Chiara Gribaudo è intervenuta questa mattina nel corso dell’informativa del ministro del Lavoro sui tragici fatti di Firenze stigmatizzando il grave ritardo con cui il governo ha informato il parlamento. “Non è possibile che sia fatta una richiesta di un'informativa urgente su un tema così drammatico il 16 febbraio e sia concessa oggi, che è il 21 marzo. Su questi temi serve un'attenzione maggiore da parte del governo e un continuo coinvolgimento del Parlamento. All’indomani della tragedia di Firenze – ha sottolineato Gribaudo – ci saremmo aspettati da parte del ministro Calderone e della Presidente del Consiglio una riflessione sulle norme modificate solo un anno fa dal governo per reintrodurre i subappalti a cascata, in nome di quella velocità di regolarizzazione dei lavori che sindacalisti e ispettori presenti sul posto il giorno stesso della tragedia hanno riscontrato sui cantieri. Inoltre- ha aggiunto la democratica - non è stato detto nulla su un aspetto che non è un dettaglio e cioè che quei lavoratori non erano lavoratori qualunque, quei lavoratori erano lavoratori migranti. C'è quindi il lecito sospetto che ci troviamo di fronte all'ennesimo caso di sfruttamento e caporalato. Nel merito delle norme sul lavoro contenute nel dl Pnrr – ha aggiunto Gribaudo - serve un cambio di passo, non sono solo le opposizioni a criticare le modalità con cui è stata introdotta la cosiddetta patente a punti e a chiedere una riflessione aggiuntiva: sono tante le voci che stanno criticando il sistema introdotto che non risolvere i problemi e rischia di ingarbugliare ancora di più il sistema”.