A.C. 2722
Grazie, Presidente. Colleghi onorevoli, la Commissione trasporti riferisce oggi all'Assemblea sul disegno di legge che conferisce delega al Governo per la riforma del codice della nautica da diporto. Il testo all'esame dell'Assemblea non risulta modificato rispetto a quello approvato in prima lettura dal Senato nella seduta dell'11 novembre 2014, perché la Commissione trasporti ha deliberatamente scelto di considerare prioritaria l'esigenza di pervenire in tempi rapidi alla definitiva approvazione della delega. Si tratta, infatti, di un provvedimento fortemente atteso dal settore, grazie al quale sarà possibile definire un nuovo quadro normativo che ne faciliti e promuova lo sviluppo.
In effetti, abbiamo lavorato bene in Commissione. Praticamente il testo è arrivato a gennaio, in alcuni mesi lo abbiamo discusso e approvato, così come è accaduto per il parere di tutte le altre Commissioni. I tempi, per chi sta fuori da questo palazzo, sembrano tempi lunghi, ma noi sappiamo bene che tempi così stretti significano che c’è stato un lavoro e una coesione dei gruppi parlamentari. C’è stato un impegno anche dei funzionari della Commissione; voglio già ringraziare il dottor Frati, funzionario della Commissione trasporti.
Il settore della nautica da diporto, come è noto, riveste un particolare rilievo per l'economia italiana, con un contributo al PIL di circa 5 miliardi di euro. Al tempo stesso, si tratta di un settore che ha attraversato, negli ultimi anni, una crisi drammatica, dovuta sia agli effetti della crisi economica generale sia anche a scelte normative, come la tassa di possesso sulle imbarcazioni di lunghezza superiore ai 10 metri, che lo hanno gravemente penalizzato, senza, peraltro, produrre gli effetti di gettito attesi, e che sono state poi opportunamente riviste.
A me piace ricordare in questa occasione che nei momenti drammatici che il Paese ha vissuto dinnanzi a misure pesantissime del Governo Monti, anche per i lavoratori, – penso alla legge di riforma delle pensioni –, dinnanzi a quella misura che colpiva le imbarcazioni, in quei giorni siamo stati capaci di dire a quel Governo di fermarsi, perché ci rendevamo conto che rischiava di mettere in discussione la competizione di un sistema.
Basti pensare che la situazione di difficoltà di questo settore perdura e per effetto della crisi del 2011-2012 la nautica da diporto ha registrato la perdita di 18 mila posti di lavoro nella produzione e di 20 mila posti di lavoro nell'indotto turistico. Si è, inoltre, interrotta la serie che evidenziava un aumento costante e graduale delle unità da diporto e dei posti barca, che a partire dal 2012 hanno registrato, invece, un'evidente diminuzione. È, pertanto, essenziale fare tutto il possibile, anche sul piano legislativo, per agevolare la ripresa di questo settore ed è necessario intervenire rapidamente.
Prima di andare a vedere anche il provvedimento nel suo articolo unico e nei commi che lo compongono, voglio qui ricordare in maniera molto schematica alcuni dati che riguardano il settore. L'apice più recente, che è stato toccato dal punto di vista di quanto è stato prodotto dal settore della nautica, riguarda l'anno 2008, con 6,18 miliardi di euro. Poi vi è stata, appunto, una crisi internazionale che ha prodotto una contrazione mondiale degli ordini e nel 2013, anche grazie ad alcune misure messe in campo, ci sono stati segnali timidi di ripresa, soprattutto per quanto riguarda il settore dei grandi yacht, in cui siamo capaci di esportare molto, mentre, invece, il mercato interno continua a manifestare tutte le sue difficoltà, anche perché la fascia più interessata al nostro mercato interno è quella dei natanti di dimensioni tra i 6 e i 10 metri.
Il prodotto di questo settore viene articolato poi in diversi segmenti. Il 54 per cento del prodotto riguarda la cantieristica e il 9 per cento la motoristica. Poi vi sono tutto il settore del refit service, con il 6 per cento, e tutta la parte della componente degli accessori e dell'abbigliamento, che costituisce il 31 per cento complessivo del mercato.
Noi affrontiamo una legge delega sulle regole del codice della nautica, che riguarderanno il tema della sicurezza e del rispetto dell'ambiente in una logica di sburocratizzazione per rimettersi in linea con quanto avviene in Europa. Sicuramente alcune di queste misure, di sostegno di questo settore, possono essere fondamentali per la crescita complessiva del Paese. Alcune misure adottate nel passato hanno dato segnali ben precisi per aiutare questo settore: la crescita avvenuta tra il 2000-2008 la possiamo consegnare a scelte fatte rispetto al nuovo leasing nautico; scelte che hanno dato un impulso in quella fase alla crescita del settore, mentre adesso, invece, continuiamo ad avere delle difficoltà dal punto di vista del finanziamento da parte delle banche riguardo a questo settore.
Gli anni peggiori coincidono con il 2011 e il 2012, cioè gli anni più difficili per questo settore che hanno coinciso con scelte politiche dell'epoca che possiamo definire oggi sbagliate, quali, ad esempio, la tassa di stazionamento.
La produzione di tale settore nel 2008 era rivolta al mercato estero per circa il 53 per cento e a quello interno per il restante 47 per cento. Nel 2013 questi dati risultano non più veritieri; in particolare, la parte che riguarda l'estero è molto più alta. Vorrei ricordare il segmento dei mega-yacth, che vede tra i primi trenta cantieri mondiali nove cantieri italiani. Nel 2014 ed anche nel 2015 degli oltre 700 ordini mondiali di queste grandi barche quasi 300 sono commesse assegnate a cantieri italiani.
Vi è, quindi, un segnale di ripresa di questo settore, ma, ripeto, vi è il mercato delle piccole imbarcazioni, quello più rivolto al mercato interno, in cui si fatica di più, con grandi disparità tra il Nord e il Sud del Paese sia per le immatricolazioni di nuovi natanti, sia per tutto ciò che è di servizio alla nautica, in particolare, agli approdi. Questo settore si trova a dover affrontare, dati alcuni mercati complicati, le problematiche inerenti l'innovazione e la ricerca, che riguardano anche il rispetto dell'ambiente, le economie dei motori che adoperano le barche, nonché la filiera del riciclo, in particolare della vetroresina che può essere utilizzate anche in altri settori. Vi è poi il tema del turismo, non solo quello interno.
Vi è, infine, il tema di riconciliarci con un mondo, forse questo mondo, a volte, è stato anche vittima in qualche maniera di qualche pregiudizio: penso, normalmente e soprattutto con riferimento a questo settore, che la ricchezza va inseguita e tassata al giusto nel momento in cui si forma, ma nel momento in cui poi viene spesa è bene che essa distribuisca lavoro e reddito. Dobbiamo considerare che la nautica è un settore che ha un potenziale di sviluppo molto alto, in particolare con riferimento a quel segmento che possiamo definire di «nautica popolare», che nel nostro Paese è quella che va per la maggiore.
Il disegno di legge in esame persegue la finalità principale di introdurre nel codice della nautica da diporto misure di semplificazione degli adempimenti. Una specifica attenzione è dedicata inoltre al potenziamento dei dispositivi di sicurezza e all'aggiornamento dei requisiti per il conseguimento della patente nautica, per assicurare una migliore formazione.
Il comma 1 dell'articolo unico di cui è costituito il provvedimento individua gli ambiti materiali di intervento della delega. Il successivo comma 2 stabilisce invece i principi e criteri direttivi ai quali il Governo dovrà attenersi nella predisposizione del decreto o dei decreti legislativi con cui sarà data attuazione alla delega. In particolare, la lettera a) prevede il coordinamento e l'armonizzazione della normativa in materia di nautica da diporto e di iscrizione delle unità da diporto, al fine di semplificare gli adempimenti formali posti a carico dell'utenza.
La lettera b) prevede la semplificazione del regime amministrativo e degli adempimenti relativi alla navigazione da diporto, anche ai fini commerciali.
La lettera c) prevede la revisione, secondo criteri di semplificazione, della disciplina in materia di navigazione temporanea di imbarcazioni e navi da diporto non abilitate e non munite dei prescritti documenti, ovvero abilitate e provviste di documenti di bordo, ma affidate in conto vendita o in riparazione e assistenza ai cantieri navali.
La lettera d) prevede la semplificazione della procedura amministrativa per la dismissione della bandiera, vale a dire per la procedura che è necessario espletare in caso di trasferimento o vendita all'estero dell'unità da diporto.
La lettera e) prevede la regolamentazione dell'attività in materia di locazione dei natanti, mentre la lettera f) prevede, nell'ambito delle strutture ricettive della nautica, un numero congruo di accosti, cioè di approdi, riservati alle unità in transito, con particolare attenzione ai posti di ormeggio per i portatori di handicap.
La lettera g) prevede la regolamentazione puntuale dei campi di ormeggio attrezzati in alcune tipologie di aree marine protette.
La lettera h) prevede la destinazione d'uso per la nautica minore delle strutture demaniali, nonché dei pontili, arenili e piazzali che presentino caratteristiche idonee per essere utilizzate come ricovero a secco di piccole imbarcazioni, garantendo comunque la fruizione pubblica delle aree.
La lettera i) prevede la revisione della disciplina della mediazione nei contratti di costruzione, di compravendita, di locazione, di noleggio di navi e nei contratti di trasporto marittimo, al fine di adattarla alle specifiche esigenze e caratteristiche del settore della nautica da diporto.
La lettera l) prevede la semplificazione dei requisiti psicofisici, con particolare riferimento a quelli visivi e uditivi, per il conseguimento della patente nautica.
La lettera n) prevede la revisione dei titoli professionali del diporto. Si prevede anche l'introduzione di un titolo semplificato per lo svolgimento dei servizi di coperta.
La lettera o) prevede criteri di razionalizzazione ed economia delle risorse istituzionali destinate alle attività di controllo in materia di sicurezza della navigazione.
La lettera p) prevede l'adeguamento del decreto legislativo n. 53 del 2011, che reca norme internazionali per la sicurezza delle navi, a quanto previsto dalla direttiva 2009/16/CE in materia di controllo dello Stato di approdo, con particolare riferimento al corretto recepimento della definizione di interfaccia nave-porto.
La lettera q) prevede la revisione della disciplina in materia di sicurezza delle unità e delle dotazioni, anche alla luce dell'adeguamento all'innovazione tecnologica.
La lettera r) dispone l'equiparazione, a tutti gli effetti, alle strutture ricettive all'aria aperta delle strutture organizzate per la sosta e il pernottamento dei turisti all'interno delle proprie imbarcazioni ormeggiate. In questo caso si tratta, appunto, di dare una soluzione continuativa e definitiva all'applicazione dell'IVA al 10 per cento, come era già previsto dalla legge di stabilità dello scorso anno. La lettera s) prevede l'inserimento della cultura del mare e dell'insegnamento dell'educazione marinara nei piani formativi scolastici, nonché l'istituzione di una giornata del mare nelle scuole.
La lettera t) dispone l'istituzione della figura professionale dell'istruttore di vela. In questo senso, abbiamo discusso in Commissione che è utile che, oltre alla Lega navale e alla Federazione italiana vela, anche enti di promozione sportiva, purché appunto rispettino i requisiti previsti dal sistema nazionale del CONI e del quadro europeo delle qualifiche, siano messi nelle condizioni di poter formare queste figure.
La lettera u) prevede la razionalizzazione delle attività di controllo delle unità da diporto, mentre la lettera v) prevede la revisione della disciplina sanzionatoria per le violazioni commesse.
Sempre in materia sanzionatoria, la lettera z) prevede che siano fissate sanzioni più severe a carico di coloro che conducono unità da diporto in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di stupefacenti, nonché nei confronti di coloro che utilizzano unità da diporto provocando danni ambientali.
La lettera aa) prevede la semplificazione dei procedimenti per l'applicazione e il pagamento delle sanzioni amministrative pecuniarie.
La lettera bb) prevede l'aggiornamento del codice alla normativa dettata dalla direttiva 2013/53/UE, relativa alle imbarcazioni da diporto e alle moto d'acqua.
La lettera cc) prevede, infine, l'abrogazione espressa delle norme incompatibili.
I tempi e le procedure con i quali il Governo dovrà dare attuazione alla delega in esame e, quindi, pervenire alla riforma del codice della nautica da diporto, sono disciplinati dai commi 1, 3 e 4. Si prevede che la delega debba essere esercitata entro un termine di ventiquattro mesi.
I decreti legislativi di riforma del codice della nautica da diporto dovranno essere emanati previa intesa in sede di Conferenza unificata e previo parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per profili finanziari, che dovranno esprimersi entro venti giorni dalla data di trasmissione degli schemi di decreto. È altresì prevista la procedura del cosiddetto «doppio parere», nel senso che il Governo, una volta acquisiti i pareri, dovrà ritornare nelle Commissioni stesse, che si esprimeranno nuovamente entro il termine di venti giorni. Il comma 5 prevede la possibilità di adottare disposizioni integrative e correttive dei decreti legislativi con cui sarà attuata la presente delega nei diciotto mesi successivi all'entrata in vigore dei medesimi decreti legislativi.
In conclusione, ribadisco l'esigenza prioritaria che, per le ragioni che ho cercato di illustrare all'inizio della mia relazione, si pervenga a una rapida approvazione del disegno di legge, evitando modifiche del testo che renderebbero necessaria una nuova lettura da parte del Senato. Sarebbe, infatti, importante, anche sotto il profilo simbolico, che il Parlamento riuscisse ad approvare definitivamente la delega per la riforma del codice della nautica in questa settimana, in maniera tale da poter presentare il Governo e tutto il Parlamento all'appuntamento importante del Salone internazionale di Genova che si terrà dal 30 settembre con una rinnovata sensibilità rispetto a questo settore. Sarebbe stato anche un nostro auspicio aver potuto contribuire a concludere questo lavoro già prima della pausa estiva, in maniera tale da poter arrivare, magari, a quell'appuntamento con il primo decreto sulla delega, però proviamo, almeno, ad approvarlo entro questa settimana, in maniera tale che, appunto, al Salone ci possa essere questa novità. Ritengo che eventuali questioni che, sotto il profilo del merito, possono essere ritenute condivisibili – anzi ce ne sono sicuramente che sono emerse anche nel corso dell'esame in Commissione, come quelle che ho avuto modo di indicare in questa relazione o come altre che i gruppi riterranno di evidenziare – potranno essere affrontate mediante ordini del giorno. So – perché è capitato spesso anche a me – che si può pensare che un ordine del giorno non si nega a nessuno, ma, trattandosi di un disegno di legge delega, lo strumento dell'ordine del giorno può avere un'efficacia maggiore di quella usuale, dal momento che le Commissioni potranno verificare, in sede di esame degli schemi di decreto legislativo, come viene attuata la delega e che gli indirizzi rivolti al Governo siano stati puntualmente recepiti.
Del resto, oggi c’è il sottosegretario Rughetti, ma già il sottosegretario Del Basso De Caro, che ha seguito in Commissione i lavori, si è impegnato, per quegli elementi che sono emersi in Commissione, ad accettare ordini del giorno che saranno poi trasformati in norma da parte del Governo nel momento in cui saranno fatti i decreti attuativi. Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe deputate, il disegno di legge delega approvata dal Senato e oggi in discussione alla Camera contiene disposizioni attinenti al regime amministrativo della nautica da diporto, nonché alla sicurezza, ma voglio evidenziare soprattutto l'elemento della semplificazione del regime amministrativo e degli adempimenti relativi alla navigazione da diporto anche ai fini commerciali.
L'assenza di una nuova e più appropriata regolamentazione lascerebbe in vita regole spesso anacronistiche e, soprattutto, molto più burocratizzate rispetto agli standard europei e internazionali e, conseguentemente, porterebbe a un allontanamento dei turisti dalle nostre marinerie. È su questo particolare aspetto che incentrerò il mio intervento, dopo l'ampia e puntuale disamina fatta dal collega e relatore Mario Tullo.
Infatti, con oltre 7.800 Km di coste, questo stivale ammollo nel Mediterraneo, che è l'Italia coi i suoi 500 porti e porticcioli, e con un giacimento unico di coste, paesaggi, siti archeologici, arte, cultura, enogastronomia, ha la leadership europea e mediterranea nel turismo croceristico (ben 2,1 milioni di crocieristi nel 2015, con un incremento del 6 per cento), un presidio del 10 per cento su tutto il croceristico a livello mondiale ed una produzione di imbarcazioni da diportistica che nel mondo non ha eguali.
Oltre un quarto della domanda mondiale dei prodotti della nautica da diporto è assorbito dal made in Italy, davanti agli USA, che detengono il 14,5 per cento del mercato, e alla Germania, che detiene l'11,4 per cento di questo mercato mondiale. Una leadership assoluta, che diventa ancor più netta nella produzione di imbarcazioni, raggiungendo il 32,2 per cento, che sale fino al 37 per cento nella produzione di yacht maggiori di 24 metri. Non abbiamo eguali e la nostra tradizione marinara, il nostro design, la nostra tecnologia, la capacità imprenditoriale delle nostre maestranze hanno portato la nautica italiana oltre il 4 per cento delsurplus commerciale complessivo registrato dall'Italia nel 2014. Con oltre 2,3 miliardi di dollari, il doppio della Germania, la cantieristica italiana è la prima al mondo per valore di surplus e per raggiungere un valore pari al nostro si devono mettere insieme i risultati di USA, Germania e Francia.
Tra il 2013 e il 2014, nonostante la coda della crisi, la crescita della nautica in Italia è stata dell'11 per cento, ben più del settore alimentare e vini, che ha registrato un più 3,5 per cento, della moda con un 4,1, dell'arredo-casa con un 3,5 per cento e della meccanica con un 3,8 per cento. Il 2015 sta confermando questo trend e l'aria che si respira, a pochi giorni dall'apertura del Salone nautico di Genova, è di una fiducia ritrovata dei nostri produttori e di grande interesse degli operatori di tutto il mondo.
Siamo indubbiamente ad una svolta e siamo pronti a lasciarci alle spalle un periodo difficile, in cui i provvedimenti varati nel 2012 con il «Salva Italia» dell'allora Governo Monti, con la famosa tassa di stazionamento, hanno determinato la sciamatura all'estero di 40.000 imbarcazioni verso i porti di Croazia, Serbia, Francia e Grecia. Abbiamo perso ben 10.000 posti di lavoro diretti e nell'indotto.
L'erario, oltre ad avere incassato una cifra minima dell'imposta, ha lasciato sul campo 630 milioni di euro per mancati introiti, fra IVA sui consumi connessi alla manutenzione e all'uso della barca, IVA e accise sul carburante, oltre a 50 milioni di euro persi dalle società pubbliche che gestiscono gli ormeggi. Va detto che, fra le altre cose, tutta una serie di interventi, circa una cinquantina che erano in atto, che dovevano essere cantierizzati per l'ampliamento e la realizzazione di nuove darsene, non è partita e in alcuni casi è stata rallentata, ovviamente, con un impatto sul prodotto interno lordo nazionale, visto e considerato che stiamo parlando di cifre a nove zeri.
Col Governo Letta abbiamo abolito la tassa sul possesso delle imbarcazioni minori, che ha prodotto una inversione di tendenza, mentre con la legge di stabilità del 2015 del Governo Renzi abbiamo riconosciuto i Marina Resort, le porzioni dei porti destinate all'ormeggio a breve per il pernottamento a bordo, rendendo così applicabile l'IVA al 10 per cento, che però scade al 31 dicembre del 2015 e che riteniamo vada riconfermata e resa strutturale per consolidare il rilancio dei flussi turistico-nautici. Per questo è importante la modifica regolamentare che viene normata da questo codice della navigazione che stiamo esaminando e che dispone l'equiparazione, a tutti gli effetti, dei Marina Resort alle strutture ricettive all'aria aperta organizzate per la sosta e il pernottamento di turisti all'interno delle proprie imbarcazioni appositamente attrezzate: di fatto, viene applicato il 10 per cento di IVA al posto del 22 per cento, come avviene oggi per quanto riguarda tutte le attività che sono su demanio marittimo, a partire da quelle dell'arenile.
Penso che la delega al Governo per la riforma del codice della nautica sia lo strumento appropriato per agire non in una logica di mera deregolamentazione, bensì di una sburocratizzazione, di una semplificazione, che agiscano sulle procedure, facendo diventare più attraente ormeggiare nei nostri porti i turisti che vengono da Paesi con norme più semplici e più efficaci. Credo non sia superfluo ricordare che l'indotto derivante dall'uso turistico della barca generava un contributo al PIL che, secondo il Censis, nel 2009 si aggirava sui 4,5 miliardi di euro (oggi ne vale 1,5 miliardi) e che ogni 3,8 posti barca si produce un posto di lavoro. Mediamente un marina resort turistico genera 70 posti di lavoro, fra addetti diretti e indotto. Per cui, la riforma del codice della nautica da diporto rappresenta un'ulteriore opportunità per sostenere sviluppo e lavoro e per dare un contributo robusto ad un segmento importante come il turismo, che, come la nautica da diporto, è un vero e proprio settore industriale. Ogni porto, ognimarina resort – abbiamo 170.000 posti barca e 20.000 in costruzione – è una porta di accesso ai nostri territori, alle nostre bellezze artistiche, monumentali, paesaggistiche, alle tipicità enogastronomiche. La spesa media giornaliera del turista nautico è di 128 euro, di cui 26 di pernottamento e spese portuali e 102 euro di spesa territoriale fra shopping, ristorazione, cultura, divertimento, e la nautica si integra profondamente con il turista e con l'economia blu, su cui da tempo anche l'Europa sta spingendo, perché si vada a mettere in piedi delle politiche efficaci, anche industriali, di sostegno del settore.
Mi sono soffermato molto sugli aspetti legati alla integrazione fra nautica da diporto e turismo, ma voglio evidenziare che le modifiche del codice sono anche sostanziali, per meglio definire il porto turistico; si istituisce la figura professionale – come veniva ricordato – dell'istruttore di vela con il relativo possesso di brevetto; regolamenta le sanzioni per chi conduce unità da diporto in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, ma anche per chi causa danni ambientali. Concludendo, mi auguro che la discussione possa servire anche per sfatare un tabù, cioè che la nautica diportistica è una cosa che riguarda i ricchi – così è sempre stato in passato e così si è sostenuto –, dimenticando che l'Italia vanta 1,5 milioni di appassionati di barca, da coloro che hanno il gommone (ce ne sono da 3 mila euro, che costano esattamente la metà di una bici da corsa !) a chi possiede barche di lusso. Ma soprattutto, spero che anche questo mio intervento possa servire ad apprezzare un importante segmento della nostra economia, del lavoro e del talento, della capacità di innovazione di donne e uomini, lavoratrici e lavoratori, imprenditrici e imprenditori primi nel mondo, che onorano il nostro made in Italy. In passato c’è chi ha detto che l'Italia è un Paese di navigatori; ha omesso di dire che per navigare servono buone e sicure imbarcazioni, ed è ciò che sappiamo fare meglio di altri.