Dichiarazione di voto finale
Data: 
Giovedì, 26 Novembre, 2015
Nome: 
Maria Chiara Carrozza

A.C. 3449

 

Onorevole Presidente, gentili colleghi, il disegno di legge all'esame dell'aula consente la ratifica dell'Accordo Internazionale Intergovernativo, per la costituzione del Fondo Unico di Risoluzione (SRF), che rappresenta l'attivazione di uno dei tre pilastri sui quali si fonda l'Unione bancaria europea, un obiettivo che con tenacia stiamo perseguendo da tempo, la cui urgenza è divenuta ancora più evidente con la crisi finanziaria attraversata in questi anni che ha coinvolto istituti di credito e finanziari, mettendone in dubbio la solidità e costringendo a una revisione radicale non solo la normativa, europea e nazionale, che li riguarda ma a una vera e propria «rivoluzione» positiva nelle politiche del settore. 
La risposta europea per mettere in sicurezza il sistema bancario europeo, si compone di tre mosse in cui si conferiscono alla Banca Centrale Europea (BCE) una serie di poteri: il Single Supervisory Mechanism (SSM) – il meccanismo comune a livello di area euro di monitoraggio delle vulnerabilità del sistema bancario; l'approvazione di un corpus normativo europeo (il cosiddetto Codice Unico) che uniformi i requisiti patrimoniali delle banche, i sistemi di garanzia dei depositi e la gestione delle banche in dissesto; infine il Single Resolution Mechanism (SRM) con il quale si adotterà una più efficace gestione centralizzata delle procedure di risoluzione delle banche in crisi, affidata ad una autorità unica. Ed è proprio il terzo passaggio, quello che oggi approviamo, il sistema di risoluzione unico. 
Il Sistema di risoluzione unico dovrà assicurare la liquidazione ordinata – in caso di crisi – delle banche di maggiore dimensione, per le quali sarà necessario l'intervento del Fondo di risoluzione europeo. 
Il Trattato del quale stiamo per votare la ratifica contiene il Regolamento sul Meccanismo di Risoluzione unico e rende esecutivo l'Accordo sul trasferimento e la messa in comune dei contributi al Fondo unico di risoluzione, in forza del quale questo nuovo fondo europeo farà quello che prima faceva il fondo interbancario di tutela dei depositi secondo fasi successive di conferimento. 
Il nuovo assetto europeo di risoluzione delle crisi bancarie ha l'obiettivo di essere meno costoso per i contribuenti, di attenuare i rischi per i correntisti, ma presenta un'architettura complessa che impone massima attenzione ai temi dell'efficienza e della tempestività d'azione. Valutazione che rende evidente l'urgenza stessa dell'approvazione di questa ratifica, costituendo essa il presupposto per l'entrata in vigore, il 1o gennaio 2016, del sistema per la gestione delle crisi bancarie. 
Quali sono gli aspetti importanti e positivi di questo provvedimento. 
Il primo è la costituzione di un meccanismo comune europeo, in un settore delicato e fondamentale come il credito, laddove la costruzione di una solidarietà europea vera e non retorica, in altri campi, stenta e non sembra riuscire a trovare meccanismi efficienti. In questo caso, per fortuna, siamo di fronte a un passo in avanti comune e decisivo. Certamente si sono dovute superare le resistenze, anche i pregiudizi, di alcuni stati membri, diffidenti circa la costruzione di meccanismi di «solidarietà» europea e di mutualizzazione dei rischi. Tuttavia l'idea di un periodo transitorio, di non più di 8 anni, e di una solo progressiva e graduale «confusione» dei vari contributi nazionali è riuscita ad essere un punto di equilibrio virtuoso. La rassicurazione nei confronti di tutti è necessaria per fare un passo avanti e, quando viene perseguita con determinazione e intelligenza, può non essere un impedimento a compierlo. 
Il secondo è che l'accordo è stato firmato da 26 Stati dell'Unione. Svezia e Regno Unito hanno preferito restare fuori per ragioni interne e, nel caso di Londra, per la singolare rilevanza e importanza del settore finanziario nell'economia del Paese. Esser riusciti però a «coordinare» la partecipazione al Trattato di Stati dell'eurozona, Stati non euro ma partecipanti al SRM e al SSM e membri solo potenzialmente aderenti a questi meccanismi non era facile, ed è certamente un fatto positivo.
Il terzo, fondamentale, punto è che la costituzione del Fondo unico e quindi l'operatività del Sistema di risoluzione delle crisi garantirà – oltre una maggiore solidità delle banche e la loro capacità di superare future crisi nonché una minore frammentazione del mercato – il rispetto di uno dei principi portanti dell'Unione bancaria, quello secondo cui il costo dei dissesti bancari deve gravare sul settore finanziario e non sui contribuenti e sui bilanci pubblici. Si tratta dello stesso principio utilizzato, anche a livello nazionale, nei recentissimi interventi a sostegno di alcune aziende creditizie del nostro Paese e di una regola che, oltre a rafforzare i bilanci pubblici e il debito sovrano, spingerà a una maggiore prudenza da parte del sistema finanziario nella gestione del rischio e negli investimenti speculativi. Quindi una maggiore tutela e difesa dei nostri cittadini. 
Per le motivazioni appena esposte, annuncio il voto del Partito democratico a favore di questa ratifica.