04/11/2024 - 18:17

Boldrini e Evi presentano interrogazione, da Fdi deprecabili strumentalizzazioni sul caso

“Agli esponenti di Fdi, che oggi hanno cercato di strumentalizzare in modo deprecabile il caso della giovane ragazza iraniana vittima della repressione del regime di Teheran, segnaliamo che non solo non siamo in silenzio ma che abbiamo già depositato un’interrogazione parlamentare al ministro Tajani per sapere cosa intende fare il governo, anche per il tramite delle rappresentanze diplomatiche, per garantire l’incolumità, la sicurezza e la protezione legale alla studentessa Ahou Daryaei”. Così in una nota le deputate democratiche Laura Boldrini e Eleonora Evi. Nel testo dell’interrogazione vengono citate le forti preoccupazioni delle Ong che scrivono  espressamente «Temiamo per la sua incolumità: se va bene la riempiranno di farmaci, se va male la potrebbero picchiare e torturare», denunciando che non si tratta di un primo caso e ricordando altre donne, Mahsa Amini, Nika Shakarami, Armita Garawand e tutte le altre ragazze che negli ultimi due anni sono state torturate, violentate e poi uccise perché hanno rifiutato le leggi della teocrazia, mettendo contro le ingiustizie degli ayatollah i loro corpi disarmati.  Anche AMNESTY International – ribadiscono le democratiche Boldrini e Evi - ha chiesto che la giovane venga rilasciata "immediatamente e senza condizioni", esortando le autorità a "proteggerla dalla tortura e da altri maltrattamenti e a garantire l'accesso alla famiglia e all'avvocato". L'organizzazione per i diritti umani ha inoltre evocato "accuse di percosse e violenza sessuale contro di lei durante l'arresto", sollecitando "indagini indipendenti e imparziali". Si teme che Ahou Daryaei possa essere stata destinata a uno dei cosiddetti “corsi di rieducazione” come quello cui venne destinata Mahsa Jina Amini nel settembre 2022. Il governo e la maggioranza – concludono le democratiche - la smettano di strumentalizzare e fare polemiche e intervenga con urgenza perché anche in questo caso il tempo è prezioso”.

30/10/2024 - 17:05

“Siamo ad un anno dall'approvazione dell'ultima legge contro la violenza sulle donne, una norma condivisa da tutte e tutti. Nel 2024 le opposizioni hanno scelto di assegnare  tutti i 40 milioni del 'tesoretto’ di bilancio per combattere questa piaga sociale, che troppo spesso è accettata e che fa parlare di sé solo quando c'è l’ennesima vittima. Ma è un problema prioritario e serve un cambio di passo che porti ad organizzare meglio la gestione e la prevenzione”. Così le deputate dem Sara Ferrari e Antonella Forattini in Aula  durante il question time alla ministra Roccella.
“Ancora oggi, dopo le promesse che ha fatto in agosto, sul reddito di libertà – continuano le parlamentari - la ministra, con molto ritardo, ci dice che il finanziamento della norma sta per arrivare. Oggi, le risorse non sono ancora distribuite e la ministra dichiara nuovamente che il provvedimento di riparto alle regioni è in arrivo. Ma le donne non possono aspettare i tempi lunghi del governo per avere il sostegno economico indispensabile ad intraprendere una nuova vita per sé e i propri figli e non essere costrette a tornare dai propri aguzzini”. “I Cav devono lavorare con la certezza del finanziamento e con operatori pagati e non volontari, serve la formazione obbligatoria effettiva per i vari professionisti, le forze dell’ordine, la magistratura. Perché non sono accettabili sentenze che negano la violenza sulle donne”, concludono Ferrari e Forattini.

30/10/2024 - 11:24

Il gruppo del Partito Democratico chiederà oggi in Aula alla Camera che la ministra Roccella chiarisca le modalità con cui il governo ha assegnato i fondi destinati, nella scorsa legge di bilancio su iniziativa delle opposizioni, al contrasto della violenza contro le donne. “Cinque femminicidi nell’ultima settimana, oltre 90 nel 2024 – sottolineano le deputate dem Sara Ferrari e Antonella Forattini, che oggi interloquiranno con la ministra delle Pari Opportunità – dovrebbero spingere tutte le forze politiche ad agire rapidamente. Per questo abbiamo richiesto di conoscere l’esatto riparto e assegnazione dei 40 milioni di euro che il Parlamento ha destinato lo scorso anno al reddito di libertà, alla formazione, alle forze dell’ordine, alla rete dei centri antiviolenza e alla creazione di nuove case rifugio.” L’interrogazione è firmata dalle deputate e dai deputati dem Ferrari, Forattini, Ghio, Braga, Schlein, Bonafé, Boldirini, Di Biase, Quartapelle, Marino, Malavasi, Iacono, Gribaudo, Manzi, Serracchiani, Prestipino, Roggiani, Evi, Guerra, Bakkali, Scarpa, Madia, Romeo, Ciani, Ricciardi, Casu, Fornaro, De Luca, Morassut, De Maria, Furfaro, Gianassi, Girelli, Stumpo e Lacarra.

23/10/2024 - 09:19

Interrogazione deputate dem: nell’ultimo mese potevano essere evitati 3 femminicidi

“Tre donne uccise in meno di un mese: è quanto accaduto a causa del mancato o cattivo funzionamento del braccialetto elettronico anti stalking”. Le deputate PD della Commissione Femminicidio Forattini, Ferrari e Ghio hanno presentato un’interrogazione ai Ministri della Giustizia Nordio, dell’Interno Piantedosi e della Famiglia Roccella allo scopo di “rimuovere le numerose criticità segnalate intorno a uno strumento che dovrebbe rappresentare una tutela per le vittime di violenza, ma che non sempre assolve a questa fondamentale funzione. “I femminicidi di questi giorni sono soltanto degli episodi tragicamente esemplificativi di molteplici segnalazioni di cattivo funzionamento” spiega Forattinj, “a tale problematica si aggiungono le recenti segnalazioni circa il numero esiguo dei dispositivi, a fronte di un notevole incremento delle notizie di reato e delle misure cautelari”. Le criticità sotto la lente riguardano i ritardi nell’adempimento della fornitura da parte della società Fastweb, incaricata dal Ministero dell’Interno, e i numerosi casi di “falso allarme” e di disservizio degli apparecchi. “Una somma di criticità” osserva Forattini “che i Ministeri coinvolti vorrebbero affrontare e risolvere attraverso l’istituzione di un Tavolo interministeriale, di cui non si conosce tuttavia l’effettiva operatività”.  Nell’interrogazione a risposta scritta, Forattini, insieme alle colleghe Ghio e Ferrari, chiede ai Ministri “quali iniziative immediate intendano adottare, anche sul piano contrattuale, al fine di garantire il numero necessario di braccialetti elettronici a disposizione delle forze dell'ordine per il contrasto alla violenza domestica, di genere e contro le donne”.

08/10/2024 - 15:36

"E' almeno la seconda volta che il consigliere Nahum ripete queste insinuazioni sul mio conto. Gli rispondo pubblicamente in modo che non ci siano fraintendimenti. Se prima di rilasciare dichiarazioni sul mio conto, Daniele Nahum si fosse informato, avrebbe saputo che ho sempre condannato il regime teocratico iraniano per non rispettare i diritti fondamentali delle persone  e, in particolare, quelli delle donne. Sono sempre stata al fianco del movimento "Donna, vita, libertà" nato dopo l'uccisione di Mahsa Amini da parte della polizia morale iraniana, sia nelle piazze, sia nelle aule parlamentari. Ho incontrato Taghi Rahamani oppositore del regime iraniano, costretto all'esilio e marito della premio Nobel Narges Mohammadi detenuta in Iran per le sue battaglie per i diritti delle donne; ho ripetutamente chiesto al governo italiano di pretendere il rispetto dei diritti umani ai paesi con cui si stringono accordi, Iran incluso; il Comitato diritti umani della Camera che presiedo ha in più occasioni audito ONG e associazioni che denunciano le violenze perpetrate dal governo di Teheran e da quelle audizioni è nata una risoluzione con cui impegniamo il governo a chiedere all'Iran la cessazione immediata di atti di tortura, violenza, uccisioni e vessazioni verso le attiviste e gli attivisti per i diritti umani, la rapida scarcerazione di Mohammadi e degli altri dissidenti detenuti, il rispetto dei diritti alla libertà di espressione, associazione e riunione pacifica; ho presentato un'altra risoluzione per chiedere al governo italiano di votare a favore dell'inserimento del reato di Apartheid di genere nella convenzione sui crimini contro l'umanità in discussione a breve all'Onu. Ultimo, ma non per importanza, insieme ad altre e altri, sto seguendo la vicenda di una giovane attivista curdo-iraniana, Maysoon Majidi, detenuta ingiustamente in Italia con l'accusa di essere una scafista. Tutte attività che hanno suscitato l'attenzione dell'ambasciatore iraniano in Italia che ha chiesto di incontrarmi nel vano tentativo di convincermi che mi sbaglio sui metodi del governo di Teheran.
Non so in cosa consista l'impegno del consigliere Nahum per l'affermazione dei diritti umani e delle libertà in Iran, ma so qual è il mio, da sempre. A lui sarebbe bastato scorrere i miei profili social per scoprirlo.
Lo invito, dunque, ad evitare di continuare a diffondere notizie evidentemente false e ad impegnarsi di più per i diritti delle cittadine e dei cittadini iraniani". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo, rispondendo alle dichiarazioni rilasciate dal consigliere comunale di Milano Daniele Nahum in un'intervista rilasciata oggi al Riformista.

20/09/2024 - 12:18

“Il disegno di legge sulla sicurezza rappresenta un attacco alle libertà individuali e collettive, reprime il dissenso e punta a creare sudditi invece di cittadini. È il panpenalismo all’ennesima potenza: affronta ogni problema con un nuovo reato e nuove aggravanti senza mettere un euro per rafforzare davvero politiche di sicurezza urbana e di coesione sociale; colpisce soggetti fragili come donne incinte e bambini costretti al carcere invece che a misure alternative; reprime ogni forma di dissenso anche se esercitato con la nonviolenza o la resistenza passiva. E infine fa fare al diritto un passo indietro di secoli
con l’apertura alla castrazione chimica, pena corporale dei nostri giorni” così il partito democratico in un post condiviso anche dai profili social dei gruppi parlamentari di camera e senato.
“Fin dal novembre 2023 - scrivono i dem - quasi un anno fa, quando il provvedimento è stato approvato in Consiglio dei Ministri, abbiamo condotto un’opposizione durissima, sfruttando ogni strumento consentito dai regolamenti parlamentari: dalle pregiudiziali di merito e di costituzionalità, ai voti segreti, alle centinaia di emendamenti studiai e condivisi con le altre opposizioni, fino all’audizione di giuristi, costituzionalisti e rappresentanti delle istituzioni per fare emergere le numerose contraddizioni di queste norme.
Abbiamo inoltre denunciato, scrivendo direttamente alla presidenza della Camera, i continui tentativi di imporre una vera e propria ‘dittatura della maggioranza’ con tempi e modalità di discussione lesivi dei diritti delle opposizioni. In commissione e in aula ci siamo opposti con fermezza in ogni occasione a norme incostituzionali che minano i diritti fondamentali delle persone e la libertà, arrivando a punire persino il dissenso pacifico e introducendo disposizioni razziste chiaramente pensate per colpire specifiche etnie.
Abbiamo preteso la discussione su ogni singola norma e chiesto il voto segreto per far emergere le contraddizioni che ancora serpeggiano nella maggioranza. Ma nonostante le dichiarazioni pubbliche tutti i partiti di maggioranza hanno abbassato la testa, assecondando le scelte liberticide e securitarie del governo.
La nostra battaglia non si ferma qui: dopo il voto di ieri continueremo a combattere in Senato e nelle piazze per denunciare un provvedimento che stravolge il codice penale per fare propaganda e mascherare i fallimenti del governo in materia di sicurezza”.

25/08/2024 - 10:01

"La partecipazione democratica delle donne è un tema centrale nel nostro Paese e nel mondo, perché è la chiave reale per superare le disuguaglianze che pesano di più sulle donne e per migliorare la qualità della vita di tutti. È necessaria sia per condannare in modo netto e totale soprusi gravissimi - come la nuova legge in Afghanistan che, tra i tanti divieti, nega alle donne anche l'utilizzo della loro voce in pubblico - sia per mettere in atto politiche realmente paritarie anche nel nostro Paese, dove risulta ormai chiaro che non basta avere una premier donna per farlo. Anzi, l'incapacità di questo governo di invertire le disuguaglianze di genere aumenta la sfiducia delle donne a partecipare al voto e alla vita politica per cambiare le cose". Lo ha detto la deputata dem Valentina Ghio, vicepresidente del Gruppo Pd, ieri dal palco della Festa Nazionale dell’Unità di Reggio Emilia durante il dibattito dal titolo 'Fidiamoci di noi. La partecipazione
democratica delle donne è il diritto alla felicità' .

"In questi due anni - ha aggiunto Ghio - abbiamo assistito ad un vero e proprio accanimento contro le donne: smantellamento di 'opzione donna', aumento dell'IVA sui prodotti femminili, riduzione dei bonus nidi, mancato sostegno ai consultori e continua messa in discussione delle decisioni delle donne sulla propria salute riproduttiva. Questi sono solo alcuni dei passi indietro compiuti.
Come si supera tutto questo? Con un nuovo protagonismo delle donne in politica, con la nostra competenza e visione del mondo, non solo per decidere di allocare risorse su scelte in grado di invertire la rotta sugli squilibri di genere, ma anche con un posizionamento politico attivo e incisivo su temi cruciali come la politica economica e la pace, attuando percorsi che tutelino le donne da discriminazioni e abusi, a partire da una legge sul tema del consenso e dell'educazione alla parità nelle scuole per contrastare la violenza maschile contro le donne, all'introduzione del congedo paritario obbligatorio retribuito e del salario minimo per una società piu giusta  per tutte e tutti".

08/08/2024 - 17:23

Apprezziamo la notizia dello sblocco del reddito di libertà per le vittime di violenza. Ci fa piacere che, a stretto giro dalla presentazione dell’interrogazione di tutte le deputate del Partito Democratico, la Ministra Roccella per il tramite del Dipartimento delle pari opportunità abbia fatto sapere che è imminente lo sblocco del finanziamento per il reddito di libertà, che tramite INPS va ripartito tra le regioni, per essere assegnato alle donne che hanno intrapreso il percorso di fuoriuscita dalla violenza. “Attendiamo quanto prima che questo avvenga effettivamente” dice la capogruppo del Pd in Commissione Femminicidio, la deputata Sara Ferrari “perché sia portato finalmente a compimento l’impegno che ha visto le opposizioni destinare tutti i 40 milioni a loro disposizione sul bilancio 2024 a favore delle azioni di contrasto alla violenza sulle donne”.

08/08/2024 - 12:20

Interrogazione urgente alla ministra per le Pari opportunità

“Il ‘Reddito di Libertà’ destinato alle donne vittime di violenza e’ fondamentale per restituire loro la possibilità di ricostruirsi un futuro. Il governo deve dare rapida attuazione al decreto di riparto dei 40 milioni di euro che le opposizioni hanno scelto di impiegare per il contrasto alla violenza maschile. Ma a tutt’oggi, a otto mesi dall’approvazione della Legge di Bilancio 2024 che ha previsto 10 milioni di euro per sostenere il percorso di uscita dalla violenza, nulla è stato fatto. E questo nonostante i dati Inps al 31 maggio mostrino come su 6.489 domande presentate agli sportelli comunali dalle donne vittime di violenza solo 2.772 richieste siano state evase, mentre sono addirittura 3.026 le donne che non hanno ricevuto alcuna risposta. Poiché nel nostro Paese continua quasi ogni giorno la strage di donne uccise dalla violenza maschile, è assolutamente necessario ed urgente che le donne che subiscono violenza e che provano a uscire da questa drammatica situazione, spesso con i loro figli, trovino sempre al loro fianco lo Stato, per non essere addirittura costrette a tornare a casa da chi le maltratta. Per tutte queste ragioni abbiamo presentato un’interrogazione urgente alla ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Eugenia Maria Roccella”.
Così in una nota le deputate del Gruppo del Partito Democratico.

 

02/08/2024 - 14:59

"Il caso di Elisa Aiello è spaventoso e da oggi penso sia arrivato il momento per le istituzioni di dare un segnale forte e deciso. Siamo di fronte ad una ragazza di 26 anni che riceve minacce di morte pubbliche, da parte del suo ex fidanzato, tutti i giorni. Minacce e maltrattamenti iniziati a febbraio 2023. A nulla sono valse le denunce partite ai carabinieri di Latina. Nel frattempo è stata costretta a spostarsi di domicilio, rivolgersi a un centro antiviolenza e aspettare che le direttive del Codice Rosso vengano applicate. A febbraio 2024 questo criminale viene ascoltato dai carabinieri di Latina ma non succede nulla anzi da quel momento inizia a pedinare Elisa, a minacciare la mamma e come se non bastasse detiene anche un’arma da fuoco. Nessuna istituzione si sta muovendo. Pochi giorni fa, Elisa Aiello ha denunciato anche alla Polizia di Roma, dopo che il suo abusatore l’ha minacciata per l'ennesima volta di femminicidio sui social. Questa ragazza ha 26 anni e la vogliamo viva. Dobbiamo muoverci e in fretta. Da questa mattina è partita una denuncia generale e per questo, con i colleghi e le colleghe del M5S e di Avs Stefania Ascari, Michela De Biase, Andrea Casu, Emma Pavanelli, Luana Zanella, Ilenia Malavasi, Antonella Forattini, Sara Ferrari, Francesca Ghirra, Ouidad Bakkali, Laura Boldrini, Silvia Roggiani, Nico Stumpo, abbiamo presentato un'interrogazione urgente al ministro dell'interno per fare ogni azione possibile al fine di proteggere Elisa dal suo persecutore e dare un segnale a tutte le donne che stanno combattendo la sua stessa battaglia. Non vi lasceremo sole". Lo afferma Marco Furfaro capogruppo PD in commissione affari sociali e membro della segreteria nazionale del Partito Democratico.

01/08/2024 - 13:36

“Il governo dia rapida attuazione al decreto di riparto dei 40 milioni a disposizione delle opposizioni che il Parlamento ha deciso di impiegare per il contrasto alla violenza maschile sulle donne e la ministra Roccella venga in Aula a riferire su questa grave inadempienza. A tutt’oggi, come ha denunciato la vicepresidente dell’Anci al termine dell’Osservatorio sulla violenza contro le donne, a distanza di quasi otto mesi dall’approvazione della Legge di bilancio 2024 che ha previsto 10 milioni di euro per sostenere il percorso di uscita dalla violenza, non è stato ancora adottato il decreto di riparto delle risorse alle regioni per il reddito di libertà. I dati Inps al 31 maggio 2024 mostrano come su 6.489 domande presentate agli sportelli comunali dalle donne vittime di violenza solo 2.772 richieste sono state evase. Addirittura 3.026 donne non hanno ricevuto risposta. Questo vuol dire che oggi, quando sono già 25 le vittime di femminicidio dall’inizio dell’anno, le donne che subiscono violenza e che provano ad uscirne non trovano nello Stato il supporto necessario e sono costrette a tornare a casa, perché non hanno autonomia economica per sé e per i propri figli”.

Così la vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera, Valentina Ghio, intervenendo in Aula per chiedere un’informativa urgente da parte della ministra delle Pari opportunità e della Famiglia, Maria Roccella. Sulla questione la capogruppo Pd in commissione Femminicidio annuncia un’interrogazione urgente insieme alle colleghe Forattini e Ferrari.

“Sono passate solo poche ore - aggiunge - dall’approvazione unanime in commissione Femminicidio della ricognizione sulle norme di contrasto alla violenza di genere, fra cui si trovano anche queste misure che però non hanno avuto ancora attuazione. La stessa commissione che ha deciso di mettere al primo punto di lavoro il tema della violenza economica 4 della libertà delle donne. Se non arrivano quei soldi alle donne maltrattate - conclude - la violenza economica privata familiare si amplifica e diventa violenza economica di Stato”.

31/07/2024 - 16:54

"La destra italiana non ne azzecca una, accecata com'è dall'odio verso le persone LGBTQIA+ non vede l'ora di potere sparare a zero contro di loro alimentando odio e fomentando pregiudizi e ignoranza.
Dopo la ridicola polemica sulla cerimonia inaugurale dei Giochi Olimpici di Parigi e la presunta parodia dell'Ultima cena, che non era neanche l'Ultima cena, oggi è il giorno dell'attacco all'atleta "trans" algerina Imane Khelif, che poi non è un'atleta trans. Sarebbe, invece, intersex e identificata donna fin dalla nascita, secondo la ricostruzione dell'associazione Gaynet. Cosa del tutto plausibile dato che l'Algeria non consente di rettificare il nome da maschile a femminile, o viceversa, nei documenti e Khelif ha un passaporto in cui risulta donna.
Da stamattina si è aperta una gara a chi la spara più grossa sulla boxer algerina che domani, a sentire loro, "picchierà" l'azzurra Angela Carini durante l'incontro che dovranno disputare. Verrebbe da chiedere loro se ritengono che fare boxe equivalga a "picchiarsi" o se pensano che l'atleta italiana non sia in grado di competere nella sua categoria, cosa molto offensiva da dichiarare.
Addirittura qualcuno ha tirato in ballo il tema della violenza maschile sulle donne. Non se ne occupano mai, non fanno che attaccare le femministe che denunciano la cultura patriarcale che la genera, ma la usano strumentalmente quando c'è da fomentare l'odio contro la comunità LGBTQIA+.

Il portavoce del Comitato olimpico internazionale Mark Adams, tra l'altro, è stato chiarissimo: "Chiunque competa nella categoria donne rispetta i criteri di ammissibilità". Significa che la boxer algerina rientra nei parametri fissati dal CIO.
A questo aggiungo le dichiarazioni del presidente del Coni Giovanni Malagò: "Sono state fatte le verifiche ormonali e scientifiche, per tanto Imane Khalif può gareggiare da donna". Vale la pena ricordare che i criteri utilizzati dal CIO sono frutto di un confronto decennale tra atleti, esperti e organizzazioni.
La questione si dovrebbe chiudere qui anzi, non avrebbe mai dovuto aprirsi. Ma è più redditizio far montare la polemica sui social e sui media senza neanche curarsi della necessaria serenità che Carini dovrebbe avere mentre si prepara per la competizione di domani". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.

22/07/2024 - 15:54

"Lascia davvero incredule e senza parole l'ultima decisione della Corte di Cassazione sul femminicidio di Lorena Quaranta, avvenuto a marzo del 2021. C'è sempre un buon alibi per attenuare le colpe degli uomini che uccidono le donne. L'ultima, incredibile, trovata è lo stress da Covid che avrebbe portato Antonio De Pace a strangolare la compagna fino a toglierle la vita.
La ragione che sta alla base di ogni femminicidio è la volontà di annientare le donne, la loro autodeterminazione, la loro identità. Si chiama patriarcato ed ha radici profonde, evidentemente anche nelle istituzioni, inclusa la magistratura che troppo spesso si appella al raptus, alla gelosia, al "troppo amore" e ora perfino allo stress da Covid.
Di questo parliamo, quando chiediamo che si investa seriamente nella formazione a tutti i livelli di chi si trova ad occuparsi di femminicidi e, in generale, di violenza degli uomini sulle donne.
Altrimenti ditelo chiaramente: la vita delle donne vale meno e chi decide di ucciderle troverà sempre una sponda di un'attenuante buona per vedersi, almeno, ridotta la pena". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.

19/07/2024 - 11:04

 Ricordare Paolo Borsellino, le donne e gli uomini della sua scorta perché la lotta alla mafia non è solo un problema giudiziario. Serve una spinta civile e culturale per difendere la democrazia da ogni forma di violenza, sopruso e sottomissione dei deboli. Tocca a tutti noi

Lo ha scritto su X Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati

15/07/2024 - 10:09

Autonomia differenziata aumenterà differenza

I dati, in ultimo apparsi in un articolato servizio su “Domani”, confermano la situazione di emergenza nella nostra regione in materia di interventi contro la violenza di genere. E, in particolare, sulle difficoltà di gestione delle case rifugio e dei centri antiviolenza.
Non si tratta solo di incrementare i fondi a loro disposizione, ma di costruire una politica complessiva sulla materia. Mettendo al centro il percorso della donna per sottrarsi alla violenza domestica e per riacquistare libertà e indipendenza.
La gestione fallimentare attualmente in essere in Sicilia comporta, come dicono i dati, che quasi una donna su 5 interrompa il percorso presso una struttura di protezione, scegliendo di rientrare nella casa in cui ha subito violenza. Un dato intollerabile.

Il progetto di autonomia differenziata aumenterà la criticità anche in questo settore, impedendo l’aumento necessario delle risorse. Le politiche contro la violenza sulle donne sono già disomogenee tra regione e regione. Anche in questo campo, con l’autonomia differenziata, il luogo di residenza segnerà il destino di ciascuna.

Come sosteniamo da tempo, è necessario l’aumento considerevole delle risorse per centri antiviolenza e case rifugio a indirizzo segreto e l’aumento sostanziale dei fondi a disposizione del reddito di libertà.
E occorre una diversa strategia per consentire agli attori del servizio di operare percorsi completi e continuativi dell’assistenza. Perché non è sufficiente l’ospitalità, ma bisogna sostenere i progetti di libertà delle donne e favorire quei percorsi virtuosi, che consentono loro di poter costruire una propria autonomia economica e autodeterminazione sociale.

Così in una nota la deputata Dem Giovanna Iacono

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