Grazie Presidente. Come prima cosa vorrei veramente ringraziare tutti i colleghi della Commissione bilancio, in particolare i relatori Melilli e Tancredi, e anche il Viceministro Morando, il sottosegretario Baretta, il presidente Boccia, che in questi giorni hanno lavorato sopportando le pressioni da parte di tutti i colleghi e di tutti coloro che volevano comunque, ovviamente, cercare di riuscire a fare entrare in questa legge di stabilità qualcosa in più rispetto a quello di cui si occupano nella propria Commissione. Quindi, io mi soffermerò in particolare su quello che riguarda i temi della Commissione lavoro, anche perché altri colleghi hanno parlato in generale della legge di stabilità. Siccome questa legge di stabilità ha alcune parti che riguardano direttamente il lavoro e le pensioni riteniamo di valorizzare queste parti.
La Commissione lavoro ha sempre lavorato in modo collegiale e quindi tutto il lavoro che era stato fatto, anche nella valutazione del testo arrivato dal Senato, ha visto molti emendamenti approvati all'unanimità e altri approvati a maggioranza. Poi abbiamo visto che anche altri gruppi politici rispetto al PD hanno ripresentato degli emendamenti su tutte quelle parti sulle quali abbiamo lavorato in questi anni, sicuramente in questa legislatura, ma anche già dalla legislatura passata. In questa legge di stabilità così come è stata rielaborata qui alla Camera è previsto l'anticipo dal 2017 al 2016 della no tax area per i pensionati. Questa è un'iniziativa forte, riguarda circa 6 milioni di cittadini che hanno un reddito da pensione fino a 8000 euro. Inoltre, siccome l'inflazione programmata per il 2015 si è poi dimostrata eccessiva rispetto a quella che è stata l'inflazione verificata e l'effetto negativo dell'aumento dei prezzi avrebbe potuto comportare una trattenuta sulle pensioni, nella legge di stabilità si prevede di non incidere sugli assegni pensionistici. Sarebbe stato socialmente insostenibile chiedere ai pensionati una restituzione, anche se minima, di una quota della pensione. Praticamente, soprattutto a favore delle pensioni basse, abbiamo la no tax area e anche la non restituzione di quello che è stato percepito in più rispetto a un'inflazione effettiva inferiore a quella programmata.
È previsto anche il prolungamento a tutto il 2016 delle tutele in caso di disoccupazione per i lavoratori precari, la Dis-coll. La norma scadeva quest'anno, si tratta di un intervento a difesa dei lavoratori più deboli, soprattutto giovani, e rientra quindi in un intervento a favore della situazione di lavori ancora purtroppo precari per i giovani. Si è intervenuti sui contratti di solidarietà di «tipo B», le aziende artigiane, per quelli stipulati entro il 14 ottobre del 2015 e si è ripristinata l'integrazione salariale per tutta la loro durata. Per quelli, invece stipulati in data successiva, fino al 30 giugno 2016, la relativa durata è riconosciuta fino al 31 dicembre 2016.
Viene riconosciuta l'inclusione dei periodi di maternità ai fini del conteggio dei premi di produttività aziendali. Questo va sottolineato: in molti contratti collettivi nazionali questo è già previsto, ma ovviamente, prevedendolo con una norma, si riconosce il valore sociale della maternità. È stata introdotta poi la possibilità di cumulare riscatto degli anni di laurea con il riscatto del periodo di maternità facoltativa fuori dal rapporto di lavoro. Questa è una cosa che stiamo cercando di correggere da anni, perché quando con la «legge di Livia Turco» la legge n. 53 del 2000, si è riconosciuta la possibilità di riscattare la maternità facoltativa anche fuori dal rapporto di lavoro, non si era però abrogata la incumulabilità del riscatto della laurea e di questa parte della maternità. È evidente che noi continuiamo a dire che le donne si devono laureare e che in Italia si fanno pochi figli. È chiaro però che se poi le donne laureate non possono neanche riscattare il periodo di maternità fuori dal rapporto di lavoro si era in una situazione sicuramente contraddittoria; quindi questo viene risolto.
È stata prevista anche la cancellazione delle penalizzazioni già previste dal 2015, ma erano rimaste in sospeso le pensioni liquidate nel 2012, 2013 e nel 2014. Non siamo riusciti a prevedere la restituzione di quanto è stato loro trattenuto, però 28 mila persone avranno dal 1o gennaio 2016 la pensione intera. Vi ricordo che questa era quella misura odiosa prevista dalla «manovra Fornero» che aveva previsto ben 42 anni e 6 mesi per i maschi, 41 anni e 6 mesi per le donne, di effettiva prestazione di lavoro. Prima c'era stata la parificazione a prestazione effettiva di lavoro delle donazioni di sangue, poi dei permessi e dei congedi per l'assistenza ai disabili e così via. L'anno scorso finalmente eravamo riusciti a eliminare questa che era veramente una situazione che non poteva andare avanti. Quest'anno riusciamo a recuperare anche questa penalizzazione che era stata fatta per chi era andato in pensione nel 2012, 2013 e nel 2014.
Abbiamo poi una parte specifica di interventi sull'amianto. Abbiamo recuperato anche alcune situazioni aziendali delicate, monitorate nel corso di questi anni, che esigevano una soluzione più ampia di quella conquistata nella scorsa legge di stabilità. Quindi, è evidente che anche questo è un ritorno alla giustizia per lavoratori e lavoratrici che hanno subito situazioni di lavoro veramente pesante e a rischio per la loro salute.
Viene ulteriormente ridotto il taglio di risorse ai patronati. Dai 48 milioni iniziali, a cui il Senato aveva già tolto 20 milioni, siamo arrivati agli attuali 15 milioni di taglio. Ovviamente chi di noi si occupa di pensioni sa che i patronati, in questo periodo, soprattutto dalla «manovra Fornero», hanno un lavoro enorme di consulenza e di rassicurazione anche per lavoratori e lavoratrici. L'INPS, come sapete, come tutti sappiamo, ha avuto una riduzione di 3 mila persone per la spending review. È evidente che indebolire i patronati sarebbe veramente far mancare un servizio diretto ai cittadini. Abbiamo poi ovviamente la settima salvaguardia nella legge di stabilità.
Non siamo riusciti a mettere alcune cose che ancora andrebbero risolte. Per esempio, ci sono contratti, anche firmati a livello governativo, che riguardano lavoratori e lavoratrici che avrebbero bisogno di poter versare fino a 36 mesi dopo la fine della mobilità per poter avere il diritto alla pensione e questo non siamo riusciti a metterlo. Abbiamo ancora fuori 20 mila persone che sono state certificate dall'INPS come persone che avrebbero diritto alla salvaguardia, ma non rientrano ancora in questo provvedimento.
Poi siamo riusciti, anche per quanto riguarda l'opzione donna, a ripristinare il diritto alla maturazione del requisito entro il 31 dicembre 2015. Soprattutto, visto che sono previsti due miliardi e mezzo di stanziamento per questo ritorno alla legge originaria di Maroni, è stato previsto un contatore.
Un contatore che ci permetterà di valutare esattamente le risorse impiegate e il numero delle persone che potranno utilizzare questa «opzione donna» (57 anni per le lavoratrici dipendenti, 58 per le lavoratrici autonome, e 35 anni di contributi), anche andando avanti oltre il 31 dicembre 2015, qualora le risorse lo permettano. È evidente che, siccome siamo convinti che si tratti di meno di 36 mila persone e meno di 2 miliardi e mezzo di euro, questo permetterà di andare avanti. Quindi, da questo punto di vista, siamo ovviamente soddisfatti. Sappiamo – e ci fidiamo dell'impegno del Governo – che il 2016 sarà l'anno in cui ci occuperemo di flessibilità in uscita, quindi un lavoro serio rispetto alle pensioni. Abbiamo le proposte in Commissione lavoro, speriamo di riuscire ad ottenere dall'INPS i dati che ci permettano realmente di sapere di che cosa parliamo e quindi monitorare ovviamente anche la necessità delle risorse. Quindi, flessibilità in uscita e ricongiunzioni onerose proprio perché ogni settimana contributiva venga valorizzata, e non contributi pagati due volte. È evidente che questi sono i nostri impegni per il 2016 e contiamo di avere un rapporto di lavoro diretto e costante con l'INPS, ma soprattutto aiutati dal Governo.