A pagarne sono le fasce più deboli, famiglie e lavoratori
“Eni Versalis, partecipata dal governo, ha fatto scelte contro i lavoratori e contro la logica del mercato.
Tra le cause scatenanti di questa crisi industriale di Ragusa, Priolo e Brindisi vi è certamente quello del costo dell’energia. Al sud costa molto di più. Fino ad ora le misure messe in campo dal governo sono state impercettibili. Per le famiglie ma anche per le imprese.
Decarbonizzare la chimica come affermato dal governo rischia di diventare un annuncio sterile, ma a pagarne le spese sono i più deboli: come le famiglie sulla famosa tassa Ets che dovrebbe colpire i colossi dei trasporti e, invece, si abbatte sulle famiglie delle due grandi isole, in questo caso invece colpisce l'ultimo anello della catena, il più debole, i lavoratori.
In questi mesi a discapito degli annunci è mancato proprio il confronto con i lavoratori: a fine febbraio siamo stati proprio sotto la sede dell’Eni a far sentire le nostre ragioni ma il nostro appello per un vero confronto è rimasto inascoltato. Ministro Urso assente”.
Lo ha detto in Aula il deputato del Pd, Anthony Barbagallo, presentando la sua interrogazione al Governo su Eni Versalis.
“Non siamo per nulla soddisfatti delle dichiarazioni del governo in Aula oggi - ha poi replicato Barbagallo - che confermano lo smantellamento della chimica di base in Italia.
Il rinvio a sedicenti tavoli di coordinamento, senza un utilizzo convinto delle risorse dell’Fsc e del Pnrr, sembrano misure per alimentare la melina e non avviare un confronto vero con le parti sociali, la politica e le regioni interessate.
La decisione di Eni incide sull’intero sistema industriale del Paese: un progetto che, con la chiusura dei cracking di Brindisi e Priolo, metterà a rischio 20 mila posti di lavoro nei petrolchimici italiani e vedrà aumentare i costi di produzione per l’80 percento, in piena guerra commerciale con i dazi imposti da Trump e i crolli delle borse mondiali di queste ore.
Il governo e la politica devono assumersene la totale responsabilità e non voltarsi dall'altra parte come hanno fatto in questi mesi”, ha concluso Barbagallo.
Solo propaganda e retorica ma nessun rispetto per le donne
“La consigliera per le pari opportunità, in base all'articolo 1 della legge 162 del 2021 avrebbe dovuto rendicontare entro il 30 giugno 2024 sull'andamento delle certificazioni per la parità di genere ma non lo ha mai fatto. Dalla ministra Roccella otteniamo risposte già note sui giornali e non del perché tale rendicontazione non ci sia stata. La ministra è venuta in Aula a fare la solita manfrina fatta di propaganda e retorica”. Così la deputata dem Chiara Gribaudo intervenendo in replica alla ministra Roccella durante il Question Time alla Camera sulla parità salariale di genere.
“La verità è che questo governo non ha alcuna intenzione di occuparsi del gap tra donne e uomini nel mercato del lavoro e i suoi ministri preferiscono rilasciare interviste sul gender. L'unico gender che al Pd interessa è il gender gap salariale in questo Paese”.
“Roccella - continua la parlamentare Pd rispondendo alla ministra sui dati Istat - parla di dati positivi sull'occupazione femminile ma nasconde che la crescita è legata al lavoro precario e povero. Siamo il Paese d'Europa con il più basso tasso occupazionale femminile perché il governo Meloni lavora contro le donne con la liberalizzazione dei contratti di somministrazione, l'abrogazione dell'esenzione Irpef alle prestazioni di baby-sitting di welfare aziendale, l'aumento dell'Iva sui prodotti igienico-sanitari femminili e sui pannolini. Questo governo ha cancellato 'Opzione donna', non finanzia i consultori e inserisce le stanze dell'ascolto per non lasciare le donne libere di scegliere”. “Questo governo ha tagliato fondi sugli asili nido presenti sul Pnrr e, in ritardo di un anno, solo l'altro ieri ha reso note le risorse sul reddito di libertà per le donne. Voi non guardate al futuro del Paese e, soprattutto, non portate rispetto alle donne”, conclude Gribaudo.
"A tre anni dall'avvio delle azioni per l’implementazione della misura contro il caporalato e il superamento degli insediamenti abusivi, non è ancora stata sottoscritta alcuna convenzione con i Comuni beneficiari. È inaccettabile che le amministrazioni locali, dopo aver rispettato ogni scadenza e richiesto più volte chiarimenti, restino nell'incertezza. Per questo ho presentato un’interrogazione parlamentare al Ministro del Lavoro, chiedendo risposte chiare e tempi certi". Così Chiara Gribaudo, Presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, annuncia la presentazione dell’atto in Parlamento.
L’interrogazione chiede conto dello stato di avanzamento delle attività, del mancato convenzionamento con i Comuni nonostante il ripetuto invio dei Piani di Azione Locale (PAL) e della possibilità di ottenere una proroga dei termini di realizzazione, oggi fissati al primo trimestre del 2025.
Spiega l’Onorevole Gribaudo: "Nonostante a dicembre il commissario Falco in audizione presso la Commissione da me presieduta ci avesse annunciato che il contributo sarebbe arrivato entro gennaio e per i primi comuni addirittura entro il 2024, riscontriamo che ad oggi gli impegni non sembrano rispettati. Il tempo passa e i territori si trovano in difficoltà per i ritardi del Governo. Sappiamo che tre Comuni hanno già rinunciato ai fondi, scoraggiati da un processo farraginoso e senza garanzie. Il Governo deve dire chiaramente se intende proseguire con questa misura o se prevede di individuare altre coperture finanziarie. Non possiamo permettere che il grande impegno e le risorse già investite dai Comuni vadano sprecati, ma più in generale non si può lasciare insoluto un problema che riguarda la dignità di lavoratrici e lavoratori e la legalità nel settore agricolo, tanto più nel momento in cui ci sono i fondi".
"L'Italia ha il dovere di rispettare gli impegni presi nel contrasto al caporalato. Non possiamo accettare che, mentre si moltiplicano i tavoli e le richieste di aggiornamento ai Comuni, la situazione sui territori resti immobile. Il Governo non può più rimandare: servono risposte immediate" conclude la vicepresidente nazionale del PD.
“Giorgia Meloni continua a raccontare frottole al Paese. Parla di un’Italia che non c’è mentre tutto i dati ci parlano di una crisi alle porte che farà molti danni all’economia. E non sono ancora arrivati i dazi di Trump! I risultati del Governo sono scarsi con una frenata del Pil che ci porta vicini alla crescita zero. Nonostante i soldi del Pnrr l’Italia resta il vero malato dell’Eurozona dove si moltiplicano le aziende che chiudono, dove il potere d’acquisto dei salari e degli stipendi viene mangiato dall’inflazione reale e dal caro bollette, dove interi pezzi di industria vengono svenduti. Dopo due anni e mezzo il fallimento è sotto gli occhi di tutti”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
"Bene l’approvazione degli emendamenti presentati dal Pd, M5S e AVS, che eliminano la norma che avrebbe aperto le porte ai ‘sindacati pirata’: l’Aula ha rimosso un elemento del tutto estraneo a questa legge, che avrebbe rappresentato una grave regressione in tema di rappresentanza dei lavoratori " ha dichiarato la responsabile nazionale Lavoro del Pd, la deputata democratica Maria Cecilia Guerra nel corso dell’esame della proposta di legge sulla partecipazione dei lavoratori nella governance d’impresa.
"La norma abrogata – sottolinea Guerra – avrebbe messo in discussione il concetto stesso di rappresentanza dei lavoratori attraverso le organizzazioni sindacali. Bene quindi che l’aula della Camera abbia bocciato un intervento estemporaneo che avrebbe favorito sindacati non rappresentativi che, molto spesso, agiscono come ‘sindacati pirata’, facendo concorrenza sleale ai sindacati realmente rappresentativi su salari e tutele. Siamo favorevoli a discutere criteri chiari per definire in modo compiuto, anche normativamente, la rappresentatività dei lavorati – ha aggiunto Guerra – e su questo tema abbiamo diverse proposte depositate alla Camera e al Senato. Chiediamo, tuttavia, che questo avvenga in modo organico e non improvvisato all’interno di provvedimenti che trattano di tutt’altro. Continueremo, quindi, ad opporci, come abbiamo fatto in accordo con i sindacati confederali e le grandi associazioni datoriali nel caso del decreto Primo Maggio, del PNRR e del Codice degli Appalti, a norme lesive della rappresentanza, partorite in modo improvvisato e improvvido da questa maggioranza", conclude Guerra.
“Vogliamo stigmatizzare il continuativo ricorso al voto di fiducia da parte del governo e gli effetti distorsivi che questo porta sul lavoro parlamentare. La prossima settimana saremo chiamati a votare altre due fiducie che evidenziano sempre più un monocameralismo alternato. Situazioni paradossali volute dal governo Meloni per evitare ogni forma di confronto di merito e proposte di emendamenti. Errare è umano, perseverare è diabolico. Il governo faccia un passo indietro e capisca che emergenze, Pnrr e milleproroghe sono materie dove è necessario un confronto in Aula. Non va bene che l'agenda del Parlamento sia solo nelle mani della maggioranza”. Così il deputato dem Andrea Casu, Segretario d'Aula a Montecitorio.
Braga e Guerra: ancora una pagina nera
“Molto grave che il governo lasci fuori il terzo settore dalla coprogettazione degli investimenti del Pnrr per la riqualificazione sociale delle aree del paese considerate ad alta vulnerabilità sociale” lo dichiarano la capogruppo del Pd alla Camera, Chiara Braga e la responsabile economica del Pd, la deputata, Maria Cecilia Guerra al termine della seduta delle commissioni bilancio e ambiente della camera che ha esaminato il dl emergenze-Pnrr.“I commissari di governo che, secondo il decreto, dovranno predisporre piani straordinari di riqualificazione sociale per alcune aree del paese considerate ad alta vulnerabilità sociale - aggiungono le democratiche - non saranno tenuti a coinvolgere attivamente gli enti del Terzo settore presenti nel territorio nella formulazione di questi piani. Anche se sono enti che su quei territori costituiscono un presidio, in coordinamento con gli enti locali, o anche in autonomia, nelle situazioni in cui le istituzioni sono meno presenti, per il contrasto e l’aiuto al disagio sociale alla vulnerabilità e al disagio giovanile.
Bocciati gli emendamenti che abbiamo presentato come Partito democratico, e gli analoghi emendamenti presentati dalle altre opposizioni e persino di una parte della maggioranza. Il confronto con il terzo settore potrebbe fare perdere tempo, questa la motivazione ufficiale, che nasconde la solita grande arroganza di chi non conosce il lavoro sul campo, costruito con generosità e costanza, e non con interventi estemporanei, dagli enti del terzo settore. Un’altra pagina nera nelle decisioni di questa maggioranza” concludono le democratiche.
“L’ennesima morte sul lavoro nel Porto a Genova è inaccettabile. Nel 2025 sono già state superate le 80 vittime sul lavoro, un tragico bilancio che obbliga le istituzioni ad alzare l’attenzione. Chiediamo che al più presto vengano discusse le nostre proposte a tutela della qualità del lavoro e della sicurezza di chi quotidianamente opera in porto. Ancora in questi giorni abbiamo presentato emendamenti sulla sicurezza del lavoro portuale al Decreto emergenze Pnrr, ma non sono stati presi in considerazione dal Governo, dimostrando che la sicurezza sul lavoro non è una loro priorità. Noi continueremo ad insistere affinché lo diventi e affinche' accolgano le nostre proposte.
Oggi e' di nuovo il giorno del cordoglio e tutta la nostra vicinanza va alla famiglia e ai colleghi dell’operaio”, così i deputati PD Valentina Ghio e Alberto Pandolfo.
“Anche oggi governo e maggioranza si schierano compatti contro la magistratura. Un altro gesto di distrazione di massa solo per nascondere quanto accade davvero: il fallimento dell'economia italiana. Tutte le previsioni fatte sulla crescita del Pil si sono rivelate sbagliate. Il boom del 1,3% del Pil annunciato nei mesi scorsi è stato prima corretto al ribasso e ora che l'Istat ci conferma la crescita allo 0,5%, il governo prova a trovare un colpevole nei giudici e nei complotti internazionali. La verità è ben diversa: la produzione industriale e quella lavorativa sono in calo, l'occupazione è precarizzata dal lavoro intermittente. Gli unici dati che registrano il segno + sono la pressione fiscale al 42,3% e la povertà individuale al 9,7%. Quindi si aumentano le tasse e si diminuiscono i servizi per i cittadini: una capolavoro di autolesionismo. Siamo in stagnazione e senza il Pnrr, che la destra non voleva, l'Italia sarebbe in recessione.” Così in una nota il deputato dem Ubaldo Pagano, capogruppo Pd in Commissione bilancio.
“Sulle linee programmatiche segnalo che noi abbiamo lavorato in questi anni come Pd e consideriamo doveroso farlo per rafforzare l’Europa, consolidare il percorso e il processo di integrazione europea. Sa bene che alcuni partner di questo governo in Europa e Trump oltreoceano lavorano per indebolire l’Europa. Dazi, disinvestimento in difesa, passi indietro sul clima, passo indietro sulle fonti energetiche. Tutto questo rischia di minare l'integrazione europea. Come si colloca l’Italia in questo quadro? Noi ci chiediamo se vogliate difendere il futuro dell’Europa lavorando con i partner europei oppure immaginando un dialogo bilaterale che rischia di fare esplodere in mille pezzi la UE. Teniamo che il vostro obiettivo sia il secondo e siamo molto preoccupati. Finora il governo ha ottenuto un bilancio in Europa fallimentare: accordo al ribasso sul patto di stabilità, il Mes non è stato ancora ratificato e questo sta minando la credibilità del Paese oltre che la stabilità dell’eurozona e la difesa dei risparmi delle famiglie e dei risparmiatori europei, sui migranti non avete ottenuto una soluzione a Bruxelles e siete stati costretti a ricorrere a un escamotage pietoso con l’accordo con l’Albania anticostituzionale e anti europeo. Noi riteniamo doveroso lavorare per una mare nostrum europea, per canali regolari di accesso, redistribuzione tra i partner con il superamento del regolamento di Dublino. Voi avete un’idea di programma di lavoro europeo sulle migrazioni? A quando adozione dei provvedimenti attuativi sulla Bolkestain su cui avete fatto passi indietro rispetto alla vostra demagogia? Rafforzare l’Europa significa rafforzare la sua autonomia strategica, beni pubblici europei. Volete affidarvi a Starlink di Musk o lavorare per rafforzare i progetti delle infrastrutture comunitarie? Volete rafforzare l’Europa sociale e della salute? Voterete in futuro che il Next Generation UE diventi strutturale? Vi aspettiamo al varco su tutti questi temi”.
Lo ha detto Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione politiche europee, nel corso delle comunicazioni del Ministro Foti sul PNRR e le politiche di coesione sulle relative linee programmatiche.
“Consiglio a chi festeggia il dato della disoccupazione "mai così bassa" di leggere nella nota ISTAT anche il dato sulla crescita degli inattivi (+115 mila nel trimestre)” lo dichiara la vicepresidente del Partito Democratico Chiara Gribaudo.
“In Italia - continua Gribaudo - sempre più persone si ritirano dalla platea degli attivi, e questo riduce, ovviamente, il tasso di disoccupazione. A questo dato va aggiunto inoltre il dato della cassa integrazione, in crescita secondo gli ultimi dati INPS.”
Prosegue ancora la Deputata dem: “Direi che grazie agli investimenti del PNRR il Paese e l’occupazione tengono, ma l'assenza di ulteriori investimenti pubblici nelle ultime due leggi di Bilancio non disegna prospettive positive e l’importante numero di crisi industriali da Nord a Sud non fa altro che aggiungere preoccupazione.”
“Infine, ancora una volta, non viene affrontato il tema dei salari e del lavoro povero. In Italia molte persone vivono in condizioni di povertà nonostante abbiano una occupazione. Il Governo si preoccupi della qualità del lavoro che si crea, si preoccupi del tema dei salari a partire dal salario minimo che ha appena bocciato, anziché festeggiare dati che sono in chiaroscuro” conclude l’onorevole Gribaudo.
Bonafè, crisi è sotto gli occhi di tutti, ora governo deve intervenire
“Governo battuto sull’ordine del giorno a firma della deputata democratica Simona Bonafè che impegna il governo a introdurre nel primo provvedimento utile le opportune disposizioni in favore del comparto moda, finalizzate a riconoscere la cassa integrazione straordinaria per le imprese fino a 15 lavoratori anche per l'anno 2025, nonché ampliare la platea dei lavoratori cui riconoscere l'estensione della cassa integrazione straordinaria anche per i lavoratori delle imprese facenti parte degli altri Codici Ateco strettamente correlati con i settori già indicati, così come segnalato dalla XI Commissione della Conferenza delle regioni al Ministero del lavoro e delle politiche sociali. “La crisi della moda è sotto gli occhi di tutti, solo il governo faceva finta di non vederla, adesso l’esecutivo deve prendere atto e intervenire immediatamente” ha detto la democratica Simona Bonafè.
“La tragedia di Calenzano impone di interrogarci sui meccanismi di funzionamento delle nostre grandi aziende partecipate. Adesso è toccato a Eni, ma non dobbiamo dimenticare Brandizzo, Suviana, Casteldaccia, che hanno coinvolto Rfi, Enel, Amap. Nelle società partecipate c’è un problema e non bastano i pannicelli caldi. La politica è in ritardo e deve smetterla di girarsi dall’altra parte. Siamo dinnanzi a un decreto che non affronta i nodi del Paese. Anche sugli ammortizzatori non ci siamo. Abbiamo ottenuto noi la proroga di quattro settimane nel settore della moda, perché l’emendamento si era perso nel Porto delle nebbie della dinamica tra Mef, ministero del Lavoro e Ragioneria dello Stato. Non possiamo più limitarci ad una questua fuori la porta del ministro Giorgetti per un po’ di soldi, quando siamo davanti alla crisi di un comparto che merita un intervento strutturale. Ciò che è insopportabile è questa destra non trova i soldi per gli ammortizzatori, ma non si fa problemi a condonare 100 milioni di multe ai No Vax. Queste sono le loro priorità. Servirebbe uno strumento universale che garantisca la transizione senza perdere un posto di lavoro. Un nuovo Fondo Sure in grado di aiutare i lavoratori ad attraversare un 2025 pericolosissimo. Siamo già a oltre il più 23 per cento di Cig rispetto allo scorso anno. Nell’automotive i numeri sono impressionanti. Eppure in Stellantis negli ultimi tre anni si sono divisi 23 miliardi di dividenti e hanno caricato sulla collettività 700 milioni di Cig
Non è accettabile”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto, in merito alla discussione sul Dl Pnrr.
“Grazie al lavoro delle opposizioni, che unitariamente hanno chiesto di sospendere la seduta, si è riusciti a superare l’impasse sull’estensione degli ammortizzatori sociali sul settore moda. Abbiamo costruito anche insieme alla maggioranza una soluzione che allarga la platea dei beneficiari fino al 31 gennaio. Un piccolo segnale per un settore che va rilanciato”. Così in una nota congiunta i capigruppo in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto (Pd), Valentina Barzotti (M5S), Francesco Mari (AVS), e le capigruppo in commissione Cultura a Montecitorio, Irene Manzi (Pd), Elisabetta Piccolotti (AVS) e Valentina Grippo (Azione).
“La Cassa integrazione straordinaria per il settore della moda sarà estesa anche per il tutto il mese di gennaio 2025. Questo risultato è stato ottenuto grazie al lavoro delle opposizioni e del Partito Democratico. Il governo infatti, nonostante gli accordi presi in sede di discussione in commissione, voleva approvare il decreto senza alcuna proroga. Siamo perfettamente consapevoli che l’estensione a questo periodo è ancora insufficiente per un comparto in gravissima crisi. Il nostro obiettivo sarà adesso quello di ottenere un ulteriore rinnovo degli ammortizzatori sociali, almeno per tutto il nuovo anno con la Legge di Bilancio e il Decreto Milleproroghe”: è quanto riporta una nota congiunta dei parlamentari Pd eletti in Toscana Simona Bonafè, Arturo Scotto, Emiliano Fossi, Marco Simiani, Federico Gianassi, Marco Furfaro, Laura Boldrini, Christian Di Sanzo, Dario Parrini, Ylenia Zambito e Silvio Franceschelli, sull’emendamento al Decreto Pnrr approvato oggi, mercoledì 11 dicembre, dall’Aula di Montecitorio.