“La trattativa a pezzi sui dazi indebolisce Bruxelles. L’Europa deve essere legittimata a trattare con Trump con un’unica voce. Invece l’Italia è l’unico paese in cui i due vicepremier dicono cose completamente diverse sull’Europa e la Premier Meloni temporeggia da mesi per decidere come schierarsi se con Trump o con l’Europa. Questa indecisione la pagano le imprese per le quali non è stato fatto nulla se non promettere risorse prese dal Prnn che era nato con tutt’altre finalità”.
Lo ha detto oggi Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati intervenuta a Skytg24
“Sulla crisi di Gaza, quell’apocalisse umanitaria provocata da Netanyahu è il momento che il governo italiano faccia pressione sull’Europa e in tutte le sedi diplomatiche perché si arrivi al più presto al cessate il fuoco e si consenta il passaggio di aiuti e cibo. Non bisogna accettare il disimpegno degli Stati Uniti ma insistere per il riconoscimento dello stato di Palestina con il diritto ad esistere in pace e sicurezza. La stessa che va garantita a Israele. Va bloccato il tentativo di deportazione e usati tutti gli strumenti di pressione, sanzioni e sospensione degli accordi con Israele” ha proseguito Braga.
Infine sui prossimi referendum dell’8 e 9 giugno Braga ha ricordato che “toccano questioni concrete e riguardano norme che hanno indebolito la sicurezza e la certezza del lavoro. Per questo il quorum si può raggiungere nonostante la scarsa informazione e gli inviti di esponenti delle istituzioni a disertare il voto: sarà una grande partecipazione e darà un messaggio chiaro alla maggioranza”.
“Non finiremo mai di stupirci delle elucubrazioni mentali del parlamentare europeo, Roberto Vannacci. Il suo mondo al contrario è pieno di approssimazioni e fesserie che con costanza, questo va riconosciuto, sforna giorno dopo giorno. Oggi ci informa che serve tolleranza zero verso i criminali e lo dice con quell’enfasi di chi ha trovato la ricetta giusta per dare sicurezza ai cittadini a cui nessuno aveva mai pensato. Quello che non dice Vannacci, però, che polemizza con il sindaco di Modena, reo di aver messo in risalto la necessità di affrontare il tema delle diseguaglianze sociali quale premessa per prevenire e contrastare il dilagare della violenza e dell’illegalità, è non fornirci indicazioni su come affermare diritti ed opportunità per tutti i cittadini che la sua destra nega in ogni momento. Dal lavoro alla sanità, dall’ambiente all’informazione, e ovviamente anche al rafforzamento degli organici e dei mezzi sui territori magari elevando in classe A la Questura di Modena. Il primato della destra di Vannacci sono invece i grandi interessi e agitare il fez e il manganello è una modalità ricorrente, per dare una parvenza di attenzione verso la sicurezza dei cittadini. Se poi una parte significativa di popolo è confinata nell’angolo della povertà e delle discriminazioni, quale conseguenze delle scelte scellerate della destra, poco interessa naturalmente al generale Vannacci e al suo partito di cui è Vicesegretario”.
Così il deputato democratico e segretario di Presidenza della Camera, Stefano Vaccari.
Nella relazione dell’Anac, la fotografia di un Paese che mette in difficoltà la lotta alla corruzione, riduce le gare e la concorrenza, aumenta i subappalti a cascata che indeboliscono la sicurezza sul lavoro. E nonostante questo accumula ritardi su attuazione del PNRR.
Lo ha scritto su X Chiara Braga, Capogruppo PD alla Camera dei Deputati.
“Calderone e Salvini ascoltino le parole del Presidente dell’Anac Busia: sono 1448 le violazioni da parte delle imprese delle norme su salute e sicurezza sul lavoro nel 2024 fino ad oggi riscontrate dall’Inl. Numeri spaventosi. Anche perché in crescita dell’87 per cento rispetto al 2022. Significa che le politiche di deregulation, a partire dalla liberalizzazione dei subappalti a cascata come spiega anche Anac, ha contribuito a far crescere il rischio degli incidenti. Serve una risposta immediata, non qualche annuncio. Vanno responsabilizzate le imprese committenti lungo tutta la catena degli appalti. L’occasione dei referendum dell’8 e 9 giugno non va sprecata”.
Così la deputata democratica e responsabile Lavoro del Pd, Cecilia Guerra, e il capogruppo dem in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
Per sapere cosa succede in Albania dobbiamo ricorrere al sindacato ispettivo perché questa vicenda è avvolta da un velo di opacità e di propaganda assoluta. Oggi possiamo fare una riflessione su quanto accaduto in quest’anno sulla storia di questo fallimento. L'obiettivo del governo era di portare in Albania 36.000 migranti: ce ne sono stati 157. Visti i costi stimati che sono di 130 milioni all'anno, il trasporto di ogni singolo migrante è costato un milione di euro che avremmo potuto investire sulla sanità pubblica, sul sociale, sulla sicurezza. Avete spiegato che però servono come deterrenza. Peccato che ieri il ministero dell’Interno ha pubblicato l'aggiornamento dei dati sugli sbarchi in Italia rispetto all'anno scorso: al 14 maggio sono aumentati, quindi l'effetto deterrenza dei centri in Albania ha prodotto l'aumento degli sbarchi nel nostro paese. Secondo capolavoro di questo governo. Visto il fallimento, avete avuto l'idea geniale di trasformarli in Cpr e la presidente Meloni l'altro giorno con grande enfasi ha annunciato che il 25% di coloro che abbiamo mandato in Albania sono stati già stati rimpatriati. Si tratta di 10 persone che potevano serenamente essere rimpatriati dall'Italia, perché stavano già in Italia con minori costi e anche maggiore rapidità. Viene da chiedere perché non fermate questo enorme spreco di risorse pubbliche. Nemmeno voi credete più a questa sciocchezza ma semplicemente non avete il coraggio di spiegare alla vostra presidenza del Consiglio che ha fallito, e non lo potete fare perché verrebbe meno il castello della vostra propaganda e dovreste fare l'unica cosa che uno statista farebbe: riconoscere di aver sbagliato, chiedere scusa e chiudere questi centri.
Così il deputato del PD, Matteo Orfini, intervenendo in Aula
“Grazie alla Filt Cgil per questo momento di formazione sulla sicurezza molto importante. Sappiamo che è sulla catena dei subappalti e degli appalti che spesso si concentra il maggior numero di infortuni e morti sul lavoro. Ecco perché avevo chiesto i dati con un ordine del giorno al Decreto Lavoro ed ecco perché è ancora più importante andare a votare al referendum dell’8 e 9 giugno”.
Così Chiara Gribaudo, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla sicurezza e sugli incidenti sul lavoro, intervenendo all’evento Salute&Sicurezza: Pensieri&Azioni, il primo appuntamento di formazione indetto da Filt Cgil.
“Il quarto quesito è fondamentale, per i lavoratori e le lavoratrici che si sentono di serie b. È importante che ci sia corresponsabilità sulla sicurezza anche da parte di chi dà l’appalto in gestione” ha proseguito Gribaudo.
“In questi giorni molti membri del Governo, oggi è il turno del ministro Lollobrigida, attaccano il referendum. È la dimostrazione che non stanno realmente dalla parte dei lavoratori e delle lavoratrici, soprattutto di chi è precario. Noi dobbiamo rispondere andando a votare” ha concluso Gribaudo.
Garantire misure di sicurezza
“La Fiom-Cgil di Napoli ha denunciato quanto accaduto nella tra il 5 e 6 maggio presso lo stabilimento Stellantis di Pomigliano, dove solo per un caso fortuito è stata evitata una tragedia sul lavoro. Da tempo le Rsa e le Rls della Cgil segnalano gravi rischi per l’incolumità dei lavoratori all’interno dell’impianto presse evidenziando ripetutamente carenze e problematiche legate alla sicurezza sul luogo di lavoro. Di fronte a questo nuovo episodio, riteniamo urgente e necessario che le istituzioni competenti si attivino immediatamente, predisponendo una rigorosa azione di vigilanza sul rispetto delle norme di sicurezza presso lo stabilimento di Pomigliano. La Fiom-Cgil ha inoltre inviato una segnalazione all’Asl Napoli 3 di Pomigliano per denunciare l’accaduto, sottolineando come la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori debba rappresentare una priorità assoluta. Chiediamo quindi un intervento tempestivo di tutti coloro che hanno il dovere di garantire condizioni di lavoro sicure e conformi alle normative vigenti, affinché situazioni simili non si ripetano e si possano prevenire gravi incidenti”.
Così i deputati democratici, Marco Sarracino, della segreteria nazionale del Pd, e Arturo Scotto, capogruppo in commissione Lavoro.
“L’Europa è una conquista storica di pace, diritti e libertà fondamentali. Un patrimonio da tutelare e da rafforzare, soprattutto in un momento in cui le sfide internazionali richiedono risposte comuni e una visione condivisa. Andare avanti e consolidare il percorso europeo significa investire su giovani, lavoro, ambiente, sanità, innovazione, sicurezza. Significa credere nella forza dell’integrazione e nel valore della democrazia. L’Europa unita è la nostra casa comune, il nostro futuro”. Lo ha detto Piero De Luca, deputato Pd e capogruppo in commissione politiche europee, in occasione della Giornata dell’Europa, celebrata con un incontro -sul senso e l'importanza di un’Unione forte, coesa, solidale, sicura e sempre più vicina ai cittadini- che si è tenuto con tante studentesse e studenti del Liceo Scientifico “F.Severi” di Salerno.
“Il cosiddetto ‘dl Sicurezza’ del governo Meloni è l’ennesimo atto di pura propaganda, privo di qualsiasi reale urgenza o necessità per il Paese. Dopo mesi di stallo parlamentare, a un anno e mezzo dal varo in CdM, il governo ha deciso di trasformare in un decreto un disegno di legge che stava già per essere approvato in via definitiva. Non per esigenze concrete, ma per motivi interni di equilibrio tra Fratelli d’Italia e Lega. Una scelta arbitraria e opportunistica, frutto della solita logica da campagna elettorale permanente”. Lo dichiara il deputato Matteo Mauri, responsabile Sicurezza del Partito Democratico, intervistato sui canali social dei deputati dem.
“Si tratta di un decreto panpenalista – prosegue l’esponente Pd – con ben 14 nuovi reati e un generale inasprimento delle pene, che però non producono alcun effetto reale sulla sicurezza dei cittadini. Anzi, si colpiscono fasce fragili,come le madri detenute, e si cerca di comprimere il diritto al dissenso, come dimostra la norma sul blocco stradale che prevede pene fino a 2 anni per chi protesta. Nel mirino anche le misure sulla canapa industriale: un settore che vale 2 miliardi di euro e dà lavoro a 30.000 persone, in gran parte giovani, viene sacrificato per una narrazione completamente falsa sugli stupefacenti. In realtà si mette in ginocchio un pezzo sano dell’economia italiana solo per ottenere un titolo di giornale”.
“Il Partito Democratico – conclude Mauri - è contrario nel merito e nel metodo. Siamo al lavoro per contrastare il decreto in ogni sede possibile. È evidente che i numeri in Parlamento contano, ma noi non ci arrendiamo e continueremo a batterci con determinazione. Questo decreto va cambiato radicalmente: non c’è una norma che vada nella direzione giusta per aumentare davvero la sicurezza. Si può e si deve fare molto di più, a partire dal garantire condizioni dignitose per le forze dell’ordine e investimenti sociali sui territori. Noi continueremo a chiedere soluzioni serie, non spot elettorali”.
“Cinque Sì per cambiare l’Italia. Il Pd è pienamente impegnato per raggiungere il quorum e vincere questa battaglia. La linea indicata da Elly Schlein è stata chiara dall’inizio: vogliamo cambiare le leggi che hanno generato precarietà, sotto salario, insicurezza. Non bisogna mai avere paura di battersi per i diritti delle persone. E noi non ne abbiamo. I referendum sono una occasione enorme. Non sono proprietà di un partito politico, non misurano la distanza di punti percentuali tra progressisti e destra: nascono attorno a fatti concreti che miglioreranno la vita delle persone. Vanno raccontati così. Perché restituiscono diritti laddove sono stati tolti e ne costruiscono di nuovi. Per questo il quorum è una sfida fondamentale: dal giorno dopo l’Italia sarà un Paese più libero e solidale. 3 milioni e mezzo di persone avranno il diritto al reintegro, 3 milioni di lavoratori con contratto a termine saranno stabilizzati, si dimezzano gli anni per ottenere la cittadinanza per 2,5 milioni di lavoratori e studenti. Misure concrete, il cui effetto è indiscutibile”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto, un’intervista pubblicata oggi dal quotidiano L’Unità.
“Sull’articolo 18 del decreto Sicurezza che vieta la produzione, trasformazione e vendita dell’infiorescenze della canapa non vi è alcun emendamento correttivo da parte dei parlamentari di destra. E’ una non notizia visto che avranno ricevuto un ordine di scuderia da parte del governo, ma è certamente una notizia che sconfessa anche qualche improvvida dichiarazione di taluni esponenti di destra, compresi i presidenti di commissione, che hanno annunciato, a più riprese, l’impegno a rivedere un’assurda norma dettata da logiche di propaganda e non certo finalizzate alla tutela della salute e della sicurezza dei cittadini. Inascoltata pure la Conferenza delle Regioni. Ora ci diranno che è in corso una trattativa con il governo per emendamenti che saranno presentanti successivamente dai relatori, che comunque non potranno mai affermare la dignità e la sopravvivenza di un settore che, sulla spinta di giovani imprenditori, ha consolidato un mercato virtuoso e innovativo che ha un giro d’affari di mezzo miliardo di euro e che dà lavoro a trentamila persone”.
Così il capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera, Stefano Vaccari.
“Una scelta grave quella che si sta assumendo il governo - aggiunge - che porterà a procedimenti di infrazione da parte dell’Unione Europea e a una moltitudine di ricorsi nei Tribunali, e che sarebbe grave che venisse trattata nella logica di qualche baratto in qualche segreta stanza. Il gruppo Pd ha presentato specifici emendamenti che sono di abrogazione della norma ma anche finalizzati a farne slittare l’applicazione per consentire ulteriori approfondimenti e comunque legati alla necessità di smaltire le scorte nei magazzini e a prevedere ristori per le imprese e tutele per i lavoratori che verranno licenziati. Se hanno voglia discutere, governo e destre - conclude - noi ci siamo ma non arretreremo rispetto ad un giudizio che è severo nei confronti di chi ha voluto propagandisticamente grattare la pancia ai cittadini italiani raccontando balle sulla produzione e sull’utilizzo della canapa”.
“La patente a crediti fa acqua da tutte le parti. Per stessa ammissione del Governo che ha risposto oggi a un question time in Commissione lavoro del Pd. Al 30 aprile su oltre 400mila patenti erogate soltanto 21 sono quelle che, dopo i controlli effettuati, potrebbero essere sospese. Delle due l’una: o tutte le imprese garantiscono la salute e la sicurezza dei lavoratori oppure i controlli sono troppo pochi. Evidentemente non funziona questo meccanismo e va cambiato. Oltre mille morti l’anno ci dicono che siamo davanti a una catastrofe contro cui vanno messi in campo strumenti all’altezza e non trovate propagandistiche inefficaci”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Ad oggi non è stata revocata nessuna patente a crediti: un dato che finalmente ci è stato comunicato dal Governo ma che non ci stupisce. Questo perché i punti vengono detratti dopo sentenze in giudicato e conosciamo bene i tempi della giustizia: le aziende fanno in tempo a chiudere e riaprire sotto altro nome ma con gli stessi titolari. Così non va bene, non può essere sufficiente un’autocertificazione”.
Così Chiara Gribaudo, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli incidenti sul lavoro, interrogando durante il Question Time il sottosegretario Durigon sui dati relativi alla patente a crediti.
“Le risposte ricevute non sono soddisfacenti, dimostrano che le ispezioni sono state solo 22.000, cioè meno del 5%, essendo le patenti rilasciate oltre 436mila - prosegue Gribaudo - Il problema è enorme perché quella della sicurezza sul lavoro è la vera urgenza del nostro Paese: su questa piaga, definita così anche dal Presidente della Repubblica Mattarella, serve uno sforzo in più”.
“Domani ci sarà un tavolo tra Governo e parti sociali: ciò è un bene perché su questi argomenti ci deve essere un lavoro comune, che però deve essere estremamente serio e mirato. Auspico ovviamente che l’incontro sia produttivo ma temo comunque che non sarà sufficiente. Sarebbe opportuno anche sentire chi negli organi istituzionali porta e può portare un contributo e idee perché non basta trovare risorse per redistribuirne a pioggia: abbiamo bisogno di concentrare più e meglio gli interventi perché il numero degli infortuni, delle morti, delle malattie sul lavoro purtroppo sta aumentando. Anche per questo vi avevamo sollecitato a fare in modo che gli accordi Stato Regione contemplassero una formazione diversa da quella come è stata intesa dal Governo. Noi ci siamo per fare la nostra parte, ma non svilite né il Parlamento né chi vuole lavorare quotidianamente per migliorare la sicurezza sul lavoro” conclude Gribaudo.
“Non è passata nemmeno una settimana dal Primo Maggio e già abbiamo la conferma di quanto ribadito sia alla festa dei lavoratori e delle lavoratrici sia durante la Giornata Internazionale per la Salute e la Sicurezza sul lavoro del 28 aprile: i numeri delle morti sul lavoro sono da guerra civile” così Chiara Gribaudo, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, commentando i dati Inail sugli infortuni e i decessi sul lavoro in Italia nel primo trimestre del 2025.
“146 persone hanno perso la vita e come se non bastasse le denunce per malattie professionali sono aumentate dell’8%, dimostrandoci ancora una volta che in Italia di lavoro si muore e che questa situazione tragica deve terminare - prosegue Gribaudo - Serve uno sforzo più incisivo da parte della politica per mettere la parola fine a quella che è una piaga sociale”.
“Occorre una vera e propria rivoluzione: quanto fatto finora non è sufficiente, bisogna cambiare la cultura della sicurezza, che viene ancora considerata come un adempimento burocratico, e un nuovo patto nel Paese, in cui sindacati, datori di lavoro e politica uniscano le forze per garantire a tutti e tutte il diritto fondante della nostra Costituzione” conclude Gribaudo.
“La situazione è quella denunciata dai sindacati e che ci consegna numeri drammatici: quella dei morti sul lavoro è una piaga sociale. Serve uno sforzo più incisivo perché quanto fatto finora non è sufficiente: bisogna cambiare la cultura della sicurezza, che viene ancora considerata come un adempimento burocratico”. Così Chiara Gribaudo, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, in diretta su TgCom24 per parlare di sicurezza sul lavoro.
“È una piaga che si può e si deve combattere anche con l’utilizzo della tecnologia. Come Commissione abbiamo indagato sulle grandi stragi, come Brandizzo, Casteldaccia, Suviana: ciò che è emerso è che con un utilizzo diverso e più impegnativo della tecnologia tante tragedie si potrebbero evitare - prosegue Gribaudo - Penso ai badge elettronici, alla formazione nella catena dei subappalti, a investire nella prevenzione, a un aumento delle ispezioni e degli ispettori”.
“Soprattutto, serve una procura speciale. Le procure purtroppo non hanno il personale né formato né sufficiente, serve un massiccio investimento e aumentare il personale. Occorre una giustizia efficace e più rapida, perché i familiari delle vittime non possono attendere decenni per avere risposte, quando i numeri delle morti e delle malattie sul lavoro sono da guerra civile” conclude Gribaudo.