Innanzitutto un ringraziamento al collegio del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale ed al suo presidente Mauro Palma per il prezioso lavoro svolto che denota lo sguardo rigoroso sulle persone e sui luoghi in cui le persone sono private della libertà. Non possono non impressionare alcuni dei numeri citati nella relazione e tra questi soprattutto quello dei suicidi. Ma anche il numero dei detenuti per condanne molto brevi e di coloro, anche italiani, analfabeti o che non hanno concluso nemmeno il ciclo della scuola primaria. E’ importante dunque l’investimento in formazione e istruzione e, in questo senso, bene il richiamo del garante al Parlamento affinché si lavori su proposte per una diversa organizzazione del tempo detentivo. Non dobbiamo mai dimenticare che la restrizione della libertà personale deve sempre essere rispettosa della dignità della persona. Particolare attenzione infine meritano altri luoghi di privazione della libertà come i Cpr per i migranti, rispetto ai quali la Relazione segnala che il 50,6% delle persone trattenute “ha avuto un periodo di trattenimento detentivo senza il perseguimento dello scopo per cui esso era legalmente previsto”.
Così Debora Serracchiani, deputata, responsabile Giustizia del Pd
“Dai dati Istat, nel report su reddito e condizioni di vita 2021-2022, emerge che 1 italiano su 4, 14 milioni di persone, sono a rischio povertà o esclusione sociale. Nonostante questo il governo Meloni continua nella sua incomprensibile guerra ai poveri di questo paese, ignorando di fatto la drammaticità in cui vivono le famiglie italiane. Lo afferma il deputato Marco Furfaro capogruppo PD in commissione affari sociali e componente della segreteria nazionale. La destra continua ad ignorare il tragico contesto sociale in cui ci troviamo e abbandona milioni di persone senza sostegni e senza strumenti di protezione sociale. I tagli al servizio sanitario nazionale, alla scuola e l’accanimento dimostrato contro il reddito di cittadinanza o contro i fondi per il caro affitti e contro la morosità incolpevole dimostrano semplicemente che questa destra ha un disegno ben preciso: far aumentare le diseguaglianze e la precarietà e governare sulla paura. È un disegno preoccupante che va fermato con urgenza, prima che la situazione diventi vera e propria emergenza sociale”.
La presunta “Agenda” del Ministro Valditara riteniamo, purtroppo, sia la stessa del suo collega di governo Calderoli, e lì la parola sud non c'è. Non basta fare un’agenda per rivendicare una serie di cifre e di risorse già stanziate da altri governi. Il nodo politico non affrontato è quale futuro si vuol costruire per il Mezzogiorno sapendo che l'istruzione è una leva fondamentale. I dati invalsi, infatti, sistematicamente, ci riportano un sistema formativo in cui le diseguaglianze diventano ereditarie. Su questo il Ministro continua a eludere risposte. Il combinato disposto del voluto rallentamento del Governo sul PNRR, della provocatoria cancellazione del reddito di cittadinanza e dell’assurdo ddl Calderoli, espone il Mezzogiorno, proprio sulla scuola, ad un pericolosissimo tsunami sociale. Il “segnale” per il Sud, di cui parla il Ministro dell’Istruzione non può essere una conferenza stampa, ma dire se intende avallare o meno la riforma Calderoli. La lotta alla dispersione scolastica e alla povertà educativa ha come premessa mantenere un Paese unito.
Così i deputati dem Marco Sarracino, responsabile Mezzogiorno del Pd, Irene Manzi, responsabile Scuola del Pd e Toni Ricciardi, vice capogruppo del PD alla Camera.
“A pochi giorni dai tremendi fatti di cronaca che hanno coinvolto Giulia Tramontano e l'agente di polizia Romano, che ci hanno toccato nel profondo e che portano già a 47 vittime da femminicidio da inizio anno, dopo un giusto tributo bipartisan dell'aula durante la lettura dei nomi delle vittime, la destra incredibilmente vota contro bocciando un nostro atto d'indirizzo per potenziare e finanziare iniziative di formazione specifiche per tanti dipendenti pubblici, dalla polizia fino alla scuola”.
Lo dichiara il deputato democratico Andrea Rossi.
“Parere negativo del governo su un impegno, nel decreto Pubblica Amministrazione, a incrementare la dotazione dell’organico di docenti di educazione motoria nella scuola primaria. Ancora una volta questo governo a parole rivendica la centralità dello sport e dell’educazione alla cultura del movimento, dall’altra respinge al mittente la richiesta di dignità del lavoro di circa 4.000 laureati all’anno della facoltà di scienze motorie, spingendoli verso la precarietà o invitandoli a cambiare mestiere”. Lo dichiara il deputato dem Mauro Berruto, della commissione Cultura di Montecitorio.
“Quello sulla Pa è un decreto inutile e dannoso. Inutile perché non risolve i problemi di mancanza di organico, di precariato e di adeguamento degli stipendi all’inflazione nella pubblica amministrazione; dannoso perché impedisce alla Corte dei Conti di vigilare sulla corretta attuazione del Pnrr. La destra continua a governare a colpi di decreto - mai urgenti, non omogenei ed uno alla settimana nei primi 8 mesi - esautorando il Parlamento e ignorando le continue raccomandazioni del Capo dello Stato”. Così la vicepresidente vicaria del Gruppo Pd alla Camera Simona Bonafè, intervenendo oggi sulle dichiarazioni di voto del provvedimento.
“Nel decreto ci sono soltanto norme spot e nessun investimento per valorizzare la professionalità dei dipendenti pubblici ed elevare la qualità dei servizi essenziali alla persona, come scuola, sanità e pubblica sicurezza. Ci sono al contrario norme che non riguardano la Pa ma che compromettono l’esecuzione del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza: uno strumento che rappresenta oggi la maggiore opportunità per rilanciare il paese dopo la pandemia, la guerra, il caro energia e l’inflazione”: conclude Simona Bonafè.
"Lo scenario che la Svimez ha rappresentato al Forum Aree Interne è molto preoccupante. La grave crisi demografica nelle aree interne rappresenta una delle più urgenti questioni sociali che riguarda il Sud e il Nord allo stesso modo. Vi è la necessità di preservare servizi essenziali che vanno dalla scuola alla sanità, dalle edicole ai distributori di carburante, dalle filiali ai presidi di legalità. Ovviamente passando per le infrastrutture come appunto l'Alta Velocità e la raggiungibilità di questi territori segnati da un atavico isolamento È l'unico modo per cercare di drenare l'emorragia da spopolamento, garantendo il diritto a restare in quelle comunità. Il PNRR è lo strumento più incisivo a disposizione e siamo preoccupati da questo atteggiamento del governo nazionale che rischia di penalizzare esattamente i progetti che interessano i territori più fragili, quelli che Manlio Rossi Doria definì "osso d’Italia". Si tenga il prima possibile una sessione parlamentare sulle aree interne". Lo scrive in una nota il deputato e responsabile Sud e Coesione della Segreteria nazionale Pd, Marco Sarracino.
Pd chiede informativa urgente del Ministro Valditara in Aula
“Pnrr: meno mense e asili. Questa è la notizia che apprendiamo a mezzo stampa. Pochi giorni fa i quotidiani hanno dato notizia di una revisione che il ministro Valditara avrebbe consegnato al ministro Fitto in merito a questo lungo, complesso e purtroppo silenzioso lavoro intorno al Pnrr. Sembrerebbe dalle proposte che ci sia la volontà da parte del Ministero di ridurre gli obiettivi che riguardano la missione 4 Istruzione relativi alle mense, agli asili, in particolare la fascia da zero a sei anni, quella più delicata che ha più bisogno del tempo pieno.
Riteniamo queste anticipazioni a mezzo stampa che si susseguono a proposito della scuola molto preoccupanti. Noi vogliamo che il Parlamento venga messo immediatamente a conoscenza di quanto sta accadendo e quindi chiediamo una informativa urgente del ministro Valditara riguardo a quelli che sono gli obiettivi di quella missione 4 relativa al Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Non è più possibile ritardare oltre su scelte fondamentali che riguardano i nostri bambini, i nostri giovani e il loro futuro. Vogliamo delle risposte e delle risposte chiare soprattutto”. Lo ha detto in Aula Irene Manzi, deputata Pd e responsabile Scuola del partito.
“Ci auguriamo che il confronto sul provvedimento prosegua ancor di più nell’ottica di una più esaustiva, rispetto a quella offerta dal testo ora in Aula, definizione di tali professioni. In particolare, riteniamo giusto dare una corretta articolazione al ruolo e alla figura del pedagogista e dell’educatore professionale socio pedagogico.
Le professioni educative hanno bisogno di ancor maggiore riconoscimento della propria identità e dignità professionale e la proposta che oggi esaminiamo in Aula, in particolare attraverso l’istituzione del relativo Albo professionale, vanno in questo senso, accendendo un importante focus su figure professionali di cui va rimarcata la centralità. L’esame dei contenuti di queste proposte in Aula offre l’opportunità per riflettere sulle complesse situazioni lavorative in cui gli educatori si trovano spesso a lavorare, sulla necessità di adottare una strategia multilivello (contrattuale, lavorativa, economica in termini di risorse stanziate per il sistema di welfare nel suo complesso), con un confronto franco e serio tra tutti i soggetti, istituzionali e non, coinvolti. In questo dibattito riteniamo accendere l’attenzione anche su una proposta che riteniamo centrale, come quello della comunità educante, che in tempi di grandi trasformazioni sociali, relazionali e culturali, a fronte di una crescente incertezza educativa, diventa essenziale promuovere e riconoscere a livello normativo, valorizzando proprio le competenze di figure come il pedagogista e l’educatore, capaci di sostenere ed accompagnare e sostenere l’opera della scuola ( genitori, insegnanti, studenti) affinché le relazioni educative siano al centro della comunità nei vari contesti territoriali. Si tratta di temi che - partendo dal dibattito parlamentare odierno- devono entrare nell’azione e nella proposta politica”.
Lo ha detto intervenendo in Aula, Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione Cultura alla Camera, nella discussione sul testo unificato delle proposte di legge Disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione dei relativi albi professionali.
"Prendersi cura. Degli altri, dei più fragili, di chi parte più indietro, di chi nasce in una famiglia meno fortunata delle altre. Per non lasciare indietro nessuno e avanzare tutti insieme. La lotta alle diseguaglianze come faro, la scuola come mezzo di emancipazione. Anche e sopratutto più i più poveri. La visione di Don Milani, l'idea di società per la quale ha lottato è oggi più che mai attuale. 'I Care', il suo motto, sia oggi il motto di tutti noi e di chi crede in una società in cui nessuno debba rimanere indietro". Così Marco Furfaro, deputato e componente della segreteria nazionale Dem, a Vicchio a margine della commemorazione di Don Milani.
«Se il padrone conosce mille parole e tu ne conosci solo cento sei destinato ad essere sempre servo». L’insegnamento di Don Milani, a 100 anni dalla sua nascita. Perché la scuola e la conoscenza sono il più grande motore per combattere le disuguaglianze.
Così Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati ha ricordato su Twitter Don Milani nell’anniversario della nascita.
“Cento anni fa nasceva #DonMilani.
Il suo progetto di scuola è ancora oggi riferimento di chi si batte per una scuola aperta, inclusiva, che si fa carico degli ultimi e contrasta le diseguaglianze per affermare il diritto universale alla formazione alla conoscenza.
#ICare”. Lo scrive su twitter il deputato del Pd, Silvio Lai.
Presentata interrogazione a ministro Istruzione, Valditara
“Chiedere a quale ‘gruppo etnico o razza’ appartiene un bambino in un questionario scolastico sui comportamenti, come segnalato oggi dal Corriere della Sera, è inaccettabile. E il tentativo dei dirigenti dell’Ics G. Borsi A. Saffi, del quartiere romano di San Lorenzo, di derubricare la vicenda a ‘scivolone lessicale’ non rende certamente meno grave l’utilizzo di queste espressioni, ma anzi ancor più odiosa perché avvenuta all’interno di una scuola. A maggior ragione dopo il recente e inequivocabile monito del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha ricordato come la Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo del 1948, nata ‘dopo gli orrori della Seconda Guerra mondiale, individua la persona umana in sé, senza alcuna differenza, sbarrando così la strada a nefaste concezioni di supremazia basate sulla razza’”.
“Decine di scuole, di ogni ordine e grado, verranno chiuse e accorpate anche in Toscana a causa delle norme presenti nella Legge di Bilancio 2023. Si tratta di scelte politiche precise volute e votate dalla destra che riguardano città capoluogo, province ed aree interne: queste norme penalizzeranno studenti, famiglie, docenti e personale tecnico amministrativo, causando problemi logistici e didattici. Per sapere quanti e quali istituti verranno realmente coinvolti dai tagli abbiamo presentato una interrogazione parlamentare”. Lo dichiarano i deputati toscani del Pd Marco Simiani, Emiliano Fossi, Simona Bonafè, Federico Gianassi, Christian Di Sanzo, Laura Boldrini e Marco Furfaro. L’atto è stato sottoscritto anche da Irene Manzi, responsabile Scuola della segreteria nazionale del Partito Democratico.
“Nelle aree interne la chiusura di alcune scuole potrebbe quindi causare, oltre a denigrare il diritto all’istruzione promosso dalla Costituzione, anche la perdita di decine di posti di lavoro tra collaboratori scolastici e amministrativi. Condividiamo pienamente la scelta della Regione Toscana di fare ricorso alla Corte Costituzionale contro questi tagli indiscriminati”, concludono i deputati Pd.
“Oggi a Napoli, in piazza accanto ai sindacati per ribadire il nostro NO all’Autonomia differenziata. Un progetto che non unisce ma divide gravemente, aumentando i divari già inaccettabili tra Nord e Sud, in alcuni settori decisivi come scuola, salute, assistenza, lavoro.
Continueremo ad opporci, come Partito Democratico, in ogni sede contro questa proposta secessionista e contro le politiche di un Governo di destra che crea più precarietà e lavora ogni giorno per rompere la coesione e l'unità del Paese”.
Lo ha dichiarato in una nota l’on. Piero De Luca che ha partecipato a Napoli alla manifestazione nazionale dei sindacati contro il progetto di autonomia differenziata del Governo.