“ENI chiude gli stabilimenti di Brindisi e Priolo, cancella la chimica di base del Paese nel silenzio totale del Governo Meloni: delle due l’una o il Governo ha paura di contrastare ENI oppure è complice della cancellazione di una esperienza, di una competenza di decine di anni e di una reputazione internazionale dell’Italia nel settore chimico.” Così il parlamentare PD Silvio Lai della commissione bilancio alla Camera.
“Non solo, niente si sa sul futuro della chimica verde dopo gli impegni assunti da ENI e dal Governo nel 2011 per Porto Torres e altri siti, anche dopo che Versalis ha acquistato il 100% del capitale di Novamont, azienda di eccellenza nel campo delle bioplastiche", continua Lai.
"Il Governo non convoca la cabina di regia definita da una legge del 2022 e non risponde alle interrogazioni nelle quali si chiede quali siano i motivi per non convocarla se non evitare di disturbare il manovratore. Insomma è il solito Governo forte con i deboli e debole con i forti, con ENI intoccabile che si muove senza dover rispondere. Finirà che la chiusura della chimica nazionale non solo non sarà contrastata ma sarà vantata dal Governo come un suo successo”, conclude Lai.
“A distanza di oltre due mesi dall’annuncio dell’accordo sottoscritto per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri intergovernatori tutte le promesse del Governo sono state disattese. Il ministro Salvini si occupa di tutto tranne che di rispettare gli impegni presi con i sindacati e le imprese del TPL e a pagarne il prezzo sono lavoratori e i cittadini”. Così in una nota congiunta i deputati Pd Andrea Casu, Anthony Barbagallo, Valentina Ghio, Ouidad Bakkali e Roberto Morassut.
“In ogni sede politica e parlamentare – continuano i membri Pd della Commissione Trasporti - continueremo a chiedere al Governo guidato da Giorgia Meloni di interrompere questo indegno balletto sulla pelle di oltre 100.000 lavoratori ogni giorno in prima linea per garantire il diritto alla mobilità di tutti noi e potenziare immediatamente il fondo nazionale TPL delle risorse necessarie”. “Se la maggioranza avesse votato i nostri emendamenti alla manovra di Bilancio potenziando in maniera strutturale il fondo TPL il nuovo contratto sarebbe già stato perfezionato”, concludono i parlamentari Pd.
“Sono arrivate le buste paga di gennaio e a breve arriveranno quelle di febbraio, e tutti potranno purtroppo verificare quanto avevamo denunciato durante la discussione della manovra di bilancio: il governo ha deciso di mettere le mani negli stipendi dei cittadini, aumentando le tasse e riducendo il reddito netto percepito dagli italiani rispetto allo scorso anno.
Un taglio evidente, che colpisce milioni di lavoratori e famiglie, smentendo le promesse di crescita e sostegno fatte dalla maggioranza. La realtà parla chiaro: mentre il costo della vita continua a salire, il governo ha scelto di sottrarre risorse ai cittadini, aggravando ulteriormente la loro condizione economica.
Di fronte a questa situazione, Giorgia Meloni continua a evitare il confronto e a sfuggire alle sue responsabilità. La Presidente del Consiglio dovrebbe invece spiegare agli italiani i gravi fallimenti della politica economica portata avanti dal suo governo, a partire dalle scelte sbagliate del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti”
Così una nota del capogruppo del Pd nella Commissione bilancio della Camera, Ubaldo Pagano.
"Sull'istituzione del Museo sulla strage ferroviaria di Viareggio si è consumata l'ultima vergognosa giravolta della destra. Dopo la presentazione della proposta di legge da parte del Pd nel 2023 ed un ordine del giorno approvato alla Camera nei mesi scorsi che impegnava il governo a realizzarlo, nell'ultima Legge di Bilancio un emendamento presentato da tutti i partiti politici avrebbe dovuto concretizzare la struttura; la proposta emendativa non fu però ammessa alla discussione perché definita 'localistica', anche se poi la manovra introdusse numerose norme microsettoriali. Con il Decreto Cultura, oggi alla Camera, non vi erano però scuse: l'emendamento che avrebbe trovato risorse per realizzare il museo aveva superato i profili di ammissibilità ed era pronto per essere approvato. Purtroppo la maggioranza si è piegata alla decisione contraria del Governo Meloni e ha respinto ancora una volta la nostra proposta. Siamo sinceramente senza parole, continueremo nella nostra battaglia per istituite il Museo nonostante l'atteggiamento di questa maggioranza, che non mantiene nemmeno gli impegni presi con il territorio".
Lo dichiarano i deputati Pd, Emiliano Fossi e Marco Simiani.
"Oggi la maggioranza ha approvato un emendamento al decreto-legge Cultura che rifinanzia con 6 milioni di euro la cosiddetta 'legge mancia', destinando risorse a progetti scelti senza alcuna trasparenza. Abbiamo criticato queste scelte già durante la manovra di bilancio perché questi fondi rischiano di essere utilizzati per sostenere giunte amiche o iniziative mirate esclusivamente a raccogliere consenso, senza una reale valutazione dell'interesse pubblico. È inaccettabile che, in un momento in cui il settore culturale necessita di investimenti mirati e strategici, si torni a pratiche opache che ricordano tempi in cui spese sconsiderate hanno prodotto 'cattedrali nel deserto', stravolgendo il territorio italiano. Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, non può restare in silenzio di fronte a questa deriva. È suo dovere garantire una gestione oculata e trasparente delle risorse pubbliche, intervenendo per fermare questo passo indietro nella gestione dei fondi destinati alla cultura. Il Partito Democratico chiede chiarezza sull'assegnazione di questi 6 milioni di euro e si oppone fermamente a qualsiasi utilizzo delle risorse pubbliche che non rispetti criteri di trasparenza. La cultura merita rispetto e una gestione responsabile." Così Irene Manzi capogruppo del Pd nella Commissione Cultura della Camera.
“Il ruolo del Pd è stato di stimolo alla proposta di legge sulla governance d'impresa partecipata sempre partendo dai contenuti e senza metterci troppa enfasi a differenza della destra. Una proposta giusta mentre i segnali che giungono dall'America ci mostrano l'esatto contrario alla collaborazione tra capitale e lavoro: un capitalismo tecnologico che si separa dal lavoro e dalla democrazia. Ma occorre chiedersi quali siano gli strumenti per riportare al centro del dibattito pubblico la produzione e il lavoro oggi perso in una dinamica di finanziarizzazione esasperata, dove tra i redditi tra capitale e i redditi da lavoro si registra il massimo della diseguaglianza. Rivendico come sia stato il Pd la forza che ha fatto sì che il testo promosso dalla Cisl diventasse il testo base da cui partire in Commissione. Se la democrazia diretta è un valore, è giusto che il Parlamento discuta sull'iniziativa popolare avanzata dalla Cisl così come tutte le iniziative popolari”. Così il deputato dem Arturo Scotto intervenendo in Aula sulla proposta di legge per una governance d'impresa partecipata dai lavoratori.
“Ma quello che discutiamo oggi – continua il capogruppo Pd in Commissione Lavoro - non è il testo base ma qualcosa che il governo ha stravolto con tagli lineari in Commissione. Dei 22 articoli ne troviamo solo 15, la parola 'contrattazione collettiva' è stata completamente tagliata. Incurante di tutti gli emendamenti, il testo è stato svuotato e trasformato da proposta di legge in poco più di un ordine del giorno”. “Il governo ci riporta indietro svilendo il protagonismo dei lavoratori nei processi di partecipazione devolvendola alla benevolenza di qualche impresa 'illuminata' senza codificare il ruolo dei sindacati. Non si vuole disturbare il 'manovratore' impegnato in processi di privatizzazione di assets strategici o di fusione delle banche. Abbiamo votato no al mandato ai relatori. Auspichiamo che nel corso della discussione ci siano delle modifiche. Continueremo a porre questioni di merito. Altrimenti resterà solo un titolo. Che non serve ai lavoratori”, conclude Scotto.
Scarpa: governo taglia e non interviene sull’emergenza carceraria
“Il Partito Democratico si asterrà sul "Decreto Giustizia", un provvedimento che, nonostante il titolo ambizioso, offre risposte del tutto insufficienti alle criticità del sistema giudiziario”. Lo ha dichiarato, intervenendo in Aula alla Camera, la deputata democratica Rachele Scarpa, componente della Commissione Giustizia di Montecitorio.
“Abbiamo sostenuto alcuni interventi migliorativi – ha aggiunto la democratica – ma le nostre proposte per colmare le gravi lacune sono state respinte da una maggioranza che continua a ignorare le opposizioni. È necessario affrontare con urgenza questioni cruciali come il rafforzamento della giustizia penale e civile, con investimenti in risorse e strumenti adeguati, compresa l’applicazione del processo telematico penale, che finora ha mostrato evidenti limiti. Occorre inoltre intervenire per potenziare e stabilizzare la magistratura onoraria, migliorare il funzionamento dell’ufficio del processo e garantire un supporto concreto alle vittime di mafia, usura, estorsione e crimini domestici”.
“Un capitolo fondamentale – ha proseguito Scarpa - riguarda le carceri, dove la situazione è drammatica: 63mila detenuti a fronte di 51mila posti disponibili, con 83 suicidi nel 2024 e già 8 nel 2025. Le condizioni di detenzione sono disumane, l’autolesionismo è ormai quotidianità, con un sovraffollamento medio del 130%, che in alcune strutture, come a San Vittore, raggiunge picchi del 220%. Una vera e propria emergenza umanitaria. Nonostante ciò, il governo ha tagliato oltre 500 milioni di euro alla giustizia nell’ultima manovra di bilancio, penalizzando l’edilizia carceraria, la giustizia minorile e penale, oltre ai servizi di reinserimento. Questi tagli aggraveranno una situazione già critica, minando il rispetto dei diritti costituzionalmente garantiti”.
“Chiediamo investimenti concreti per affrontare il sovraffollamento carcerario, sostenere il personale penitenziario e potenziare le misure alternative. La rieducazione è il fine della pena, non l'umiliazione. Senza dignità, il sistema continuerà a produrre dolore, recidiva e ingiustizia”, ha aggiunto Scarpa.
“Il Partito Democratico continuerà a battersi per una giustizia equa e rispettosa dei diritti umani, contestando l’azione del governo, che fino ad ora si è limitato ad aumentare le pene e introdurre nuovi reati nel codice penale. Misure che non migliorano il sistema giudiziario, ma servono esclusivamente alla propaganda governativa” ha concluso.
Al MiC da 130 giorni, il Ministro non ha fatto nulla
"130 giorni di governo per il Ministro Giuli, 130 giorni di nulla. Spiace che il Ministro, non sia ancora venuto in Commissione alla Camera per illustrare il contenuto del primo decreto che porta la sua firma". Così Irene Manzi, capogruppo del Partito Democratico nella Commissione Cultura della Camera, in una nota. Manzi sottolinea che "questo provvedimento si limita, di fatto, a contenere i danni causati dai tagli degli ultimi tre anni operati dal governo Meloni, senza offrire alcuna visione complessiva o strategia efficace per il sistema culturale italiano. Arriva, inoltre, dopo l'approvazione della terza manovra di bilancio consecutiva che – prosegue Manzi – ha colpito duramente i settori culturali con tagli feroci. E lo stesso atteggiamento sembra ripetersi ora con l'esame del Decreto Cultura, con un Piano Olivetti dal titolo giustamente ambizioso ma senza alcun fondo a disposizione e a costo zero" conclude Manzi.
“Il giudizio del Partito Democratico in merito al ddl costituzionale sulla separazione delle carriere è pessimo. Ci siamo opposti e continueremo ad opporci a un provvedimento che è sbagliatissimo. La maggioranza ha assunto un atteggiamento punitivo nei confronti della magistratura. Non è un sospetto: sono le parole degli esponenti di governo a dirlo. Basti ricordare le parole di Matteo Salvini che dopo le sentenze dei giudici sul caso Albania, disse che occorreva mettere mano alla Costituzione e fare la separazione delle carriere. La verità è che è sgradita l'autonomia e l'indipendenza della magistratura. Tuttavia, non esiste una democrazia al mondo che non riconosca il principio e il valore dell'autonomia e dell’indipendenza della magistratura”. Così il deputato dem Federico Gianassi, capogruppo Pd in commissione Giustizia.
“Questa destra – ha aggiunto l’esponente dem - è ossessionata dal furore ideologico. Continua a riproporre battaglie vecchie di 30 anni, mentre tutto il mondo è cambiato. Poiché è assolutamente incapace di guardare al futuro, si rifugia nella bandiera ideologica, in presenza di un comparto della Giustizia che è fragilissimo e che avrebbe bisogno, non di ideologia ma di fatti e azioni concrete. La destra ha appena approvato la manovra di Bilancio che taglia 500 milioni di euro per la giustizia dal 2025 al 2027. Il processo telematico è in tilt, i giudici di pace rinviano le udienze al 2023, il carcere e’ al collasso e di fronte a tutti i problemi della Giustizia il governo si volta dall'altra parte”.
“Questo provvedimento – ha concluso Gianassi - è pericoloso perché cancella il quadro che, sulla Giustizia, avevano saputo fare con grande saggezza i costituenti, ricostruendo l'Italia democratica. Questa riforma cambia norme, che garantivano equilibrio, e introduce una traiettoria molto pericolosa che oggi inizia e che domani può concludersi con la sottomissione del Pubblico Ministero all'esecutivo. Scenari davvero gravi che dobbiamo contrastare. Continueremo la nostra battaglia anche fuori dall'Aula di Montecitorio”.
“Tanti italiani si sono trovati la brutta sorpresa dell'aumento dei prezzi dei carburanti che hanno raggiunto il massimo dallo scorso agosto. Il vostro è il governo che in campagna elettorale prometteva l'abolizione progressiva delle accise sui carburanti ma che già dalla prima manovra di bilancio, eliminando la sterilizzazione delle accise fatte dal governo Draghi, aveva portato ad un primo rincaro nel 2023. Il vostro è il governo della crociata contro i gestori con l'introduzione dell'inutile e inefficiente cartello del prezzo medio regionale ai distributori e il governo che ha promesso e non mantenuto la riforma del sistema di distribuzione dei carburanti.”. Lo dice il capogruppo democratico in commissione attività produttive, Vinicio Peluffo in replica al ministro Urso durante il Question time alla Camera sul caro prezzo dei carburanti.
“Il risultato in materia di carburanti dell'attività del ministro Urso è pari a zero, anzi, il risultato è l'aumento dei prezzi”, continua il deputato del Pd. ”E tutto a carico di famiglie e imprese che dal 1 gennaio si trovano aumenti dei pedaggi autostradali pari al 1,8%, del costo delle bollette dell'energia pari al 18,2%, delle assicurazioni RCA auto del 6% e della pressione fiscale arrivata al 40,5%. C'è poco da rallegrarsi, questi sono gli effetti provocati dal vostro governo sul potere d'acquisto delle famiglie italiane”, conclude Peluffo.
"La scelta di procedere speditamente sulla separazione delle carriere blindando il testo costituzionale senza consentire interventi in sede parlamentare è un grave errore. Risponde ad una logica punitiva nei confronti della magistratura e a un atteggiamento ideologico sui temi della giustizia che guarda al passato e non sa disegnare il futuro di cui la giustizia italiana ha bisogno. Tutto questo avviene mentre nella manovra di bilancio il comparto giustizia da qui al 2027 subisce ingenti tagli, le udienze del giudice di pace vengono fissate al 2030, il processo telematico e’ in tilt e le carceri sono al collasso. Saremmo ancora in tempo per prendere una strada diversa. La maggioranza si fermi e ascolti le tante voci di contrarietà che si levano delle opposizioni e nel Paese". Lo dichiara Federico Gianassi, capogruppo Pd in commissione Giustizia di Montecitorio.
“ I dati non mentono mai a differenza di chi costruisce posizioni negazioniste sui mutamenti climatici. E i dati che ci fornisce l'osservatorio Città Clima di Legambiente ci indicano che gli eventi catastrofici nel nostro Paese sono aumentati vertiginosamente negli ultimi dieci anni colpendo in maniera disastrosa molte regioni del nostro Paese ed ormai in maniera ripetuta e non certo occasionale. L'Emilia Romagna è la Regione più colpita dove peraltro il governo annuncia, sistematicamente, pieni ristori per famiglie ed imprese che tardano ad arrivare per consentire la ricostruzione e la ripresa economica. Dal governo Meloni solo promesse e passerelle con gli stivali ben indossati ma poi l'unica preoccupazione è nominare un nuovo commissario anziché affidare al presidente De Pascale, come dovrebbe essere, la responsabilità della ricostruzione. I mutamenti i climatici sono responsabili anche della siccità, ma la carenza di acqua, soprattutto in Sicilia e nelle regioni del Sud, è frutto dell'inadeguatezza delle politiche governative che continuano ad offrire, quando arrivano, rifornimento in emergenza anziché predisporre un piano idrico che intervenga strutturalmente sulle criticità. A pagare il prezzo maggiore dei mutamenti climatici è l'agricoltura alla quale si chiede protagonismo nella fase della transizione ecologica ma poi le aziende vengono lasciate sole ad affrontare i veri problemi e le strategie di prospettiva. Occorrerebbe cambiare passo ma servirebbe una discussione più approfondita in Parlamento luogo ridotto a passacarte delle decisioni di Palazzo Chigi, come dimostrato dalla manovra finanziaria. Ci auguriamo che il nuovo anno porti consiglio alla maggioranza in Parlamento e la smetta di rispondere ‘Signor Si’!’ ad ogni dictat del governo che ha impedito alle commissioni in particolare la XII esima di discutere e lavorare sui provvedimenti di iniziativa parlamentare per costruire risposte più efficaci e concrete ai problemi del Paese”.
Così Stefano Vaccari, capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera.
“Con l’approvazione della Legge di Bilancio sono state confermate dal Governo Meloni tutte le misure punitive contro i nostri connazionali residenti all’estero riducendo le loro pensioni, eliminando l’indennità di disoccupazione per chi rientra ed infine aumentando le spese procedurali per chi vuole legittimamente richiedere la cittadinanza italiana. Il provvedimento che lascia sgomenti è quello dello stop per il 2025 all’adeguamento degli importi pensionistici agli aumenti del costo della vita delle pensioni superiori al minimo erogate dall’Inps ai residenti all’estero per risparmiare circa 8 milioni di euro annui sulle già misere pensioni di decine di migliaia di cittadini italiani residenti all’estero ed è un accanimento vergognoso. Altra misura penalizzante è l’eliminazione dell’indennità di disoccupazione fino ad ora prevista per gli emigrati che rimpatriano. Il Governo ha quindi cancellato l’unica misura di sostegno economico prevista dalla legislazione italiana a favore degli emigrati che rimpatriano e si trovano in una situazione di disagio economico e di difficoltà occupazionale. Ulteriori misure penalizzanti per i discendenti dei nostri connazionali sono quelle che recano disposizioni in materia di riscossione di contributi per il riconoscimento della cittadinanza e per certificati o estratti di stato civile. Viene ad esempio incrementato il diritto da riscuotere per il trattamento della domanda di riconoscimento della cittadinanza italiana di persona maggiorenne.A questo governo importa solo vessare gli italiani all’estero non calcolando il patrimonio che rappresentano per l’Italia. Noi continueremo a batterci per modificare queste misure ingiuste. Rappresentiamo l’Italia nel mondo, siamo cittadini di serie A. e dovranno come tale trattarci”.
Così Nicola Carè, deputato democratico eletto nella circoscrizione Asia, Africa, Oceania, Antartide.
“La Meloni mangerà il panettone, tantissimi lavoratori probabilmente No. Nonostante siano decine i tavoli di crisi aperti al Mimit, dalle parti di Palazzo Chigi fanno finta di niente. In legge di bilancio abbiamo presentato un emendamento per introdurre un ammortizzatore sociale specifico per i lavoratori delle imprese che sono maggiormente esposte a processi di transizione. La risposta è stata una sonora bocciatura. Dopo 21 mesi consecutivi di calo della produzione, con il 19 per cento in più di cassa integrazione rispetto allo scorso anno, con 118.000 posti di lavoro a rischio tra elettrodomestico, automotive, moda, chimica di base hanno preferito distribuire mance e mancette alle clientele di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Mai vista un tale livello di insipienza davanti alla più grave crisi della manifattura da trent’anni a questa parte”.
"Da Meloni solo chiacchiere e distintivo. Nel pubblico impiego programmano la riduzione degli stipendi attraverso il nuovo contratto, aumentano di 7 euro lo stipendio degli infermieri e per i pensionati al minimo poco più di un caffè. Nel frattempo negano il salario minimo e tentano alla chetichella di raddoppiare indennità ai ministri non parlamentari. E’ a tutti gli effetti una manovra pensata e costruita contro il lavoro”. Così il deputato dem Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro.