Per mafia e terrorismo termine esercizio azione penale sale a 12 mesi
"Tempi certi per l’esercizio dell’azione penale: il rinvio a giudizio o l’archiviazione dovranno essere chiesti entro 3 mesi dalla scadenza di tutti gli avvisi e notifiche di conclusa indagine. Con però due importanti eccezioni: se si tratta di casi complessi il termine potrà essere prorogato di altri 3 mesi dal procuratore generale della corte d’appello. Se poi si tratta di delitti di mafia e terrorismo, il termine sale automaticamente a 12 mesi". E’ quanto stabilito dalla nuova norma votata dalla Camera nell’ambito della riforma del processo penale.
Spiega Donatella Ferranti, relatrice del provvedimento e presidente della commissione Giustizia della Camera: “Nessuno tocca la durata delle indagini, che rimane quella attualmente prevista dal codice, abbiamo semplicemente fissato un termine per definire le inchieste, senza sacrificare l’attività espletata. In altre parole, una volta concluse le indagini e scaduti tutti i termini di notifica alle parti, la richiesta di rinvio a giudizio o archiviazione deve essere formalizzata in tempi prevedibili e certi”. Peraltro, osserva la presidente della commissione Giustizia, “non è che le indagini, in caso di mancato rispetto di tali tempi, finiranno al macero, ma saranno avocate dal procuratore generale che deciderà se chiedere il rinvio a giudizio o l’archiviazione”.
A giudizio di Ferranti, dunque, la nuova norma “non può in alcun modo ostacolare le indagini, ma va piuttosto nella direzione di una ragionevole durata del processo e può contribuire ad evitare la tagliola della prescrizione”. I magistrati, conclude Ferranti, “continueranno a svolgere le indagini esattamente come oggi”, tanto più che i nuovi termini, in forza di un altro emendamento presentato dal responsabile Giustizia del Pd, David Ermini, e già votato dall’aula, “si applicherà solo alle notizie di reato iscritte dopo l’entrata in vigore della riforma”. In questa prospettiva, “approveremo anche un ordine del giorno diretto a impegnare il governo a risolvere le questioni del personale e delle risorse nelle procure più oberate”.