Grazie Presidente. Stiamo affrontando il testo di legge sulla responsabilità professionale sanitaria, argomento più comunemente e sinteticamente definito «rischio clinico», di cui il relatore ha fatto una chiara descrizione nel suo insieme e nella ratio che lega l'articolato. Il testo arriva in Aula dopo un lungo lavoro della Commissione affari sociali e sanità, lavoro a cui hanno partecipato attivamente e costantemente alcuni commissari della Commissione giustizia.
Le audizioni, le lunghe discussioni, il lavoro delicato e fruttuoso del relatore nella rielaborazione dei diversi articoli ci consegnano un testo che interessa tutti gli esercenti le professioni sanitarie che operano nel sistema di cura, nelle strutture sanitarie e socio sanitarie pubbliche e private. La medicina difensiva non è un'invenzione, la medicina difensiva esiste e incide pesantemente sulla salute dei cittadini e sull'economia del sistema, esiste e perdonate il personalismo, a meno che io, medico ospedaliero da oltre venticinque anni, e come me quelli che hanno avuto un ruolo attivo nel sistema sanitario con cui da anni ci confrontiamo sul tema, abbiamo vissuto in un ambiente fantastico, piuttosto che negli ospedali italiani. Si tratta di un percorso difficile che deve trovare una sintesi di equilibrio tra i diritti del cittadino a cure sicure e, in caso di errore, ad un percorso risarcitorio in tempi accettabili, la tutela dell'operatore in una quotidianità di lavoro sempre più complessa, le coperture assicurative, il ruolo delle strutture e il risk management. Il contesto è quello di medici che si difendono, di pazienti in parte sfiduciati da un sistema che non sempre assicura equo accesso alle cure in tempi adeguati, di pubblicità aggressiva con proposte di tutela per errori sanitari, di professionisti della comunicazione non sempre preparati ad affrontare temi di sanità, di un appeal magnetico, al limite della perversione, che la malasanità ha sull'opinione pubblica e di un ruolo sempre più ampio in capo alla magistratura in decisioni legate alla salute. La salute decisa in tribunale è l'anomalia dei sistemi sanitari del nostro tempo; il luogo naturale dei bisogni di salute è nel rapporto di fiducia tra il malato e il sistema di cura, medico, professioni, sanitarie, organizzazioni e strutture; un rapporto di fiducia in molte circostanze minato dall'essere potenziali nemici e dall'eccessiva burocratizzazione della sanità. Il diritto alla salute è un diritto costituzionale e dunque il cittadino deve essere al centro di un sistema di cure adeguato e sicuro e in caso di errore ha il diritto al risarcimento giusto, in tempi adeguati, a perizie fatte da esperti in medicina legale affiancati da esperti veri delle problematiche specialistiche che le interessano. Non è più il tempo dei tuttologi, in nessun ambito della sanità, e meno che mai in questo. Gli esercenti le professioni sanitarie e in particolare i medici, su cui in genere ricade la maggiore responsabilità, ormai affrontano il lavoro con un atteggiamento di difesa con effetti economici ampiamente noti, ma, soprattutto, con effetti negativi per il paziente, curato con molta più difficoltà e con una paradossa riduzione della sicurezza. L'iter diagnostico è in genere una sequenza di esami che rimandano a un livello superiore, alla ricerca di una evidenza scientifica di certezza che esiste solo per pochi casi, referti pieni di avverbi: presumibilmente, in prima ipotesi, non si può escludere, compatibilmente; lunghe e particolareggiate descrizioni che si concludono in genere con: quadro di non univoca interpretazione per cui si consiglia un altro esame. E un altro esame non è solo un costo in più per il Sistema sanitario nazionale, ma è, il più delle volte, un rischio in più per il paziente: radiazioni ionizzanti, farmaci, procedure invasive quali esami endoscopici oppure biopsie. Il medico si difende e se può non rischia, si affida ad assicurazioni sempre più costose; il medico è fragile rispetto al percorso di giudizio e frustrato in strutture che non sempre gli garantiscono adeguate risorse umane e strumentali. C'era bisogno di una legge, buon ultimo, per il problema del rispetto della normativa europea in relazione all'orario di lavoro del personale sanitario. La mia specialistica è la radiodiagnostica e nella mia professione lo screening mammografico è uno dei settori a più alto rischio, proviamo a immaginare una situazione che è frequente nelle strutture ospedaliere: il medico radiologo fa il suo turno il pomeriggio, fa la reperibilità notturna, dorme pochissimo, e poi il mattino successivo non vede un piccolo gruppo di micro calcificazioni, minuscoli puntini bianchi in una mammografia che sono il segno del sospetto cancro di mammella. È colpa sua o del sistema che non lo mette in condizioni di lavorare al meglio ? O quando un paziente si fa male in quelle corsie dove gli infermieri sono sotto organico o ancora quando carenze nell'approvvigionamento di farmaci e presìdi costringono gli operatori a un lavoro che si avvicina, in difetto, alle buone pratiche o alle linee-guida ?
Il testo in esame rivede il ruolo e la responsabilità delle strutture e dell'operatore, definendo i livelli di responsabilità contrattuale ed extracontrattuale. Si dedica uno spazio particolare al responsabile del risk management e al ruolo dell'unità operativa di rischio clinico, indicando il profilo formativo o di esperienza dedicata pluriennale, anche in questo caso rimarcando la necessità di autorevolezza derivante dalle conoscenze e dalla formazione. Si parla di audit e di linee-guida, sottolineo a questo proposito la difficoltà nel far coincidere la visione sanitaria col punto di vista della giustizia. L’audit clinico è uno strumento per migliorare la sicurezza dei percorsi di cura, non è un metodo di indagine, è il modo e il luogo per ripercorrere con gli operatori coinvolti, insieme ai responsabili del rischio clinico, l'evento avverso o potenzialmente avverso. Quanti saranno gli operatori che parteciperanno senza difese ad un audit, sapendo che la relazione può essere utilizzata dalla magistratura ? Abbiamo lavorato molto, sia nella deontologia che nel controllo della qualità, per acquisire quel coraggio che, mai nascosto dall'anonimato, porta al confronto e all'analisi critica di fatti avversi o anche solo potenzialmente avversi. Ora, sicuramente si può scegliere di rendere i risultati degli audit disponibili per le indagini, ma bisogna avere la consapevolezza che si svuota lo strumento tecnico stesso dell’audit dall'efficacia sul miglioramento della sicurezza delle performances. Le linee guida sono fatte di raccomandazioni su base scientifica ed esperienziali nazionali ed internazionali, frutto di studi di gruppi di ricerca validati e condivisi dalle diverse società scientifiche. Non si deve dimenticare, però, che non sempre per ogni specialistica c’è una sola società scientifica e nell'ambito di ogni specialistica insistono diverse tipologie di esercenti le professioni sanitarie. Non vengono aggiornate con periodicità costante le linee guida scientifiche, perché sono direttamente conseguenti del processo scientifico e tecnologico, per cui a un periodo di stasi può corrispondere un ricco e ravvicinato contesto in cui le linee guida devono essere riviste. Le linee guida non possono essere gabbie, non hanno un valore universale, vanno contestualizzate a livello regionale, aziendale e ospedaliero, ricordando che in Italia non c’è quasi nulla di omogeneo e il rispetto degli standard minimi non toglie nulla alla grande variabilità di tecnologie, percorsi formativi e capacità dei singoli operatori. Le linee guida non si traducono automaticamente con norme comportamentali e bisogna prestare attenzione al differente significato tra linee guida delle società scientifiche e le norme comportamentali per standardizzare i percorsi ad opera del Ministero della salute per tutte le specialistiche; lavoro difficoltoso anche solo da immaginare.
Si tratta di un testo, dunque, in equilibrio tra medico e paziente, fondamentale per favorire la ricostruzione di un saldo e irrinunciabile rapporto di fiducia, in equilibrio tra medico e struttura con la chiarezza di responsabilità contrattuale ed extracontrattuale, in equilibrio tra struttura e sistemi assicurativi; nessuna depenalizzazione per il medico, nessun trattamento di privilegio, ma maggiori tutele per operatori e pazienti. Spero che il passaggio in Aula sia caratterizzato dallo stesso spirito del lavoro di Commissione, discussione e confronto per migliorare il testo di una legge fondamentale per l'efficienza e la sostenibilità del sistema sanitario, per la sicurezza del paziente e per la tranquillità degli operatori.
E spero che la risonanza mediatica che necessariamente si assocerà contribuisca al superamento del clima di «caccia alle streghe», per cui quando una malattia si complica o un paziente muore è sempre colpa di qualcuno, a prescindere, prima che la giustizia affronti il caso. E ricordo che la medicina difensiva danneggia prima di tutto il cittadino, e che in medicina, come in ogni altro ambito, l'errore esiste (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Discussione sulle linee generali
Data:
Lunedì, 25 Gennaio, 2016
Nome:
Maria Amato