Governo intervenga davanti a ondata di arresti, violenze e campagna xenofoba
“Tajani dica quali sono le azioni prese dal governo, sia in sede bilaterale che nei consessi internazionali, per fare pressione sul Presidente Saied affinché cessi immediatamente la repressione in Tunisia e sia garantito il ripristino del pluralismo della rappresentanza, nonché il rilascio di tutti i prigionieri politici”. Lo chiedono il responsabile esteri del Pd, Provenzano e i deputati Quartapelle, Porta, Boldrini e Ciani che hanno firmato l’interrogazione parlamentare. “Dal febbraio 2023 – sottolineano - è in corso una ondata di arresti che sta colpendo diversi esponenti politici dell’opposizione, giornalisti, avvocati, sindacalisti, attivisti ed esponenti vari della società civile; arresti accompagnati da una campagna gravemente xenofoba e senza precedenti contro i migranti subsahariani, accusati di programmare una “sostituzione etnica”.
Ecco il testo integrale dell’interrogazione parlamentare
Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale - Per sapere - premesso che:
in data 20 aprile 2023, è stato arrestato il leader storico, 82enne, del partito islamico tunisino Ennahdha, Rached Ghannouchi con l’accusa di "cospirazione contro la sicurezza dello Stato";
l’arresto si inserisce in un crescendo di atti di violenta repressione attuati dal presidente, Kaïs Saïed che, in meno di due anni, ha concentrato sempre più potere nelle proprie mani fino ad arrivare alla promulgazione della nuova Costituzione, adottata a seguito di un referendum segnato da un altissimo tasso di astensionismo, che sostituisce la Costituzione del 2014, indubbiamente una delle Carte costituzionali più democratiche nel mondo arabo, con un nuovo testo dai tratti fortemente autoritari;
dal febbraio 2023, difatti, è in corso una ondata di arresti che sta colpendo diversi esponenti politici dell’opposizione, giornalisti, avvocati, sindacalisti, attivisti ed esponenti vari della società civile; arresti accompagnati da una campagna gravemente xenofoba e senza precedenti contro i migranti subsahariani, accusati di programmare una “sostituzione etnica”;
lo scorso 19 febbraio Rachid Ghannouchi, ha manifestato la sua solidarietà con uno sciopero della fame in sostegno ad altri sei politici in carcere che la settimana prima avevano adottato questa forma di protesta per denunciare i metodi autoritari del presidente Kais Saied;
negli ultimi mesi in Tunisia si è assistito a un ulteriore deterioramento della situazione interna, sia sul fronte economico, politico e sociale;
il paese vive anche una profonda crisi economica, per cui scarseggiano da mesi beni di prima necessità, il tasso di inflazione è oltre il 10%, il tasso di disoccupazione superiore al 15 %, il debito pubblico sfiora il 100% del Pil e, dunque, la tensione sociale è molto alta. In tale contesto, si è registrato il rifiuto da parte del presidente della Repubblica Kaïs Saïed di sottoscrivere l’accordo negoziato dal suo governo con il Fmi per un prestito di 1,9 miliardi di dollari -prestito che serviva a favorire la stabilità-, mentre la Banca mondiale ha sospeso i dialoghi con la Tunisia, preoccupata per le condizioni della comunità subsahariana;
stante la situazione di volatilità economica, molti analisti sono preoccupati che il paese possa proclamare un default sul debito estero. Questo scenario avrebbe gravi ripercussioni anche per l’UE e l’Italia, sia in termini economici che di ulteriori flussi migratori;
al riguardo si rileva come nella prima metà del 2023 la Tunisia abbia superato la Libia come numero di partenze per l’Italia;
inoltre, il Presidente Saïed ha intrapreso una campagna anti-migranti senza precedenti nella storia del Paese utilizzando affermazioni gravemente xenofobe che sono state seguite da crescenti violenze e maltrattamenti da parte delle autorità tunisine nei confronti dei migranti subsahariani;
il 16 luglio 2023 è stato firmato il memorandum d’intesa per una partnership strategica e globale fra Unione europea e la Tunisia al fine di ridurre il numero degli arrivi dal paese, un accordo però privo delle necessarie condizionalità sullo stato di diritto e la tutela dei diritti umani in Tunisia;
in merito al memorandum, Giorgia Meloni ha affermato che “questo partenariato deve diventare un modello per le relazioni dell’Unione europea con gli altri Paesi del Nordafrica”;
in realtà sono state espresse parecchie critiche al MOU, in particolare, la commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatovic, ha dichiarato che: “Gli Stati membri del Consiglio d'Europa dovrebbero insistere sulla chiara salvaguardia dei diritti umani in qualsiasi ulteriore cooperazione in tema di migrazione con la Tunisia. Le tutele di ogni tipo di diritti umani devono essere una parte integrante di ogni attività di cooperazione sulla migrazione tra gli stati membri del Consiglio d'Europa e i paesi terzi, Tunisia inclusa. (...) Le gravi violazioni dei diritti umani recentemente riportate contro rifugiati e migranti in Tunisia rendono solo più stringente che tali tutele siano contemplate":-
quali iniziative intenda intraprendere il governo, sia in sede bilaterale che nei consessi internazionali, per fare pressione sul Presidente Saied affinché cessi immediatamente la repressione in Tunisia e sia garantito il ripristino del pluralismo della rappresentanza, nonché il rilascio di tutti i prigionieri politici.
FIRMATARI
PROVENZANO, QUARTAPELLE, PORTA, BOLDRINI, CIANI
"Oggi i medici e il personale sanitario hanno deciso di dare un segnale forte contro lo scempio messo in atto sulla sanità pubblica. Hanno perso stipendio e una giornata di lavoro per manifestare contro un governo ipocrita che taglia il fondo sanitario nazionale, taglia le pensioni di medici e personale sanitario e non risolve nessuna delle grandi contraddizioni in cui si trova l’intero comparto. Dalle liste d'attesa alla carenza di personale, dalle enormi differenze territoriali all'assenza completa di medicina di prossimità.
È tutto inaccettabile, i medici e il personale sanitario sono stati la nostra prima fila durante la durissima battaglia contro il Covid e hanno pagato a volte anche con la vita. Il risultato è che ogni anno perdiamo professionisti che si spostano o all’estero o in strutture private con il rischio di abbassare la qualità del servizio pubblico e quindi di lasciare soli gli ultimi e le persone più in difficoltà. Per questo sono in piazza questa mattina, per questo con tutto il Partito Democratico siamo al fianco dei medici e del personale sanitario in questa battaglia, dentro e fuori dal parlamento. Perché è una battaglia per tutelare la professionalità di una categoria, ma è in primis una battaglia di democrazia". Lo dice Marco Furfaro, deputato Pd e componente della segreteria nazionale del Pd a margine della manifestazione del personale sanitario.
“Appena due anni fa li chiamavano eroi, riconoscevano il valore della presenza e del lavoro di medici, infermieri e operatori e operatrici del settore sanitario. Oggi la pandemia e quello che ci ha insegnato sembrano dimenticati da un governo che li umilia nella manovra finanziaria costringendoli ad un grande sciopero. Non è solo questione di soldi ma di condizioni di lavoro inumane, diventate insostenibili, di un riconoscimento pubblico che manca e che viene richiesto per lavorare in serenità e tranquillità, data la delicatezza del lavoro svolto. Siamo al loro fianco perché questa giornata in cui tantissime prestazioni rischiano di saltare sia un campanello d'allarme e induca il governo a cambiare presto rotta. Noi continueremo a lavorare per la dignità del lavoro, per difendere la sanità pubblica e tutelare il diritto alle cure di cittadini e cittadine. Il nostro Servizio Sanitario Nazionale non merita briciole, merita molto ma molto di più”.
Lo dichiara il deputato del Pd, Stefano Vaccari, segretario di presidenza della Camera.
“Reiteriamo una richiesta di informativa urgente al ministro Salvini, che ormai puntualmente ripetiamo dal 22 novembre. Il ministro Salvini è commentatore instancabile sui social ma su quanto è successo il 22 novembre sul Frecciarossa Roma-Napoli nessuna parola. Vogliamo sapere su quel Frecciarossa quale sia stato il protocollo attivato dal ministro e se ci sia stata una violazione, forse questa ancora più grave, dell'articolo 54 della Costituzione, ovvero invece di svolgere il suo ruolo con onore e disciplina si sia applicata arroganza, abuso e privilegio. Il ministro Salvini è molto reattivo quando si tratta di minacciare il diritto allo sciopero dei lavoratori del settore dei trasporti, perché rimane silente quando invece viene interrotto un servizio pubblico a favore dei cittadini? Davvero come ha detto il ministro Lollobrigida, tutti i cittadini possono fermare un treno in corsa a proprio piacimento? Da questo episodio del 22 novembre, probabilmente sulla porta dei treni italiani, ci sarà affisso il numero dell'amministratore delegato di Trenitalia”. Lo ha detto in Aula alla Camera la deputa dem Ouidad Bakkali, nel corso degli interventi di fine seduta.
"Oggi ho partecipato alla manifestazione promossa a Bologna in occasione dello sciopero proclamato da Cgil e Uil. La piattaforma dello sciopero ha tanti punti in comune con le proposte che stiamo avanzando in Parlamento. Contro una manovra di bilancio sbagliata e ingiusta. Che accresce le diseguaglianze, non affronta i problemi del Paese, non finanzia il Servizio Sanitario Nazionale. Auspico che il Governo ascolti le ragioni delle lavoratrici e dei lavoratori che hanno scioperato oggi".
Così Andrea De Maria, deputato PD.
"L'attacco contro la sede della Flai Cgil di Anzio e Nettuno, a Lavinio, è un gesto vile, da non sottovalutare.
La sede infatti è stata distrutta, vandalizzata, proprio in coincidenza con lo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil. Esprimo la mia piena solidarietà alla Cgil per i danni subiti e per un'aggressione violenta". Lo afferma in una nota la deputata del Partito Democratico Michela Di Biase, componente della commissione Giustizia.
La migliore risposta a Salvini arriva dalla piazza: tanti, pacifici e convinti che quella del Governo Meloni sia una pessima legge di bilancio. Non risolve problemi ma taglia sanità, servizi, trasporti. Con loro daremo battaglia in Parlamento.
Lo ha scritto su X Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati
La partecipazione agli scioperi indetti da Cgil e Uil significa che c’è un disagio profondo nei confronti della politica economica del governo. Negarlo come fanno Meloni e Salvini significa vivere sulla luna. Non vedono che sui salari, sulle pensioni, sul welfare si sta aprendo una frattura enorme con tanta parte della società italiana. Possono precettare uno sciopero, ma non possono precettare la forza della democrazia.
Così Arturo Scotto, capogruppo del Pd in commissione Lavoro della Camera.
"Tantissime persone oggi a Firenze, al punto che piazza Ss. Annunziata non riesce a contenerle.
Un segnale chiarissimo contro una legge di bilancio che dimentica il lavoro povero, la sanità pubblica, taglia le pensioni e pensa di beffare le italiane e gli italiani con qualche contentino come il taglio del cuneo fiscale solo per un anno.
Una risposta chiara a Salvini che ha fatto di tutto per impedire che lo sciopero ci fosse, tentando di limitare un diritto costituzionale fondamentale: le lavoratrici e i lavoratori, i sindacati, tutte le persone che vogliono un paese più giusto non si fanno certo intimidire". Lo dichiara, dalla piazza di Firenze, Laura Boldrini deputata PD e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel Mondo.
Lo scrive su X il deputato Pd Nicola Zingaretti
Ovviamente in Piazza con i Sindacati, al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori.
Perché il problema è un Governo che toglie il futuro, non certo chi sciopera per difendere l'Italia.
“Quali iniziative intendono intraprendere i ministri Salvini, Piantedosi e Calderone, per contrastare ogni forma di violenza nei confronti degli operatori del trasporto pubblico locale e garantire la sicurezza di tutti i cittadini e le cittadine che utilizzano i mezzi pubblici? Quali risorse, oggi insufficienti, intendono stanziare per assicurare un servizio capillare e di qualità per i cittadini su tutto il territorio nazionale e per il rinnovo in tempi brevi del contratto nazionale di settore?”.
Sono le domande contenute nell’interrogazione rivolta ai ministri delle Infrastrutture e dei trasporti, dell’Interno e del Lavoro, presentata dai deputati del Gruppo Pd.
“Le organizzazioni sindacali - segnala l’interrogazione sottoscritta dalla capogruppo, Chiara Braga, e da oltre 40 deputati dem - che hanno anche più volte per questo scioperato, da tempo chiedono interventi mirati per affrontare quella che è diventata una vera e propria emergenza e assicurare le condizioni di sicurezza necessarie per il personale in servizio nello svolgimento del proprio lavoro. Sui gravi episodi di violenza, sia fisica che verbale, perpetrati contro il personale viaggiante il Gruppo del Pd ha presentato negli scorsi mesi tre atti di sindacato ispettivo che ancora non hanno avuto risposta, nonostante la gravità del problema. Allo stesso tempo è in evidente ritardo anche l’avvio dei gruppi di lavoro relativi al Protocollo sottoscritto nel marzo 2022 per la promozione della sicurezza nel processo di sviluppo del trasporto pubblico locale e regionale sostenibili”.
“Il Governo - dichiara Andrea Casu, primo firmatario dell’interrogazione - manifesta interesse verso difficoltà e disservizi nei trasporti solo per attaccare i sindacati nei giorni in cui i lavoratori decidono di esercitare il diritto di sciopero, gli chiediamo di occuparsi del diritto alla mobilità dei cittadini e della sicurezza sul lavoro 365 giorni l’anno”.
"L’attacco al diritto allo sciopero rientra in una strategia più ampia della destra che ha costruito il proprio modello competitivo con la svalutazione del costo del lavoro e la compressione dei diritti dei lavoratori. Per questo, dopo l’ennesimo attacco alle lavoratrici e ai lavoratori italiani, abbiamo chiesto l’audizione urgente in commissione lavoro della presidente della commissione di garanzia degli scioperi. Ma lo sconcerto cresce se si apprende che uno sciopero per dirsi “generale”, secondo la commissione, deve riguardare tutte le categorie. Una interpretazione bizzarra e un precedente pericoloso, perché secondo questo principio, rischiamo di affermare che nella nostra storia non vi sia mai stato uno sciopero generale. Per questo la nostra preoccupazione aumenta, specie se viene messo in discussione un principio costituzionalmente garantito, e per questo confermiamo di voler chiedere urgentemente in audizione anche i sindacati, perché per noi la possibilità di scioperare è un diritto che va tutelato". Così il deputato e membro della segreteria nazionale Pd Marco Sarracino
“Siamo insoddisfatti e allarmati dalla relazione del Garante che non ha risposto stamattina a nessuna delle domande dell’opposizione. In particolare a una: quando uno sciopero si può definire effettivamente generale? In Italia non c’è mai stato uno sciopero che investisse, come nell’odierna interpretazione della Commissione di garanzia, tutte le categorie del lavoro pubblico e privato contemporaneamente. Ad esempio, il lavoro domestico. Eppure nella storia del nostro Paese abbiamo avuto tanti scioperi considerati generali e non multi settoriali come è stato sostenuto oggi dalla Garante Bellocchi. Aver definito lo sciopero del 17 novembre come multisettoriale è legata al fatto che ha vincoli di durata più stringente. Una scelta che rischia di creare un precedente gravissimo. Ci troviamo dunque davanti a una decisione che temiamo sia squisitamente politica. Chiediamo che le audizioni nelle commissioni Lavoro e Trasporti continuino con i sindacati Cgil e Uil che hanno subito dal ministro Salvini la precettazione”.
Lo dichiarano Cecilia Guerra , responsabile Lavoro del Pd, e
Arturo Scotto, capogruppo in commissione Lavoro alla Camera del Pd.
“E’ un fatto significativo che le commissioni Lavoro e Trasporti abbiano accolto la richiesta avanzata dal Pd di audire il garante a proposito dello sciopero indetto da Cgil e Uil. Riteniamo giusto che il Parlamento sia pienamente informato sulle ragioni del provvedimento adottato dalla Commissione di garanzia dopo l’uso politico che il ministro Salvini ha fatto in questi giorni del diritto costituzionale allo sciopero”.
Lo dichiara il capogruppo democratico in commissione Lavoro Arturo Scotto.
Con una lettera inviata al presidente Walter Rizzetto, i componenti della commissione Lavoro della Camera del Partito democratico hanno chiesto l’immediata convocazione del Presidente della commissione di garanzia.
Questo il testo della lettera: Gentile Presidente, alla luce dei recenti pronunciamenti in materia di legittimo esercizio del diritto di sciopero e ai fini di una più completa e circostanziata valutazione parlamentare al riguardo, il Gruppo del Partito Democratico chiede l'immediata convocazione del Presidente della Commissione di garanzia di cui alla legge 12 giugno 1990, n. 146. Certi della sua attivazione,
Arturo Scotto, Chiara Gribaudo, Emiliano Fossi, Mauro Laus, Marco Sarracino
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