A.C. 1994-A
Grazie, Presidente. Si avvia oggi la discussione sulle linee generali sull'atto Camera n. 1994-A, contenente norme in materia di criteri di priorità per l'esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi. Un testo strategico per il Paese ed ancor più per le regioni meridionali e per la regione Campania, dove il fenomeno dell'abusivismo raggiunge dimensioni estremamente preoccupanti e le esigenze di salvaguardia dei paesaggi sono molto più stringenti. Un testo il cui esame è stato approfondito in Commissione giustizia e che ha subito non poche modifiche, su iniziativa del Partito Democratico, di forme e di contenuto dallo scorso 18 febbraio ad oggi. Il risultato del dibattito in Commissione è stato un giusto equilibrio nei contenuti, allo stesso tempo efficace quanto al raggiungimento delle finalità prescelte dal legislatore. Un equilibrio che non era semplice da trovare. Infatti, molti e diversi erano gli interessi in gioco: da un lato, vi era e vi è tutt'oggi la necessità di comprendere in che modo disciplinare e razionalizzare le procedure sottese agli abbattimenti dei manufatti abusivi, impegno che lo Stato nelle sue diverse articolazioni non sempre – per non dire di rado – riesce ad ottemperare per mancanza di risorse, per eccessiva contraddittorietà della normativa, per scarsità di uomini e mezzi. Siamo indietro nel difficile compito di ripristinare lo stato dei luoghi in tutti quei casi in cui si è verificato un abuso edilizio. Dall'altro lato, vi è la stringente necessità di sbloccare questo stato di cose, andando a colpire quelle situazioni di abuso più gravi, più drammatiche e più sfrontate, che presentano un grado di allarme sociale maggiore e più significativo di altre.
È evidente come la risposta dello Stato, non potendo essere identica in ogni contesto per quelle mancanze e carenze di cui parlavo poc'anzi, non possa che essere commisurata al tipo di abuso posto in essere. Un complesso residenziale realizzato a pochi passi dal mare o in aree paesaggistiche protette con finalità speculative costituisce probabilmente un abuso meritevole di un atteggiamento repressivo più forte di quello perpetrato dalla famiglia che in periferia, seppure abusivamente e seppur illegalmente, realizza una veranda fuori ad un balcone per ricavare un lavatoio di servizio.
Attenzione: l'abuso c’è in entrambi i casi e va sanzionato in entrambi i casi. Tuttavia, con questo provvedimento, ed in special modo nel testo che è stato licenziato in Commissione giustizia rispetto al testo base, si cerca esclusivamente di prevedere meccanismi che puntino ad un unico obiettivo: quello di evitare che la repressione e il contrasto ai piccoli abusi diventino il più grande alibi ed il più grande ostacolo alla persecuzione dei grandi abusi speculativi, o comunque degli illeciti più risalenti, e per questo il lavoro è stato lungo ed articolato. I contributi positivi forniti nelle audizioni dagli esponenti di molte procure, in special modo campane, e da Legambiente, hanno portato ad introdurre significativi emendamenti e modifiche al testo licenziato dal Senato, che vanno in un'unica direzione: combattere più efficacemente l'abusivismo e fornire strumenti più incisivi al lavoro degli uffici giudiziari e degli enti locali.
Sia ben chiaro un aspetto: con questa legge non intendiamo discutere di condoni mascherati o di sanatorie camuffate da cavilli procedurali. Lo spirito è ben altro, ed è quello di snellire un sistema nel mentre che si porta avanti un progetto di revisione complessiva delle procedure sottese agli abbattimenti e si reperiscano risorse realmente in grado di alleggerire il carico di procure ed enti locali. Sul punto abbiamo tutti impresso nella mente il caso Licata, un precedente emblematico di quello che è il fenomeno dell'abusivismo nel nostro Paese ed in particolar modo nel Mezzogiorno. Non è evidentemente normale che un sindaco, tutore dell'ordine nella propria città, debba essere attaccato e poi scortato dalla polizia per aver deciso semplicemente di fare il suo dovere, ovvero applicare la legge, procedere con gli abbattimenti, perseguire gli abusi. Voglio portare tutta la mia e la nostra solidarietà ad Angelo Cambiano, nel mirino di numerosi suoi compaesani. Questo sindaco non vuole sentirsi un eroe, e non lo sarebbe in un Paese «normale», in un Paese dove le leggi devono essere chiare ed inequivocabili, in particolare su questi argomenti, e dove dovrebbe essere normale che ci si adoperi per farle rispettare. Ecco, partendo da questo esempio ed avendo impresso nella coscienza collettiva un unico obiettivo, ovvero quello della legalità, occorre che lo Stato combatta per un sano e serio contemperamento attraverso la legge di tre esigenze di rilevanza sociale: il rispetto delle norme urbanistiche, l'efficientamento dei meccanismi di abbattimento in condizione di scarsità di risorse, la gestione oculata degli abusi minori e di necessità.
E vengo al testo dell'atto oggi all'esame dell'Aula. Viene confermata, per la fase dell'esecuzione delle demolizioni, l'attuale sistema a doppio binario, che vede la competenza da un lato dell'autorità giudiziaria, e dall'altro delle autorità amministrative che curano il processo amministrativo propedeutico all'abbattimento. Quanto al primo profilo, quello giudiziario, il testo all'esame dell'Assemblea modifica all'articolo 1 il decreto legislativo n. 106 del 2006, che disciplina la riorganizzazione degli uffici del pubblico ministero per attribuire al procuratore della Repubblica il compito di determinare i criteri di priorità per l'esecuzione degli ordini di demolizione delle opere abusive e degli ordini di rimessione in pristino dello stato dei luoghi. Si è trattato in altre parole di normare, e quindi individuare alcuni criteri di priorità che costituiscono già di per sé prassi operativa e consolidata di alcune procure della Repubblica: il PM dovrà dare adeguata considerazione agli immobili di rilevante impatto ambientale, agli immobili che per qualunque motivo rappresentano un pericolo per la pubblica o privata incolumità, agli immobili nella disponibilità di soggetti condannati per reati di associazione mafiosa. Tra questi immobili, il cui abbattimento dovrà essere considerato prioritario, il PM dovrà inoltre dare priorità agli immobili in corso di costruzione, o comunque non ancora ultimati alla data della sentenza di condanna: annualmente entro dicembre i responsabili degli uffici comunali dovranno trasmettere al prefetto, ma anche alle altre amministrazioni statali e regionali preposte alla tutela, l'elenco delle opere non sanabili. Viene inoltre rafforzata la normativa vigente per quanto riguarda gli adempimenti prefettizi e le modalità della demolizione: la norma estende la possibilità prevista per il prefetto di avvalersi di imprese private o di strutture operative del Ministero della difesa per eseguire la demolizione, anche nei casi in cui sia il comune a procedere. E siccome ogni norma ha maggiore efficacia nell'ordinamento se la sua applicazione viene supportata anche da risorse materiali, è stata prevista l'istituzione presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di un fondo di rotazione dotato di 50 milioni di euro, per integrare le risorse necessarie per le opere di demolizione dei comuni: i comuni che ne avranno necessità potranno attingere a tale fondo, impegnandosi a restituire il finanziamento entro dieci anni dall'erogazione delle somme. Viene istituita infine la Banca dati nazionale dell'abusivismo edilizio: gli uffici comunali competenti dovranno condividere e trasmettere le informazioni sugli illeciti alla Banca dati.
In Commissione giustizia, per meglio articolare il testo di legge, abbiamo audito autorevoli esponenti e funzionari dello Stato: un'indagine conoscitiva che – è bene precisarlo – ha portato i commissari a modificare il testo originario approdato in Commissione per disinnescarne i profili più criticabili ed ambigui, ed evitare che attraverso una legge dello Stato, destinata a modificare e snellire le procedure degli abbattimenti, si mascherasse un condono in bianco. Da tale indagine è emerso uno stato di avanzamento delle demolizioni estremamente critico; un quadro dello stato di avanzamento delle procedure di demolizione assolutamente preoccupante; uno stato di criticità tale da giustificare, e anzi rendere indispensabile, una razionalizzazione dei criteri di priorità per l'individuazione delle demolizioni a farsi, posto che non vi sono allo stato le condizioni per demolire tutto e subito, e l'individuazione di capitoli di spesa e di risorse pubbliche statali, regionali e comunali per garantire un rafforzamento ed una velocizzazione delle attività demolitiche, senza i quali difficilmente il provvedimento in esame potrà sortire effetti concreti e realmente deflattivi e di deterrenza dell'abusivismo edilizio. Agevolare, snellire e dunque efficientare il sistema delle demolizioni, che con ogni probabilità costituisce il più forte strumento di deterrenza contro il fenomeno dell'abusivismo, è a nostro avviso un segnale forte che questo Parlamento deve voler dare al Paese, nell'ottica di una più accorta ed accurata gestione del territorio, e nella direzione di una più netta scelta di legalità e di rigore urbanistico ed edilizio.
Il mio auspicio è pertanto quello di poter arrivare in tempi rapidi all'approvazione del testo di legge ed alla sua immediata entrata in vigore, che – ne sono convinta – comporterà un'accelerazione delle procedure di demolizione a tutela dei nostri territori e delle comunità, in special modo quelle meridionali e campane. Il potere legislativo deve essere adoperato nell'interesse comune, ed il primo interesse dei cittadini è la salvaguardia dei principi di giustizia e di equità, perché libertà e diritti non possono essere invocati a discapito di altri contro le nostre basilari esigenze di civile convivenza.