“L’abuso d’ufficio va corretto non annullato. Non può essere una vittoria dei sindaci una scelta contraria alle direttive anti corruzione europee. In realtà, il reato riguarda in primo luogo magistrati. I sindaci coinvolti sono all’ultimo posto. Precisare e restringere l’applicazione è giusto, abolire invece toglierebbe un reato sentinella di fatti più gravi. Io sono stato indagato per abuso come altri sindaci. Il tema vero è l’uso distorto dell’avviso di garanzia. Aumentare sanzioni allora per i magistrati che non impediscono fuga di notizie, come già previsto. Infine: non esiste un partito dei sindaci, i sindaci sono di diversi schieramenti politici e io credo che quelli di sinistra non possano appiattirsi su richieste di status corporative”. Lo dichiara il deputato democratico Virginio Merola.
Una grande gioia per Patrick Zaki finalmente libero. Una bella notizia per quanti hanno a cuore i diritti umani nel mondo. Grazie a tutti coloro che si sono spesi per questo risultato. Ora continuiamo a chiedere all’Egitto verità e giustizia per Giulio Regeni.
Lo scritto su Twitter Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
In Piazza a Roma per #FreePatrickZaki arriva la splendida notizia della grazia. Finalmente, dopo tre anni di assurda e crudele ingiustizia. Una vittoria per le Istituzioni e per la società civile che non hanno mai smesso di combattere insieme per questo risultato. Continueremo a mobilitarci per non lasciare mai sole tutte le persone che nel mondo vengono perseguitate per le loro idee #PatrickZaki. https://twitter.com/andcasu/status/1681696122207698945?s=46
Lo scrive su Twitter il deputato dem Andrea Casu.
Dichiarazione di Federico Gianassi , capogruppo Pd in commissione Giustizia
“Il coraggio, la tenacia, l’estremo senso del dovere di Paolo Borsellino ne fanno un monumento nazionale e costituiscono mirabile esempio che deve spronare tutti i partiti ed il Governo a proseguire con grande determinazione e senza cedimenti la lotta alle mafie”. È quanto dichiara il capogruppo del Pd in Commissione Giustizia di Montecitorio Federico Gianassi in rappresentanza del Gruppo Dem in Commissione in occasione del 31esimo anniversario della strage di via d’Amelio dove persero la vita anche i cinque membri della scorta.
“La vicenda di Elena Improta, la donna con un figlio nato con un grave disabilità in conseguenza del parto e che dopo 27 anni di causa civile con una clinica è oggi costretta a pagare 300 mila euro di spese legali, interroga le istituzioni e la politica sulla necessità di individuare soluzioni che possano coniugare sentenze della Magistratura con i diritti delle famiglie. Lo Stato deve farsi carico di questo tipo di situazioni, dimostrando solidarietà concreta alle famiglie e prevedendo un patrocinio gratuito. Il diritto di rivendicare la verità e chiedere giustizia non può infatti dipendere dalle condizioni economiche delle famiglie che rischiano di vedersi eroso tutto il patrimonio, garanzia di una vita dignitosa Lavoreremo in Parlamento per elaborare e presentare una norma di legge per sanare queste palesi ingiustizie”: è quanto dichiarano i deputati Pd Marco Simiani ed Ilenia Malavasi.
“La condanna a 3 anni di Patrick Zaki rappresenta una grande ingiustizia, arrivata dopo due anni di detenzione preventiva, soltanto per avere espresso opinioni. Il governo reagisca e faccia sentire la propria voce in nome della libertà e dei diritti umani. Meloni e Tajani si attivino per ripristinare giustizia per Patrick e vengano a riferire in Aula”. Lo dichiara la deputata dem Valentina Ghio, vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera
“Che ingiustizia, che crudeltà la condanna a Patrick Zaki dopo tre anni di tormento. Uno sfregio, fatto davanti ai rappresentanti di altre ambasciate occidentali tra cui anche l’italiana. Il governo reagisca con parole chiare”. Lo scrive su Twitter la deputata del Pd Lia Quartapelle, vicepresidente della commissione Esteri della Camera.
"Siamo di fronte ad una ministra del Turismo, che dovrebbe promuovere le nostre aziende nel mondo, che scopriamo dall'inchiesta di Report aver mentito spudoratamente e su più punti in Senato. Siamo di fronte ad una ministra che da sempre critica i percettori di reddito di cittadinanza chiamandoli 'fannulloni' ma allo stesso tempo ha scarsissimo rispetto dei propri lavoratori dipendenti. Bilanci in rosso, lavoratori mandati a casa senza liquidazione, ditte strozzate per mancato saldo delle forniture. A questo punto la domanda è una sola: la maggioranza ancora vuole tenere una persona che ha dimostrato una così scarsa etica imprenditoriale ed istituzionale a capo del Ministero del Turismo? E' una questione di rispetto delle istituzioni, di opportunità politica, e non certo di giustizialismo. Per questo chiediamo che la ministra faccia un passo indietro, per tutelare il prestigio e la dignità dell'istituzione che presiede, poiché al momento non sembra sia in grado di fornire risposte chiare ed inequivocabili sull'accuse di illecito mosse proprio dai dipendenti delle sue aziende. Non riteniamo che una persona così possa e debba ricoprire il ruolo di ministra della Repubblica". Lo ha detto intervenendo in Aula la deputata del Pd, Chiara Gribaudo, che ha illustrato l'interpellanza urgente del Pd al Governo sul caso sollevato dalla trasmissione televisiva Report che vede coinvolta la ministra del Turismo Daniela Santanchè.
"La vicenda che riguarda la ministra Santanchè è molto grave e imbarazzante per tutte le istituzioni democratiche - ha replicato al Governo il deputato del Pd Emiliano Fossi -. Il Governo continua a non rispondere con la precisa volontà di cambiare le modalità di stare all'interno delle stesse istituzioni. Non si presenta in Aula la ministra Santanchè, non si presenta la presidente del Consiglio, che interviene dall'estero. Qui abbiamo due questioni: non solo la responsabilità soggettiva ed oggettiva dell'imprenditrice Daniela Santanchè, nonché attuale Ministra del Turismo, ma vi è anche e soprattutto una questione di dignità: la ministra ha mentito al Paese e alle Camere nell'esercizio delle sue funzioni, mentre riferiva in Parlamento. E di fronte a questo un ministro con una dignità personale, politica ed istituzionale avrebbe immediatamente presentato le sue dimissioni, anche per tutelare la dignità del proprio Governo".
"Con grande rabbia e sconcerto ho appeso la notizia della condanna a tre anni di Patrick Zaki. Un insulto alla giustizia e a principi elementari di rispetto dei diritti umani e civili. Il governo e tutte le istituzioni del nostro Paese facciano sentire la loro voce. E facciamo di tutto per continuare a sostenere Patrick di fronte a questa nuova e terribile ingiustizia". Così Andrea De Maria, deputato PD.
Dichiarazione on. Bakkali Ouidad, deputata Pd
Mentre eravamo in piazza al fianco delle donne che chiedono giustizia e condannano le assurde sentenze di questi giorni che colpevolizzano le donne, come nel caso di Carol Maltesi o derubricano a questione di tempo e di secondi le molestie subite da una studentessa, il servizio pubblico offre il peggior contributo possibile e alimenta quella cultura patriarcale e misogino dove le radici di tutto questo affondano.
Oltre a questo non mancano nemmeno razzismo, stereotipi e bodyshaming.
La Rai dovrebbe contribuire a migliorare la cultura del nostro Paese, promuovere il rispetto delle persone, della convivenza civile del pluralismo sociale e culturale tenendo conto dell’articolazione complessa delle nostre comunità in termini di genere, generazioni, culture plurali, diversità religiosa e contrastare ogni tipo di violenza.
In pochi minuti invece si è concentrato il peggio in termini di toni, linguaggio e volgarità.
In vigilanza Rai chiederemo chiarimenti e depositeremo un’interrogazione.
Il ministro Nordio prima dichiara di voler abolire il reato di abuso d’ufficio, poi che vanno limitate le intercettazioni e, ancora, che va rivisto il reato di concorso esterno in associazione mafiosa perché “evanescente”. Grande imbarazzo della Presidente del Consiglio costretta a sconfessarlo ed a ricordargli, oltre alla sua personale storia politica, che “non s’ha da fare”. Molta confusione sotto il cielo di Palazzo Chigi. Sulla giustizia proprio non ci siamo e, nel frattempo, invece di attuare le riforme già fatte dalla ministra Cartabia, si rimaneggiano vecchi cavalli di battaglia, si attacca la Costituzione nei suoi valori portanti attraverso la separazione delle carriere che mina il principio di obbligatorietà dell’azione penale cardine dell’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Mentre non si pensa a come salvare le risorse del Pnrr. E dicevano pure di essere pronti.
Così Debora Serracchiani, deputata, responsabile Giustizia del Pd
"La premier Meloni dice di non voler aprire uno scontro con le toghe dopo che per giorni fonti di Palazzo Chigi e del Ministero della Giustizia, insieme a numerosi esponenti della destra, hanno attaccato a testa bassa la magistratura che indaga sui casi Santanchè e Delmastro. Il governo, invece di attaccare la Magistratura e sprecare il tempo prospettando assurdi teoremi complottistici, pretenda dai suoi membri comportamenti rispettosi della legge, irreprensibili e al di sopra di ogni sospetto. E soprattutto si preoccupi, se ne è capace di risolvere i problemi degli italiani, che sono moltissimi e sui quali non sta facendo nulla": è quanto dichiara Federico Gianassi, capogruppo Pd in Commissione Giustizia della Camera.
Nessun conflitto coi magistrati da parte mia dice la Presidente Meloni. Bene, peccato che è la nota del “signor fonti” di Palazzo Chigi, nella quale apprendiamo che ella si riconosce, ad aver aperto il tema e che tutti coloro che le stanno attorno, e molto vicini, come il ministro Lollobrigida, ancora oggi parlino di scadenzario sospetto delle indagini, di fatto insultando i magistrati che semplicemente svolgono il loro lavoro. Prendiamo atto delle parole da Azzeccagarbugli della Presidente, ma esercitarsi nel gioco delle parti, in stile bastone e carota, su un tema così delicato non è un modo degno di governare con serietà ed equilibrio.
Così Debora Serracchiani, deputata, responsabile Giustizia del Pd
Anche oggi i componenti della commissione Giustizia sono usciti dall’aula e così continueranno a fare in assenza delle scuse del sottosegretario Delmastro, presente durante i lavori. Non è accettabile che un esponente del governo accusi rappresentanti dell’opposizione di “fare inchini ai mafiosi” pensando che non ci debba essere una reazione istituzionale. Solo dopo le scuse di Delmastro si potrà ripristinare una normale dialettica fra noi e il governo.
Così i componenti democratici della commissione Giustizia della Camera
“Quanto durano 10 secondi? I numerosi video e meme che sono stati riversati sui social da moltissimi giovani per censurare la sentenza dei giudici che hanno assolto il bidello molestatore perché il palpeggiamento della studentessa diciassettenne è durato ‘solo’ 10 secondi, dimostrano la forza culturale che si può generare dalle sentenze. Alle giovani generazioni che stanno dimostrando preziosa e incoraggiante sensibilità sulle molestie, la politica deve dare risposte all’altezza e noi ribadiamo ancora una volta che per far uscire l’Italia dal suo Medioevo culturale, serve formazione sulle pari opportunità per tutti gli operatori, anche per quelli della giustizia, come emerso dal lavoro della commissione contro il Femminicidio. Perché questo Paese ha ancora enormi difficoltà a riconoscere le violenze sessuali e la necessità del consenso e preferisce banalizzare e vittimizzare chi denuncia”.
Lo dichiarano le deputate dem Sara Ferrari , Antonella Forattini, Valentina Ghio, della commissione bicamerale di inchiesta contro il Femminicidio nonché su ogni forma di violenza di genere.